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Francesco Petrarca (1304-1374),

Iohannes Anchiseus

e

fra Giovanni dall’Incisa OP

 

Francesco PetrarcaA cavallo degli anni '80-'90 fui più volte sollecitato dal prof. Giuseppe Billanovich († 2.II.2000) a scrivere un articolo su fra Giovanni dall'Incisa OP. «Sogno sempre, per i nostri "Studi petrarcheschi", un articolo su fra Giovanni dell'Incisa, il paesano, amico, parente del Petrarca» (da Billanovich, Padova 15.VIII.1990).

Ero allora impegnato in altre cose. Gli risposi, Roma 26.VIII.1990, inviandogli brevi note documentaristiche, non testo elaborato per pubblicazione. Riprendo oggi (2009!) la questione: Iohannes Anchiseus - l' interlocutore epistolare del poeta Francesco Petrarca - era veramemte il frate domenicano Giovanni dall’Incisa (Incisa in Val d’Arno, prov. Firenze)?

Emilio Panella, febbraio 2009

e... successivi aggiornamenti!

1 Petrarca Ad Iohannem Anchiseum 4 fra Giovanni dall’Incisa OP, † 1328 ca.
2 Ancisa, Incisa, Iohannes Anchiseus 5 fra Giovanni dall’Incisa OP, † 1348
3 Ospizio domenicano d'Incisa in Val d'Arno 6 Conclusione (deludente?)
 

Pappazuri

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De vita solitaria  Billanovich

1. Petrarca Ad Iohannem Anchiseum

Francesco Petrarca (1304-1374), Familiarum rerum lib. III, 18: Ad Iohannem Anchiseum, cui librorum inquisitio committitur (Epistole di Francesco Petrarca, a cura di U. Dotti, Torino 1978, pp. 106-114; riproduce testo dell'ed. critica a c. di V. Rossi, Firenze 1933-1942). Lunga lettera. Il Pertarca racconta il suo percorso alla riscoperta, ricerca e lettura degli autori classici, e dell'amore per biblioteche. Verso la fine, prega Giovanni di far frugare in Toscana biblioteche dei religiosi e di persone erudite per trovare libri capaci di sollecitare o quietare la sua sete di lettura: «Tu vero, si tibi carus sum, aliquibus fidis et literatis viris hanc curam imponito: Etruriam perquirant, religiosorum armaria evolvant ceterorumque studiosorum hominum, siquid usquam emergeret leniende dicam an irritande siti mee ydoneum» (p. 114).

«A Giovanni dell’Incisa», traduce il Dotti (p. 107). E nell'indice dei destinatari: «Giovanni dell'Incisa. Maestro di teologia e priore del convento di San Marco in Firenze. Fu legato al Petrarca da vincoli di parentela oltre che di affettuosa amicizia» (p. 926).

Familiarum rerum lib. VII, 10: «Ad Iohannem Anchiseum, excusatoria et de spe caduca. Litere tue, plene gratissimis atque dulcissimis reprehensionibus, invenerunt me circa Padi ripam, IX Kalendas Aprilis, ad vesperam. (...). Certe cum illis, ut stilo scribentium satisfiat, Musarum michi presidio opus erit; tibi autem, cui sine ullo artificio aperta et nuda omnia esse debent, unum hoc minime tacuerim, quod neque viarum labor, neque pestis anni huius universum orbem sed cunta presertim litora proterens atque consumens, neque animi mei dolor, neque mala, nisi fallor, et iniqua michi patrie tractatio, me a suscepto itinere detorsisset; presertim cum, maiore laboris parte confecta, iam Ianuam pervenissem. (...). VII Idus Aprilis, Verone». Giovanni aveva dunque spedito una lettera, che raggiunse l'amico Petrarca il 24 marzo; costui gli risponde da Verona il 7 aprile <1348?>.

VII, 11: Ad eundem, adventantis amici fama.

VII, 12: Ad eundem, de expectati amici morte conquestio.

Leggile integralmente: petraca2.pdf

C.A. Chiesa, Una lettera di Francesco Petrarca. Lettera a Giovanni Anchiseo, Milano (Stamperia Valdonega di Verona) 1967. (BiblSMN XXXI 1 26, gà X.E.7). «La lettera qui pubblicata è la diciottesima del terzo libro delle Lettere Familiari ed è indirizzata a Giovanni Anchiseo da Incisa, frate domenicano e forse parente del Petrarca; fu scritta da Valchiusa verso il 1346, nel tempo in cui frequenti furono i viaggi del Petrarca in Italia. Il destinatario è noto per altre tre lettere a lui rivolte da Petrarca (le lettere 10, 11 e 12 del libro VII), una delle quali, la decima, fu scritta da Verona il 7 aprile 1348» (p. 34).

L'editore duplica l'aggetivo toponimico Anchiseum in un «Giovanni Anchiseo da Ancisa».

Giuseppe Billanovich, lettera Padova 15.VIII.1990 a me indirizzata: «Sogno sempre, per i nostri "Studi petrarcheschi", un articolo su fra Giovanni dell'Incisa, il paesano, amico, parente del Petrarca. Cfr. Petrarca, Familiari III, 18; VII, 11 e 12».

Pétrarque, Lettres Familières I-XI. Rerum familiarium I-XI, Notices et notes de Ugo Dotti mises en français par Christophe Carrau, Frank La Brasca et Alain Segonds, Traduction de André Longpré, Paris, Les Belles Lettres, 2002-2003 (Les Classique de l’Humanisme - Pétrarque, Œuvres, publiées sous la direction de Pierre Laurens, 1), voll. 3, pp. CXXX e 492, 574, 600.

Francesco Petrarca, Familiari I-V, testo critico di Vittorio Rossi e Umberto Bosco, traduzione e cura di Ugo Dotti, collaborazione di Felicita Audisio, Tomo I, Torino, Nino Aragno, 2004, pp. LIX-743.

Francesco Petrarca, Libris satiari nequeo. Francesco Petrarca affida a Giovanni dall’Incisa l’incarico di procurargli libri, a cura di Gian Paolo Marchi, Verona, Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, 2004 (Sidus Iuliarium resurgit, V), pp. 14.

Mi scrive dott. Alessandro Daneloni, 12/03/2009, da me sollecitato a rintracciare questa rara pubblicazione: «Ho trovato il libro alla Biblioteca Frinzi dell'Università di Verona, ma è una pubblicazione di lusso e non mi permettono né il prestito né le fotocopie. Posso fare delle fotografie con la mia macchina digitale, per cui penso di fare proprio così (è un breve opuscolo, quindi non ci sono problemi)».

Me ne porta foto, 19.III.2009. Grazie di cuore!

Quella del Marchi (Verona 2004) è solo traduzione italiana della lettera III,18. A fine testo: «In questa lettera, Francesco Petrarca confessa a Giovanni dell’Incisa, priore del convento di San Marco a Firenze, il suo amore per i libri...». Rilancia dunque quanto diceva il Dotti nel secolo scorso. Nient'altro circa Giovanni dall’Incisa e ragioni della sua identificazione.

2. Ancisa, Incisa, Iohannes Anchiseus

"Plebes Sancti Viti de Ancisa", diocesi di Fiesole, con quasi una decina di parrocchie entro la circoscrizione della piviere San Vito. Rationes decimarum Italiae. Tuscia I, 322a, 336a; II, 352b, 374a: Ancisa, una volta Incisa (I, 46 n° 1052); testi in latino.

AA. VV., I notai fiorentini dell'età di Dante. Biagio Boccadibue (1298-1314), Firenze-Pisa 1978-1986, I/II, pp. 169 («ut scriptum esse dixit per ser Petraccolum ser Parenzii notarium», 15.XI.1302), 171 («per ser Petraccolum ser Parenzii notarium», 19.XI.1302); vol. I/III, p. 69a: voce "Ancisa". AA. VV., Il notaio nella civiltà fiorentina. Secoli XIII-XVI, Firenze (Vallecchi) 1984, 347a.

Dino Compagni, Cronica [1310-1312] II, 25: tra i guelfi bianchi fiorentini, sconfitti dai neri e banditi  in aprile 1302: «ser Petracca di ser Parenzo dall’Ancisa, notaio alle Rinformagioni», padre del Petrarca, che morrà in Avignone nel 1326. Cf. AA. VV., Il notaio nella civiltà fiorentina. Secoli XIII-XVI, Firenze (Vallecchi) 1984, 23. G. Billanovich, La biblioteca papale salvò le Storie di Livio, «Studi petrarcheschi» 3 (1986) 30-31.

Giovanni Villani [† 1348], Nuova cronica X, 46, ecc.: cf. vol. II, 848a, III, 624a. Matteo Villani [† 1363], Cronica; ed. G. Porta, Parma 1995, II, 783b. Borgo, più spesso "castello" dell'Ancisa. Sempre e solo "Ancisa", mai "Incisa".

Oggi comune di Incisa in Val d'Arno, 13 chilometri a sud-est di Pontassieve, prov. di Firenze:

https://www.comune-italia.it/comune-incisa-in-val-d-arno.html

Anchiseus = aggettivo etnico (di dotta elaborazione petrarchesca?) dell'appartenente alla comunità di Incisa in Val d'Arno. Là il Petrarca bambino risiedette per qualche anno insieme al padre ser Petraccolo notaio. Iohannes Anchiseus = Giovanni dall’Ancisa.

Ma in nessun luogo delle lettere pertrachesche si dice, né si deduce, che il destinatario Giovanni (Iohannes Anchiseus, senza titolo alcuno) sia frater ovvero membro d'un ordine religioso, né tanto meno che sia de ordine Predicatorum; laddove l'autore Petrarca impiega - secondo le consuetudini del tempo - la qualifica frater, o nome dell'ordine religioso d'appartenenza o specifico titolo ecclesiastico per altri suoi destinatari. Esempi: Ad Iohannem de Columna religiosum virum (II, 5); Ad Dyonisium... ordinis sancti Augustini (IV, 1); Ad Franciscum Sanctorum Apostolorum (XIII, 5); Ad fratrem Bonaventuram Baffo Venetum (Senilium III, 9), eccetera. Pertinentissimo il caso d'un altro frate domenicano, reale interlocutore del Petrarca: Ad fratrem Bartholomeum epyscopum Theatinum (XII, 11) = fra Bartolomeo di Giovanni dei Pappazuri da Roma OP, vescovo di Chieti 1353-1363, 1365; Scriptores Ordinis Praedicatorum Medii Aevi, vol. IV, Roma 1993, p. 42.

3. Ospizio domenicano d'Incisa in Val d'Arno appartenente al convento fiorentino Santa Matria Novella

Ospitalis de Ancisa: "ospizio" domenicano dell’Incisa, appartenente al convento Santa Matria Novella di Firenze, esistente già in settembre 1295 (Orlandi, “Necrologio I, p. 332; II, 702a). Ospizi: non conventi formali con un proprio priore, ma "case filiali", piccole sedi dipendenti dal convento d'appartenenza, con pochi frati in loco. Ospitava frati di passaggio. Vi si rifugiavano in tempo di peste.

Fra Giovanni dei Villanucci († 1.VI.1348) «rexit hospitalia superioris vallis Arni laudabiliter multis annis» (Arch. del convento Santa Maria Novella di Firenze I.A.1, Cronica fratrum Sancte Marie Novelle de Florentia, f. 33v, n° 343).

Fra Filippo di Lapo († 7.VII.1348): «Cum complevisset autem annos XXX in ordine, existens in hospitali de Ancisa infirmatus, ibidem est mortuus et sepultus anno Domini M°CCC°XLVIII° die VIIa iulii» (ibid. f. 36r, n° 377).

«Frater Basilius de Stroçis, doctissimus iuvenis et devotus, obiit apud hospitium Ancise 1400 tempore pestis, et ibidem iacet» (ibid. f. 56r, 552).

«Il 3 di settembre <1387> fra Filippo di Pietro si manda a ricevere e spesare il maestro generale dell'Ordine b. Raimondo da Capua agli ospizi di San Giovanni [Valdarno] e dell'Ancisa» (Orlandi, “Necrologio II, p. 541b).

 4. fra Giovanni dall’Incisa OP, † Firenze 1328 ca.

Giovanni dall’Incisa, figlio di Guido, già presbitero si fa religioso domenicano nel convento Santa Maria Novella nel 1295. Cantore. Soffre lunga infermità. Muore in Firenze entro il biennio 1327-1328.

ut quilibet sit albus et niger secundum quod habitus fratrum nostrorum pretendit (Speculum) = ognuno sia insieme bianco e nero, così come mostra l'abito dei nostri fratiArch. del convento Santa Maria Novella di Firenze I.A.1, Cronica fratrum Sancte Marie Novelle de Florentia, f. 24r (n° 257), breve notizia biografica che il cronista conventuale redige in occasione del decesso d'un frate figlio del convento fiorentino, ossia proveniente dalla circoscrizione geografica del convento:

«Frater Iohannes de Ancisa. Hic fuit sacerdos ante quam intraret Ordinem. Postmodum in Ordine cantor utilis existens, in infirmitate diu constitutus, patiens obiit in conventu florentino».

Il cronista omette l'anno del decesso; ma notizie biografiche immediatamente precedenti e successive restringono gli anni entro il biennio 1327-1328.

Arch. di Stato di Firenze, Notar. antecos. 3141 (già B 2127), ff. 3v-4r, atto capitolare del convento Santa Maria Novella 23.XI.1304: fr. Iohannem de Ancisa (n° 41) tra i frati nominati procuratori per ricuperare ogni genere di beni spettanti al convento SMNovella. Arch. di Stato di Firenze, Dipl. S. Maria Novella 10.VI.1311 a quaderno, ff. 7v-8r: fr. lohannes de Ancisa (n° 7) tra i frati capitolari del convento SMNovella. Cf. E. P., Quel che la cronaca..., «Memorie domenicane» 18 (1987) pp. 292b, 293a.

V. Marchese, Memorie dei più insigni pittori, scultori e architetti domenicani, Genova 1869, I, p. 99. Orlandi, “Necrologio” I, pp. 331-332, 431-432. Assente il nome di questo fra Giovanni negli atti dei capitoli provinciali della provincia Romana 1243-1344, «Monumenta Ordinis Fratrum Praedicatorum Historica» XX).

I soli estremi cronologici eliminano questo fra Giovanni dall’Incisa dal presunto destinatario delle lettere petrarchesche.

5. fra Giovanni dall’Incisa OP, † Firenze 30 luglio 1348

Fra Giovanni dall’Incisa, OP 1320-1321, † Firenze 30.VII.1348.

Arch. del convento Santa Maria Novella di Firenze I.A.1, Cronica fratrum Sancte Marie Novelle de Florentia, f. 37r (n° 395):

«Frater Iohannes de Ancisa, sacerdos et predicator et cantor. Hic fuit vir merito reverendus in cunctis agens prospere[1], boni consilii et dulcis animi, bene licteratus et ubique in verbo predicationis acceptus. Fuit studens Parisius, lectorque senensis, eugubinus et Sancte Marie super Minervam. Predicator generalis. Prior in conventibus pratensi, corton(iensi) et perusino. Diffinitor capituli provincialis et in provincia vicarius generalis. Ac demum existens prior florentinus decens[2], ibidem fuit in capitulo tumulatus anno Domini M°ccc°xlviij° die xxx iulii, etatis sue in ordine anno xxviij vel circa».


[1] prospere ] perspecte ed. Orlandi, “Necrologio” I, 82.

[2] decens ] decessit ed.


Studente nello studio generale di Firenze (intendi convento SMNovella) 1332 («Monumenta Ordinis Fratrum Praedicatorum Historica» = MOPH XX, 272/31). Lettore in Santa Maria sopra Minerva di Roma 1338 (ib. 295/13-14), e in Gubbio 1339 (ib. 308/10-11); da intendere "lettore principale", perché almeno nel caso della Minerva, il medesimo capitolo provinciale provvede a un bacelliere per il medesimo convento romano, fra Iacopo di Pietro da Rieti (ib. 296/1-2). Nominato predicatore generale 1343 (ib. 347/29); predicatore in Viterbo con privilegi dei lettori, ma rimane assegnato al convento fiorentino 1344 (ib. 359/6-8). Sempre de Ancisa; una sola volta de Amçisa (de Amzisa ed. MOPH XX, 308/11).

Fra Giovanni lettore - ovvero insegnante nelle scuole conventuali di arti, filosofia e teologia - per incarico delle autorità provincializie; non «maestro di teologia» (magistero, grado accademico conseguito presso università, o concesso dalla curia romana), come tramanda U. Dotti nell'indice dei destinatari delle Familiari.

Definitore: uno dei quattro eletti dai frati capitolari (ogni priore e socio dei singoli conventi) che elaboravano prescrizioni, decisioni e redazione degli atti legali del capitolo provinciale, allora annuale. Vicario della provincia: carica di governo provvisorio d'una provincia domenicana fintanto non sia eletto il nuovo priore provinciale.

Priore - verosimilmente da maggio 1345 - del convento fiorentino Santa Maria Novella; in qualità di priore partecipa al capitolo provinciale Viterbo 1347 («Archivum Fratrum Praedicatorum» 18 (1948) p. 328). E da priore in carica fra Giovanni muore il 30 luglio 1348; uno degli 81 frati della predicazione fiorentina deceduti tra aprile e settembre 1348 a causa della pestilenza in corso.

Non dunque «priore del convento di San Marco in Firenze». Convento domenicano non ancora esistente; lo sarà quasi un secolo dopo! Firenze, Bibl. Laurenziana, S. Marco 370, Chronica conventus Sancti Marci de Florentia OP, ff. 4r-5r (1435-1437). Fiesole, Arch. del convento San Domenico, 1, Cronica conventus Sancti Dominici de Fesulis, f. 3r:

«Anno Domini 1435, die 19 iunii, assumpta est per fratres Sancti Dominici de Fesulis ecclesia Sancti Georgii, posita Florentie ultra Arnum in montis declivio, ex concessione sedis apostolice videlicet Eugenii pape 4 [= 1431-1447], et unita est conventui fesulano. Sed postmodum eodem anno, de mense ianuarii proxime sequenti, circa finem mensis facta est translatio seu permutatio dicte ecclesie Sancti Georgii in ecclesiam Sancti Marci, que est Florentie versus portam Sancti Galli iuxta conventum Annuntiate ordinis Servorum, ut videlicet fratres ordinis Predicatorum habitantes in ecclesia dicta Sancti Georgii transferrent se et habitarent in conventu Sancti Marci predicti, et monachi ordinis Silvestrinorum de Monte Fano originem trahentes, qui in eodem conventu Sancti Marci habitaverant, irent ad habitandum in ecclesia dicta Sancti Georgii (...). Et hec translatio facta fuit per dominum Eugenium 4, qui tunc Florentie residebat, ut patet per bullam concessam. Et hoc principaliter procurantibus magnificis viris Cosma et Laurentio, germanis fratribus et filiis Ioannis de Medicis. Et unita est predicta ecclesia Sancti Marci cum ipso conventu Sancti Dominici de Fesulis, ut sub uno priore uterque locus gubernaretur, ut patet in bulla. Et hoc factum est existente tunc priore fratre Cypriano de Florentia et vicario generali conventuum regularium fratre Antonio ser Nicolai de Florentia. Hec unio utriusque conventus duravit per decem annos, ut infra patebit».

Venturino da Bergamo OP nella lettera 9.X.1336 a fra Rodolfo OP della provincia lombarda, studente in Parigi, prega l'amico di salutargli anche gli altri frati "de utraque Lombardia et Tuscia" (province domenicane della Lombardia superiore e inferiore, e Romana=Tuscia), tra i quali «fr. Iohannem de Antisa»: ed. in G. CLEMENTI, Il b. Venturino da Bergamo dell'Ord. dei Pred. (1304-1346), Storia e documenti, Roma 1904, II, 103-104, dall'unico tardivo ms Paris, Arch. Nationales M 864 n° 1 (a. 1700), ff. 21-25v; cf. SOPMÆ IV, 430: 3957. La Cronica fratrum di Santa Maria Novella n° 395 (breve biografia coeva al decesso) dice che Giovanni dall'Incisa «fuit studens Parisius». Giovanni «de Antisa» (= Ancisa, t e c paleograficamente prossimi, e dunque scambiabili) della lettera di Venturino può ragionevolemente essere il Giovanni dall'Ancisa della cronaca fiorentina n° 395. Permanenza dunque parigina come studente nel 1336 (abitualmente un biennio); che ben s'inserisce nel curriculum scolastico di Giovanni testimoniato dagli atti dei capitoli provinciali (MOPH XX), e suo primo lettorato alla Minerva di Roma 1338.

Orlandi, “Necrologio” I, 432-433, 541; II, 603: nulla si dice dei presunti rapporti col Petrarca.

6. Conclusione (deludente?)

Giovanni e Iacopo: antroponimi in assoluto più diffusi in quel tempo e nell'area toscana. Nel medesimo convento fiorentino di Santa Maria Novella, convivono due frati "Giovanni dall’Incisa" pressoché coevi.

E molti Giovanni saranno vissuti in Incisa Val d'Arno al tempo del Petrarca. Assoluta assenza del titolo frater nell'antroponimo, o d'altra qualifica ecclesiastica, rimuove in radice finanche la possibilità che il destinatario delle lettere petrarchesche sia un religioso di nome Giovanni, tanto meno del convento fiorentino.

Iohannes Anchiseus è un amico laico, comitatino, originario del borgo Incisa in Val d'Arno. Neppure un ser o un dominus (messere), unici titoli laici accolti nella repubblica fiorentina dalla tradizione feudale.

Nessun frate (membro d'un ordine religioso) e nessun domenicano è coinvolto in quelle lettere del Petrarca.

Non esistono congrue ragioni per inserire fra Giovanni dall’Incisa († 30.VII.1348) tra gli Scriptores OP per una presunta sua lettera spedita al Petrarca, e che costui riceve il 24 marzo <1348?>.

Un solo modesto contributo in positivo, per esclusione. La nostra conclusione rimuove un elemento che disturba il tentativo di datare la lettera III,18. Scrive U. Dotti: «È difficile datare questa lettera a Giovanni dell'Incisa, maestro di teologia e priore del convento di S. Marco in Firenze. E. H. WILKINS, Vita del Petrarca (trad. di R. Ceserani), Milano, Feltrinelli, 1964, p. 85 la ritiene scritta probabilmente nel 1346; ma l'accenno alla biblioteca di Sammonico Sereno, derivato dalla Historia augusta conosciuta dal Petrarca solo nel 1356, fa pensare a una successiva revisione: cfr. V. ROSSI, Scritti di critica letteraria. Il. Studi sul Petrarca e sul Rinascimento, Firenze, Sansoni, 1930, pp. 144-145» (U. Dotti, Torino 1978, p. 107 nota *).

"Fa pensare a una successiva revisione": spiegazione che suppone scontata l'identificazione col domenicano Giovanni dall’Incisa † 1348. Gli studiosi petrarchisti hanno avanzato un'identificazione sulla sola base di un'omonimia, senza alcun indizio identificativo della persona reale. E la cosa si trasmette per scontato consenso.

L'antico maestro e amico Giuseppe Billanovich, ora nell'aldilà, sarà sorpreso. Anzi deluso. Di certo m'invierà un'amicale reprehensio. Spero solo che messer Francesco di ser Petraccolo gli rappresenti volto e abito del suo amico Iohannes Anchiseus, tra i tanti Giovanni di castel dell'Incisa!

Emilio Panella OP

Firenze, Santa Maria Novella

febbraio 2009

Petrarca

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