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san
Nessuno? oh, chi era costui?
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Anche i medievali ridevano. Con sofisticata astuzia.
Esilarante sermone su san nessuno, de beato
nemine, decennio 1281-1290, area dell'università parigina. Riposto d'abitudine tra gli spazi retorici della parodia.
O del sacrilegio dissimulato: «Rabbi, nemo potest hec signa facere que tu facis»
(Ioh 3,2), «Attenzione, Maestro, i miracoli che fai tu, li sa fare anche
Nessuno!».
Reclama invece qualcosa di più. La parodia irride il sistema
restando nel sistema; periferia della satira, o del gioco. Lo facevano - e lo
fanno - anche i chierici (cf.
E. Massa,
Carmina Burana e altri canti della goliardia medievale, Roma 1979). Gran parte della produzione satirica ed epigrammatica
è in difesa del sistema. Sull'altro versante l'esercizio dissacrante genera l'Anticristo,
personificazione polarmente antagonista. Qui invece
nessuno (Nessuno?) è
ossequioso alle
auctoritates, perfino ai canoni redazionali del sermo novus; ma sulla punta estrema dell'estremo ossequio, sovverte i percorsi sotterranei
del sistema.
Insinua il nonsenso nell'asserto estremo. Appella referenti altri: quelli che il sistema gli rifiuta.
Di certo, remoto ormai, Nessuno, dalla funzione di anonimato assegnatagli dal
suo inventore Ulisse (Odissea IX, 366).
Il tutto ottenuto giocando nelle fasce più formali del linguaggio. Il sermone
personifica nemo: converte issofatto la proposizione negativa in positiva
o viceversa (grammatica); deduce per asserto, non per costruzone sillogistica
(logica). Dilata la sorpresa sugli omografi, visto che ai tempi
di nemo non si
dava
distinzione semantica su "maiuscolo/minuscolo" (grafìa); quando invece
noi oggi adoriamo le maiuscole: "Io
sono Mia".
Meglio. Il sermone lo si predica, non lo si scrive; lo si ascolta, non
lo si legge. La radicale oralità della comunicazione aggira la riverenza dovuta alle maiuscole. E ai
loro protetti.
Ma ascoltiamo il sermone.
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Onnipresente,
beatus Nemo, dalle origini sino
alla fine del mondo. I nostri primi giorni «formabuntur, et nemo in eis» (Ps 138,16), e
«Nessuno era già là»; anzi «nemo
venit ad me» (Ioh 6,44), «Solo Nessuno venne a me». Ora estrema a lui solo nota, «de die autem illa et hora nemo scit» (Mt 24,36).
«nemo propheta in patria» (Lc 4,25), unico profeta accolto dai suoi. Non pseudo perché anonimo;
anzi eteronimo, iperonimo. Cosicché punisce crimini occulti, «nemo te condemnavit» (Ioh 8,10-11):
presumevi che non ci fosse alcuno che potesse condannarti, e invece «ti ha condannato Nessuno».
Accorre in soccorso e ripara
le insolvenze dei debitori: «nemo illi reddet pecuniam» (Tob 10,2), «al
creditore il denaro glielo restituirà Nessuno».
Quanto
rimasto nascosto a Mosè - e a noi -, lui lo vede: «deum
nemo vidit» (Ioh 1,17), «ha veduto Dio, Nessuno»;
fin nell'intimo mistero: «nemo novit Filium» (Mt 11,27), «ha conosciuto il
Figlio di Dio, Nessuno». E da Dio in persona ricambiato con amore: «neminem enim diligit
deus» (Sap 7,28), «Dio ama Nessuno»!
Eroe suo malgrado. Finisce martire dell'impossibile; inviato
oltremare a liberare i prigionieri dei saraceni, del peccato e delle decretali: «ad impossibilia
nemo tenetur», «destinato all'impossibile, Nessuno».
Al termine «ascende in cielo, Nessuno», e si guadagna il paradiso: «et nemo
ascendit in celum» (Ioh 3,13).
Ma il paradiso di quale cielo? di quale
signore?, visto che aveva saputo cavalcare molti cieli, da quello empireo a
quello cristallino a quello sidereo; e aveva venerato signori di cieli diversi: «nemo potest duobus dominis servire» (Mt 6,24), «unico a
saper servire contemporaneamente due padroni, Nessuno».
Insinuazioni da nonsenso, quest'ultime. Nemo non deriva da homo e da ne, quasi "nessun uomo" o "nessuno",
privo di genere, di numero e di proprietà, come voleva il vecchio Isidoro
nelle sue Etimologie X,184; e come va ripetendo il nostro vocabulista
Huguiccio [= Uguccione da Pisa, Derivationes II, p. 586
§17]. Nemo viene da
nemein: "significare per sé". E dunque "intelligibile unico".
Anzi "essere per eccellenza", perché unico a connotare significato attivo e passivo.
«Ma insomma tu chi sei?».
«Nemo è il mio Nome, per anagramma non del mio
Meno bensì del mio Omen!».
Essere e nonessere, questo è Nemo!
■ Esiste un
santo protettore dei laici e dei miscredenti? san Nessuno. «Nemo est adiutor meus» (Dan 10,21), «mio aiuto è Nessuno» (oppure «nessuno mi aiuta»?, boh!!!).
■ Quando ricorre la sua festa nel calendario? "Il giorno
che l'eclisse solare cade in plenilunio", dicevano gli antichi sapienti. E
i moderni che dicono? "29 febbraio", i calendari pii; "30 febbraio", i calendari laici.
■ La sua abitazione? La plaga tra i due
tropici, il
deserto.
Dappertutto e in nessun luogo.
■
Unica sua predica, il silenzio.
■ Progenitore dei santi inesistenti,
san
Nessuno,
e adoratore di tutti i santi.
■ Nessun culto, la sua santità;
il quotidiano, suo anniversario.
▒ Ma insomma, chi è
l'autore del sermone parigino
de beato
nemine?
Il sermone è anonimo, e l’autore
ignoto.
No! L'autore
è “studii parisiensis lector maximus”, il maestro
Nessuno il Grande!
■ racconto di
Emilio Panella
trascritto da
Limeio Alpelna
[anagramma?]
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Leggiti più seriosamente
il sermone "De beato Nemine" nell'edizione curata da
Nicole Bériou, L’avènement des maîtres de la Parole. La prédication à Paris au XIIIe siècle, Paris 1998,
pp. 204-212, 881-887.
■
Ricordanza
Nicole
Bériou venne per più giorni a far ricerche all’archivio di Santa Sabina in Roma
(tra gli anni ’80 e ‘90) quando io ero archivista. Sfruttava al massimo il tempo
a disposizione. Mi chiese anzi di poter rimanere a lavorare oltre gli orari
d’apertura; anche quando noi frati andavamo a refettorio. Un giorno a refettorio
mi servii di doppia porzione, e dopo pranzo portai a
Nicole cibo e bevanda. Si
commosse. Mi raccontò di sé (nata in Normandia?, esperta di predicazione
medievale in Francia, insegnava a Parigi). Poi mangiò e bevve!
─ E
se venisse a saperlo il priore?
─
Ne timeas. Nemo scit!
→
https://www.academia.edu/15255064/
■ 7 febbraio 2018. Università Ca' Foscari Venezia.
Reverendo Padre,
sono assai lieto di reincontrare, grazie a Lei, il formidabile Nemo, che a me
capitò di incrociare quale capostipite del "San Niente" ricordato dal
cinquecentista veneziano Andrea Calmo nelle sue Lettere. Mi permetto di
segnalare, come già m'accade di scrivere molto tempo fa, che in alcuni
manoscritti di marineria veneziana d'età umanistico-rinascimentale "San Nulla" e
"San Negotta" vengono (seriamente) rubricati a calendario, nei giorni di incerta
titolarità.
RingraziandoLa, Le porgo i migliori saluti.
Riccardo Drusi
→
https://www.academia.edu/19688499/
■ nessuno mi provoca impunemente!
■ mi provoca impunemente, Nessuno!
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