3. Navate

  E.B. Smith, Brief description of the nave

Interno a tre navate, a forma di croce latina, misura m. 99,20 di lunghezza e 28,20 di larghezza. Il transetto misura m. 61,54. Soffitto a volta; archi e finestroni a sesto acuto. Fasci di agili colonne, terminanti con capitelli scolpiti a fogliame, sorreggono gli archi. La distanza tra i pilastri è irregolare e diminuisce dalla facciata verso la crociera. La navata centrale (da marzo 2001 accoglie la croce corale di Giotto, sospesa al terzo arco dal transetto) è illuminata da occhi aperti al di sopra del tetto delle navate minori; queste invece hanno stretti finestroni con vetrate moderne.

Fra Iacopo di Talento da Nipozzano (in SMN già da maggio 1316 in qualità di familiare, † 2.X.1362) e altri frati maestri nell'arte del murare: leggi approfondimento:

Pulpito addossato al secondo pilastro occidentale. Modello ligneo di Filippo di ser Brunellesco ("il Brunelleschi", 1377-1446), pagato un fiorino largo il 31 agosto 1443. Nel 1448 risulta eseguito da Giovanni del Piero del Ticcia e Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano; a costui si devono i quattro pannelli a bassorilievo: Annunciazione della Vergine, Natività del Signore, Presentazione al tempio, Dormizione e assunzione di Maria (con dono della cintola a Tommaso Apostolo?). Nel semicerchio del capitello pensile di sostegno, iscrizione epigrafica:

BEATVS VENTER QVI TE PORTAVIT ET VBERA QVAE SUXISTI. BEATI QVI AVDIVNT VERBVM DEI ET CUSTODIVNT ILLVD

tratta da Luc. 11,27-28: «Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte". Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la prola di Dio e la osservano"». I Minerbetti contestano, e sostengono che colonna e preesistente pulpito nel medesimo luogo erano di loro diritto, "come mostra loro arme nell'arco sovrastante". Una commissione arcivescovile dirime la lite il 30 dicembre 1448 confermando il pergamo oricellario; "a meno che i Minerbetti non ne facciano uno simile o più bello" (doc. in S. Orlandi, S. Antonino, Studi bibliografici II, Firenze 1960, 308-10).

Fra Andrea di Donato dei Rucellai († 21.X.1464) «diu fuit bursarius et gubernator sotietatis Sancti Petri Martiris. Fuit satis bone et grate conversationis. Hic fecit fieri fenestras vitreas in capella Sancte Katerine et marmoreum purpitum [sic] et pulcrum valde pro predicatione, et multa bona fecit fieri a civibus ecclesie sua prochuratione» (ASMN I.A.1, f. 61v, n° 670). Amministrazione non sempre limpida, quella di fra Andrea..

Sulla parete a sinistra dell'altare Sant'Antonino, con tavola La Samaritana dell'Allori (1574), è stata collocata una pregevole tavola a olio, Annunciazione, attribuita (1455) dal Berenson a Neri di Bicci (1419-1491); entra in SMN nel 1851 per scambio concordato con l'Accademia delle Belle Arti; «fatta già per la chiesa di San Remigio» (ASMN I.A.45, pp. 48-49: 14.VI.1851). Restaurata, è stata ricollocata in loco in dic. '04. Confronta con quella nella chiesa Santa Trinita, 3a cappella della navata sinistra entrando.

Con il grande restauro vasariano 1565-75 voluto da Cosimo I, vennero tolti il ponte e gli altari (rifatti poi tutti uguali, uno per arcata) e trasformate le finestre delle navate laterali da gotiche in rinascimentali.
In un secondo restauro, eseguito negli anni 1858-1860, fu rimaneggiata tutta la chiesa. L'architetto Enrico Romoli ripristinò le finestre gotiche e fece nuova pavimentazione con marmi bianchi e neri. Nelle finestre furono collocate le vetrate con figure degli apostoli su disegno di Giuseppe Fattori (i colori sono parzialmente svaniti perché non furono cotti ma realizzati con pittura ad olio; dal pavimento furono tolte le lastre tombali (gli stemmi e le iscrizioni trovarono simmetrica sistemazione tra i pilastri). Lo stesso Romoli progettò l'altare maggiore, che ancora si vede, in sostituzione di quello rifatto da Giuseppe di Zanobi del Rosso nel 1804.

      Giuseppe Garinei, Descrizione della chiesa di SMN (1905): «I finestroni furono fatti a vetri colorati; fra Damiano <Beni> ebbe la cattiva idea di far fare i disegni di detti finestroni all'architetto Romoli, invece di servirsi del pittore che era mio padre, e sono bruttissimi. Ecco come furono eseguiti: noi riproducemmo in grande al naturale i disegni sopra carta bianca e li colorimmo secondo i bozzetti dell'ingegnere. Il vetraio, che fu il Frangini, gli eseguì sopra quelli disegni al naturale, e i vetri furono tutti spuliti per poter meglio attaccare la tinta a olio, porché dopo dovevano esser dipinti, come fu fatto. E  furono dipinti da noi, e le figure furono dipinte dal Fattori (quello che fece il quadro di S. Caterina <de' Ricci> al primo altare entrando in chiesa a sinistra); ma coll'andar del tempo, la pittura se n'è andata, ed è rimasto solamente il colore naturale dei vetri, che al vederli fanno vergogna. Fu demolita la contoria di legno dell'organo...» (ASMN I.A.47, p. 15).     

Da  qualche  decennio, con  un  altro  restauro, è  stata rimessa in luce l'ornamentazione trecentesca degli archi (degne di nota le figure dei santi nei sottarchi).Nuovo e ampio restauro con ripulitura delle pareti interne nel corso del 1999.

M.B. Hall, Renovation and Counter-Reformation. Vasari and Duke Cosimo in Sta Maria Novella and Sta Croce 1565-1577, Oxford 1979.

R. Lunardi, La ristrutturazione vasariana di SMN. I documenti ritrovati, MD 19 (1988) 403-19.

E.B. Smith, Ars mechanica. Problema di struttura gotica in Italia, AA. VV., Il Gotico europeo in Italia, Electa Napoli 1994, 57-70.

Arjan de Koomen, De Christus van Caccini, «Bulletin van het Rijks Museum» 49 (2001) 327-41, 412-14.

E.B. Smith, Santa Maria Novella and the Problem on Historicism/Modernism/Eclecticism in Italian Gothic Architecture, AA., Medioevo: il tempo degli antichi (I convegni di Parma 6. Atti del Convegno internazionale di studi Parma, 24-28 settembre 2003), Milano: Electa, 2006, 621-630.

E.B. Smith, Santa Maria Novella e lo sviluppo di un sistema gotico fiorentino, AA., Arnolfo di Cambio e la sua epoca, Roma (Viella) 2006, 289-98. (estratto dall'A.).