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Simone di maestro Filippo da Càscina OP
(† 1420 ca.)

 Li secte psalmi penitentiali in rima

Bibl. Nazionale di Firenze, Pal. 74 (xv in), ff. 121r-131v

  Premessa c San Giusto a Pinti (Firenze)
a I salmi penitenziali d Ricaduta linguistica
b Il codice BNF, Pal. 74 e Volgarizzamento in terza rima dalla Vulgata
 

Li secte psalmi penitentiali in rima

1 Psalmo primo [Ps. 6] 5 Psalmo quinto [Ps. 101]
2 Psalmo secondo [Ps. 31] 6 Psalmo sesto [Ps. 129]
3 Psalmo terço [Ps. 37] 7 Psalmo septimo [Ps. 142]
4 Psalmo quarto [Ps. 50]  

Questo libro è de' poveri Jhesuati...

    ë  
  Simon de Cascina,
DS 14 (1989) 871-73
 

aggiornamento

Premessa

a) I sette salmi penitenziali:

(1°) Ps. 6, Domine ne in furore tuo arguas me

(2°) Ps. 31 (32), Beati quorum remissae sunt iniquitates

(3°) Ps. 37 (38), Domine ne in furore tuo arguas me

(4°) Ps. 50 (51), Miserere mei Deus secundum magnam misericordiam tuam

(5°) Ps. 101 (102), Domine exaudi orationem meam

(6°) Ps. 129 (130), De profundis clamavi ad te Domine

(7°) Ps. 142 (143), Domine exaudi orationem meam

Testo iuxta LXX emendatus.

Selezione salmica d'antichissima tradizione. Raccolgono smarrimento, peccato, pentimento, perdono, speranza. Pressoché assente l'ossessivo filone dei "nemici". Integrano la celebrazione dell'ufficio divino, scandiscono la pietà delle confraternite laiche e la preghiera domestica. Rapida e vastissimima la circolazione in volgare. E in musica. Difficile imbattersi in statuti di confraternite che non stabiliscano la recita (spesso memorizzata) dei sette salmi penitenziali. La cosa si prolunga nella produzione del libro. Un esempio per tutti:

Item sea do altri libri de carte de cavrèo in tuto consonante e simele uno a l'altro, in caduno di quali sea scripti hi septe psalmi penitenciali cum le letanie e oratione competente... (G. De Sandre Gasparini, Statuti di confraternite religiose di Padova nel Medio Evo, Padova 1974, 129).

b) Eccone un esemplare in toscano occidentale, opera di Simone di maestro Filippo da Càscina († 1420 ca.), frate domenicano del convento pisano, maestro in teologia, che non disdegnava pastorale divulgativa. In versificazione rimata, che asseconda diletto e memorizzazione. Inediti,  Li secte psalmi penitentiali, e senza confinata datazione. Unico manoscrito conosciuto il fiorentino Palatino 74, ff. 121r-131v (cf. SOPMÆ III, 344 n° 3593, che rimette il ms al secolo "XIV"; IV, 277).

Firenze, Bibl. Nazionale, Pal. 74 (xiv-xv sec.), membr., mm 175 x 120, ff. 157, solida coperta moderna. Originale omogeneo in gotica libraria rotunda in ff. 1-132, chiuso da sottoscrizione del copista fra Giordano nonché da nota di possesso in f. 131v. Accede successivamente il blocco ff. 133-157, d'altra mano, supporto membranaceo mediocre e annerito. Contenuto: Li notabili detti di sancto Gregorio de' Morali tracti a nostra doctrina del libbro sopra Job, ff. 1-119v, in libri 19, suddivisi in capitoli; i nostri salmi ff. 121r-131v; Vita della venerabile Eufraxia, ff. 133r-157v (scritta da altra mano). Tutto a una sola colonna. Rubriche in rosso. Primo approccio al codice fu solo su riproduzione microfilmica, Roma apr. 1994; in genn. 2007 ho rivisto le cose sull'originale.

«Qui incominciano li secte psalmi penitentiali, reghati in rima dal venerabile padre maestro Symone da Cascina dell'ordine de' frati Predicatori…» (f. 121r). Salmo settimo termina a f. 131v, con colophon del copista Giordano: «Qui scripsit scribat senper cum Domino vivat. | Vivat in celis Iordanis nomine felix»; che si era sottoscritto anche a fine dei Morali, f. 119v: «Finito libro isto sit laus et gloria Christo | Vivat in celis frater Iordanis nomine felix. | Manus scriptoris salvetur omnibus horis». L'unica mano di fra Giordano verga il blocco ff. 1r-131v (bianche la carte 120 a 132), in gotica libraria rotunda (Italia mediana), tardiva, databile fine Tre - primo Quattrocento.

Nota di possesso a fine dei salmi penitentiali. Scritta da altra mano, quattrocentesca, non di molto posteriore al testo che la precede. Per quanto possibile stimare. Perché i tre righi sono stati erasi a fondo, illeggibili a occhio nudo, e illeggibili anche con lampada Wood; solo un precedente sviluppo su carta (1994) restiuisce qualche visibilità all'inchiostro, e  permette di ridar nome agli originali possessori del codice:

«Questo libro è de' poveri Jhesuati ha-
bitanti a Sancto Giusto a le Mura fuori
de la porta a Pinti in Firençe» (f. 131v).

c) San Giusto alle Mura, fuori Porta a Pinti di Firenze, porta detta anche Fiesolana (Villani X, 256/35-40), popolo San Pier Maggiore.

Nasce monastero femminile a metà Duecento, San Giusto alle Mura; regola di sant'Agostino. Il vescovo fiorentino concede indulgenze a favore di «abatissa seu priorissa et sorores monasterii Sancti Iusti de Muris prope Florentiam» (ASF, Dipl. Riformagioni 1.IV.1302).  21.IV.1415 «monialibus et capitulo et conventui et monasterio Sancti Iusti delle Mura extra portam Pinti propre Florentiam» (Orlandi, S. Antonino, Studi I, 7, 30).

Originariamente dunque monastero femminile. Ma nel 1438 passato ai Gesuati (non scivolare ai Gesuiti!), sodalità laicale fondata dal senese Giovanni di Piero Colombini († 1367), canonicamente approvata nel 1426-28. Operai del Duomo, 31.XII.1466: «alloghorono a' frati, capitolo e convento di Sancto G<i>usto, detti Ingesuati, fuori della porta a Pinti di Firenze, sei finestre di vetro» (Guasti, La cupola 107). Convento distrutto nel 1530 (Davidsohn, Storia di Firenze VII,85); al riordinamento delle porte e fortificazioni cittadine ad opera di Cosimo I, l'area di Porta a Pinti (attuale area di P.le Donatello) fu drasticamente ristrutturata, i Gesuati trasferiti a Porta Romana, popolarmente detti "convento della Calza" (C.C. Calzolai, in AA. VV., La Chiesa Fiorentina, Firenze 1970, 125). Ordine dei Gesuati soppresso nel 1668.

G. Dufner, Die Geschichte der Jesuaten…, AFP 36 (1966) 432-33, 433 n. 22 per il nostro ms. 
R. Guarnieri
, Gesuate/Gesuati, «Dizionario degli istituti di perfezione»
4 (1977) 1114-30.
A. Benvenuti Papi
, "In castro poenitentiae", Roma 1990, 578-79, 609-10, 686a, 689a.
Davidsohn, Storia di Firenze VIII, 222a.

Poche essenziali notizie, le precedenti, per definire il valore della nota di possesso del nostro codice. Proprietà, questo, della comunità laica dei Gesuati fiorentini; tipica comunità religiosa che di tali testi faceva uso quotidiano. La transizione di San Giusto nel 1438 ai discepoli del Colombini non data di suo la produzione del manoscritto, né asserisce il termine post quem di appartenenza. Ma la prossimità paleografica della nota di possesso con la scrittura dei ff. 1r-131v, insieme alla qualifica "frate" del copista Giordano, fanno non irragionevolmente pensare che i Gesuati avessero soprinteso anche alla confezione del codice.

d) Psalmi penitentiali in rima ff. 121r-131v, volgarizzamento di fra Simone di maestro Filippo da Càscina OP († 1420 ca.). Ricaduta linguistica: la trascrizione fiorentina non ha azzerato del tutto le caratteristiche grafico-fonetiche dell'originale pisano. Vedi quanto scritto altrove, (1989) Il volgarizzamento in toscano occidentale, e confronta con talune caratteristiche del volgarizzamento in versi dei nostri salmi penitenziali. Ad esempio, le frequenti sincopi della vocale protonica: srei (= sarei), droti (= daròtti), formrò (= formerò) ecc.  E leggi soprattutto, dello stesso Simone, il Colloquio spirituale.

Psalmi penitentiali in rima utilizzati a lungo. Perché talune note marginali, o di correzione o di ulteriore ripulitura fiorentina, sono molto tardive, sei-settecentesche. Interventi non d'interesse filologico, ma di aggiornamento del sussidio alla preghiera salmica. Esempio: il marginale dirizzai ripulisce il pisano - e autentico - dirissai del testo, f.131r, Ps. 142,8.

e) Simone traduce dalla bibbia vulgata, testo dei salmi iuxta LXX emendatus, ossia revisione latina fatta da san Girolamo (anni 386-89) della traduzione dal greco dei Settanta; accolta dal cosiddetto psalterium gallicanum, testo passato alla liturgia dal tempo d’Alcuino († 804). Non dunque iuxta Hebraicum, traduzione ebraico-latina del medesimo Girolamo (392), che pure circolava tra i medievali dotti della schola.

Ho detto "traduce". Di fatto Simone elabora volgarizzamento versificato: endecasillabi in terza rima o a rime incatenate, schema ABA BCB CDC DED ecc. E si prende maggior libertà anche rispetto alle tecniche del volgarizzamento a lui ben note, visto che versificazione e rima sollecitano propri spazi linguistici. Atto divulgativo che guarda più al destinatario e all'uso del testo che alla sacralità del modello.

Aggiungo il numero dei versetti per facilitare il raffronto con l'originale dei salmi. Del primo salmo penitenziale do a fronte anche il modello latino iuxta LXX.

Emilio Panella
marzo 2006
gennaio 2007


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