Giovanni Panella

quando voleva fare il poeta!

frater dimidiatus

 scolaro diligente | diario | poesie

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 "Diario" (1962-1976) personale.

Quaderno cartaceo, cm 15 x 24, pp. 274 (ripetute pp. 83 e 84); coperta in cartoncino rosso scuro, stampigliata, alquanto corrosa nel dorso; rilegatura a colla, che ha assicurato buona tenuta nonostante molteplici e remote peregrinazioni (ne uscirono scorticati i Sonetti del Belli, ed. Cagli, Roma 1964-65!). Scrittura a penna, inchiostro qua e là sbiadito; poche pagine a matita. Titolo «Quaderno» a stampa (p. Ir), seguìto da mia tardiva scrittura «Diario di Emilio Panella OP». Mentre agli anni '60 risale la citazione volante annotata a penna in cima alla medesima carta: «matres, quae maxime amant, plus quaerunt amare quam amari» (II-II, 27, 1), intendi citazione da Summa theologiae di Tommaso d'Aquino; "le madri, capaci come sono di amore estremo, sono portate più ad amare che ad essere amate".

«Diario di uno scolaro diligente» di pp. 1-20 (21-28 giunte successive a matita) è in realtà il canovaccio della recita goliardica che usava fare nello studentato in occasione dell'Epifania, ospiti tutti i frati del convento. Questa fu tenuta nel convento San Domenico di Pistoia il 6.I.1962. Quaderno dunque che risale al '61. Lista di lessemi sinonimici in p. 29, bianca p. 30.

Diario di Giovanni (p. Emilio) Panella, p. 169: Lahore aprile 1969Il Diario vero e proprio inizia a p. 31 (nov. 1963, clima conciliare del Vaticano II in corso) e termina a p. 228 (dic. 1976). Frammisto di poesie  o esercizi versificatori; quasi estensione - per quanto ricordo - della prolungata riflessione su funzione del linguaggio e suoi vari registri. Entro propositi e contesti d'evangelizzazione: una comunità che inventa e articola le proprie parole di fede attingendo da originali tradizioni culturali, anziché prenderle a prestito da remote geografie cristiane.
File poesie nato primo e isolato; penserà il lettore a ricomporre mentalmente le poesie nell'intreccio delle note diaristiche.

Scrittura rapida, su misura di note di studio e appunti volanti da letture in corso, più che vero e proprio diario. A rileggerlo dopo molti anni, noto che il controllo linguistico è puntato sul lessico; successivamente si sposterà sul periodare, nonché sulla pulizia grafica e d'interpunzione.
M'impegno a riprodurre fedelmente il tutto, incluse caratteristiche e variazioni grafologiche. Grafia volante, sregolata; in taluni casi io stesso ho qualche difficoltà oggi a decifrarla con certezza. "Chi non sa leggere la propria scrittura..." - come dice il proverbio? Ricordo che fui rimbrottato da mia mamma Maria e da mia sorella Nora a motivo delle illeggibili lettere dal Pakistan. Che vergogna! Da allora cercai di migliorare.

Notevoli (almeno a ripercorrerle dopo molti decenni!) le memorie e appunti di studio del mio periodo pakistano (dic. 1967 - dic. 1971), pp. 127-207. Scarno, il diario, e in via di estinzione negli anni immediatamente successivi 1972-76, pp. 208-228. Bianche le rimanenti pp. 229-274.


Un precedente diario l'avevo iniziato già durante gli anni del collegio apostolico in San Domenico d'Arezzo, 1950-1955. Molto adolescenziale (ricordo le commosse impressioni ricavate dalle Confessioni di sant'Agostino!). Coltivato a lungo. Vi annotavo soprattutto spunti e riflessioni da letture extra-scolastiche. Utilizzavo piccoli quaderni scolastici, poi ricuciti insieme in un unico blocco (rilegatura-libri era uno dei lavori artigianali organizzati in collegio nel periodo estivo!). Tra le cose di cui mi disfeci nelle trasferte Italia-Pakistan (1967 ca.). Non me lo perdono!


Ricordanza. Assegnato a SMN di Firenze, lasciai Roma in febbr. '95. Come alleggerire il trasloco? Lasciai a Santa Sabina parte della mia biblioteca personale, quel che allora stimavo meno strettamente legato al mio lavoro corrente (fondo islamico, ad esempio, ecc.). Parte delle mie carte personali (le più remote), le inserii nella sezione moderna dell'Archivio generale OP di Santa Sabina, sotto la segnatura:

AGOP XIV.950 PAN 1 (= Q 1-13: quaderni d'appunti di studi islamici, corsi Univ. Lahore, Urdu ecc.; conservo il quaderno "Diario" ).

AGOP XIV.950 PAN 2 (Carteggio aa. 1971-79).

AGOP XIV.950 PAN 3 (Carteggio aa. 1980-83).

AGOP XIV.950 PAN 4 (Carteggio aa. 1984-87 maggio). Anni successivi con me.

AGOP XIV.950 PAN 5/1-2 (Tesi di laurea in astronomia, 1991-92, di Roberta e Claudia Venditti, Univ. Roma La Sapienza, Fac. di Fisica).

AGOP XIV.950 PAN 6 (E. PANELLA, La legge della libertà. La libertà cristiana nei commentari di S. Tommaso a S. Paolo. Dissert. ad Lector., Pont. Univ. S.ti Thomae, Roma 1965). Dattiloscritto. Tesi di lettorato.

AGOP XIV.950 PAN 7 (Evangelismo, storia ed esegesi… Dissert. ad lauream in Fac. Theologiae, Roma 1974, dattiloscritto).

AGOP XIV.950 PAN 8 (Per lo studio di fra Remigio dei Girolami…, Tesi di laurea Univ. di Firenze, 1977-78, dattiloscritto).

AGOP XIV.950 PAN 9 (documentazione fotografica).


 

 

 

   
 

Father Emilio Panella with these poetries racalls a little bit of his past. He left his little town Luco dei Marsi when he was 12, so he got to travel all around the world and the world became his home.

He never complained the separation from Luco, however he evokes the rural and homely racalls of grey earth and poor dung.

He doesn’t regret places as Fucino and Giovenco; they aren’t nostalgic reminiscences for those storry womb mountains but these memories become unconscious recovery of his origin against the inadequacy of living the heady fumes of provocative (sexy?) cities.

The blacksmith and Marsica represent the limits between the feeble present and the yearning past.

 

Le poesie sono un trascorso, un breve scorcio di vita di padre Emilio Panella che, lasciato il suo paese di nascita Luco dei Marsi in giovane età, si è ritrovato ad essere cittadino del mondo.

Consapevolmente non ha mai sofferto il distacco dal suo paesino d’origine, tuttavia ne evoca i richiami agresti e semplici di “livide zolle” e “pasture grame”.

Il Fucino, il Giovenco non rappresentano un ricordo nostalgico o di rimpianto per quelle montagne dal ventre pietroso, ma si fanno inconsapevole recupero delle origini contro l’inadeguatezza del vivere e i fumi inebrianti delle città provocanti.

Il fabbro e la Marsica divengono cerniera fra il languido presente e l’agognato passato.

 
 

Manus Domini, Apud Avidianum,
xviii kalendas octobris A.D. 2004

Marses
Wood

Ad Transaquas
14 settembre 2004

 
 

10/09/2009: lettera della poetessa Carmen Cardinale e sue reazioni ai miei vagabondaggi poetici!

 
 

 

 


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