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Quolibet II,13

Questione quodlibetale II,13

originale latino

volgarizzamento (2008) di EP

Articulus 13 - Utrum in matrimonio possit committi simonia

Articolo 13 -  Nel sacramento del matrimonio si dà il caso di simonia?

Quantum ad secundum queritur utrum in matrimonio possit committi symonia[1].

Quanto alla seconda questione (ossia in rapporto alla grazia sacramentale) si chiede: nel sacramento del matrimonio si dà il caso di simonia?

Et videtur quod sic, quia est maximum sacramentum, iuxta illud Eph. 5[,32] «Sacramentum hoc magnum est»; sed pro aliis sacramentis non licet accipere pecuniam; ergo nec pro matrimonio.

Argomento a favore del sì. È infatti grandissimo sacramento, a detta di Efesini 5,32 «Questo sacramento è grande». Ma per gli altri sacramenti non è lecito accettare denaro. Dunque nemmeno per il matrimonio.

Contra est usus comunis.

Item secundum iura[2] excomunicatus potest contrahere; sed excomunicatio separat a sacramentis; ergo matrimonium non est sacramentum; ergo etc.

In contrario sta la consuetudine corrente.

Inoltre a norma del diritto la persona scomunicata può contrarre matrimonio. Ma poiché la scomunica separa dai sacramenti, dobbiamo dedurne che il matrimonio non è sacramento. Dunque eccetera.

Responsio. Circa hoc nota tria, scilicet: errorem, veritatem et distinctionem.

Risposta. Tre aspetti da tener presenti: errore, verità e distinzione.

Circa primum nota quod aliqui dixerunt quod non est sacramentum. Sed contra hos est quod dicitur Eph. 5[,32] «Sacramentum hoc magnum est»[3].
Alii dicunt quod sacramentum est sed non confertur ibi gratia
[4]. Sed contra hos est quia est sacramentum nove legis cum ponantur septem. Sacramentum autem nove legis generaliter diffinitur[5] quod «est invisibilis gratie visibilis forma», ita ut eius ymaginem gerat et causa existat.

A proposito del primo, ossia dell'errore, taluni sostennero che il matrimonio non è sacramento. Ma contro costoro stanno le parole di Efesini 5,32: «Questo sacramento è grande».
Altri sostengono che il matrimonio è sì sacramento, ma non conferisce la grazia. Contro costoro sta il fatto che è censito tra i sette sacramenti della legge nuova; e il sacramento della legge nuova lo si definisce in termini generali «forma visibile dell'invisibile grazia», cosicché della grazia è immagine e causa insieme.

Et ideo alii[6] dicunt quod confert gratiam quantum ad effectus privativos sed non positivos, puta quia excusat a peccato actum illum qui sine matrimonio esset peccatum. Sed contra hos est quia hoc etiam habuit in veteri lege.
Et ideo alii[7] dicunt quod gratiam confert in quantum mitigat concupiscentiam ne extra bona matrimonii feratur. Sed contra hos est quia idem numero calor est qui expellit frigus et calefacit; ergo eadem gratia expellit malum et iuvat ad bonum.

Altri allora sostengono che il matrimonio conferisce la grazia quanto agli effetti negativi ma non positivi; esempio, discolpa da peccato un'azione che fuori matrimonio sarebbe peccato. Contro costoro sta il fatto che la cosa si dava già nella legge dell'antico testamento.
Altri sostengono che conferisce grazia in quanto trattiene la concupiscenza e non la fa dilagare oltre il bene del matrimonio. Contro costoro sta il fatto che un'unica sorgente calorifera espelle il freddo e riscalda; unica dunque è la grazia che respinge il male e aiuta al bene.

Et ideo circa secundum nota |88ra| quod confert gratiam in quantum est ecclesie sacramentum idest in quantum subicitur ministris ecclesie, puta quantum ad benedictionem nubentium, licet non tantam quantam alia sacramenta forte, et licet ad hanc non sit principaliter institutum sed in remedium contra peccatum. Deus enim actor nature non deficit in necessariis, sicut apparet in potentiis anime. Cui enim dat visum dat oculum sine quo non potest actum suum visus exercere. Unde cum Deus instituerit matrimonium, dat gratiam sine qua non potest actum[8] matrimonialem decenter exercere.

Secondo aspetto, verità. Nota |88ra| che il matrimonio conferisce la grazia perché sacramento della chiesa, ossia in quanto subordinato ai ministri della chiesa, ad esempio in rapporto alla benedizione degli sposi. Sebbene non ne conferisca quanto gli altri sacramenti, e sebbene non sia stato istituito principalmente in ordine alla grazia sacramentale, piuttosto come rimedio contro il peccato. Dio autore della natura non vien meno ai bisogni necessari, come appare nelle potenze dell'anima. Egli dà la vista e dà anche l'occhio, senza il quale non si dà attività visiva. Poiché dunque Dio ha istituito il matrimonio, concede anche la grazia senza la quale non può esserci vita matrimoniale decentemente vissuta.

Circa tertium nota quod est distinguendum et de matrimonio et de eius magnitudine.

Terzo aspetto, distinzione. E bisogna distingue sia i vari elementi del matrimonio che la sua grandezza.

Quantum ad primum, sciendum quod matrimonium accipitur tripliciter. Uno modo prout est in officium nature, scilicet ad conservationem speciei que melius conservatur per coniunctionem matrimonialem quam per fornicariam. Secundo prout est in officium politie, scilicet ad conservationem vinculi et amicitie civilis. Tertio modo prout est sacramentum ecclesie, in quantum scilicet subicitur ministris ecclesie. Isto modo ultimo intelliguntur que dicta sunt supra de matrimonio[9].

Quanto al primo punto, il matrimonio lo si può intendere in tre modi. In quanto compito naturale, destinato cioè alla conservazione della specie, meglio assicurata da congiungimento matrimoniale anziché fornicatorio. In secondo luogo, matrimonio in quanto ordinato alla comunità politica, ovvero conservazione dei legami e dell'amicizia nella convivenza sociale. Terzo modo, in quanto sacramento della chiesa, e pertanto sottomesso ai ministri della chiesa. E in quest'ultimo senso va inteso quanto detto sopra circa il matrimonio.

Quantum vero ad secundum, sciendum est quod eius magnitudo potest attendi dupliciter: uno modo in quantum est sacramentum, alio modo in quantum est in officium.
Primo modo matrimonium est maximum ex significato, quia scilicet significat coniunctionem Christi et ecclesie; unde Eph. 5[,32] «Sacramentum hoc magnum est, ego autem dico in Christo et ecclesia»; sicut baptismus est maximum efficatia, quia scilicet delet omnem culpam et originalem et actualem tam mortalem quam venialem; et sicut confirmatio est maximum ex conferente, quia scilicet a solo episcopo conferri potest; et sicut eucharistia est maximum ex contento, quia continet in se personaliter dominum nostrum Iesum Christum, et ideo est maximum simpliciter quia ipse actor est omnium sacramentorum nove legis.

Quanto al secondo punto, va detto che la grandezza del matrimonio la si può considerare da due punti di vista: sacramento e ruolo sociale.
Primo modo. Matrimonio ha grandissima valenza; significa infatti comunione tra Cristo e chiesa, Efesini 5,32: «Questo sacramento è grande, lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!». Così come grandissimo è il battesimo per la sua efficacia, perché rimuove ogni colpa sia originale che attuale, sia mortale che veniale; come la confermazione o cresima, grandissima a motivo del conferente, visto che viene conferita soltanto dal vescovo; come l'eucarestia, grandissima a motivo del contenuto, perché contiene in sé il signore nostro Gesù Cristo in persona: il più grande sacramento in senso assoluto, essendo egli l'autore di tutti i sacramenti del nuovo testamento.

Secundo modo simul cum primo invenitur magnitudo eius ex actore, quia scilicet Deus instituit, Gen. 2[,24] «Erunt duo in carne una»; et Christus confirmavit tam verbo, |88rb| Mt. 19 [Luc. 19 codice] «Quod Deus coniunxit homo non separet», quam facto, et de maritata nascendo et matrimonium sua presentia honorando et nuptiali defectui subveniendo, Io. 3. Secundo ex loco, quia institutum fuit in paradiso. Tertio ex medicina, quia est remedium contra morbum concupiscentie. Quarto ex tempore, quia ante peccatum institutum est. Quinto ex fine, quia proles ad cultum Dei. Unde versus[10]:

Ex actore loco medicina tempore fine vel signo.

Secondo fattore, ruolo sociale. Grande, il matrimonio, primariamente a ragione del suo autore, perché istituito da Dio stesso, Genesi 2,24: «E i due saranno una sola carne». Gesù ne dette conferma con parole, |88rb| Matteo 19,6 «Quello che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi»; e con i fatti, perché nacque da donna sposata, rese onore al matrimonio, soccorso ai difetti sponsali, Giovanni 3. Secondariamente a ragione del luogo, perché istituito in paradiso. Terzo a ragione della medicina, perché è rimedio contro il mordo della concupiscenza. Quarto a ragione del tempo, perché istituito prima del peccato. Quinto a ragione del fine, perché progenie destinata al culto di Dio. Verso:

autore, luogo, medicina, tempo, fine o segno.

In matrimonio igitur prout est sacramentum ecclesie potest committi symonia, puta si quis acciperet pecuniam pro benedictione nubentium; unde et hoc probibetur secundum iura[11]. Prout autem est in officium nature vel civilitatis, sic accipere pecuniam pro matrimonio non est symonia.

Nel matrimonio dunque, in quanto sacramento della chiesa, c'è possibilità di commettere simonia; caso di chi, ad esempio, riceve denaro in cambio della benedizione degli sposi, cosa proibita dal diritto. Ma in quanto ufficio di natura o di società civile, ricevere denaro per il matrimonio non è simonia.

Et per hoc patet responsio ad argumenta, quia usus habet et iura locuntur de matrimonio secundum quod est in officium.

Evidente la risposta alle obiezioni, visto che consuetudine corrente e sistema giuridico trattano del matrimonio in quanto ufficio di natura.


Art. II,13 - Cf. TOMM., In IV Sent., d. 26, q. 2, aa. 1-3; Summa theol. Il-Il, 100, 2 ad 6. ALESSANDRO D'HALES, Summa theologica III § 833 (ed. Quaracchi 1930, pp. 798-99).

[1] «symonia» = simonìa: commercio di beni spirituali o sacramentali (cf. Atti degli Apostoli c. 8).

[2] «iura»: cf. Decretales Extra IV, tit. 16 (Il, 708-10); RAIMONDO DA PENYAFORT, Summa de matrimonio tit. 10 § 6 (ed. X. Ocha - A. Diez, Roma 1978, col. 955).

[3] Cf. TOMM., In IV Sent., d. 26, q. 2, aa. 1 e 3.
«aliqui dixerunt...»: il riferimento sembra andare agli eretici, specie ai catari; cf. G. LE BRAS, Mariage, «Dict. Théol. Cathol.» 9 (1927) coll. 2131, 2196. In un sermone di Remigio si legge: «Tertio modo [potest dici illicitum et peccatum] ex conscientia, licet etiam usus sit moderatus et licitus de se, ut uti carnibus porcinis Iudeis et bibere vinum Saracenis et esse in matrimonio quibusdam patarenis» (cod. D, f. 137rb). Su quest'ultimo punto vedi: MONETA DA CREMONA, Adversus Catharos et Valdenses [124l-42] IV,7 (ed. T.A. Ricchini, Roma 1743, p. 315).
Traduz. moderna di Efesini 5,31-33: «Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito».

 [4] «Alii dicunt...»: cf. PIETRO LOMBARDO, Sent. IV, d. 2, c. 1. RAIMONDO DA PENYAFORT, Summa de paenitentia IIl, tit. 24 § 2: «alia [sacramenta] in quibus non confertur gratia, ut sacramentum matrimonii» (ed. Ochoa-Diez, Roma 1976, col. 658). ALESSANDRO D'HALES, Glossa in IV Sent. d. 26 § 2: «hoc autem sacramentum non confert gratiam gratum facientem, etiam digne suscipienti» (ed. Quaracchi 1957, p. 445); ID., Summa theol. III § 833 (ed. Quaracchi 1930, p. 799b). D. Laberge, Fr. Petri Iohannis Olivi, O.F.M., tria scripta sui ipsius apologetica annorum 1283 et 1285, «Archivum Franciscanum Historicum» 28 (1935) 127, 375 ss.

[5] «diffinitur»: definizione d'ascendenza agostiniana. Cf. PIETRO LOMBARDO, Sent. IV, d. 1, c. 2. Vedi D. VAN DEN EYNDE, Les définitions des sacrements pendant la première période de la théologie scolastique, «Antonianum» 25 (1950) pp. 11, 23 ss.

[6] «alii»: cf. BONAVENTURA DA BAGNOREGIO, In IV Sent. d. 26, a. 1, q. 2 (An in sacramento matrimonii conferatur gratia).

[7] «alii»: cf. ALBERTO MAGNO, In IV. Sent. d. 26, aa. l, 8, 14.

[8] actum ] auctum scr. et exp. u1. Per tutto questo paragrafo cf. TOMM., In IV Sent., d. 26, q. 2, a. 3.

[9] Per tutto questo paragrafo cf. TOMM., In IV Sent., d. 26, q. 2, a. 2 corp.

[10] «versus»: non recensito in H. WALTHER, Proverbia sententiaeque latinitatis medii aevi...
Nota la funzione mnemotecnica del verso: ritenere e ricordare i lemmi della sottodistinzione avviata dal paragrafo «Secundo modo». È dunque molto probabile che il verso, parte integrante del testo, sia del medesimo autore Remigio.

[11] «iura»: cf. Decretales Extra V, 3, 9 (Il, 751). Per tutto questo paragrafo cf. TOMM., Summa theol. Il-Il, 100, 2 ad 6.


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