Le riproduzioni fuori testo illustrano visivamente i dati in questione e guidano al giudizio da emettere. Vedi anche Barsotti, I manoscritti tav. XIII, che riproduce ff. 2r, 16v. AA. VV., Libraria nostra communis, Pisa 1994, 80 n° 20, che riproduce f. 2v.
P = sottoscrizioni del provinciale Domenico da Peccioli nel Liber privilegiorum ff. 5v e 4v;
B = Cr Ps ff. 37v-38v;
A = Cr Ps ff. 1r-35r.
Mano P è inconciliabile con mano A di Cr Ps, essenzialmente libraria, pur con talune accelerazioni corsive (e aste inferiori di s e f prolungate in sottorigo)[36], dai tratti personalizzati rispetto al modello stilizzato. P invece è la medesima che compare nei fogli tardivi di Cr Ps, designata mano B, essenzialmente corsiva documentaria[37]. Talune convergenze grafiche di A e B vanno accreditate al sottofondo di area o scuola scrittoria entro cui entrambe operano. A meno che non si voglia aprire una terza ipotesi: che Domenico abbia sottoscritto in corsiva documentaria nel Liber privilegiorum, ma avviato Cr Ps in libraria per poi tornare alla più rapida corsiva nelle ultime carte a lui dovute. Ma difformità molteplici e costanti di A contro PB, talvolta movimenti inversi di ductus nella morfologia della lettere, specie in fasce estreme o accessorie dov'è meno normativo il modello e più incondizionato l'automatismo grafico, rendono improponibile l'ipotesi.
Circa vent'anni trascorrono dalle sottoscrizioni nel Liber privilegiorum (1378-80) alla stesura di Cr Ps; qui Domenico è sul declino delle forze e della vita. Le ultime biografie a lui dovute datano 1398-1403, anni della peste, Cr Ps ff. 37v-38v; sorpreso da grave infermità cessa ogni attività, per morire qualche anno dopo (Cr Ps n° 273 f. 40v). Evidenti in B decomposizione grafica e irregolarità di controllo del rapporto scrittura-spazi, in breve tra segni e pagina; che denunciano le deformazioni esecutive della senescenza. Sussistono tuttavia tra P e B le comuni caratteristiche costitutive delle forme (alleate pressoché regolarmente contro mano A). Segnaliamone alcune.
Caratteristiche generali di PB contro A: asse verticale della scrittura (lettere prolungate sopra e sottorigo) leggermente inclinato in avanti. I tratti di penna in sottorigo (vedi ultimo elemento di m o n finali), o che chiudono segni abbreviativi di troncamento, si estendono a formare ampi svolazzi con preferenziale rientro a destra; la coda di chiusura, ad esempio, dell'abbreviazione per troncamenteo -us rimonta a eseguire il giro d'occhiello e riscende sproporzionatamente sottorigo per esaurirsi in rientro a destra: P 4v rigo 1 dominic(us), 4v8 Nichola(us), 4v9 cui(us); B 38v7 magn(us), 38v10 content(us). PB preferiscono scrivere per extenso -m finale oppure abbreviare con tilde su vocale precedente; A predilige di gran lunga il segno convenzionale -3.
P |
B |
A |
7 (= et): nota tironiana chiude in basso con pronunciato rientro a destra. |
7 nota tironiana, come in P. |
7 chiude in basso, talvolta con un punto di chiusa a destra. |
9 (= cum, cun): coda infer. piega vistosamente a sin., con uncino finale di rientro: 4v6 9pletum. |
9 (= cum, cun), come in P. 38v10 9vertit ecc. |
9: coda infer. mediocremente verso sin., senza uncino di rientro: 2r5 9ventus ecc. |
-dj, lj, ij: chiuso l'occhiello super. di d o l, la j si proietta verticalmente sottorigo: 4v8 concedj. |
-dj ecc., come in P. 38v9-10 d(e)i |
-uj, -ij; j finale si prolunga brevemente in basso a sin.: 2r5 curauj, 2r10 nouj |
f e s (non finali) scempie: il tratto verticale discendente sottorigo risale parallelo a sin. per chiudersi nella parte superiore. |
f e s (non finali) scempie, come in P. |
f e s (non finali) scempie sempre ad asta unica, verticale, tagliata. |
g: il tratto discendente parte a destra dell'occhiello, verticalizzato, con ritorno dopo aver composto sottorigo una pancia ovoidale. |
g come in P. |
g: tratto discendente da sin. dell'occhiello, curva a destra a eseguire pancia tondeggiante. |
r diritta (non la rotonda 2) anche dopo lettera chiusa a occhiello: -br- -pr- -cor- flor- (ma o2do). |
r come in P. In 38r-v -or- più volte (38r1 ordo, ma 38r9 o2do). |
r: stesse abitudini che in P e B; predilige 2 nel nesso -o2-. |
s finale (legata) sempre maiuscola s, costruita a due lobi a partire da quello infer. con chiusa e rimonta a sin., a forma di 6 o B (in moto inverso a d): 4v1 factus ecc.; ma 4v1 qoó. |
s finale (legata) come in P. 38v1 filius ecc.; nota 38v2.11 qoó e qos. |
s finale minuscola ó (rarissimamente maiuscola, eseguita a serpente dall'alto in basso, slegata: 2r20 sententiis, 2v12 pergens). |
x non ricorre. |
x a un solo tratto chiudente a destra dall'alto il basso; anche a due tratti separati. |
x eseguito con due tratti separati, a incrocio trasversale. |
Numerali: 4v marg. s. 1-8; in 4 asta inferiore verticale, tagliata con tratto rimontante a destra in alto; 5v9 7 così disegnato. |
Numerali: 4 e 7 non ricorrono. |
Numerali: 4v-5v 1-48; 24v 1°-7°; 4 dai tratti inferiori divaricati in basso; 2r18 7 ad angolo acuto con punta in alto. |
P |
B |
A |
Due volte ego fr. Dominicus de Peccioli in P; almeno Peccioli, humilis sacre theologie magister in Cr Ps 2r4 le ha vergate, e in parte aggiunto in margine con richiamo, la medesima mano: Domenico in persona. Vale una firma.
Riformuliamo i risultati per quanto concerne la trascrizione di Cr Ps:
a) mano A, anonimo copista, ff. 1r-37r; interferenze frammentarie di mano B in ff. 35r-37r. Rilassatezza grafologica di A nelle sue ultime carte (es. ff. 36v-37r). Segnalo, tra i brani più trasandati, l'incidente: «Frater Francischus. filius domine lyse que est domina humiliter nata de patre istius de patre autem eius aduch nescivi. usque ad sacerdotium provectus…» (n° 259 f. 36v); dove parrebbe che nell'atto di scrivere, A riformuli (de patre autem eius) la primitiva redazione de patre istius dimenticandosi poi d'espungerla. Ma eius/istius possono spiegare altrettanto il caso: consueto scambio di sinonimi nell'istante di memorizzazione tra lettura d'antigrafo e trascrizione, specie se l'attenzione del copista si allenta.
Il testo restaurato dovrà essere: «Frater Francischus filius domine Lyse, que est domina humiliter nata; de patre autem eius aduch nescivi. Usque ad sacerdotium provectus…» (n° 259). Il titolo domina, a differenza del maschile dominus, spetta a ogni donna maritata o vedova o con figli, senza connotazione di rango sociale. Altri casi di matronimico in luogo del canonico patronimico: «Frater Michael domine Pine» (n° 203); «Frater Petrus domine Frische» (n° 243).
Si riscontrano inoltre in questi righi di Cr Ps forme grafiche contaminate con tratti corsivi (di cui non saprei dare una spiegazione soddisfacente): l in lyse e humiliter, d in domina.
b) mano B, autografa del cronista Domenico da Peccioli, ff. 37v-38v integrali; inseritasi irregolarmente a sostituire e intercalarsi con A, già in ff. 35r-36r, 37r. Giunte fuori testo: f. 4r marg. inf. «Nota quod ego legi…» due righi; f. 32r ultimi 2 righi e mezzo. E rimoviamo un sospetto: «puta/putta» si addiceva anche a penna toscana, pisana inclusa:
Cr Ps n° 267 f. 38v «Frater Iacobus de Sardinea ductus a matre Pisas, que paupercula sed bona puta…». Bonaini, Chronica 582n, abbandonato al proprio orecchio lessicale, commenta: «evidentemente tolte <le parole bona puta> dall'italiano, e piuttosto dal veneto che da verun altro de' nostri vernacoli». Grande dizionario della lingua italiana 14 (1988) 1066 "Putta (puta)" = fanciulla, adolescente; tra le testimonianze: Guido da Pisa, Boccaccio, Filarete, Aretino, Statuto del comune di Montagutolo (Siena), Lorenzo dei Medici, Pucci… B. Migliorini, Storia della lingua italiana, Firenze2 1960, 411 n. 2: Agnolo Firenzuola (Firenze 1493 - Prato 1543).
Scarsi e controversi i dati biografici sul carmelitano Guido da Pisa, secondo quarto del '300: A. Canal, Il mondo morale di Guido da Pisa interprete di Dante, Bologna 1981. Segnalo: ASF, NA 450, f. 15r (Pisa 20.VII.1333/2), f. 345v (Pisa ag. 1340/39) «fr. Guido Pisanus de ordine Sancte Marie de Carmelo».
c) mano C, autografa del cronista Simone di Filippo da Cascina, ff. 39r-40v. Se ne darà prova nel capitolo a lui dedicato.
[36] Cf. G. Cencetti, Paleografia latina, Roma 1978, 136-37; B. Bischoff, Paléographie de l'antiquité romaine et du moyen âge occidental, Paris 1985, 154.
[37] Cf.
E. Casamassima,
Scrittura documentaria, dei notarii, e scrittura libraria nei secoli
X-XIII. Note paleografiche, AA. VV., Il notariato nella civiltà
toscana, Roma 1985, 63-122. O semigotica, se si preferisce:
A. Petrucci, Libri e
scritture nella Pisa medievale,
AA. VV., Libraria
nostra communis, Pisa 1994, 17-21, in particolare p. 19 sulla
varietà dei canoni grafologici del secondo Trecento pisano.
Domenico da Peccioli,
Lectura
epistularum Senece, ed. a cura
di Silvia Marcucci, Firenze (Ed. del Galluzzo)
2007, pp. 882.