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R. E. REYNOLDS, The Ordinals of Christ
from their origins to the twelfth century
,
Berlin - New York 1978.

«Archivio Storico Italiano» 137 (1979) 437-40.

recensione

 

Nota preliminare

1 chiesa d'Oriente, Apophthegmata (V secolo) 5 Ordinali inglesi italiani franchi | Ivo da Chartres († 1116)
2 chiesa latina, III-VI secolo | Isidoro da Siviglia († 636) 6 Sententiae (1155-58): 7 gradi, stato canonico di chierico
3 modello ibernico (irlandese) 7 valore sacramentale-teologico
4

diffusione, IX secolo

8 conclusione | ӿ
 

Uomo evangelico

Roma 1981

ROGER E. REYNOLDS, The Ordinals of Christ from their origins to the twelfth century (Beiträge zur Geschichte und Quellenkunde des Mittelalters 7), Berlin - New York 1978, pp. 194.

Una nota preliminare. Ordinals of Christ non è il titolo d'un testo letterario né nella sua forma inglese né in eventuale calco latino. L'autore l'ha adottato come termine convenzionale per indicare brevi testi letterari che, fin dalla primissima letteratura greco-cristiana, hanno espresso gli uffici e i gradi gerarchici in cui si è venuto evolvendo il sacramento del sacerdozio cristiano. Con i gradi, sono altresì espresse le dominical sanctions: testi biblici e eventi della vita del Cristo invocati a esemplarità normativa degli uffici e gradi gerarchici. L'opera del Reynolds si propone di rintracciare l'origine e l'evoluzione degli Ordinali (d'ora in poi, anche qui per convenzione, s'intenda come sopra) dalle origini al XII secolo, con speciale attenzione alla tradizione latina.

1. I primi due capitoli (pp. 9-27) tentano d'individuare le fonti patristiche degli Ordinali della chiesa d'Oriente. Pur nelle diverse tradizioni delle chiese bizantine, siriaca, etiope - e nelle varianti dei gradi in ciascuna tradizione - il testo in cui si convogliano le recensioni orientali e s'imporrà come fonte primaria, risulta quello trasmesso negli Apophthegmata, la nota silloge del V secolo dei «Detti» dei Padri o monaci, tradotta in latino nel secolo successivo e in circolazione col nome di Verba seniorum entro la più ampia raccolta delle Vitae patrum. Il modello degli Apophthegmata alimenterà tutta la tradizione latina. Eccone lo schema di base:

(Christus) factus est lector. Accipiens namque librum, legit in synagoga...

Factus est subdiaconus. Faciens namque de fune flagellum, omnes eiecit de templo...

Factus est diaconus. Precinxit se linteo, lavit pedes discipulorum...

Factus est presbiter et resedit in medio magistrorum...

Factus est episcopus et accipiens panem benedixit ac fregit... (p. 18).

2. Ma prima che il testo degli Apophthegmata passasse in occidente, un'elaborazione indigena dei gradi dell'ordine aveva avuto luogo nella chiesa latina tra il III e il VI secolo: dalla lista del vescovo Cornelio (metà del III secolo) ai testi romani (IV-VI secolo) degli Interstizi (tempo d'esercizio d'un grado gerarchico prima della promozione al successivo), al Constitutum Silvestri (VI secolo), al Liber pontificalis (VI secolo), agli Statuta ecclesiae antiqua di Gennadio di Marsiglia († 492/ 505). Ma la successione, il numero - e, si potrebbe aggiungere, il valore sacramentale - dei gradus sono molto fluttuanti. Due testi autorevoli concludono questa prima fase d'evoluzione degli Ordinali in occidente: il De septem ordinibus dello Pseudo-Girolamo (tra IV e VII secolo) e l'opera d'Isidoro di Siviglia († 636). Il De septem ordinibus ecclesiae dà la sequenza: addetto al cimitero (fossarius), ostiario, lettore, suddiacono, diacono, presbitero, vescovo. Mentre Isidoro tramanda due varianti; quella del De ecclesiasticis officiis (PL 83, 777-94): sacerdote (= vescovo), corepiscopo, presbitero, diacono, custos sacrorum, suddiacono, lettore, salmista, esorcista, ostiario; e quella delle Etymologiae (PL 82, 290): ostiario, salmista, lettore, esorcista, accolito, suddiacono, diacono, presbitero, vescovo.

Mentre, gli autorevoli Interstizi romani e il gallicano Statuta ecclesiae antiqua raggiungono una medesima sequenza: ostiario, lettore, esorcista, accolito, suddiacono, diacono, presbitero, vescovo (c. 3, pp. 28-35).

3. Tramite passaggi intermedi (c. 4, pp. 36-52), dove caratteristiche occidentali coesistono con contatti delle fonti orientali, le prime configurazioni degli Ordinali d'occidente, dopo la circolazione degli Apophthegmata, si hanno negli Ordinali ibernici dell'VII e IX secolo. Tendono a stabilizzarsi sette gradi; sono sanzionati alcuni gradi propri d'occidente (ostiario, esorcista) mentre ne cadono altri (fossarius); si definiscono meglio le funzioni tra salmista e lettore, ostiario e suddiacono, presbitero e vescovo; si affermano peculiarità selettive delle sanzioni domenicali.

Del modello ibernico si diffondono due recensioni: quella ispirata alla dignità gerarchica dei gradi (ostiario ... vescovo: Ordinale ibernico-ispano della Collectio hibernensis, VII-VIII secolo); e quella cronologica ispirata ai dicta Domini e agli eventi cristici che fondano esemplarmente i ministeri gerarchici (qui, per esempio, l'ostiario è rimesso tra presbitero e vescovo: Ordinale cronologico ibernico, VIII secolo; p. 58). L'autore irlandese del Liber de numeris (VIII secolo), mentre testimonia la sequenza cronologica, elabora un'interpretazione che mira ad armonizzare le divergenze distinguendo il criterio d'ispirazione: i primi cinque gradi furono esemplarmente compiuti dal Cristo prima della passione; l'ostiariato, tra presbiterato e episcopato, fu stabilito dal Cristo «quando portas inferni confregit...»; dopo la passione, dunque, come per l'episcopato: «quando manum levavit super capita discipulorum suorum et eos benedixit...» (p. 67) (c. 5, pp. 53-68).

4. La diffusione, nel IX secolo, delle versioni gerarchica e cronologica, e i testi erotematici (prontuari a domanda/risposta per l'istruzione dei chierici) dimostrano un discreto grado di sistematizzazione, sebbene nella Disputatio puerorum d'Alcuino i gradi diventano otto per via dell'introduzione dell'accolitato (c. 6, pp. 69-83).

5. Gli Ordinali inglesi e italiani del X e XI secolo trasmettono ambedue le versioni, la gerarchica e la cronologica; vi si nota il rafforzamento del recente grado dell'accolitato a scapito del presbiterato ed episcopato che tendono a sommarsi in un sol grado. Ma si accentua la varietà esegetico­spirituale dei testi biblici invocati per la sanzione domenicale (cc. 7-8, pp. 84-99). Queste caratteristiche generali si prolungano negli Ordinali della Francia settentrionale dell'XI secolo, dove addirittura si stabilisce la regolare omissione dell'episcopato. Il grado sommo è il presbyter o sacerdos (c. 9, pp. 100-112). Espressione tipica, quella di Ivo di Chartres (fine XI secolo): «Haec officia septem gradibus sunt distincta...: ostiarius, lector, exorcista, acolitus, subdiaconus, diaconus, presbiter» (pp. 101­102).

6. L'amalgama tra le innovazioni del secolo XI e le antiche versioni occidentali dà origine a due gruppi redazionali degli Ordinali nei testi del XII secolo: un primo gruppo (A) che all'antico modello induce l'innovazione dell'accolitato e le varianti delle sanzioni domenicali (significativo il pontifex, magnus pontifex, summus sacerdos in Ugo d'Amiens († 1164) (pp. 129-131); un secondo gruppo (B) che, oltre alle caratteristiche di A, si distingue per l'omissione dell'episcopus a beneficio del presbyter, o - più frequentemente - del sacerdos (c. 10, pp. 113-141). Ma il XII secolo è quello delle summae e del primo tentativo di sintesi dottrinale del sapere cristiano in occidente. Il modello d'Ivo di Chartres ha la fortuna di passare nel De sacramentis d'Ugo di S. Vittore († 1141) e di qui nelle Sententiae di Pietro Lombardo († 1160).

Pietro Lombardo, Sententiae in IV libris distinctae (1155-58), IV,24,3: «In sacramento igitur septiformis Spiritus septem sunt gradus ecclesiastici, scilicet: ostiarii, lectoris, exorcistae, acolythi, subdiaconi, diaconi, sacerdotis. Omnes tamen clerici vocantur, id est sortiti» (ed. cura PP. Collegii S. Bonaventurae, Grottaferrata 1971, II, 394).

L'autorità di Ugo e del Lombardo consacrano definitivamente la recensione ivoniana. Ma non senza novità teologiche. Se Ivo aveva conservato nella sanzione domenicale l'eco di due funzioni, presbiteriali e episcopale, dell'unico grado presbiter (p. 102), il Lombardo annulla il residuo dicotomico a favore della propria teologia del sacerdozio: equipara, da una parte, presbitero e vescovo nel comune sacerdotalis ordo, e introduce, dall'altra, la distinzione tra ordo e dignitas (c. 11, pp. 142-151).

7. La preminenza raggiunta dallo schema ivoniano grazie alle Sententiae del Lombardo, trasferirà il dibattito sul sacramento dell'ordine dalla letteratura didattico-spirituale e canonica a quella della speculazione teologica del periodo della schola. E ai problemi antichi se ne aggiungono di nuovi. Si registra il tentativo d'inserire (XIII secolo) tra gli status esemplari di Cristo quello di clericus; si dibattono ancora il numero dei gradus o ordines, ma ci si preoccupa anche di chiarire il valore sacramentale-teologico dei singoli gradi; mentre la cumulazione del presbiterato ed episcopato nel medesimo ordo permane.

Ma nel suo insieme la costruzione modello degli Ordinali in occidente trova la sua sistemazione nel secolo delle summae, e bisognerà attendere la Riforma del XVI secolo e il concilio di Trento per imbattersi in novità di rilievo (c. 12 e Conclusione, pp. 152-164).

8. Questo, in sommi capi, il contributo del Reynolds. Il quale è più ricco e più vario di quanto appaia in questo tentativo di sintesi. Lavoro di grande erudizione e di lunga e diretta frequentazione delle fonti ­ talune edite ma molte attinte in un vasto spoglio di archivi (vedi lista dei Mss. a pp. 192-194).

Il lavoro - come si sarà intuito - è esclusivamente centrato sulle vicende dei testi letterari degli Ordinali. Ovviamente la comprensione dei ministeri e funzioni del sacerdozio cristiano entro il dinamismo storico della chiesa e della società civile, la comprensione soprattutto della loro evoluzione, dovrà oltrepassare il puro prodotto letterario per individuare le spinte reali che produssero la trasformazione, la selezione e finalmente il canone dei gradi gerarchici del sacerdozio nella chiesa latina. Le sole vicende della trasmissione dei testi darebbero ragione sufficiente delle differenze tra modello orientale e modello occidentale? La fluttuazione del binomio «presbitero/vescovo» entro il grado di sacerdos è solo esigenza di raggiungere e mantenere il simbolismo del numero "sette" o non piuttosto spia delle fasi di evoluzione dell'organizzazione ministeriale che la chiesa si è venuta creando? Cosi, il tentativo di proiettare sull'esemplarità cristica il grado di clericus (siamo nel massimo della consapevolezza storica della christianitas!) testimonia sì una novità "letteraria" nelle recensioni degli Ordinali del XIII secolo, ma protesta altresì una realtà extra-letteraria su cui stabilisce la propria «dipendenza» anziché simulare un incipit assoluto.

L'autore - in ogni modo - s'era proposto fin dall'Introduzione la ricerca delle fonti letterarie e le vicende della trasmissione dei testi degli Ordinali. Ed entro questi limiti, il compito è stato assolto con estrema perizia storica e ammirevole accuratezza filologica.

G. E. PANELLA


■  R.E. Reynolds fu ospite in Sancta Sabina (Roma), giugno 1987; e gli diedi un estratto della recensione!

■  Molti estratti delle sue publicazione tra le mie cartelle alla voce "Reynolds"; inviatemi dal Pontifical Institute of Mediaeval Studies, Toronto (Canada); acclusa una bella lettera, data 13.VI.1987. Area di specifica competenza: storia del diritto canonico, fonti manoscritte da articolata geografia, ricadute sacramentali o ecclesiologiche.

■  2012, da http://www.pims.ca/

Roger E. Reynolds (AB, PhD, Harvard; JD, University of Chicago Law School). Emeritus Senior Fellow at the Pontifical Institute of Mediaeval Studies, and Professor in the University of Toronto; author of over 150 publications on medieval liturgy, law, and clerics and clerical orders in the Middle Ages; frequent lecturer in Europe and North America, and television and radio guest.



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