Eugenio Marino
(† 3.XII.2011)

Estetica, ermeneutica, critica d'arte
ed iconografia-iconoteologia

Discorso sul metodo

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Archivio SMN I.C.102 B 74r Locutus est Dominus (resp. dom. Quinquag., la fede d'Abramo). Racconto per immagini della historia salutis dall'alto in basso lungo il tracciato verticale della L, muovi a destra nella base, e richiudi verso l'alto a sinistra.

Pistoia 2005

 

Copyleft © Emilioweb ottobre 2005


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L'autore

Eugenio Marino è entrato nell'ordine domenicano nel 1944. Ha conseguito il dottorato in teologia all'Università San Tommaso  d’Aquino in Roma e laurea in Lettere all'Università di Firenze;  insegnato iconoteologia presso l'Istituto Superiore di arte sacra Beato Angelico in Roma. Membro della comunità di S.anta Maria Novella in Firenze. Ha condotto molteplici ricerche su liturgia e storia dell'arte all'incrocio tra fede e sua rappresentazione iconica.

Padre Eugenio decede il 3.XII.2011, ore 21,00, presso San Domenico di Fiesole, dov'era stato ricorevato a settembre.

º Pubblicazioni di E.Marino »

il libro

eugenio marino OP, Estetica, ermeneutica, critica d'arte ed iconografia-iconoteologia. Discorso sul metodo, Pistoia (Provincia Romana S. Caterina da Siena dei Frati Predicatori, Centro Riviste, Piazza S. Domenico 1) 2005, pp. 144. E nel periodico «Memorie domenicane» 35 (2004) 205-329, senza "Indice" analitico e "Bibliografia".
Quasi ripresa e sintesi articolata delle categorie critiche sottostanti al "metodo inconoteologico" che l'Autore è venuto elaborando lungo molti decenni. Punto di partenza: tre strati inseparabili del prodotto artistico, radicalmente complementari, al pari del binomio parti/tutto: (1°) motivi e forme del visibile (= schemi formali), strato preiconografico; (2°) temi e soggetti tradotti in immagini narrative e intelligibili (= schemi semantici), strato iconografico; (3°) contenuti e significati intrinseci o essenziali (= schemi simbolici), strato iconologico; quasi complemento unificante del visibile e dell'intelligibile. L'iconologia pertanto è materia di stretta pertinenza della critica e/o storia dell'arte. Ma laddove il prodotto figurativo racconta, passando per fonte scritta o immagine acustica, fatti e messaggi della rivelazione biblica, il finale significato iconologico risulterebbe inadeguato a decodificare l'opera d'arte se non accogliesse le istanze cognitive della fede e della sua articolazione teologica. Iconoteologia dunque, conclude p. Marino: strumentazione adeguata ad una critica d'arte che indaga la raffigurazione non d'una vaga religiosità, ma d'una fede biblica trasmessa e dalla parola e dall'immagine; "evangelicae historiae imaginibus expressae", diceva il secondo concilio di Nicea, anno 787. (Il che a rigore non comporta che il critico d'arte sia uomo di fede, ma che si proponga di ricostruire culturalmente il sistema semantico che presiede a siffate raffigurazioni di fede).

M'ero proposto in un primo tempo di fare un volgarizzamento del saggio "Estetica, ermeneutica, ecc.", con l'intento di servire più ampio raggio di lettori; dalla lingua dell'aula magna a quella del supermercato. Ho rinunciato. E se i lettori - mi son detto -, a confonderli fossero i miei anacoluti anziché le ipotassi di Marino?
Ecco allora
il testo integrale così come da esemplare digitale passatomi dall'Autore (salvi minuscoli adattamenti al sistema collegamenti web). Lo stesso Autore, da me interpellato, ha sciolto talune divergenze tra testo e indice, tra modello a stampa e quello digitale. E promette di tenere aggiornato e testo e bibliografia. Grazie.

Emilio Panella
Firenze 1.X.2005

P.S. - Mi vien da pensare che la teoria proposta dal p. Marino troverebbe precipua area di controllo e di verifica nelle miniature, racconti di storia della salvezza raffigurati dentro la parola e con essa intrecciati. A patto che non le si astraggano o ritaglino dalla loro pagina e dal loro testo (acritica violenza!), di cui sono inscindibili frammenti. Che siano invece lette costantemente ancorate alle loro parole, e alla catena unica di corali multipli: parola, notazione musicale, decorazione, sia dell'antifonario (qui normalmente vengono raffigurate le miniature) sia del lezionario; da questo il miniaturista può attingere e di fatto attinge l'immagine acustica da travasare nella miniatura, lezionario invisibile agli occhi del critico "formale". La destinazione della miniatura alla meditazione liturgica, e l'intento di compendiarvi il messaggio biblico o agiografico del giorno, collocano tale prodotto artistico in posizione eminente in un esercizio rigoroso d'iconoteologia.

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