Da quanto documentato e discusso nelle schede Spoleto sett. 1303 e Rieti sett. 1305, bisogna ritenere molto probabile che Remigio insegni ancora in San Domenico di Perugia (anno accademico 1306-1307), ritenuto studium curiae, ossia studio del convento della sede della curia romana, fintanto che il nuovo papa Clemente V non si trasferisca in suolo italiano. In Firenze è lettore principale Giordano da Pisa.
Atto di pace tra Neri di Leone, Leoncino e Cardinale fratelli figli del fu mr Alberto di Leone, Vanni di Lapo [di Berlinghieri di Biliotto?] «Girolami», Alberto di Lapo di Leone, tutti Girolami del popolo San Pancrazio, da una parte, e taluni Tornaquinci e loro seguaci dall’altra, per percosse e ingiurie inferte da quest’ultimi contro la persona di Cardinale. L’aggressione risale alla primavera 1304 e va riallacciata alla scissione della fazione nera di febbraio dello stesso anno. L’atto di pace sarà perfezionato il 26.VII.1307 (Tratt. pol. 54-56).
Remigio non compare nei seguenti atti, tutti rogati in FI: 20.XI.1304, lista di 44 frati capitolari di SMN (ASF, SMN 11.XI.1304); 23.XI.1304, lista di 46 frati capitolari (ASF, NA 3141, ff. 3v-4r; Quel che la cronaca 291-93; per l’interpretazione delle liste capitolari, ib. 254-60); 30.XI.1305 e 7.IV.1307, monacazione, procura e testamento di Tessa (suor Francesca) di Girolamo di Biliotto dei Girolami (ASF, NA 3141, ff. 16r-v, 38r-v); 24.I.1305/6 e 26.VII.1307, pace tra Girolami e Tornaquinci (NA 13364 (già M 293, II), ff. 88v-89r).
De mortuis, De laico masculo, sermo VIII: Sicut cortex mali punici (Cant. 6, 6; cod. G4 403rb-404ra):
Verbum propositum convenit nomini persone defuncte. Vocabatur enim Corteccione, ut detur intelligi quod ipse fuit cortex masculus et sexu et virilitate, non cortex femina mollitie et effemineitate. Cortex enim licet secundum vulgare nostrum sit generis feminini, tamen secundum gramaticam, quamvis ut comunius reputetur generis masculini, invenitur etiam feminini, iuxta illud Virgilii in Buccolicis [VI, 62-63] «Tunc Fetontiadas musca circumdat amare corticis» etc. Sed in masculino ponit Ovidius in I [,552] Meta[mo]rfoseos «entit adhuc trepidare novo sub cortice pectus» (403rb-va). Tertio convenit nomini domus vel progeniei sue. Bustici enim dicuntur quasi sepulti; bustum enim sepulcrum est, quasi combustum, quia scilicet antiquitus corpora defunctorum conburebantur antequam sepelirentur; quod scilicet supulcrum est quasi quidam cortex tegens corpus sepultum, unde busticus quasi custos busti... (403vb). Fuit enim dulcis bonis, iuxta illud Eccli. 24 [,27] «Spiritus meus super mel dulcis», scilicet hominibus spiritualibus sicut patet de illis heremitis de Castaneo (ibid.). Fuit acer malis maxime in castigatione filiorum, iuxta illud Mt. 27 [,48] «Implevit spongiam aceto», idest homines leves in moribus et carnales et fraudolentes (ib.). Et iste fuit de multis sotietatibus (404ra).
In morte di Iacopo, detto Corteccione, di mr Giovanni di Spinello dei Bostichi: 1269: «filiorum d. Iohannis de Bostichis» (Liber extimatíonum, ed. O. Brattö, Göteborg 1956, n. 243). 25.XI.1275: «Corteccione et Guccius eius frater filii condam d. Iohannis de Busticis» (ASF, NA 17563, f. 39r). 20.II.1280: fideiussore guelfo per il sesto di Borgo (La pace 243). 26.IX.1285: causa tra comune e clero fiorentino (Consulte I, 303, dove compare più volte, v. indice «Iacobus vocatus Cortaccione de Bostichis»). 4.VII.1290: «Cortaccione de Bosticis» tra gli ufficiali «pro redimendis captivis ab Arretinis» (Delizie IX, 296), in aprile 1291 tra gli ufficiali «super cavallatas» (IX, 297). 20.II.1299: arbitro, insieme con mr Gualterotto del fu mr lacopo dei Bardi, in una lite tra i Mannelli (ASF, NA 2963 (B 1949), f. 14v: 20.II.1298). 20.VI.1299: «Carus de Herris et Corteccione de Busticis sindici procuratores et ragionerii constituti et facti per rectores Societatis Maioris Sancte Marie de Florentia» (ASF, NA 2962 (B 1948), f. 56v). 14.V.1300: Corteccione dei Bostichi e suo figlio Uberto danno quietanza per 2.530 fiorini d’oro ricevuti a titolo di dote di Lapa, promessa sposa di Uberto (ASF, SMN 14.V.1300). 1.VII.1301: Corteccione teste nell’atto in cui mr Guatano del fu Bonella dei Pigli promette al monastero San Giovanni Evangelista («dominarum de Faventia») una pensione annua di lire 6 f. p. per le necessità di sua figlia Gemma affidata al monastero medesimo (ASF, NA 3140 (B 2126), f. 35v). 1301-02: «Grandissimi mali feciono i Donati, i Rossi, i Tornaquinci e i Bostichi: molta gente sforzarono e ruborono. E spezialmente i figliuoli di Corteccione Bostichi: i quali presono a guardare i beni d’uno loro amico, ricco popolano, chiamato Geri Rossoni, e ebbono da lui per la guardatura fiorini C; e poi furono pagati, eglino il rubarono. Di che dolendosene, il padre loro gli disse che delle sue possessioni gli darebbe tante delle sue terre egli ne sarebbe soddisfatto; e vollegli dare uno podere avea a San Sepolcro che valea più che non gli aveano tolto. E volendo il soprapiù che valea, in danari contanti, Geri li rispose: “Dunque vuoi tu ch’io ti dia danari acciò che i figliuoli tuoi mi tolgano la terra? questo non voglio io fare, ché sarebbe mala menda”. E così rimase. Questi Bustichi feciono moltissimi mali, e continuaronli molto. Collavano gli uomini in casa loro, le quali erano in Mercato Nuovo nel mezo della città; e di mezo dì li metteano al tormento. E volgarmente si dicea per la terra: “Molte corti ci sono”; e anoverando i luoghi dove si dava tormento, si dicea: “A casa i Bostichi in Mercato”» (Compagni II, 20). 1305: in San Frediano «Corteccione de Busticis habet unam domum cum cultu, cui a j° via, a ij° fratrum de Septimo, a iij° de Busticis, quam tenet Vannes Boncristiani, pro pensione l. 15 f. p.» (ASF, Estimo 1, p. 182; anche a p. 183). 19.IX.1305: tra i rettori della Società Maggiore di Santa Maria (ASF, Bigallo 5.VI.1250-29.V.1328 a quaderno, f. 8r). 27.III.1306: sindaco e procuratore della Società Maggiore di Santa Maria (ASF, NA 3141 (B 2127), f. 20v). Gennaio 1313: «uno de’ Bostichi», innominato, cade combattendo contro le truppe imperiali d’Enrico VII presso Cerbaia in Val di Pesa (Villani X, 48, 31). 23.II.1313, lista dei fiorentini condannati da Enrico VII: «Bertus et Pace [o Bate] quondam Corteccione de Busticis» (J. Lami, Sanctae ecclesiae florentinae monumenta, Firenze 1758, I, 129; Delizie XI, 124 ha Bate; e un «Bate dei Bostichi» è documentato in D.M. Manni, Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi XXI, Firenze 1770, 45).
Corteccione è dunque morto tra marzo 1306 e febbraio 1313. Suo fratello è Bandecca, che testa l’11.II.1297 (R. Piattoli, Codice diplomatico dantesco. Aggiunte, «Archivio storico italiano» 127 [1969] 104). Altro figlio di Corteccione è frate di SMN: «fr. Iohannes filius Cortecionis de Bosticis» in religione dal 1287, morto il 1.IV.1326 (Cr SMN n° 242). Senza patronimico fr. Marco (1340-48) e fr. Piero (1344-48) dei Bostichi (Cr SMN nn. 381, 384). Membri del casato sepolti in SMN: MD 1980, 42a, 72b, 139a (...). Stoppa dei Bostichi OESA poeta (DBI 13, 347-48). S. Saffiotti Bernardi, Bostichi, ED I, 688-89. Villani vol. II, 811b.
Il 15 aprile 1304, tempo della legazione fiorentina, il cardinal Niccolò da Prato concede al priore e convento di SMN «ut de usuris, rapinis et aliis male acquisitis, dummodo hii quibus horum restitutio fieri debeatur omnino sciri vel inveniri non possint, usque ad summam mille florenorum aurei recipere libere valeatis et ea vestris necessitatibus applicare, ita quod hii qui vobis premissa contulerint, ad aliam restitutionem faciendam de ipsis sic vobis collatis minime teneantur» (ASF, Dipl. SMN 15.IV.1304). La registrazione delle riscossioni è conservata in ASF, Dipl. SMN 15.X.1337, dall’ultima - e unica - data esplicita (item 29) relativa al priorato di fr. Francesco d’Arrigo dì Spirito, febbr. 1337 - febbr. 1339 (Necr. II, 522a, 523a; ASF, S. Domenico del Maglio 10.III.1337/8). Il priorato di fr. Ambrogio dei Rinuccini (item 25) non è degli anni 1320-23 (Necr. I, 343; II, 603) ma verosimilmente ad essi posteriore (Priori 282-84); fr. Ambrogio muore il 1.II.1334 (Cr SMN n° 272). Mazzetto di Iacopo dei Bacherelli risulta fattore della compagnia dei Peruzzi (item 21-22) nel 1311 in FI, 1313-14 in Avignone (A. Sapori, Studi di storia economica, Firenze 1955, 726, 919). Molte mani si susseguono a registrare di volta in volta le riscossioni.
Cinque registrazioni sono autografe di Remigio: item 10, 18, 21, 22, 24, qui stampati in corsivo (item 24 scritto con punta di penna più grossa rispetto ai precedenti e con inchiostro più scuro; permane qualche perplessità sull’autografia, ma i tratti fondamentali rinviano a Remigio). All’altezza degli item 10-12 (la numerazione è mia) una lacerazione della membrana al margine sinistro ha asportato una o due lettere di scrittura. In item 10 tra pro e filii il residuo grafico è una sola asta con tilde sovrascritta. Le registrazioni di Remigio suppongono il rientro a FI (1306-07) e possono protrarsi fino all’anno di morte, 1319. Tra item 24 e item 25 una linea orizzontale a penna per tutta la lunghezza dei righi marca lo stacco.
ASF, Dipl. SMN 15.X.1337 | |
Lictera domini Nicholai episcopi ostiensis et velletrensis cardinalis et legati,
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01. Inprimis recepimus de quibusdam incertis olim Gini de populo nostro, qui fuit bononiensis et sepultus apud Sanctum Dominicum, flor. aur. xij. | |
02. Item Bonafio linaiuolo de quibusdam incertis lib. iij. |
16. Item a frate Angelo de Salimbenis quatuor aureos pro eadem quantitate. |
03. Item Rustichello de sotietate beate Virginis s. xx. | 17. Item a frate Angelo de Salimbenis x lib. pro xxvj. |
04. Item a domino S. vallis Pese pro xxxij lib., lib. xvj. | 18. Item a magistro Re.(migio) pro Giannuçço f(ilio) Faraore lib. iiij pro eadem quantitate. |
05. Item a Ticio Baldinocti de Ultrarno de incertis pro lib. cc, lib. 1. | 19. Item ab Andrea Guidonis Homodei xij lib., s. x, pro 1. |
06. Item a Rinuccio de Sancto Martino in Pasina de incertis lib. 8. | 20. Item ab domina Dada de Mannellis pro filio suo Streguicio pro lxxxx lib. recepit prior lib. xxx. |
07. Item a Lippo Bonagraçie et ser Iohanne Bonacorssi et sotiis eorum de quibusdam male ablatis incertis flor. aur. decem. |
21. Item a sotietate Peruççorum pro lib. cc recepimus lib. 1. |
08. Item a quodam de incertis s. xj parvorum. |
22. Item a Maççetto Bacherelli pro xl florenis recepimus florenos decem, quos ipse prius prestiterat conventui ad preces magistri R(emigii). |
09. Item a Clarissimo pro xx aureis, x aureos. |
23. Summa omnium precedentium: aurei cccxxxiiij; ex istis recepimus cxxxxij aureos. |
10. Item a magistro Remigio et ser Bartoto Imbusi et [La]po del Buono pro [* *] (m) filii eius de incertis lib. 1 pro eadem quantitate. | 24. Item a Lippo de Alliis pro lib. dccc recepimus aureos lx. |
11. [Item] a fratre Niqolao de Singna ij flor. aur. | 25. Tempore prioratus fratris Ambrosii ista pecunia est recepta: A fratre Ugolino de Tuderto lib. iij pro eadem quantitate. |
12. [Item] a filio Lapi Faine pro flor. iiij, j flor. aur. |
26. Item eodem tempore a fratre Fino s. xl. |
13. Item a fratre Nicholao de Signa lib. xxv. |
27. Item recepimus pro Scolario a Peroçço fratre suo lib. xxv. |
14. Item a fratre Dominico Lapi pro lib. iij, s. xxx. |
28. Huc usque ego Franciscus vidi. |
15. Item a Buto tabernario tres aureos. |
29. Item recepit conventus Mcccxxxvij, xv die ottobris, per manus fratris Francisci prioris et fratris Loth Pacini a quadam persona lib. c pro cl flor. |
Due entrate, item 16 e 17, sono registrate da fr. Angelo di mr Bertacone dei Salimbeni da Siena, la cui lunga residenza fiorentina inizia non prima dell’anno accademico 1305-06: 27.I.1305, tra i frati capitolari del convento senese (ASS, Patrim. resti eccles., S. Domenico 27.I.1304); sett. 1305, assegnato studente di filosofia nel convento romano della Minerva (ACP 156/20-21). Successivamente in atti sempre rogati in FI: 6.XII.1313, commissario conventuale a dar l’abito «in casu mortis» a mr Vieri di Consiglio dei Cerchi (ASF, NA 11484, f. 90v); 2.IV.1314, teste in atto d’esecuzione d’un lascito di Piero e Michele, fratelli figli del fu mr Consiglio dei Cerchi, al convento fiorentino (ASF, Cerchi 2.IV.1314); 8.XII.1314, incaricato d’eseguire lascito testamentario di mr Vieri (ASF, SMN 8.XII.1314); 11.VI.1316, nominato esecutore testamentario da Mita vedova d’Arrigo di mr Iacopo del Tondo da Siena, dichiara che a motivo della sua lontananza dalla città natale non può dar corso all’esecuzione e ratifica fin d’ora quanto sarà deciso dai coesecutori (ASF, NA 3142, f. 17v); 2.IX.1316, teste in transazione dei capitani della Società delle Laudi di SMN (ib. f. 38r: l° e 2.IX.1316); 23.XI.1318, consegna al delegato del vescovo fiorentino lire 25 f. p. da lascito «de incertis» di mr Vieri di mr Consiglio dei Cerchi (ASF, SMN 23.X1.1318); 26.IX.1320, consegna al fiorentino Lippo del fu Romeo lire 200 f. p. a nome della compagnia dei Tolomei di Siena (ASS, Archivio generale 26.IX.1320); 20.XII.1321, esegue distribuzione ai poveri da lascito di Corso di Piero del popolo SMN (ASF, NA 3143 (B 2129), ff. 75r-76r); 7.I.1329: «d. Ciampolus condam d. Cantini Poltronis de Cavalcantibus de Florentia iure proprio vendidit... fr. Angelo d. Bertaconis de Salimbenis ordinis fratrum Predicatorum... pro hospitali de Castillione Ghinibaldi comitatus Senarum unam petiam terre prativam positam in populo Sancti Ruffiniani comitatus Senarum in districtu castri Castillionis» (ASS, Patrim. resti eccles., S. Domenico 7.I.1328). Il fratello di fr. Angelo, «Ciampolus d. Brectaconis de Salimbenis» muore il 17.XII.1349 e vien sepolto nella chiesa domenicana di Siena (Fontes vitae S. Catharinae Senensis historici. I necrologi di S. Domenico in Camporegio, a c. di M.-H. Laurent, Milano 1937, 78 n. 882).
De via paradisi VIII, 24: Tertio idem apparet ex ipsius [scil. mendacii] dura punitione. Punitur autem dure mendax et in hoc seculo et in futuro. In hoc seculo autem punitur et a se ipso et ab alio. A se ipso autem quia, sicut dictum est supra, per mendacium interficit animam suam, inficit linguam, tollit famam et impedit temporalem vitam. Ab alio vero punitur tam ab homine quam etiam a Deo; unde Prov. 19 [,5] «Qui loquitur mendacium non effugiet», et Çach. 13 [,3] «Quia mentitus es non vives». Exemplum de illa muliere que mentita est se esse comitissam uxorem comitis Montisfortis et multos decepit, que tandem combusta est Placentie a rectore civitatis. Item exemplum in Valerio libro IX capitulo ultimo... (cod. C 344vb-345ra; segue, 345ra-b, citazione letterale di Valerio Massimo IX, 15, 1-2 che racconta di persone d’infima estrazione simulanti illustri ascendenze).
Margherita di Aldobrandino Rosso degli Aldobrandeschi (ancora in vita nel 1313), moglie in prime nozze di Guido da Monfort († 1292), fu privata nel 1303 della contea di Sovana nella costa meridionale della Toscana a beneficio di Benedetto di Pietro Caetani, fratello di Roffredo ex-marito (1296-98) di Margherita e pronipote di papa Bonifacio VIII. Rotta l’unione (1305) con Nello dei Pannocchieschi, amante prima e marito poi (cf. Dante, Purg. V, 130-136), Margherita si ritirò nell’abitazione romana del protettore cardinal Napoleone di Rinaldo degli Orsini, col cui fratello Orsello († 1295) era stata a suo tempo sposata. Le turbolente vicende della contessa Margherita ebbero un’appendice grottesca. Lo apprendiamo da una lettera del cardinal Napoleone, tratta dal Davidsohn da un codice della Nazionale di Torino. La lettera è priva dell’escatocollo; soltanto avviate sono intitolazione e iscrizione del protocollo. Una copia di minuta dunque, integra del corpo centrale, dalla quale dovettero essere stesi i diplomi in mundum con i debiti complementi diplomatici e con le varianti relative ai differenti destinatari. La si data, attendibilmente, al tempo della legazione (1306-08) di Napoleone.
«Neapoleo miseratione divina etc. Nobilibus viris, talibus militibus... Nuper nobis per vestras litteras intimastis quod quedam barattrix et seductrix diabolico spiritu plena ad civitatem vestram accessit et sibi falsum nomen imponens, se fore comitissam Margaritam mendaciter assereret, et ut possit magis credibilem reddere huiusmodi falsitatem, quosdam falsos testes huiusmodì sceleris non solum participes sed actores in consortium sue sotietatis adiunxit, qui constanter asserunt illud idem. Cum itaque, prout vobis et omnibus communibus Tuscie esse cognoscimus manifestum, nobilis mulier d. Margarita comitissa palatina, karissima cognata nostra, in domo nostra moretur in Urbe una cum filiabus suis, videlicet Maria [di Orsello fratello del cardinal Napoleone] nepte nostra et d. Anastasia uxore nobilis viri d. Romani [di Gentile degli Orsini], nec sit verisimile quod mater a filiabus suis non cognoscatur, nosque quamcito ad audientiam nostram pervenit quod dicta seductrix ibat per Grossetum et alias terras Marittime sub isto falso nomine seducendo, miserimus quampluribus communibus et aliis nobilibus amicis nostris de Maritima ut dicta seductrix cum suis sequacibus caperetur» (R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz IV, Berlin 1908, 385). Davidsohn III, 497-502; IV, 161-65; G. Caetani, Domus caietana I, Sancasciano Val di Pesa 1927, 132-44; D. Waley, Mediaeval Orvieto, Cambridge 1952, 59-77; L. Marchetti, Margherita Aldobrandeschi, «Dizionario biografico degli Italiani» 2, 98-99.
Il brano di Remigio ci dà un’ulteriore informazione: l’innominata donna che nel Grossetano si spacciava per la contessa Margherita fu mandata al rogo dalle autorità piacentine (in Piacenza Remigio partecipa al CG 1310).
Il De via paradisi (cod. C, 207r-352v) è il più esteso trattato del frate fiorentino. Due rimandi al De via paradisi di mano A in cod. G4 252va, 380ra (qui nel sermone in morte di Clemente V, 20.IV.1314) stabiliscono la priorità del trattato almeno rispetto all’anno di composizione, 1315, di cod. G4 (v. sotto scheda 1315-16); altri due rimandi di mano A sono in cod. D 69va, 70rb. (Rimandi dai sermonari al trattato vergati da mano B: cod. D 99v marg. sin., 115r marg. sup., 233v marg. inf.; cod. G4, ff. 103v marg. inf., 104 marg. sup. e s., 201v marg. inf., 376r marg. d.). A sua volta il De via paradisi risulta posteriore alla canonizzazione di Luigi IX (ag. 1297) e ai trattati De bono comuni (fine 1301), De virtute Christi, De iustitia (Un’introduzione 44, 66; Tratt. pol. 99-107); ed è posteriore alla data d’esecuzione in Piacenza dell’impostora (ma si tenga presente che la menzione di costei occorre nelle ultime carte del lungo trattato), se potrà esser stabilita da fonti piacentine; sicuramente posteriore al 1305 e alla lettera del cardinal Napoleone (1306-08?) che dell’impostora e suoi complici chiede la cattura. Conseguentemente cod. C, che trasmette il trattato, otterrà nella medesima data il termine post quem di trascrizione.
■ → Un convento domenicano in Pitigliano?