Serge de Beaurecueil
(1917-2005)

Liturgie des douze apôtres

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L'autore

Serge de Laugier de Beaurecueil, nato a Parigi 28.VIII.1917. Veste l'abito domenicano 1935, ordinato sacerdote 1943. Uno dei fondatori, insieme con Georges Anawati (1905-1994) e Jacques Jomier, dell’Institut Dominicain d’Études orientales (IDEO) del Cairo. Qui  risiede e lavora dal 1946 al 1963. Studioso di mistica islamica.

Nel 1964 abbandona il Cairo (quali i suoi rapporti personali con Anawati?), si trasferisce e vive stabilmente in Kâbul. Costretto ad abbandonare (1983) l'Afghanistàn a seguito dell'invasione sovietica (1979). Alcuni anni a Bruxelles; poi a Parigi, convento dell'Annonciation. Muore in una clinica di Rouen il 2.III.2005.

Un ricordo d'un suo discepolo e confratello: «En aût 1983, le jour même où le frère Serge arrivait au couvent de l'Annonciation à Paris, rapatrié de Kaboul dans un état de fatigue extrème, j'arrivais de Mossoul et j'étais sans le savoir dans une situation assez identique à la sienne: pour l'un comme pour l'autre ce jour devait se révéler avoir été le départ d'une terre d'adoption. Depuis, j'ai revu plusieurs fois le frère Serge, en particulier au Caire où il a pu revoir ses nombreux amis égyptiens. Les frères du Caire ont eu la grande joie, en 2002, de le recevoir pour deux mois. Il anima pour eux un séminaire sur Ansârî et chaque frère avait à présenter, sous sa conduite, un aspect de l'enseignement du maitre de Hérat.

Au cours du temps pascal qui suivit la mort du frère Serge, j'étais à Istanbul parmi des réfugiés chrétiens irakiens. Alors que je me trouvais dans une famille originaire de Mossoul, on apporta devant moi une petite table sur laquelle étaient déposés un pain et une soucoupe remplie de sel. On me demanda de les bénir. Alors, j'ai béni en chaldéen, et je me suis dis: "Voilà, mais c'est le père de Beaurecueil!". Alors, frère Serge, Bon Jour, en Dieu!» (Mérigoux, Un mystique dominicain 295).

tra i suoi titoli

Autorevolissimi i titoli delle sue pubblicazione di natura storica; specie sul mistico Ansari (Khwâja 'Abdullâh Ansârî, 1006-1089), originario di Herat, area geografica della cultura persiana orientale, oggi città dell'Afghanistàn occidentale. Utile sintesi la si legge in «Mélanges de l’Institut Dominicain d’Études orientales du Caire» 11 (1972) 291-300, in occasione del "doctorat d'État ès lettres" alla Sorbona, febbraio 1971. Nel medesimo volume, pp. 77-125, La structure du "Livre des Etapes" de Khwaja Abdallah Ansarî, firmata Caboul 16.III.1971.

la fortezza nel desertoMa l'esperienza di vita in paese senza comunità cristiane, suggerì a Serge de Beaurecueil acute riflessioni sul ruolo dell'incontro umano, come luogho ordinario della grazia di Dio tra gli uomini; diffusa oltre i confini della "chiesa", e fuori gli ordinari canali dei ministeri. Dove culto diventa comunione, profezia diventa testimonianza; reali benché non proclamate. Professate nel silenzio del diverso o nel silenzio del deserto. Ne sgorgano scritti di notevole fascino, assecondato da originale registro linguistico, quasi poemi in prosa:

Serge de Beaurecueil, Nous avons partagé le pain et le sel, Paris (Cerf) 1965. L'acquistai in Roma 1965.

Prêtre des non-chrétiens, Paris 1968. Me ne fece dono l'autore stesso in Kâbul, agosto 1968.

E altri titoli successivi, sul medesimo filone. Trainati verosimilmente dai primi due. Ultimo Mes enfants de Kaboul (2a ed.,  Paris 2004, pp. 224); l'ho acquistato e letto solo di recente, novembre 2005. Qui si apprende che già ai tempi del "doctorat d'État" 1971 la nuova "esperienza di vita" aveva relegato in secondo piano l'impegno alla ricerca e alla pubblicazione scientifica sollecitata dai membri della commissione: «S'ils avaint su comment je vivais et ce que je faisais à Kaboul!...» (Mes enfants..., p. 52). Dunque un vero dirottamento di vita, susseguito all'iniziale ricerca dei manoscritti locali su Ansari.

"Spiritualeggiante, troppo spiritualeggiante!" - mi dicevo allora - "dal percorso parallelo alle pubbliche istituzioni,  politiche e religiose; senza che queste potessero attingervi per allargare la loro base sociale". E argomentavo dalle impreviste (e ignorate) disarmonie storico-sociali del popolo afghano, riunito sotto una monarchia a base feudal-tribale, che assecondarono il sovvertimento sovietico dell'Afghanistàn e poi il regime dei talibani. E posero fine alla ventennale "esperienza interpersonale" di Serge.

Per caso, che Serge de Beaurecueil descrivesse un po' se stesso quando compendiava i tratti principali dell'uomo Ansari?

«J'admirais en lui l'homme droit, réfractaire à toute compromission d'aucune sorte, que rien ni personne n'avait jamais pu faire fléchir. Rien ni personne... sauf Dieu, dont il sut accueillir le mystère dans le silence, de peur qu'en le proclamant il "fasse deux" avec l'Unique» (Mes enfants de Kaboul, p. 30).

Ammiravo  in lui l'uomo retto e tutto d'un pezzo, restìo a ogni compromesso di qualsiasi genere. Nulla e nessuno l'aveva mai potuto piegare. Nulla e nessuno... eccetto Dio. Di cui seppe accogliere il mistero nel silenzio, per timore che proclamandone il nome ne duplicasse l'Unità.

Nessuno, eccetto Dio. E gli altri? Ne prendo cura, sono piccoli e sottomessi.
Di certo, al mistico e padre spirituale Ansari degli anni 1.000 Serge chiede consiglio in maggio 1976: Approvi o no che io mi dedichi ai ragazzi poveri dell'Afghanistàn anziché a libri e a congressi di studio. Ansari approva senza batter ciglia (Mes enfants de Kaboul, pp. 138-40).
Percorsi mistici affrancatisi da rigori ascetici. Senza contese. Il direttore della rivista "Spiritus" insiste per avere un contributo da Serge?
«Mi preparai il materiale (un bicchiere di whisky, sigarette, macchina per scrivere) e buttai giù un articolo intitolato "Entrons dans la dance"» (Mes enfants de Kaboul, p. 192).

 Liturgie des douze apôtres

Emilio Panella
Firenze 15.XI.2005

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