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Maestro,
dove legare i fascicoli nel libro web?, chiese il discepolo.
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Scordali i fascicoli, rispose
Yahyâhkhân马色热
mastroweb del
deserto medio.
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Scordo anche le pecie?
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Le pecie del libro, un tempo le
acconciavano nel vico degli Strami e di Garlandia,
riva sinistra della Senna, nelle remote province di Rûm -
raccontano i rescritti al presto Gianni. Strapparono brandelli di libertà
alla servitù di tempo, di materia e di scriba. Nel loro piccolo. Scorda anche le
pecie.
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Il web, dove inizio a scriverlo,
maestro?
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Vuoi scrivere il web?
("ragnatela" disse in lingua madre, e
disegnò in punta di dita).
Tessilo anziché scriverlo. Pensa pagine senza pecie e senza fascicoli,
difformi e innumerate. I fascicoli cucili con i links; con segnalibri, se
sei incipiente. Il libro della mente ha parole per fogli senza carta e ha
fili per fascicoli senza libro. Una sola parola (Parola?), quella non detta,
il libro della mente la serba al silenzio.
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Intendete che senza filo della
mente, web sarebbe labirinto?
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Dissipazione, valanga di
frammenti. E inconsapevole rimorchio al carro altrui.
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Io compongo con programmi di
scrittura, maestro Yahyâhkhân; sono sulla buona strada?
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Oh!, la destrutturazione della
pagina è opera del grankhân Web e dei suoi ministri links, non del vecchio
word-processor.
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Maestro, che significa links?
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Annoda capo e coda di
similitudini e dissimilitudini, falli correre la maglia anacolutica; il
deserto non sarà più solitudine
色.
Avrai links. Li chiamano "significati dinamici" nelle province remote di
Rûm.
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Ah!
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Visto, maestro Yahyâhkhân? Il
ragno ha filato l'albero sempreverde;
lo chiamano sommario automatico. Il sommario lega nomi oppure titoli o
intestazioni delle pagine? ordina abc di lemmi o rincorre i links?
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Tutto è link nel web, asserì
maestro Yahyâhkhân, tutto è link. Anche parola ed immagine diventano links
al meglio di sé. L'essere è link. Anzi hyperlink, perché emana e sostiene
hypolinks.
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Ah! Ma i links di subordine non
filano ricami ipotattici? Lo so, mi perdo nel disordine del troppo. Soffro il
nonsenso dei nessi sconnessi.
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Dipende dal link dei links,
ragazzo mio.
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Links di Struttura o
d'Inserimento?
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L'ars mechanica fa l'uomo abile,
non sapiente, ammonì il maestro del medio
deserto. Solo le idee sanno
generare idee.
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"Le idee riproducono idee, non
conoscenza", intendete? Links senza nessi? La vignetta di prima pagina del
mio giornale non
mi fa ridere se priva del fuoricampo attuale. Ma faccio domande d'arte
meccanica, maestro Yahyâhkhân: quando links molteplici e distanti legano in
carovana la medesima pagina, quale significato dinamico vien letto dal
sommario?
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Non parlare di karawân, che
misura le leghe e scandisce il prima e poi. Nel web tutto è presente, tempi
e luoghi.
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Ma siffatta sincronia non àltera
i significati dinamici, maestro? La direzione di movimento dà significato al
frammento; così come i gesti dei nostri padri (oh quanto lenti, quanto
eloquenti i gesti dei nostri padri!) disegnavano la mèta taciuta; o il
saluto di pace simulato.
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Superato. I links sono
pluridirezionali e plurisemantici. Una medesima tag simula e dissimula.
(Tag, anzi tag, è nostro riservato strumento di mestiere, guarda:
<table border="0" cellpadding="0" width="100%"
height="70" cellspacing="3"><tr><td width="22%" height="45"
bgcolor="#FFFFFF" bordercolor="#F49300">.
Se tag sia voce tàtara o prestito rûmi, i nostri turcimannni lo
ignorano).
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Ah!
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Perdonate, maestro Yahyâhkhân, se
pongo ancora domande insipienti; alle mie insipienti domande nessun manuale
risponde...
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Anche tu hai sostituito manuali a
maestri? - interruppe e sorrise Yahyâhkhân.
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No, ho avuto manuali per maestri.
Domandavo: l'albero sempreverde
non segue né ordine di links né ordine d'abc né ordine d'icona...
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Chi tesse parentele sull'albero
sempreverde è altri da chi tesse parentele nei links. Né l'uno né l'altro è
il medesimo che tesse parentele di nomi. Nessuno di loro tesse parentele di
cose. Tutti tessono al soldo del grancapo Barâkhân e suoi consorti.
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La veste chi l'indossa?
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Veste? Non esiste veste, caro
tâlib-i-web. Solo fogge. Splendenti e cangianti. La parvenza è loro
bellezza, l'effimero loro ricchezza.
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Instabilità congenita. Non
inquieta un popolo nomade.
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Sicuro, figliuolo? Nulla è più
immobile d'una società di nomadi; come nessuno è più socievole del
solitario.
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In estremo aiuto, maestro, ditemi
qual è capo e qual è coda? Non sarebbe infeconda di conoscenza l'idea che
genera simultaneamente simile e dissimile?
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Figliuolo, tu poni domande di
sapienza, quelle del tuo primo maestro Imîlkhân, devoto dell'unità. Io
Yahyâhkhân, maestro del
frammento (di' pure maestro dell'Annunciazione), t'insegno domande di
mercato.
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Ah!
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Maestro
Imîlkhân, maestro
del Decalogo, ditemi voi: web che cos'è?
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Non svelare il segreto ai
profani: web è khâna-ba-dosh.
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Ma quale la strada, senza una
stella polare, maestro?
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Una vena pulsa in seno al
deserto. Attento: il battito, lo sentono i nudi piedi non i sensi.
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Perché allora lo smarrimento? lo
schianto? dicono crack, crash.
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Le lettere maiuscole - asserì
meditando maestro Imîlkhân. Zuffa tra maiuscole e minuscole. Sgomitano per
comparire in maiuscole, le parole; almeno l'iniziale! Inedito genere di
wasp. Sovvertono percorsi, perfino links e filenames. Sapranno mai, i rûmi,
liberarsi dalle maiuscole e loro insolenza?
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Rimediano con istruzioni,
maestro, nella pagina "capitalization".
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Scribi antichi, e tuttora nostri
moderni canzonieri, ignorano
le maiuscole - continuò la meditazione maestro Imîlkhân sorvolando
l'interruzione. Guàrdati soprattutto da
Y. Per un tratto la sua virgola inferiore
nutre eretta fortitudine; poi, insospettata, la biforcazione pitagorica:
maiuscole fronde di parole sul ramo sinistro, bucce sonore a destra. Il link
non riconosce il nome significante, ignora la persona.
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E la prossima mèta, maestro?
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Oh! non prossima, bensì oltre
l'orizzonte estremo dell'estremo deserto. Oltre l'immaginazione dei
valligiani del Silicone, e di Linus il baccelliere. I significati del
silenzio, solo i compagni del cammello lo sospettano.
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Ossia?
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Un link capace di connettersi con
reticenza ed omissione, immensi nascondigli dell'accaduto. Prima pietra alla
storia dei silenzi. Ammesso che la si possa scrivere, una storia dei
silenzi.
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Impossibile, maestro Imîlkhân,
dar voce ai silenzi?
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Nessuna segreteria e nessun
archivio ne serba il suono.
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Ah!