1200  
Bene poi suor Benedetta, del popolo San Paolo  

1245

A lungo "carnis illecebris vacans": mondana? prostituta? Donna Bene rinsavisce frequentando san Domenico (sosta in Firenze negli ultimi mesi del 1219) e i primi frati Predicatori in Firenze tra fine 1219 e nov. 1221, quando ospiti nella chiesa San Paolo. Subisce insulti e arroganze da Ugo da Sesto, chierico secolare della medesima chiesa, inviperito contro i nuovi frati. Diventa suor Benedetta nel monastero San Iacopo a Ripoli, dove di fatto risulta in una lista capitolare 28.III.1245. Lei stessa racconta le cose al cronista Costantino da Orvieto (1244-46).

MOPH XVI, 318, 322.
MD 18 (1987) 305.
Beatrice contessa di Capraia, palagio dei conti Guidi, popolo Santa Maria in Campo  

18.II.1279

«Io contessa Bietrice f(iglia) ke fui del conte Ridolfo da Kapraia e mogle ke fui de conte Marcovaldo, sana dela mente e inferma del corpo... ordino così delle mio cose e de' miei beni, e fonne testamento per inscritti. (...) Item a' frati -predicatori di Santa Maria Novella, libre c. Item a frate Gherardo Nasi, del'ordine de' frati predicatori, se vive allora, libre xxv. Item a frate Donato, di questo ordine de' predicatori, se vive allora, libre v. Item a frate Pasquale, di questo ordine de' predicatorí, se vive allora, libre v. Item a frate Bonaiuto, converso di questo ordine, se vive allora, libre ij. Item a catuno degl'altri frati, ke saranno di questo convento di Santa Maria Novella, libre j.  (...) Item al'Opera dela chiesa de' frati predicatori di Santa Maria Novella, libre c ».

A. Schiaffini, Testi fiorentini del Dugento...,
Firenze 1954,
235-36, 238.
1300  
Pera confessa maternità illegittima  

11.I.1304

Chiesa SMN. Alla presenza dei frati OP Barone di Baldovino e Gratia di Bardo, donna Pera, vedova di Giuntino di Ciuto (popolo Santo Stefano a Petriolo, Decimo), per dovere di coscienza dichiara pubblicamente davanti al notaio («volens detegere et pandere veritatem et suam exonerare conscientiam») d'aver concepito il figlio Casino da Aldobrando del fu Giovanni del Brodaio (pp San Pier Scheraggio di FI); pertanto Casino non è da ritenersi figlio di Giuntino, come correntemente si ritiene («ut creditur et putatur»).

ASF, NA 3140,
f. 126r (chiesa SMN 11.I.1303/4)
Venna la rompiscatole (a detta dei frati!)  

16.VII.1316

Il capitolo conventuale dà facoltà a fr. Giovanni del fu Adimari di Rota dei Becchenugi di riscuotere ed esigere l'eredità a lui spettante; di denunciare inoltre donna Ravenna, detta Venna, figlia del fu Rinaldo di Leggeri (popolo SMN), per abusi ingiustizie e tumulti da costei provocati a motivo di beni ereditari spettanti a fr. Giovanni e devoluti al convento; | «et specialiter ad accusandum et denuntiandum dominam Ravennam, que domina Venna vocatur, filiam condam magistri Rinaldi Leggerii populi SMN..., maxime de iniuria violentia et turbatione per dictam dominam Ravennam... commissis contra dictum capitulum et conventum in bonis et de bonis devolutis...».

ASF, NA 3142, ff. 23v-24v (capitolo SMN 16.VII.1316)
Lapina eretica, vedova di Lapo del popolo San Lorenzo, madre di fra Filippo

1327

Lapina aderisce dal 1319 al 1327 “a quella setta dello spirito, i cui membri attaverso ereticali percorsi presumono di raggiungere in questa vita tale stato di spirituale perfezione da divenire alieni da ogni peccato”. Inquisita in ottobre 1327, pentita, assolta dalla scomunica, riammessa in seno alla chiesa. Il figlio Filippo (frate di SMN 1318, † 1348) riscatta 8.XI.1327 dal comune fiorentino casa sita in borgo della Noce, tra via della Noce e via della Stufa (sopravvivono entrambe sul lato nord di San Lorenzo) confiscata a Lapina per crimine d’eresia. 15.VI.1328: fra Filippo, ora conventuale in San Domenico di Pistoia e come procuratore del convento pistoiese, rivende a Lapina la medesima casa con tutte le sue pertinenze.

EP, Lapina da Firenze,
eretica del Libero Spirito...,
«Archivum Franciscanum Historicum»
79 (1986) 153-78.
Bice vedova di Filippo Strozzi, cappella dell'Annunciazione 1350 ca.

 

Villana Beata Villana delle Botti † 29.I.1361

 

Giovanna Beata Giovanna da Firenze  

† 1367

«Beata Giovanna da Firenze, vergine, del terz'abito dell'ordine dei Predicatori, sepolta nella chiesa SMN. Il suo sepolcro era dipinto nella parete sinistra sotto la quarta arcata, a metà chiesa, prossimo all'altare edificato a spese di Andrea Pasquali. Ella stessa era raffigurata sopra il selpolcro morta, ai suoi lati erano dipinte immagini votive di cera. La beata cominciò a risplendere per miracoli nel 1333, tempo della grande inondazione. Abitava allora in via detta Gualfonda (= Valfonda), sommersa completamente dalle acque; impetrò umilmente dal signore Gesù Cristo di uscirne illesa, e difatli neppure una goccia d'acqua penetrò in casa sua. [segue d'altra mano:] Le sue ossa furono ritrovate sotto il suo selpolcro dipinto; essendo due i corpi ritrovati, non si appurò quale fosse della beata Giovanna. Tutte le ossa tuttavia furono riposte tra le fondamenta del sepolcro del beato Giovanni da Salerno, con debita scritta e foglie d'ulive. 1571» (Cr SMN  I, f. 1v, giunte cinquecentesche, originale in latino).

«MCCCLXVII. Domina Johanna
vestita nostra
de populo nostro. Beata»,
giorno 11 nov.,
Libro dei morti,
MD 11 (1980) 172-73
.
Diana Diana di Domenico dei Giambullari (pp San Pancrazio) contrasta la vocazione del figlio  

1366

Donna di polso. Combattuta tra affetti materni e necessità aziendali. Nel 1351 le muore il marito, Iacopo di Strozza di Rosso degli Strozzi (pp Santa Maria degli Ughi, odierna area di P.zza Strozzi). Unico figlio Alessio, quattordicenne, acciaccato di salute; si fa frate in SMN nel 1365.
E la conduzione del patrimonio familiare? E la successione ereditaria dell'enorme patrimonio?
Donna Diana mette in moto i cognati, mercanti che contano in Avignone; e i priori cittadini. Appella al papa perché invalidi noviziato ed eventuale professione del figlio: i frati hanno plagiato mio figlio per subentrane all'eredità.
La commissione papale, composta da prelati e giuristi, indaga, convoca e interroga Alessio, vaglia testimonianze (primi mesi del 1366). Accerta legalità di procedura conventuale e libere decisioni dell'aspirante frate. I notai stendono una filastrocca di verbali e di diplomi. Alessio conferma le proprie scelte ed emette professione religiosa il 24.V.1366.
Necr. I, 623-42;
II, 449-65.
Muore nel 1377, Diana,
sepolta anch'essa nella cappella di famiglia in SMN
(
Necr. I, 637).

1383

Al centro di tutta la vicenda, c'è più il dramma d'una donna che i progetti d'un quattordicenne (gli annali conventuali preferiscono l'epopea di Alessio). Dramma di vedova, che rimasta sola ha da gestire il patrimonio domestico; poi di madre, che vuol tener per sé il figlio unico. Non il notaio del processo, ma il cronista coventuale nel redigere la notizia di fra Alessio del fu Iacopo Strozzi († 19.VIII.1383) racconta che al tempo del processo donna Diana aveva ottenuto di potersi intrattenere da sola col figlio nel palazzo episcopale, luogo neutro, in assenza di frati; si provò a modo suo a far recedere il figlio dalla decisione: «Que mater unguibus manuum totam faciem scindedat [correggi scandebat di ed.] et sanguis inde multus fluebat in conspectu eius. Etiam tam diu moram cum eo faciebant provocando eum ad exitum ordinis, quod tamdem ipsi fatigati recedebant» (Cr SMN  I, n° 513) | Allora sua madre si graffiò con le unghie la faccia intera, e si fece scorrere molto sangue sotto gli occhi di lui. Anche i consanguinei s'intrattennero a lungo con lui e si provarono a farlo recedere dal noviziato. Stanchi, dovettero mollare».
Nulla da fare!

Cr SMN  I, f. 53v
n° 513
Filippa vedova di Pellaio Sassetti  

1.VIII.1383

«Memoria che questo dì primo d'aghosto, anno 1383, piaque a Dio chiamare a ssé monna Filippa donna fu di Pellaio Sassetti, e soppellita fu a Santa Maria Novella nel nostro munimento, sotto le volte del chiostro nella sepultura dicie "Soldo Iacopi Sassetti e consorti", e fu messa in quella sepultura per errore di frate Bernardo di Maso Manetti [OP 1338, † 1387, Cr SMN n° 524], frate di SMN, credendosi farIle più honore. Ma nnoi non ne fummo molto contenti. Non montò però alcuna cosa, ch'è nostro munimento. E nostro Singniore Idio riposi l'anima sua, in santa pacíe, ché donna da bene fu e fecie onore a chasa nostra senpre» (Ricordanze della famiglia Sassetti). G.A. Brucker, Firenze nel Rinascimento, Firenze 1980, 260.
MD 11 (1980) 129b, 150a (11 sett.)