Guido da Pisa,
frate carmelitano,
■ fl. 1320-40 ca. |
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Questa pagina nasce a seguito della
gentile lettera (per posta tradizionale),
Benevento 27.III.2010, del dott. Michele Rinaldi, studioso del
frate carmelitano
Guido da Pisa, e
incappato nel mio sito web. Di lì è seguito anche il
bel regalo del suo libro Per l'edizione critica..., rigorosa introduzione
filologica alle Expositiones et glose super comediam Dantis di
Guido. Un grazie di cuore e sinceri auguri per i suoi
progetti di ricerca. Emilio Panella, aprile 2010 |
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1 | CANAL, Il mondo morale di Guido | 4 | Benevento 27.III.2010 |
2 | Pisa 1332 e 1339 | 5 | RINALDI, Per l'edizione critica |
3 | Note sui carmelitani di Firenze | ||
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Recensione in «Memorie domenicane» 16 (1985) 341-42:
Antonio CANAL, o.
carm., Il mondo morale di Guido da Pisa interprete di Dante. Pàtron, Bologna 1981, pp. 322. Nel foglio di guardia, nota di mia mano: «omaggio dell'A., Pistoia nov. 1983».Sistematico lavoro dedicato al carmelitano Guido da Pisa, uno dei primi commentatori danteschi, della cui biografia purtroppo poco o nulla si sa: era attivo in Firenze nel secondo quarto del Trecento. L'A. aggiorna sugli studi, edizioni, codici; trascrive lunghi brani inediti, ne commenta struttura e pensiero. Diligente ricerca propedeutica ad ulteriori studi su Guido.
Amore e passione per l'antica gloria di famiglia alimentano qua e là toni apologetici. La ricerca prevalentemente filologica dei primi capitoli cede il posto nella seconda parte del volume a tentativi di sintesi e collocazioni culturali che risultano - a nostro avviso - prematuri. Una maggiore familiarità con testi e fonti medievali potrebbe focalizzare meglio la fisionomia culturale dei commentatore dantesco. La lista degli autori citati o nominati da Guido non sospetta che citazioni esplicite non sono necessariamente fonti dirette. L'«aristotelismo» o il «tomismo» di Guido, ad esempio, dovrebbero essere accostati con più tenacia filologica. Nessuno dei molteplici ricorsi di Guido all'autorità aristotelica (quelli riscontrabili nel volume del Canal) offre un caso di citazione letterale; i riferimenti sembrano più frutto d'una tradizione di scuola in cui si è cresciuti che una frequentazione assidua e appropriazione diretta. Molti gli adagi. Un caso per tutti: «et hoc quia amicus est alter ipse, ut ait Phylosophus» (p. 233). Si tratta di Ethica nicomachea IX, 4 (1166a 31-32), ma non è il testo delle traduzioni latine disponibili al tempo di Guido («Aristoteles Latinus», xxvi, Leiden-Bruxelles 1972-73, pp. 329, 549), bensì della trasmissione orale dei florilegi (cf. J. HAMESSE, Les Auctoritates Aristoteles, Louvain-Paris 1974, p. 245: 12, 177).
Inquadrature di filosofia e teologia morale e trattazione di vizi-virtù sanno più della letteratura precettiva due-trecentesca delle somme de vitiis et virtutibus, anziché delle prospettive teologiche di Tommaso d'Aquino. Uno spoglio sistematico di tali summae, da quella di Guglielmo Peyraut in poi, e di enciclopedie medievali, potrebbe dare più pertinenti risultati per definire i contorni della formazione e delle letture di Guido. Riferimenti agiografici troveranno debiti riscontri in fonti meno preziose e più a portata di mano per un ecclesiastico del xiv secolo: a p. 165 «per illum mortum quem beatus Iohannes evangelista...» con i versi finali è prestito letterale dalla Legenda aurea di Giacomo da Varazze (ed. Graesse pp. 58-59). I riferimenti a Giuseppe Flavio li si ritroveranno nella Historia scholastica di Pietro il Comestore, molti testi patristici nella Glossa alla Bibbia (qui ancora attribuita a Strabone: p. 25), nelle Sententiae del Lombardo, nel Decretum di Graziano e nei florilegi patristici.
Guido - ci si dice - conosce il greco (p. 219 n. 9, p. 275): il che sarebbe una notizia di straordinaria importanza per un frate operante in Firenze e Pisa nella prima metà del Trecento. Purtroppo le «etimologie» dal greco (e dall'ebraico) date da Guido (e da autori tardomedievali al pari di Guido) non provano alcuna conoscenza del greco (e dell'ebraico) ma soltanto tradizionale frequentazione dei diffusissimi manuali di lessicografia: Derivationes di Uguccione da Pisa, Graecismus di Eberardo da Béthune, Expositiones vocabulorum biblie di Guglielmo il Bretone, glosse alle traduzioni greco-latine ecc.
Caso del fiume infernale Cocito (cf. Inf. XIV, 119): «tertio, circulum positum sub
imperio et dominio Luciferi, et sub custodia et munitione gigantum, et hunc dividit in quatuor partes que vocantur lingua argolica 'cochiton', latina vero cocitus» (in CANAL, p. 219). E in nota 9: «Riaffiora continuamente l'attitudine di un Guido retore e grammatico, esperto di greco e di latino». Ognuno allora poteva leggersi in latino che cosa fosse il greco "cochiton" in Uguccione da Pisa († 1210), Derivationes II, 245, o più dettagliatamente nella Summa Britonis sive Guillelmi Britonis Expositiones vocabulorum biblie [1250-70], ed. L.W. Daly and B.A. Daly, Padova 1975, I, 137. Entrambi informavano che il lessema greco "cochitus" o "cocitus" significava "lutto, lamento".In contesto delle opere di sintesi o summae medievali si elenca anche «quella di Enrico da Gand» (pp. 239-40 n. 46); le antiche edizioni a stampa hanno dato il titolo di Summa alla raccolta delle questioni disputate di Enrico, genere letterario agli antipodi delle summae.
Il lettorato a quel tempo non era un «grado accademico» (p. 57 n. 8) ma solo un officium o carica, alla cui nomina provvedono d'abitudine i capitoli provinciali; lettore negli studi regionali dei Mendicanti era qualsiasi docente, con o senza gradi accademici. Unico grado accademico era il magistero ("magister"), di valore universale, e dunque concesso in radice o dal papato o dall'impero.
Rucco dei Mozzi, scritto correttamente da Guido (pp. 137, 219) diventa «Rocco» (pp. 270 n. 25, 297, 312b): più volte, incluso indice dei nomi, e dunque con intento di emendatio. Rucco (ipocoristico di Rustichello) di Cambio dei Mozzi era già deceduto in giugno 1299: «Ceffus filius condam Rucchi de Mocçis» (Arch. di Stato di Firenze, Notar. antecos. 2962 (già B 1948), f. 57v: 6.VI.1299); «domina Iohanna uxor Ceffi condam Rucchi de Moççis et filia condam Dini condam Iohannis Perini» (Notar. antecos. 2963 (già B 1949), f. 28v: 4.III.1299/1300); «creditores Guccií et Cefi fratrum filiorum et heredum condam Rustichelli vocati Rucchi condam Cambii de Mocçis» (Notar. antecos. 5212 (già C 465), ff. 26v-28r: 26.IX.1311).
Emilio Panella, Pistoia 1985
Scarsi e controversi i dati biografici del frate carmelitano Guido da Pisa, sempre legati alla sua residenza fiorentina. Quando lavoravo allo spoglio di fondi notarili pisani (Cronica di Santa Caterina in Pisa..., «Memorie domenicane» 27 (1996) 236 n. 124), annotai solo nominalmente due ricorsi di fra Guido nel protocollo di ser Andrea di Pupo da Peccioli (ASF, Notar. antecos. 450). A meno che documentazione più diversificata degli elementi antroponimici non sollevi obiezioni di omonimia.
ASF, Notar. antecos. 450, f. 15r (Pisa 20.VII.1333/2): «dari volo... fratri Guidoni ordinis fratrum Sancte Marie de Carmelo de Pisis infrascripta...»; f. 345v: «frater Guido Pisanus de ordine Sancte Marie de Carmelo» riscuote (Pisa, agosto 1340/39) soldi 10 da legati di donna Vannuccia, vedova di Francesco, che aveva fatto testamento in Pisa 21.VII.1340/39, ff. 345r-346r.
Gli studiosi di Guido (non sono al corrente di più recenti ricerche biografiche) potrebbero riprendere sistematicamente le testimonianze, e ripercorrere simili fonti per arricchire le informazioni biografiche. Ed eventualmente riformularle. «La data del 1333, assunta come terminus ante quem da alcuni studiosi per la composizione del Commento latino, potrebbe far supporre - oltre tutto - che Guido non sia sopravvissuto alla piena d'Arno dei primi di novembre di quell'anno» (CANAL, Il mondo morale di Guido pp. 65-66). In agosto 1339 (1340 del computo pisano) fra Guido era ancora in vita!
A. TERZI, Guido da Pisa, «Dizionario Biografico degli Italiani» 61 (2003) 411-17. (BibDom: XII.7.1 ss): ne prendo conoscenza il 13.IV.2010. Rigorosa sintesi e di questioni biografico-cronologiche e dell'attività letteraria.
ASF, Notar. antecos. 996 (già A 982), ff. 35v-36r (Firenze, Santa Maria del Carmine 11.IX.1289). Testamento. Alla fine, nomi dei frati «de ordine et conventu dicte ecclesie Sancte Marie».
ASF, Notar. antecos. 3143 (già B 2129), ff. 20v-22r (Firenze, Chiesa del Carmine 8.II.1319/20): «fratre Beneditto de Monte Lupo, fr. Miniate Florentino, fr. Cambio Guidonis, fr. Bernardo lectore, omnibus de ordine Carmelitan(orum)», testimoni in un atto testamentario.
Arch. Vescovile di Fiesole, VIII.A.2 (Liber ordinationis clericorum), f. 20r (ordinazione in SMNovella 18.IX.1311), carmelitani, tra i quali fr. Bonaguida da Firenze, fr. Tommaso da San Pancrazio da Firenze, fr. Pietro da Siena. E molti altri ricorsi di frati carmelitani del convento fiorentino ordinati agli ordini sacri.
«Archiv für Literatur- und Kirchengeschichte des Mittelalters» V, pp. 370 ss, 374: tra i "magistri theologiae" dei carmelitani in Parigi, anche un «fr. Petrus de Florentia», deceduto in Napoli 1300.
Preg.mo Prof. Panella,
Dopo aver frequentato per tanto tempo il suo sito - per me fonte inesauribile di documentazione e di informazioni bibliografiche - mi permetto ora di scriverLe e di inviarLe un mio recente lavoro. Dunque, mi presento: sono Michele Rinaldi, un collaboratore della Commissione Scientifica che presiede l'Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi, per conto della quale sto preparando l'edizione critica delle 'Expositiones' di Guido da Pisa.
Il lavoro che Le mando è costituito, per l'appunto, dai 'Prolegomeni' all'edizione critica. In questo periodo sto lavorando intensamente sui 'fontes', i modelli, le 'auctoritates' dell'opera del Carmelitano: lavoro impegnativo, come Lei sa bene, in funzione del quale mi capita spesso di frequentare la bibliografia relativa ai contemporanei 'studia' domenicani e francescani della Toscana - soprattutto in rapporto all'insegnamento delle arti del Trivio; pertanto, se in proposito avesse da segnalarmi qualche sua recente ricerca, Le sarei estremamente grato. La ringrazio per la sua attenzione e Le porgo i miei più devoti saluti, suo
Michele Rinaldi
MICHELE RINALDI, Per l'edizione critica delle "Expositiones et glose super comediam Dantis" di Guido da Pisa. "Recensio" dei manoscritti, Napoli (Loffredo Ed.) 2010, pp. 136.
INDICE, p. 135:
Premessa
I Descrizione dei manoscritti
II Classificazione dei manoscritti
II.1 Elementi congiuntivi tra Cha e Br
II.2 Elementi separativi tra Cha e Br
III Esame critico degli errori e delle varianti
IV Aspetti e problemi della critica del testo guidiano
V Le doppie lezioni di Br
VI Ulteriori elementi a riprova della derivazione di Br da Cha: aspetti grafici, codicologici e materiali di Cha che si riflettono in Br
VII Rapporti tra Cha e Br in diacronia
Conclusioni
Indice dei nomi
Indice dei manoscritti
Indice Generale
Dalla quarta pagina di copertina: «Le Expositiones et glose super Comediam Dantis del frate carmelitano Guido da Pisa (1335-40 ca.) costituiscono uno dei più antichi commenti sulla Divina Commedia di Dante e, al contempo, uno dei più originali. Nel panorama dell'esegesi dantesca della prima metà del Trecento l'opera del Carmelitano si distingue infatti per acume e per indipendenza di giudizio, e soprattutto per la novità delle sue proposte ermeneutiche, alcune delle quali sono divenute famose - come quella di interpretare il 'mezzo del cammin di nostra vita' come il sonno, nel quale sarebbe immerso il poeta assorto nella sua visione; o la definizione di Dante come calamus Spiritus Sancti - notevole è anche l'impegno di Guido nel leggere il poema attraverso il filtro delle opere di Virgilio, Ovidio, Lucano e Stazio, al fine di presentare l'Alighieri come il restauratore della poesia classica.
Questo studio rappresenta un primo contributo all'edizione critica delle Expositiones guidiane; esso prende in esame i due testimoni della redazione definitiva dell'opera - i codici 597 del Musée Condé di Chantilly, e Additional 31918 della British Library di Londra - e inoltre si avvale della testimonianza dei rappresentanti della redazione più antica, i quali forniscono spesso un ausilio prezioso per dipanare aspetti controversi della storia del testo. Sorretta da una precisa coscienza metodologica, la presente indagine muove dagli elementi interni di carattere testuale, per poi passare ai fattori di natura codicologica ed alle prove esterne di origine materiale; in questo modo ad essere illuminati non sono soltanto i rapporti fra i testimoni, ma anche le consuetudini scrittorie, le ambiguità, le vere e proprie idiosincrasie che caratterizzano i comportamenti dei copisti che tali manoscritti hanno vergato. Dunque, oltre a proporre una precisa ricostruzione stemmatica, lo studio che qui si presenta apre uno spiraglio su una materia notoriamente sfuggente e complessa qual è la fenomenologia della copia, e offre spunti di riflessione che si indirizzano non soltanto al filologo ed allo specialista di esegesi dantesca ma a chiunque sia interessato ai meccanismi della trasmissione testuale.
Michele Rinaldi, nato a Carrara (Ms) nel 1973, si è laureato in Filologia Medioevale e Umanistica presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II; nel 2003 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Forme, mutazioni e sopravvivenza della Letteratura antica presso il Dipartimento di Filologia Classica del medesimo Ateneo. Già docente di Materie Letterarie e Latino nei Licei (dal 2000) è stato Professore a contratto di Letteratura latina presso l'Università della Tuscia di Viterbo e presso il Consorzio Universitario di Velletri (2003-2007) e Professore a contratto di Didattica della lingua latina presso la S.i.c.s.i. dell'Università degli studi di Salerno (2005-2008). Attualmente in congedo per motivi di studio, collabora all'Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi promossa dal Centro Pio Rajna di Roma, per la quale sta preparando, con P. Locatin, l'edizione critica delle Expositiones et glose super Comediam Dantis di Guido da Pisa. Ha condotto ricerche di natura critico-testuale e filologica su testi medievali e umanistici secondo le seguenti direttrici: traduzioni e commentari sul Centiloquium pseudo-tolemaico (G. Trapezunzio, L. Bonincontri, G. Pontano); tradizione medievale e umanistica dei classici dell'astrologia greca e latina (in particolare Tolomeo e Firmico Materno); biblioteche di umanisti e codici postillati (Petrarca, Pontano); esegesi dantesca».
Emilio Panella OP
Firenze SMN, aprile 2010