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Un convento domenicano in Pitigliano? - sì, nell'ultimo quarto del Quattrocento! - ■ e... in Follonica? ■ |
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Pressoché ignorato il convento di Pitigliano nella Maremma toscana (prov. Grosseto) dalle fonti e compilazioni tradizionali della provincia Romana. Convento di vita breve, semplice domus nel 1462, convento formale nell'ultimo quarto del Quattrocento. Più frutto del volere del signorotto locale (conte degli Aldobrandeschi) che del governo religioso dei frati domenicani. In un periodo, tra l'altro, di grave recessione demografica. Emilio Panella OP, novembre 2009 |
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■ | Pitigliano, dov'è? | ||
1 | Le testimonianze, 1462 ss | ||
2 | Convento voluto da chi? | ||
Notizie vaganti | G. Morandi (2011) | Follonica | |||
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■... e conventi impossibili: Castelfranco di Sopra (1509), Subbiano (1537), entrambi in provincia d'Arezzo; Toscanella (1289) in prov. di Viterbo |
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■ Pitigliano, oggi in provincia di Grosseto, Maremma toscana. Allora pieve in diocesi di Sovana (RD Tuscia I, 346b; II, 390a), nella contea degli Aldobrandeschi. Nel 1843 diocesi Sovana-Pitigliano. Dal 1986 Pitigliano-Sovana-Orbetello unite in una sola diocesi, suffraganea di Siena. Mentre la più occidentale Grosseto era allora area della circoscrizione territoriale (predicatio) di Siena: ASMN I.A.8, p. 107 (luglio 1702) «Grosseto maremma di Siena», e frati grossetani compaiono nella cronaca senese.
■ Area geografica di Pitigliano: appartenente verosimilmente alla predicatio del convento domenicano di Orvieto, prima che vi fosse eretto il convento nel secondo Quattrocento (vedi annotazioni circa toponimi o luoghi di provenienza dei frati orvietani).
■ Popolazione di Pitigliano nel 1443 stimata di circa 1.500 abitanti: G. Pinto, La Toscana nel tardo Medioevo, Firenze 1982, 69.
■ Cronica conventus antiqua Sancte Katerine de Pisis, indice, voce "Marictima pisana".
■ Simon Angeli de Boccis Senensis OP, Dialogus de saeculo et religione [1480-1500 ca.], Siena, BC, U.VI.10, f. 9r (trascrizione Fioravanti, pp. 17-18): importanti notizie sulla regione della Maremma, da un frate senese, che va anche a predicarvi in compagnia d'un socio. Regione selvaggia. Dormono in tuguri e caverne, assaliti da febbre e da lupi! Menziona Massa, "Argentarium post montem nostri conventus emisperium", Prata (in dioc. Volterra, confini con Massa). Utile per delineare i confini della predicatio tra i conventi di Siena, di Pisa (Maremma pisana, quella più costiera, da Livorno a Piombino) e quello di Orvieto.
■ A. Zucchi, Vicariato di Pitigliano, «Memorie domenicane» 64 (1947) 96. Vaga e sinsufficiente documentazione. L'A. dubita che vi sia stato formale convento.
■ San Domenico di Fiesole, ottobre 2016. Tra posta e giornali, mi capita di vedere il periodico "Luoghi dell'infinito", ott. 2016, n° 210, pp. 23-59, pagine dedicate alla Maremma toscana e alla sua storia. In pp. 31 e 36 belle foto di Pitigliano. «Maremma è nome derivato dal latino Maritima, termine con il quale s'ìndìcava l'area litoranea lungo il Tirreno – tra la foce del fiume Cecina a nord e l'Agro Pontino a sud – percorsa dalla via consolare Aurelia che la costeggiava e distinta in Maremma toscana e Maremma laziale. I litorali insabbiati, invasi dalle sterpaglie e dagli acquitrini, assumono sovente nomi derivati da quella parola latina e che sempre indicano plaghe paludose» (p. 26a). «Fra Due e Cinquecento, la Maremma passò progressivamente dal dominio delle varie dinastie feudali che se ne contendevano il territorio al controllo dei comuni di Grosseto, quindi della signoria degli Appiani di Piombino e soprattutto all'egemonia della repubblica di Siena, che nel 1555 fu trasformata per volontà dell'imperatore Carlo V in ducato, assegnato — dopo la strenua ed eroica resistenza dei senesi — a Cosimo I ch'era già duca di Firenze. Ma già dalla metà del Trecento si era avviata una decisa e progressiva fase d'impoverimento e di spopolamento dell'area, che durò fino al Settecento inoltrato. Durante questo lungo periodo, oltre alle malattie endemiche - prima fra tutte la malaria - i maremmani dovettero affrontare anche altri tre flagelli: le ricorrenti epidemie di peste, gli assalti dal mare dei corsari barbareschi e il banditismo, che perdurò si può dire sino all'intero Ottocento» (p. 28a). «Altro angolo imperdibile di Maremma è Pitigliano, paese interamente in tufo, spettacolare, dove la cucina ha una sua connotazione tipica. Qui fanno il buglione di agnello, una carne in umido cotta a lungo dentro i recipienti tipici detti, appunto, buglioni. Ma Pitigliano è anche un altro paese del vino. Qui infatti c'è una doc storica, tra le prime a essere approvate in Italia, il Bianco di Pitigliano, che ha una base importante nel Trebbiano toscano (che deve costituire almeno il 50% delle uve utilizzate) e soprattutto trova la sua specificità nel tufo presente nei terreni, che è anche il materiale su cui poggia il paese e in cui sono scavate in profondità le cantine. Proprio queste ultime, collegate sotto il borgo vecchio da gallerie e cunicoli, hanno creato una sorta di città sotterranea che si apre tra fine agosto e settembre in occasione della festa delle cantine» (p. 57b).
→ https://www.youtube.com/watch?v=WkQuiR0IIR0
→ https://www.raiplay.it/video/2017/01/Castagneto-Carducci-e-Bolgheri
ASV, Reg. Later. 578, ff. 21r-22r (Pio II, Roma 31.I.1461/2): «Pius etc., venerabili fratri episcopo grossetano salutem etc.
Sincere devotionis affectus, quem dilectus filius nobilis vir Ildrobandinus comes Pitilliani ad nos (...). Sane pro parte dicti Ildrobandini nobis nuper exhibita petitio continebat quod cum in loco Pitilliani suanensis diocesis, suo dominio temporali subiecto, nulla domus ordinis fratrum Predicatorum existat, ipse... unam domum sub vocabulo Sancti Vincentii pro usu... fratrum dicti ordinis suis sumptibus construere..., necnon dilecto filio Francisco de Lequilis de Litio dicti ordinis professori domum ipsam postquam constructam... fuerit, vice et nomine dilecti filii generalis magistri,... recipiendi licentiam concedere.
Datum Rome apud S. P., a. i. d. 1461, pridie kalendas februarii anno IV».
- Pio II = Enea Silvio Piccolomini da Siena, ag. 1458 - ag. 1464.
- Ildrobandinus comes Pitilliani = Aldobrandino Orsini, capitano di ventura, conte di Pitigliano, signore di Sorano, 1414-1472.
- de Litio: cf. «Monumenta ordinis fratrum Praedicatorum historica» VIII, 214/6 «... de Licio provincie regni Sicilie» (1431).
- Ioannes delle Gazarie, canonicus senensis, decr(etorum) doctor: vescovo di Grosseto 1452-1488.
- Da vedere: Bullarium OP III, 417.
Atti del capitolo generale dell'ordine domenicano, Roma maggio 1474: «Absolvimus hos priores conventuales: Cortuniensem, Trecarinensem [= Terracinensem?], Pictilianensem, omnes provincie Romane»: AFP 17 (1947) 233/11-12. Ma Indices generales di AFP 51 (1981) non identifica e non censisce Pitigliano!
Decisiva attestazione che quello Pictilianenesis era ora formale convento secondo le costituzioni domenicane, e almeno da qualche anno, con suo proprio priore; non semplice domus, locus o hospitium.
A partire dagli anni '80 del Trecento e per più d'un secolo, il numero legale dei frati per la costituzione d'un convento viene ridotto al minimo di 6 (testo di COP II, 1 sarà: «Conventus citra numerum duodenarium vel senarium et sine licentia...». Cf. COP 1507; MOPH VIII, 94/17-21 (1397 ramo romano); MOPH VIII, 134/13-18 (1410 ramo romano); AFP 26 (1956) 295 § 2°; MOPH XVII, 138 n° 228 (1511).
AGOP IV.3, f. 64r (Roma 8.II.1475): «Frater Thomas de Narnea fuit assignatus in conventu Pitiliani et mandatur presidenti quod recipiat».
«Frater Zenobius de Florentia della Casa, sacerdos. Hic fuit bonus clericus. Obiit Pictiliani dum esset prior ibidem conventus nostri ordinis, cuius anima in pace requiescat, anno Domini 1476 die < . . > augusti» (Cr SMN f. 64r, n° 686).
Cf. Orlandi, “Necrologio” I, 178; II, 294, e relativa nota in calce.
AGOP IV.3, f. 298v (Roma 3.XII.1476): «fratri Iacobo de castro Sancti Iohannis de Florentia, priori conventus Sancti Bartholomei et Sancte Marie Magdalene de Pitiliano, datur auctoritas recipiendi et assignandi fratres undecumque in suo conventu sine iniuria aliorum conventuum, et potest recipere ad habitum clericos, conversos et de tertio ordine, et mictere fratres ad predicandum».
■ de castro Sancti Iohannis de Florentia = San Giovanni Valdarno (pr. Arezzo), tra Figline e Montevarchi. Giovanni Villani IX, 17 (e ad ind. ed. II, 853b): «il Comune e popolo di Firenze... ordinò <1296> che nel nostro Valdarno di sopra si facessono due grandi terre e castella: l’uno era tra Fegghine e Montevarchi, e puosesi nome Castello Santo Giovanni, e l’altro in casa Uberti a lo ‘ncontro passato l’Arno, e puosongli nome Castello Franco».
AGOP IV.3, f. 304v (Roma 13.XII.1477): «fratri Iacobo de castro Sancti Iohannis, priori conventus Sancte Marie de Pitiliano, precipitur quod expellat de conventu fratrem Guillielmum de Novaria, eique precipiat quod exeat Romanam provinciam et vadat ad suam provinciam Lombardie, ita tamen quod primo satisfaciat de oleo(?) quod nomine conventus questuavit. Et propter paupertatem conventus, non cogitur recipere aliquem fratrem assignand(um) ibi per me vel provincialem».
Cronica fratrum Sancti Dominici de Urbeveteri, AGOP XIV.28, testo n° 138, a proposito di fra Niccolò di Manfredi da Orvieto (n. 1270, † 22.XII.1344): «Ex sua genologia nobilem et illustrem traxit originem videlicet quia carus et astrictus consaguineus [sic] fuit comitis Tolosani et Dalfini, et per consequens regis Roberti. Et inde est quod rex Manfredus dum prosperitate polleret, patri suo donavit castrum quod dicitur Pitillianum de maritima ildribandescha. Sed postmodum, morte superveniente prenominato ipsi regi, prefatum castrum devolutum est ad comune urbevetanum, suo patre Manfredo renuntiante [renuntiantiante scr.] ad omne ius quod haberet in dicto castro, ista conditione apposita et pacto quod esset civis urbevetanus et uxorem duceret de civitate de nobili et militari prosapia. Quod et factum est; et comune donavit ei posessiones mangnas et <b>onas, quod suficienter tenere posset duos bonos equos ad utilitalem urbevetani comunis».
■ Manfredus = Manfredi Lancia († 1260), vicario di Federico II († 1250) nella contea aldobrandesca e Maremma. Cf. D. Waley, Mediaeval Orvieto, Cambridge 1952, 34, 44 n. 3 (qui si cita la nostra cronaca); p. 169a, voce "Pitigliano", e cartina in p. XIVb.
Il convento di Pitigliano non compare nel vademecum dei provinciali romani, avviato nel primo '300 e aggiornato irregolarmente fino agli anni 1510-15. Come dire che in questi anni quel convento non esisteva più.
Convento San Vincenzo Ferrer (canonizzazione 1455), nella denominazione voluta dal suo promotore il conte Aldobrandino Orsini; di fatti sarà chiamato San Bartolomeo e Santa Maria Maddalena, o semplicemente "Convento Santa Maria" in forma contratta.
Dalla vita breve, anzi brevissima. Interessante esempio di comunità domenicana per nulla radicata sul territorio, voluta dal signorotto locale.
Notizie vaganti in Internet:
→http://www.tuttopitigliano.com/pitigliano.php
→http://www.sovana.it/pitigliano/storia.htm:
L'elevata posizione strategica contribuì a conferire a Pitigliano una sempre maggiore importanza militare; già nel 1202 il paese si poteva inserire a pieno negli scontri fra gli Aldobrandeschi e la Repubblica di Siena. Per evitare l'assedio senese, i pitiglianesi stipularono un'alleanza con il Comune di Orvieto; in cambio dell'aiuto militare, gli orvietani pretesero che la cittadina fosse eretta a contea con l'obbligo di residenza da parte di un Aldobrandeschi, al quale veniva attribuito il titolo di Conte di Pitigliano.
Nonostante tutti gli sforzi, la supremazia di Sovana continuò di fatto fin dopo la spartizione dei territori fra i due rami della famiglia Aldobrandeschi, anche se, già dal 1259, Ildebrandino il Rosso aveva spostato la sede della contea da Sovana a Pitigliano.
Mentre Sovana stava subendo lentamente un inesorabile declino, l'importanza di Pitigliano divenne sempre maggiore grazie anche al matrimonio di Anastasia, ultima discendente della progenie Aldobrandesca in Maremma, con Romano Orsini.
La fortuna degli Orsini, antica e nobile famiglia romana, fu in gran parte dovuta agli intrallazzi poco ortodossi di Giovanni Gaetano Orsini, ovvero papa Niccolò III [1277-80].
Pitigliano fu riconfermato capoluogo di contea che ne avvertì l'influenza degli Orsini che fecero di Pitigliano la loro residenza.
Dopo la sconfitta di Sovana per mano della Repubblica di Siena, l'intera contea, travagliata dai conflitti interni e dagli attacchi sempre più pressanti ed estesi a tutto il territorio di Siena, attraversò un periodo difficile.
Nel 1547 i popolani di Pitigliano proclamarono signore delle loro città Niccolò IV appoggiato da Cosimo de' Medici.
Il governo di Niccolò durò poco e male, perché il tribunale dell'Inquisizione pontificia sottoponendo a giudizio lo imprigionò, mentre i segreti emissari di Cosimo gli incitavano contro gli animi della popolazione.
Liberato dal carcere romano, il conte di Pitigliano rientrò in paese con l'intento di vendicarsi dei locali delatori, sapendo di poter contare sull'appoggio di Cosimo I, il quale teneva, occultamente all'una e all'altra parte, il piede in due staffe.
→http://www.comune.pitigliano.gr.it/ :
Pitigliano è situato a 313 metri sul livello del mare su un promontorio tufaceo di suggestiva bellezza, delimitato da valli verdissime percorse dai fiumi Lente e Meleta.
1061, appare per la prima
volta il toponimo Pitigliano in una bolla di Nicola II ai canonici di Sovana.
1188, in un altro documento, Pitigliano compare come castro (borgo
fortificato) in possesso dei conti Aldobrandeschi, signori di tutta la Maremma,
cui appartiene da poco dopo il Mille.
1274, Pitigliano risulta uno dei maggiori fortilizi della contea degli
Aldobrandeschi nelle guerre con il Comune di Orvieto.
1313, gli Orsini subentrano per via matrimoniale agli Aldobrandeschi
nella Contea di Sovana; costretti a lunghe lotte con i Comuni prima di Orvieto e
poi di Siena, dopo la conquista da parte di quest’ultima di quasi tutta la
Maremma, compresa Sovana nel 1410, gli Orsini spostano a Pitigliano la capitale
della contea.
1466, la piccola contea ursinea acquista forza con l’avvento al potere di
Niccolò III, capitano di ventura al servizio dei maggiori Stati italiani; con
lui Pitigliano si arricchisce di monumenti rinascimentali, a cui lavorano
artisti come Antonio da Sangallo, Baldassare Peruzzi, Anton Maria Lari.
1604, Ferdinando I, granduca di Toscana, acquista tutti i possedimenti
degli Orsini: finisce così la contea di Pitigliano; dalla metà del secolo
comincia a crescere il numero degli ebrei, che qui trovano rifugio sicuro; nel
1643 i Medici sventano un tentativo di occupazione da parte delle truppe
pontificie.
1843, Pitigliano assume il titolo di città con il trasferimento della
Diocesi da Sovana e grazie alla crescita economica seguita alle riforme
illuministiche.
→http://www.diocesipitigliano.it/
■ Gerardo Morandi, m'invia lettera e-mail 09/08/2011, su convento Pitigliano (con due allegati documentaristici): In una mia ricerca,
storica e topografica, sulle più antiche pievi e chiese della diocesi di
Sovana (prima del 1000 e fino al XIV secolo) mi sono imbattuto nel suo
sito. Le invio i miei appunti
con notizie tratte dalla bibliografia locale, con qualche mia
annotazione. "conventus Sancti Bartholomei et Sancte Marie Magdalene de Pitiliano" (AGOP IV.3, f. 298v: Roma 3.XII.1476) Il Convento di San
Bartolomeo che ospitava i frati francescani poi trasferitisi alla
Madonna delle Grazie è relativamente vicino a Santa Maria Maddalena di
cui sono molto evidenti i “resti dell'abside di una chiesa, con una
stretta finestrella a sesto gotico”. Questi sono avvolti fra i rovi e
recentemente una ruspatura per una frana li ha ulteriormente interrati.
Non ho trovato nessun collegamento se non che ospitassero frati
francescani in due distinte comunità. Le documentazione di aver
ospitato negli anni 1461-1477 un “formale convento, con suo proprio
priore; non semplice domus, locus o hospitium” è cosa che non è mai
entrata nella storiografia locale. Non sono in grado di
operare dei distinguo tra gli ordini francescani dei minori osservanti e
francescani regolari e quello dei domenicani con un particolare riguardo
agli anni dei documenti da lei pubblicati. Non avendo molta dimestichezza con le sottigliezze del latino, avrò sicuramente perso qualche preziosa informazione al riguardo di ciò che lei ha pubblicato nel sito. Se avesse la gentilezza e la pazienza di volgarizzarmelo dopo aver preso visione delle ulteriori notizie uscite dagli estratti delle pubblicazioni che le invio... Spero che gli appunti, negli allegati, le arrivino con le sottolineature e evidenziazioni da me fatte. Saluti Gerardo Morandi Piazza del Pretorio, 8 Sovana (GR) →https://www.academia.edu/39348449/PITIGLIANO_MOSTRA_ORSINI_NICCOL%C3%B2_iii_
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e... un ospizio (non convento) in Follonica (prov. Grosseto)
appartenente al convento Santo Spirito di Siena
Arch. di Stato di Siena, Patrim. resti eccles., Reg. 2348, ff. 101 (redazione 1509 ss), Chronica conventus Sancti Spiritus de Senis:
«Tempore quoque illo [1502 ca.] a senensi senatu quem Baliam appellant, magnificoque urbis primario cive Pandulfo Petruccio, locum in Fullonica conventui additum narrat frater Lucas de Trano, qui una pariter cum priore predicto aderat, quando eiusmodi donatio facta est. Cuius quidem loci receptio ad annum 1509 dilata est, hanc ut reor ob causam quod interea per menses aliquot exulaverit dictus Pandulfus. Fines loci ipsius hinc fovea, per quam aqua quae supra ruit ab urbe labitur, hinc Fullonica moles, inde murus ipsius urbis. Ipso quoque tempore supra aditum, qui sacrarium seiungit ab ecclesiae choro, atque utrique deserviens pariter et ad claustrum dormitoriumque transmittit, capitulum pro novitiis, ac desuper vestiariae officina constructa est impensis conventus, cui per ipsum tempus larga helemosynarum manus arrisit, ut per biennium ipsum solius oblationes sacrarii mille ducentorumque florenorum summam attigerint» (f. 11r).
«Anno dominice incarnationis MDIXno de mense maii receptus fuit a fratribus locus in Fullonica sub vinea nostra Sancti Johannis, quem supra meminimus donatum a Magnificis Viris senensibus Baliae plures ante per annos licet tunc minus receptus fuerit. Ipso quoque tempore decretum ipsius donationis a viris Baliae fratribus fuit exhibitum quod et in acta conventus relatum est, venitque Pandulphus Petruccius, Baliae ac urbis primarius comitantibus civibus aliquot induxitque fratres in eius loci possessionem, ac ex ea parte, qua coheret vineae fratrum Sancti Francisci pro terminis foveam fieri designavit, qua preterflueret aqua que sursum ab urbe ruit. Nam ab omni reliqua parte locus ipse Fullonice vel communi civitatis muro cingitur, vel vineis aut reliquis locis huius conventus coheret. Qui locus eadem ipsa estate qua fuit receptus olera et oportunas fratribus herbas tulit ac preterea ex iis quae fratribus superfuerunt non parum lucri adeptum est. Verum insequentis hiemis experimento, didicimus locum ipsum soli estati commodum, hieme ita offendi ut nulli usui aptus sit» (f. 12v).
AGOP IV.18 Reg. Thomae de Vio Caietani MO 1508-1513, ed. «Monumenta ordinis fratrum Praedicatorum historica» 17 (1935) 120 n° 121, Firenze 30.IX.1509: «Consiliariis et vexillifero Castri Franchi vallis Arni superioris promittitur quod si aedificaverint conventum capacem saltem 12 fratrum, recipietur ad ordinem pro congregatione Sancti Marci, postquam fuerit confirmatus; et interim dabuntur eis duo fratres ad dirigendam fabricam. — Ultima Sept. Florentiae».
Proposta rimasta nel vuoto; almeno ai dati disponibili. Ma il testo suggerisce che la richiesta d'un convento domenicano sia venuta dalle autorità del governo comunale di Castelfranco.
ASMN I.B.90 (II) Quad2A, pp. 3-5: trascrizione di Paolo Ricozzi (OP 1923, † 15.III.1980) da fondi archivistici provenienti dal convento San Domenico d’Arezzo, con antica segnatura, che dovrebbero oggi corrispondere a ASF, Comp. rel. soppr. 2375(?).
ASMN I.B.90 (II) Quad2, p. 3: «Ricordo come a dì 20 di maggio 1537 venne in convento messer Goro di Sarri da Subbiano e pregò li frati a volere accettare tutta la sua eredità di 4 milia scudi, con obligo di fare un convento in Subbiano. Ma li superiori non si contentorno, sendo lu<o>go piccolo e l'eredità litigiosa».
ASMN I.B.90 (II) Quad2, p. 5: «Ricordo come nel 1538 venne in convento Givanni de' Pilli da Subiano, olim di Carpentrasso di Francia, e donò in Subiano due stanze per ospizio quando li padri passavono per andare al Sasso loro convento, ove era gran freg<u>enza de popolo, e durò ditta abitazione fin che visse lui e la sua moglie Albina Ghirardeschi nobilissima d’Arezo. Ma dopo la morte, Guido suo nepote, con la moglie Angiolella nobile di Castel Pecognano, non volsero mantenere detto obligo...».
«In nomine domini amen. Anno nativitatis MCCLXXXVIIII, tempore domini Nicolai IV pape, die XVIII mensis Octubris, indictione secunda, in presentia mei notarii et testium subscriptorum nobilis vir dominus Visconte Gattus, filius quondam domini Rainerii Gatti, sanus corpore... condidit testamentum... Item reliquid et legavit ecclesie Sancte Marie ad Gradus ducentas libras paparinas pro paramentis et libris, apud quam ecclesiam corpus suum sepelliendum iudicavit, in dicta ecclesia (...). quem locum in mei notarii presentia et subscriptorum testium fr. Rainonus de Viterbio, generalis ordinis Predicatorum procurator, et fr. Galienus dicti loci prior, cum consensu et procuracione fr. Salvi, prioris provincialis, concesserunt,.. Item predicte ecclesie Sancte Marie ad Gradus dimisit XXV lib. paparinas pro uno calice argenti faciendo, in quo fiat sacrificium pro anima sua... Item voluit et mandavit quod, si aliquo tempore ordo Predicatorum edificaverit seu edificari fecerit in civitate Tuscanelle et ibi domum et conventum habuerit, quod de suis bonis et possessionibus, quas habet in dicta civitate Tuscanelle... vendatur medietas et in construccione dicti loci convertatur...
Actum in loco fratrum Predicatorum de Viterbio presentibus fr. Salvo de Luca priore provinciali ord. pred., fratribus Consilio de Viterbio domini pape penitenciario et cappellano, Rainono de Viterbio eiusdem ordinis in Romana curia procuratore, Guillelmo de Tocco priore Neapolitano, Iacobo de (Fu)signano priore Minerbe, Cincio Romano priore Pisano, Bartholomeo de Aquila inquisitore heretice pravitatis in regno Sycilie, Umbertino priore Pistoriensi, Paulo Pilastri de Florencia priore Eugubino, Angelo de Marsi priore Pennensi, Galieno de Orto priore Viterbiensi, Janne de Sancto Martino lectore Baroletano, Remigio Florentino lectore eiusdem loci, Benvenuto de Serzano, Banducio Pistoriensi, Andrea domini Leonardi de Viterbio, Francisco de Montalto, Petro de Viterbio de contrata Sancti Angeli, Thoma de Viterbio de contrata Sancti Stephani et fr. Angelo de Viterbio lectore...».
T. KAEPPELI, Dalle pergamene di S. Maria in Gradi di Viterbo, «Archivum Fratrum Praedicatorum» 33 (1963) p. 247.
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