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Quolibet I,12

Questione quodlibetale I,12

originale latino

volgarizzamento (2008) di EP

Articulus 12 - Utrum aliquis usurarius volens restituere usuras peccet si faciat restitutionem fieri per aliquem cautelosum cum dilationibus quibusdam[1]

Articolo 12 Un usuraio che vuol restituire il maltolto, pecca o no se restituisce tramite un intermediario garantista e con qualche ritardo?

Postea quoad restituentes, utrum aliquis usurarius volens restituere usuras peccet si faciat restitutionem fieri per |80ra| aliquem cautelosum cum dilationibus quibusdam.

Poi circa la restituzione. Un usuraio che vuol restituire il maltolto, pecca o no se restituisce tramite |80ra| un intermediario garantista e con qualche ritardo?

Et videtur quod sic, quia nullus debet retinere [non restituere di ed. a stampa] rem alienam invito domino, quia precepta negativa obligant ad semper; ergo etc.

Argomento per il sì. Nessuno deve tenersi roba altrui contro la volontà del proprietario, perché i precetti negativi obbligano in ogni circostanza. Dunque eccetera.

Contra. Aliquis faciendo quod pium est non peccat; sed huiusmodi cautelose dilationes interdum fiunt ex pietate, ut scilicet non depauperetur totaliter restituens; ergo etc.

Argomento in contrario. Chi compie atti compassionevoli non pecca. Ma siffati ritardi garantisti son dovuti talvolta a motivi di pietà, ossia perché il debitore non sia ridotto a povertà estrema. Dunque eccetera.

Responsio. Hic videtur distinguendum de precepto et de peccato.
Sunt enim quedam precepta negativa et quedam affirmativa et quedam, ut videtur, mixta de utroque aliquid participantia. Prima obligant semper et ad semper. Secunda obligant semper sed non ad semper. Tertia ex ea parte qua habent aliquid de negativo obligant ad semper, ex ea vero parte qua habent aliquid de affirmativo non obligant ad semper.

Risposta. Dobbiamo distinguere tra precetto e peccato.
Vi sono precetti negativi, precetti affermativi, e precetti in qualche modo misti, in quanto condividono porzioni di entrambi i precedenti. I primi obbligano sempre e in ogni circostanza. I secondi obbligano sempre ma non in ogni circostanza. I terzi obbligano in ogni circostanza per la loro porzione di precetto negativo; non obbligano in ogni circostanza per la porzione di precetto affermativo.

De isto igitur tertio genere videtur esse confessio[2]; in quantum enim per confessionem purgatur peccatum in quo quis remanet non confitendo, videtur habere de negativo, et obligat ad semper, ut scilicet nullo tempore homo remaneat in peccato; et sic dicitur Eccli. 21[,2] «Quasi a facie colubri fuge peccatum»; sed in quantum actus confessionis est aliquid affirmativum, sic non videtur obligare ad semper, sed habita oportunitate cum observantia debitarum circumstantiarum.

A questo terzo genere sembra appartenere il sacramento della confessione. Tramite la confessione infatti viene rimosso il peccato, nel quale resterebbe impigliato chi non si confessasse. Sembra dunque precetto negativo, e obbliga in ogni circostanza, ossia mai uno deve rimanere nel peccato; e in questo senso Ecclesiastico (Siràcide) 21,2 «Come alla vista del serpente fuggi il peccato». Ma in quanto atto di confessione, si tratta di precetto affermativo; e pertanto non obbliga in qualsiasi momento, ma al momento opportuno e con le debite circostanze.

Et similiter videtur dicendum de datione elemosine[3] de superfluo. Quia ex ea parte qua superfluum nature et persone prohibetur teneri, negativum est; sed ex ea parte[4] qua precipitur pauperibus dari, affirmativum. Et similiter videtur dicendum de restitutione alieni, quia ex ea parte qua alienum probibetur teneri, negativum est; sed ex ea parte qua precipitur domino rei reddi, affirmativum videtur.

Stesse considerazioni per l'atto di elemosina dal proprio superfluo. In quanto superfluo alla natura e alla persona, viene proibito di tenerlo, e dunque è precetto negativo; ma in quanto si ordina di distribuirlo ai poveri, è precetto affermativo. Medesima cosa per la restituzione di bene altrui: in quanto altrui, lo si proibisce di tenere, e si tratta di precetto negativo; ma in quanto si ordina di restituirlo al padrone, si tratta di precetto affermativo.

Si autem dicatur quod secus est de affirmativis et negativis sicut de habitibus et privationibus, scilicet de bonis et malis, pulcris et turpibus et similibus, quia ad bomun et pulcrum requiritur quod omnes circumstantie et partes sint huiusmodi, sed ad malum et turpe sufficit quod una circumstantia vel pars sit talis. Et ita si preceptum sit ex aliqua parte negativum, totum erit iudicandum negativum, ut videtur, et obligabit ad semper.

Si potrebbe osservare: la questione su proposizioni affermative e negative è diversa da quella su attitudini e privazioni, ossia su bene e male, bello e brutto e simili. Per il bene e il bello infatti si richiede che tutte le circostanze e componenti siano a loro omogenee, mentre per il male e il brutto è sufficiente che una sola circostanza sia tale. Se pertanto il precetto è parzialmente negativo, l'intero precetto va ritenuto negativo, e dunque obbligherà in ogni circostanza.

Et poterit dici |80rb| ad hoc quod tunc pari ratione similiter erit dicendum de omnibus talibus, quod tamen non concedunt de confessione et elemosina. Vel dicendum quod aliud est esse simpliciter tale et aliud est esse totum tale, sicut apparet in Ethiope qui est simpliciter niger et tamen non est totus niger cum sit albus in dente.

Si potrebbe rispondere |80rb|: bisognerà allora applicare il medesimo ragionamento a tutti i soggetti sopra menzionati; cosa che loro non concedono a proposito della confessione e dell'elemosina. Oppure: diversa è l'omogeneità in senso generale e l'omogeneità integrale. Un etiope, ad esempio, è nero  in senso generale, e tuttavia non è integralmente nero, visto che ha denti bianchi!

Videretur ergo dicendum quod licet huiusmodi sint iudicanda simpliciter negativa, sicut et illa iudicantur simpliciter mala et turpia, nichilominus non debent iudicari tota huiusmodi; sed sicut illa sunt secundum quid bona et pulcra, ita et ista secundum quid possunt dici affirmativa; et ex ea parte secundum quid non obligant ad semper.

Diciamo allora: sebbene tali (precetti?) vanno considerati negativi in senso assoluto, così come quelli sono considerati cattivi e brutti in senso assoluto, tuttavia non ne segue che tutti siano del medesimo genere. Ma come quelli sono in qualche modo buoni e belli, parimenti questi precetti li si possono ritenere relativamente affermativi, e per quella porzione relativa non obbligano in ogni circostanza.

Si autem dicatur quod secus est de restitutione quam de aliis duobus, quia in restitutione non faciendo eam statim semper sit iniuria proximo quia non potest uti re sua, posset dici quod in aliis semper fit iniuria Deo que maior est quam iniuria proximi, quia nec iniuria proximi habet rationem peccati nisi in quantum est in iniuriam Dei redundans.

Qualcuno potrebbe dire: diverso è il caso della restituzione da quello degli altri due (ossia della confessione ed elemosina). Nella mancata o tardiva restituzione si fa sempre danno al prossimo, perché costui non può beneficiare del proprio bene; mentre nelle altre si offende sempre Dio, cosa più grave dell'offesa al prossimo, visto che offesa al prossimo non è peccato se non per estensione in offesa di Dio.

Et preterea superfluum a sanctis dicitur esse pauperum. Et sic etiam non dare elemosinam de ipso est in iniuriam proximi. Et ideo quare in restitutione magis obligemur ad statim quam in confessione vel in elemosina superflui, sicut videntur dicere prudentiores, aliter indagetur; de quo sufficiat ad presens tantum dixisse.

Inoltre il superfluo appartiene ai poveri, dicono i santi. E anche il non fare elemosina del superfluo torna a ingiustizia del prossimo. Perché dunque siamo obbligati alla sùbita restituzione più che alla confessione o all'elemosina del superfluo, come sembrano sostenere i saggi, andrebbe indagato in altra occasione. Qui sia sufficiente quanto detto.

Circa secundum nota quod aliquem peccare non statim restituendo potest intelligi duobus modis.
Uno modo ut non peccare idem sit quod in peccato remanere, et sic absque dubio non statim restituens peccat si potest restituere et maxime si circumstantie debite conveniunt, si verum est circa restitutionem quod dictum est circa preceptum secundum quid affirmativum. Si autem non potest, vel ex propria necessitate vel ex quacumque alia causa, certum est quod non peccat, quia "ad impossibile nullus tenetur"
[5].

Secondo elemento della distinzione, peccato. Che uno pecchi dilazionando la restituzione lo si può intendere in due modi.  Primo, qualora non peccare equivalga a permanere nel peccato. E in questo senso chi ritarda la restituzione pecca se è in grado di restituire, soprattutto se le debite circostanze convergono, supposto vero circa la restituzione quanto detto del precetto affermativo in senso relativo. Se invece non è in grado di restituire, per proprie ristrettezze o per altra ragione, di certo non pecca, perchè "nesssuno è tenuto all'impossibile".

Alio modo potest intelligi, ut peccare sit novum peccatum commictere. Sed et hoc potest intelligi dupliciter.
Uno modo extensive, et sic statim non restituens non peccat quantum est de se, quia nec actus interrumpitur nec in aliud genus peccati incidit.

 Secondo modo, peccato inteso come commettere un nuovo peccato. E anche qui si può intendere in due modi.
In senso estensivo: e allora colui che non restituisce subito non commette peccato in sé, perché né interrompe un'azione in corso né cade in un altro genere di peccato.

Alio modo intensive[6], ut peccare sit peccatum aggravare; et sic absque dubio statim non restituens peccat, si potest, et maxime si |80va| circumstantias oportunas habet, quia sicut dicitur Extra, De consuetudine, c. ultimo: «Cum tanto graviora sint peccata quanto diutius infelicem animam detinent alligatam».

Oppure in senso intensivo, dove peccato sarebbe peccare più gravemente. E in questo caso colui che non restituisce subito certamente pecca, se è in grado di restituire, e specie se |80va| ha circostanze favorevoli. Si dice infatti in Decretales Extra, libro I, titolo 4, capitolo 11: «Tanto più gravi sono i peccati quanto più a lungo detengono legata l'infelice anima» (ed. Friedberg Il, 41).

Ad argumentum primum patet responsio ex dictis.

Risposta all'argomento per il sì, in quanto detto sopra.

Ad aliud dicendum quod illud quod est malum de sui natura nullo modo potest fieri bene; nichilominus tamen illa talis intentio pia in se non est malum, sicut obstetrices pie intendendo commendantur et mentiendo vituperantur, Exo. 1.

Risposta all'argomento in contrario. Il male in sé non può in nessun caso diventare bene. La buona intenzione tuttavia in sé non è malvagia; come quelle levatrici che vennero lodate per la loro buona inenzione e biasimate per la loro bugia, Esodo 1,15 ss.


[1] Art. 12 - Cf. TOMM., Summa theol. Il-Il, 62, 8.

[2] «confessio»: cf. TOMM., In IV Sent. d. 17, q. 3, a. 1, q.la 4; Quodl. I, a. 11.

[3] «de datione elemosine»: cf. TOMM., Summa theol. Il-Il, 32, 5.

[4] qua superfluum nature et persone prohibetur teneri, negativum est; sed ex ea parte add. B mg. s.
Nota come qui Remigio (mano B) restituisce un'insidiosa omissione per omeoteleuto su ex ea parte occorsa al copista. Tutta la nostra solidarittà col povero copista, visto che i tre lessemi ex ea parte ricorrono quattro volte in cinque righe (ed. stampa p. 104 rr. 23-27)!

[5] «ad impossibile nullus tenetur»: "regula iuris" sesta, in Liber sextus decretalium IV, 12 (Friedberg II, 1122).

[6] et sic statim... Alio modo intensive add. B mg. d.
Omissione per omeoteleuto imperfetto ma non meno insidioso: Uno modo extensive / Alio modo intensive (ed. stampa p. 105 rr. 62, 64
).


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