7. Campanile

primo chiostro o chiostro verde

Sulla destra della chiesetta antica si ergeva una torre usata come posto di guardia per avvistare gli incendi, molto frequenti nel medioevo. La torre servì da base per l'attuale campanile, la cui costruzione risale a inizio Trecento. Alto m. 68,80, il campanile si innalza sul tetto della chiesa con tre piani di bifore e trifore, fregiati da archetti, e termina con una svettante guglia a piramide in laterizio.

►Campanile SMN

Matteo Villani, Cronica VIII, 46: D'una folgore percosse il campanile di frati predicatori di Firenze.

Nel detto anno <1358>, a dì XX d'aprile, nell'ora quasi di mezza notte, il tempo ch'era sereno si turbò con disordinata e sùbita pioggia, e una folgore percosse nella punta del campanile de' frati predicatori, dov'era uno agnolo di marmo di statura in altezza di IIII braccia [= m 2,33] e con grandi alie di ferro, il quale volgea sopra una grossa stanga di ferro, mostrando col braccio steso il segno de' venti, la quale figura i· molte parti spezzò, e la stanga volta in arco volse con una gran corteccia del campanile, e assai di lontano gittò le pietre, spargendole; e discesa nella maggiore cappella in più parti la 'ncese [= arse], e abronzò le figure, e il simile fé nel dormentoro sanza far danno a persona, vituperando le cose pompose. Stimossi per molti che·cciò no· fosse sanza singulare dimostramento d'oculto giudicio, considerato che' frati del detto luogo disordinatamente passando l'umilità delle regola loro data da san Domenico, i loro chiostri e dormentori sono pomposi, vezzosamente intendendo alle dilicatezze e piaceri temporali. E di ciò acorgendosi il venerabile maestro Piero delli Strozzi del detto ordine, uomo di santa vita, considerando che ne' suoi giorni tre volte il detto caso era avenuto, no· volle che figura niuna più si ponesse nel detto luogo, ma armò la vetta del campanile contro la forza delle folgori con orlique [= reliquie] sante (ed. G. Porta, Parma 1995, II, 194-95).

 
  Campane

ASMN I.A.28, f. 378bis, Iscrizioni trovate impresse nelle campane vecchie, mano Fineshi (1764).

Campane scordate. ASMN I.A.45, pp. 28-29 (4.IX.1845): il priore espone «che il religioso converso fra Rosario Magnielli, essendosi assai istruito nella musica istrumentale e avendo un buono orecchio, disse che le nostre campane scordavano e che le due più piccole era mancanti di una mezza voce; e per rendere un bel doppio a sue spese averebbe messe in accordo le due suddette piccole, e rifatto di nuovo una quinta campana di circa a ottocento libbre, e quindi rendere alla nostra chiesa un doppio magnifico; e passato il bussolo fu il tutto approvato a pieni voti secreti».

  Cappella d'Ognissanti

In spazi circoscritti del vano di base del campanile, cappella d'Ognissanti; fatta erigere e ornare da Albizzo di Nardo di Giunta dei Rucellai, popolo San Pancrazio, come disposto nel testamento e codilllo di marzo e aprile 1335; vi vuole anche un "bellissimo sepolcro" ai piedi della porta che dalla cappella immette in chiesa. Sulle pareti, residui frammenti d'affreschi molto malandati. Oggi, maggio '03, sotto restauro.
Restauri terminati, marzo 04. Affreschi un pò più leggibili. Battesimo di Gesù, due evangelisti(?), san Cristoforo attraverva il guado col bambino Gesù sulle spalle.

  Stanza dei Beati

Salendo alcuni gradini si accede alla cosiddetta Stanza dei Beati, snodo tra dormitori superiori e chiesa, lungo "il pontilino de' specchi" (1348 ss), originariamente area della vecchia sagrestia e vetus sacristia detta ancora nel '400.

Consiglio conventuale 14.VI.1851: il presidente l'Accademia delle Belle Arti «ad oggetto di compire una tavola esistene nella collezzione della stessa Accademia, faceva richiesta di due pezzi di tavola appesi alla parete della finestra della così detta Stanza dei Beati, in cui sono dipinti due santi in piè per ciascuno, e d'un altra tavola rappresentante San Vincenzo Ferreri in piè, esistente sopra la scala che porta a detta stanza, offrendo in compenso al convento per parte della Accademia di dare in cambio dei due frammenti e della tavola di San Vincenzo una ben conservata tavola con bella cornice dorata, rappresentante l'Annunziazione di Maria Santissima, pittura di Neri Bicci maestro fiorentino del secolo XV, fatta già per la chiesa di San Remigio»; le tre richieste tavolette non erano originariamente del convento, informa il priore; proposta approvata (ASMN I.A.45, pp. 48-49).

Sposalizio mistico di santa Caterina dei Ricci (1848-52) di Giuseppe Fattori (Firenze 1819-1888), tavola d'altare, eseguita per commissione del farmacista fra Damiano Beni, come attesta nota scritta nel margine inferiore. Originariamente pala dell'altare Ricci, già Baccelli, prima campata di sinistra per chi entra in chiesa. A inizio '900 qui  trasferita e sostituita con la Resurrezione di Lazzaro (1576) di Santi di Tito. Era in pessimo stato di conservazione. Restaurata maggio '02 - luglio '03. Provvisoriamente collocata sulla controfacciata (anno 2004). ASMN I.A.44, p. 38: «<1852> in chiesa fu collocato all'altare di S. Caterina de' Ricci il quadro rappresentante la stessa santa, opera del sig. Giuseppe Fattori». Giuseppe Garinei, Descrizione della chiesa di SMN (1905), ASMN I.A.47, p. 43: «Pervenendo all'ultimo altare (che è il primo entrando in chiesa per la porta sinistra) che prima era dedicato al Battesimo di Gesù Cristo di giuspadronato della famiglia Baccelli, ed ora dedicato a S. Caterina de' Ricci, per acquisto datto dalla famiglia medesima de' Ricci, la quale vi fece apporre una tavola dipinta da Giuseppe Romanelli moderno pittore. Ma siccome era brutta pittura, fra Damiano Beni pensò di far rifare la tavola rappresentante lo sposalizio di s. Caterina dipinta dal Fattori. Ma anche questa è brutta e forse peggio di quella che vi era, per cui è inutile fermarsi ad asservarla».

A inizio '900 vi si riunivano le terziarie domenicane: ASMN I.A.48, p. 65 (1919).