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2. Iacopo da Siena, provinciale sett. 1311 - febbr. 1312

Il capitolo generale Napoli maggio-giugno 1311 assolve dalla carica il provinciale fr. Remigio dei Girolami e nomina vicario fr. Paolo dei Pilastri, priore del convento romano della Minerva, fintanto che non fosse stato eletto e confermato il nuovo provinciale (MOPH IV, 53/17-18.32-34).

Nel capitolo provinciale Viterbo 1311, convocato per l’Esaltazione della Croce 14 settembre (MOPH XX, 179/25-26), il nuovo provinciale risulta in carica, sebbene non se ne dia il nome (MOPH XX,181/7). Nel capitolo generale Napoli 1311 il maestro dell’ordine Americo da Piacenza aveva rassegnato le dimissioni (MOPH IV, 55/20-21), cosicché i capitolari di Viterbo 1311 provvedono alla nomina dei delegati provinciali all’elezione del nuovo maestro dell’ordine: «Electores vero magistri ordinis fr. Symon Saltarelli et fr. Philippus Pistoriensis» (MOPH XX, 183/11-12). Filippo da Pistoia non è ancora provinciale se lo si nomina elettore, perché il provinciale partecipava di diritto al capitolo generale elettivo. Risulta invece già provinciale nel capitolo generale Carcassona maggio 1312: «Anno Domini m°ccc°xii° tercio idus maii in vigilia pentecostes in conventu Carcassone celebrata fuit electio magistri ordinis…; inter quos erant priores provinciales XVII, scilicet: (...) Romane provincie fr. Philippus» (MOPH IV, 56 n. 2). La cosiddetta Cronaca romana nel riportare il nome degli elettori specifica che Filippo nel frattempo era stato assunto al provincialato, prima dello stesso capitolo elettivo Carcassona 1312: «[1312] Electores fuerunt frater Philippus Pistoriensis, qui ante electionem dicti magistri [intendi Berengario da Landorra] assumptus fuit ad provincialatum, et Simon Saltarelli prior pisanus» (Scheeben, Accessiones..., AFP 4 (1934) 119).

Il capitolo provinciale Lucca 1312 era stato convocato per il 14 settembre (MOPH XX, 183/3-4), e dev’essersi riunito realmente in quella data; certamente dopo il capitolo generale Carcassona maggio 1312, perché alle deliberazioni di Carcassona fa esplicito rimando (MOPH XX, 183/16-18). Provinciale era Filippo da Pistoia, che tale appare ancora il 6 marzo 1313. In questa data Ruggeri da Casole OP, figlio del convento senese e ora vescovo di Siena, rende noto d’aver delegato l’ufficio d’inquisitore nella propria diocesi a fr. Cristoforo del fu messer Mino dei Tolomei OP priore conventuale, ottenuta licenza dal provinciale romano fr. Filippo da Pistoia:

«Anno Domini 1312, indictione 11a, die 6° mensis martii. Omnibus pateat evidenter quod venerabilis pater d. fr. Roggerius... episcopus senensis, sciens ad se pertinere inquisitionis officium contra hereticam pravitatem tam in civitate quam etiam eius diocesi ordinario iure, occupatus et prepeditus multis et variis negotiis sue ecclesie et dicti episcopatus, actente considerans et perpendens sapientiam et probitatem religiosi et honesti viri fr. Christofori olim d. Minonis de Talomeis prioris ordinis fratrum Predicatorum de Senis..., habita et optenta super hoc primo licentia pro dicto fratre Christoforo a reverendo patre fr. Philippo de Pistorio priore provinciali Romane provincie eiusdem ordinis..., eidem fr. Christoforo presenti et recipienti eiusdem inquisitionis officium contra hereticam pravitatem omni via iure et modo quibus melius potuit, per ommia cum omni onere et honore, commisit totaliter vices suas quousque duxerit revocandas (...). Actum Senis in pallatio episcopali coram fratribus Niccholao Griffoli et Simone de Piccholominibus ordinis Predicatorum et Cino d. Tinaccii testibus» (Arch. di Stato di Siena, Patrim. resti ecclesiastici, S. Domenico 6.III.1312).

■ Si tratta, si badi bene, di delega dell’inquisizione vescovile, perché quella papale era affidata in Toscana ai frati Minori: cf. Mariano D’alatri, L’inquisizione francescana nell’Italia centrale nel secolo XIII, «Collectanea franciscana» 22 (1952) 225-50; 23 (1953) 51-165. Fr. Cristoforo dei Tolomei vien nominato cappellano da re Roberto d’Angiò, Napoli 12.XI.1313 (Arch. di Stato di Siena, Patrim. resti ecclesiastici, S. Domenico 12.XI.1313) e successivamente da Filippo principe di Taranto, Napoli 12.VI.1326 (ib. 12.VI.1326).

Questo documento, proveniente dal convento San Domenico in Camporeggio di Siena, ha intricato ancor più le cose; letto verosimilmente in fretta, ha dato origine presso i catalogisti della provincia Romana all’inserimento del senese Cristoforo dei Tolomei tra i provinciali romani contendendo il posto al concittadino Iacopo da Siena. Per di più lo Scheeben (Accessiones 139) è caduto sulla pagina del Masetti in cui la menzione del documento ricorre con datazione errata 6.III.1312 (Masetti, Monumenta I, 294-95: «die 6 Martii 1312, stylo Sen. 1311», correttamente in I, 359: «die 6 Martii 1313, stylo Senensi 1312»).

Il capitolo generale Metz 1313 (la Pentecoste cadeva il 3 giugno) assolve dalla carica il provinciale romano (MOPH IV, 66/19).

Dalla testimonianza dei capitoli abbiamo pertanto la sequenza:

- maggio-giugno 1311: fine del provincialato di Remigio dei Girolami, cui segue il vicariato di Paolo dei Pilastri

- settembre 1311: il capitolo provinciale ha un nuovo priore provinciale romano, che non è Filippo da Pistoia

- già anteriormente a maggio 1312 (capitolo generale Carcassona) Filippo da Pistoia era stato eletto provinciale, e lo sarà fino al capitolo generale dell’anno successivo.

Tra Remigio e Filippo c’è stato dunque un altro provinciale. La cronaca di Perugia ci dà il nome: fr. Iacopo da Siena. È provinciale a partire da settembre 1311. Prima di maggio 1312, anteriormente cioè ai capitoli generale e provinciale dell’anno, provinciale risulta essere Filippo da Pistoia. Quando cessò il provincialato del senese fr. Iacopo? Dove e quando fu eletto il provinciale Filippo da Pistoia? È qui che soccorre la notizia della cronaca fiorentina: in Siena, tra gennaio e 14 febbraio 1312 fu tenuta un’assemblea elettiva del provinciale, alla quale partecipò il fiorentino Ranieri di Cardinale, allora sottopriore di Prato. Bisogna dedurne che era venuto meno il provinciale Iacopo da Siena e che dall’assemblea senese uscì eletto provinciale Filippo da Pistoia. Le tessere sparse si richiamano e si ricompongono eccellentemente.

Una precisazione. Abbiamo detto «capitolo elettivo» Siena 1312. Si noti che la cronaca di Firenze non parla di «capitolo» bensì di «elezione» e di «elettori» del priore provinciale. La normativa sull’elezione del provinciale elaborata a più riprese dai capitoli generali disponeva: se il provinciale muore o viene rimosso tra capitolo generale e successivo capitolo provinciale annuali, l’elezione del nuovo provinciale sarà tenuta nel capitolo provinciale dell’anno; se l’eletto non viene confermato, o se il provinciale muore o viene rimosso dopo il capitolo provinciale annuale, gli elettori saranno convocati quanto prima e procederanno all’elezione del provinciale; in quest’occasione il capitolo provinciale (il vero capitolo “definitivo” che elabora ed emana le diffinitiones o deliberazioni capitolari) si tiene soltanto nel caso che quello annuale non sia stato celebrato.

«Si priorem provincialem in capitulo generali vel medio tempore usque ad capituIum provinciale vel in ipso provinciali capitulo mori vel amoveri configerit, ad ipsuin provinciale capitulum eius electio pertinebit; quod si nec ipse vel alius electus fuerit confirmatus, vel post provinciale capitulum priorem provincialem mori vel amoveri contigerit, qui eius locum optinet teneatur quam cicius poterit convocare electores, et in die ad eligendum assignata prior provincialis eligatur vel postuletur, et provinciale capitulum celebretur nisi prius fuerit celebratum. Quod si in die statuta non elegerint vel postulaverint qui debent eligere, potestas providendi ad magistrum ordinis transferatur». Testo ricostruito dalle modifiche costituzionali del 1272 e del 1276 (MOPH III, 183/12-17, 161/25-29).

In Siena gennaio-febbraio 1312 fu celebrata soltanto l’elezione del nuovo provinciale, essendo venuto a mancare il provinciale Iacopo da Siena dopo ch’era stato tenuto il capitolo provinciale Viterbo 1311. L’assemblea elettiva né discusse né emanò deliberazioni capitolari, non essendo l’annuale capitolo “definitivo”. Ciò spiega perché i manoscritti che ci trasmettono gli Atti dei capitoli provinciali non facciano menzione del capitolo elettivo Siena 1312. E mette in risalto nel contempo la precisione terminologica del cronista fiorentino, il quale dà prova di parlare di cose a lui prossime e familiari.

3. Interpretazione cronografica

Resta un punto d’interpretazione cronografica. La cronaca di SMN usa di regola lo stile fiorentino. Il 14 febbraio 1312 della morte di fr. Ranieri di Cardinale non è il 1313 dello stile comune? Sappiamo che talvolta, nel caso delle morìe di peste, le cronache conventuali toscane, inclusa la fiorentina, adottano lo stile comune ossia "stile della curia romana". Anche in altre occasioni il cronista si lascia contagiare dalle consuetudini esteme? La cronaca di SMN dà la sequenza (ignoro n° 203 perché interpolazione tardiva; a destra luogo e/o data di morte come nella cronaca):

     
199. fr. Tommaso dei Pilastri Firenze 19.VIII.1311
200. fr. Ruggeri dei Pulci 9.XII.1311
201. fr. Gherardo di Noffo Grecia 1311
202. fr. Simone da Signa Città di Castello 11.I.1312
204. fr. Ranieri di Cardinale Firenze 14.II.1312
205. fr. Pancrazio di Duccio 1.VII.1312
206. fr. Francesco dei Cavalcanti Pisa 18.XI.1312
207. fr. Giovanni dei Tomaquinci 5.VI.1313
208.  fr. Chiaro dei Tedaldi Firenze 26.X.1313
     

La serie cronologica tiene se il 1312 di Simone da Signa e Ranieri di Cardinale è dello stile comune. La morte del primo in Città di Castello, territorio del Patrimonio San Pietro, e la morte del secondo intrecciata col capitolo elettivo hanno tratto il cronista allo stile comune? Anche la cronaca di Santa Caterina di Pisa esita di fronte all’anno dei capitoli provinciali: talvolta adatta allo stile pisano talaltra si attiene allo stile comune dei capitoli. Per altro verso nessuna elezione provincializia potette aver luogo in gennaio-febbraio 1313 perché Filippo da Pistoia risulta priore provinciale già da maggio 1312 e lo è ancora il 6 marzo 1313.

4. Notizie sui provinciali Iacopo da Siena e Filippo da Pistoia

I catalogisti della provincia Romana identificano tradizionalmente il fr. Iacopo senese, provinciale sullo scorcio del 1311, con fr. Iacopo Ghezzo da Siena. Nel corso del trentennio a cavallo del secolo compaiono nel fondo diplomatico del convento senese (qualcuno negli Atti dei capitoli) moltissimi omonimi appartenenti alla predicazione di Siena. Là dove son date ulteriori specificazioni onomastiche, li si possono distinguere: ffrr. Iacopo detto Mino, Iacopo Ghezzo, Iacopo da Asciata, Iacopo di Bencivenni, Iacopo d’Aldobrandino, Iacopo di Ristoro, Iacopo degli Abbagliati, Iacopo dall’Abbadia, Iacopo di Bernardino... Altrove, e più spesso, semplicemente «fr. Iacobus Senensis»: quale dei molti?

Iacopo detto Mino da Siena è cursore delle Sentenze in Lucca 1288 (MOPH XX, 84/16-17), ed è verosimilmente lo stesso che l’anno precedente copriva in Lucca la medesima carica (MOPH XX, 78/19). Un indistinto Iacopo da Siena è lettore in Siena 1293, priore nella stessa città e nominato predicatore generale 1295, priore ancora in Siena 1297, priore in Firenze 1302: non si è certi neppure che si tratti sempre della medesima persona. «Fr. Iacobus Gheççus Senensis» è tra i frati capitolari di Siena il 27 gennaio 1305 e il 6 febbraio 1308, in maggio-giugno 1311 è lettore in SMN e vien nominato procuratore del convento insieme con fr. Riccoldo da Monte di Croce nella lite tra convento e clero cittadino; non era più lettore fiorentino a partire dal capitolo provinciale Viterbo 1311 (MOPH XX, 181/13-14).

■ Arch. di Stato di Siena, Patrim. resti ecclesiastici, S. Domenico 27.I.1304; Spoglio de’ contratti dell’arcbivio del conv. di SD di Siena B 55 [1702], pp. 1-2 (6.II.1307); Arch. di Stato di Firenze, Dipl. S. Maria Novella 10.VI.1311 a quademo, ff. 2r, 5v, 6v, 7r, 8r, 10r; 23.VI.1311 a quademo, I, f. 1r.

La cronologia finora nota non si oppone a che fr. Iacopo Ghezzo fosse il provinciale eletto nel capitolo di Viterbo 1311. Non si può dir di più.

Filippo da Pistoia nel 1262 è incaricato della determinazione dei confini della predicazione tra i conventi di Lucca e Pistoia; il 26 gennaio 1282 è tra i capitolari conventuali di Santa Maria Novella (Arch. di Stato di Lucca, Dipl. S. Romano 1262; Arch. di Stato di Firenze, S. Domenico del Maglio 26.I.1281; il fr. Filippo di MOPH XX, 24/11 è fr. Filippo da Calci del convento pisano); cursore sentenziario in Pistoia 1288 (MOPH XX, 84/17), lettore sentenziario in Napoli 1292 (107/6-7), lettore in Pistoia 1293 (112/ 4), predicatore generale 1303 (148/4), dispensato dall’insegnamento 1305 (154/22-25), lettore nello studio di filosofia di Perugia 1309 (174/13), nello studio generale di Firenze 1311 (181/13-14) e nello stesso anno nominato di nuovo predicatore generale (182/22; il capitolo generale 1304 aveva assolto dalla carica i predicatori generali precedentemente istituiti) ed elettore al capitolo generale (183/12). Provinciale da gennaio-febbraio 1312 fino al capitolo generale Metz giugno 1313, come stabilito sopra. In agosto 1312 in qualità di provinciale concede in uso a fr. Remigio dei Girolami un esemplare del De proprietatibus rerum di Bartolomeo Anglico OFM (Note di biografia..., AFP 54 (1984) 243). Nel 1317 è nominato definitore al successivo capitolo generale (MOPH XX, 204/22-23). Già frate notabile nel 1262 se gli si affida l’incarico di definire i confini delle predicazioni conventuali, potrebb’essere il medesimo Filippo da Pistoia che compare nel capitolo provinciale 1248 (MOPH XX, 8/23-25). Nel qual caso va tenuto distinto dall’omonimo che compare tra i frati capitolari (tot. 13) della città natale in luglio 1331:

Capitolo del convento San Domenico di Pistoia 4.VII.1331: «Fr. Matheus domini Vinciguerre de Pistorio, supprior et vicarius capituli et conventus fratrum Beati Dominici de Pistorio, una cum fratre Filippo de Pistorio, fr. Iohanne de Sancto Barunto, fr. Andrea Profeta, fr. Napoleone lectore de Pistorio, fr. Thomaxio de Cortona, fr. Paulo, fr. Bartholomeo Vescontis, fr. Gualterocto de Cancelleriis de Pistorio, fr. Iohanne de Vingnole, fr. Piero ser Gherardecti, fr. Iohanne Uberti etiam de Pistorio, fr. Blaxio de Pisis, fratribus dicti capituli et conventus existentibus in dicto capitulo, et ipsi fratres una cum dicto suppriore et vicario dicti conventus specialiter ad capitulum adunati ad sonum campane ut moris est ad infrascripta specialiter facienda, in quo conventu plures non erant nec morabantur ad presens, prehabitis solempni deliberatione et tractatu de infrascripta venditione facienda et celebranda pro necessitatibus eorum et dicti capituli et ecclesie Sancti Dominici suprascripti, dederunt vendiderunt et tradiderunt iure proprio et in perpetuum ser Lapo Pauli de Pistorio medietatem pro indiviso unius petie terre vineate posite in territorio de Tiçcana, quod esse dicitur in totum iiij staior. et dimid. vel id circa ad mensuram pratensem, cuius totius consueverunt esse fines a j° strata vetus, a ij° via publica, a iij° et a iiij° Bencordati Nerii de Carmignano et olim ser Bartolini Bonaiuti, ad habendum etc., et hoc pretio lb x...» (Arch. di Stato di Pistoia, Protoc. notar. 2, f. 90r-v).

Oppure a un Filippo da Pistoia senior spettano le notizie più remote a partire dal 1248; a uno iunior quelle più recenti (dal 1288?), inclusi provincialato e residenza pistoiese 1331.

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■ Tieni distinto il secolare Filippo da Pistoia, vescovo di Ferrara 1239-50, di Firenze 1250, arcivesc. di Ravenna 1250-75 (1250-70?: R. Caravita, Rinaldo da Concorrezzo arcivescovo di Ravenna, Firenze (Olschki) 1964, 46). Sepolto in Pistoia, chiesa dei Minori. C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi I, Monasterii 1913, 247, 250, 415. Ampiamente e per diretta frequentazione ne parla Salimbene da Parma OFM, Chronica, ed. O. Holder-Egger, Hannover-Leipzig 1905-13, 731b, 429 n. 6 (qui si mette in guardia dal contaminare con Filippo Fontana del sepolcro ferrarese). R. Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze 1972-73, II, 484-86; VIII, 81b.


finis

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