Giovanni Panella

 frater dimidiatus

quando voleva fare il poeta!

poesie (1966-1973, etc.) dal Diario

scolaro diligente | diario | poesie

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La montagna

 - bis -

Risultati immagini per montagna e neve

T'incoroni
con la santitą dell'altezza
ti copri
con la castitą della neve.

Quando ti chini a quardarmi
la tua altezza m'aduggia
la tua neve m'abbaglia
con luce di ghiaccio.

Amo l'acquitrino

e la mota della mia pianura.

La tua altezza
t'incorona di santitą
la tua neve
ti veste di castitą.

Quando ti chini a quardarmi
la tua altezza m'aduggia
la tua neve mi sferza
con un fascio di luce
pił gelida
della tua gelida neve.

Odio
la santitą dell'altezza
la castitą della neve.

  (Roma febbr. 1966; Diario pp. 72-73)
(terza versione con commento, maggio 1966, in Diario p. 83)


 

Cariatide

 

[versione 1a]

[G.T.] Cariatide

Il mio tempio rovina.
In piedi resti rimani tu sola,
Cariatide,
stupita
della tua inutile libertą.

[versione 2a]

Il mio tempio rovina.
Resti tu sola in piedi,
Cariatide,
stupita
della tua inutile libertą.

[versione 3a]

Il mio tempio rovina.
In piedi
resti tu sola,
inutile Cariatide.

(Roma 8 maggio 1966;
Diario pp. 83bis-84)


All'Atleta  X. Y.

Ti fissai iersera
sull'arena del Pčntathlon
mentre traevi lo sforzo supremo.

Scolpiva la tua coscia
un prepotente
1
fascio di muscoli
ben tirato e complčsso
2:
bello
come un verso di Pindaro!


1) Praepotens

2) Complexus (plecto) - in senso latino.


       (Roma 20  maggio 1966; Diario p. 84bis)


 

Dalla cupola di San Pietro

[variante a matita]
Guardando dalla Cupola di San Pietro

Immagine correlata

Dietro il mio sguardo
scivolo sulla schiena immensa
di questo prigione gigante
che i cordoni costringono
in un arco perfetto.

Scivolo sul mio sguardo
che seconda l'arco d'orgoglio
di questo prigione gigante.
I cordoni costringono
la mia schiena immensa
in arco perfetto.
E sono capace.

Trastevere allude
di lą dal Gianicolo:
compone nel vespro
con le ombre dei vicoli
un ghigno del Belli.
<idem>

     (Roma maggio 1966; Diario p. 85)


 

Pasqua

[seconda versione a matita]

Stamane
la mota č un'onda d'alabastro
striato d'esatte allusioni.

La nebbia mi scivola in fronte
con una mano amica
e distende le rughe
alla mia inquietudine.

E dentro,
una luce distrae
il disordine del mio spirito
sullo schema della coscienza
e ne filtra pensieri
bianchi
come camicie lavate di fresco
come le trasparenze di questo
mattino di Resurrezione.

Alla buon'ora, Rimbaud:
seppellisci i morti
nel tuo ventre!

L'alba stamane
l'alabastro della mota
con onda stria
di simboli esatti.

La nebbia mi scivola in fronte
con una mano amica
e spiana le rughe alla mia inquietudine.

E dentro,
una luce distrae
il mio disordine
e ne filtra pensieri
bianchi
come camicie lavate di fresco
come le allusioni di questo
mattino di Resurrezione.

Alla buon'ora, Rimbaud:
seppellisci i morti
nel tuo ventre!


"J'ensevelis les morts dans mon ventre" (A. Rimbaud, Une saison en enfer, Mauvais sang).


  (Roma 30-31 maggio 1966; Diario pp. 86-87)


 

Purificazione

Cittą  [seconda versione a matita]

Che son queste volute
di profumi impossibili?
Disegnano
sullo schema3 delle mie suggestioni
profili di donne invetriate
silhouettes asessuate di dandies
dall'anca troppo tonda.
Che son queste volute
di profumi impossibili?
Fingono
sullo schema3 delle mie suggestioni
nuove di donne invetriate
nascoste descrizioni,
dall'anca troppo tonda di dandy
archi perfetti,
d'innote silhouettes asessuate
segni indiscreti
4.

Invidio
l'afror di capra
che il primo sole sveglia
sulla lettiera dello stazzo;
il lezzo acre
del concio che il bifolco
spaglia all'addiaccio della corte.

Vorrei poter disciogliere
il mio olfatto
nel buon odor che fuma
dalla terra
quando il vomere squarcia
il ventre caldo del maggese.

E tornerei fanciullo
nelle terre del Fucino.


3) σχήμα = forma, figura

4) indiscretus = indistinto, confuso


    (Roma giugno 1966; Diario pp. 88-89)


In confessionale

- alias - [seconda versione a matita]

Risultati immagini per confessionale

Ho visto appena
il suo volto spezzato
tra la luce rifratta
delle stille di pianto
che foravan la grata
del mio confessionale.
E la gioia scioglieva
nel prisma delle lacrime
i colori del suo arcolbaleno.

Ne ho visto a pena il volto
tra la luce spezzata
delle stille di pianto
che forano - oggi - la grata
del mio confessionale.
E la gioia scioglieva
nei cristalli di lacrime
i colori
del suo arcolbaleno
.

Poi
ho chiuso lo sportello.
Ed č di nuovo buio
nel mio spettro senza colori.

Trattieni, o Cristo,
almeno la tua ombra
tra le mie mani vuote
quanto ti do
con le mie mani vuote
agli altri.

<idem>

   (Roma giugno 1966; Diario pp. 92-93)

Diario di Giovanni (p. Emilio) Panella, p. 169: Lahore aprile 1969


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