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4. Dissoluzione del dialogo istamo-cristiano

Ricordiamolo: BS è assertore del dialogo e ha profuso tutte le sue energie («trent’anni di sofferenze e di studio... » Dial. 460) per la reciproca comprensione tra cristianesimo e islàm. Condividiamo i medesimi propositi e impegni di fede.

Ma le proposte di dialogo basate sulla «interpretazione cristiana del corano», sulla «teoria del mistero abrahamitico dell’islam nella linea d’Ismaele» e sulle «relazioni trans-storiche Medina-Damietta-La Verna» sono la dissoluzione stessa del dialogo:

a) perché tale impostazione equivale a rifiutare: ciò che l’islàm storicamente è; ciò che l’islàm dice di se stesso; ciò che l’islàm vuole diventare. Il confronto di sistemi è comparativismo. Il dialogo è confronto di persone. E la prima regola del dialogo è accettare - come piattaforma di confronto - l’identità dell’altro, anche qualora questa si affermasse nella diversità.

b) perché BS inietta nozioni cristiane nel corano e nell’islàm trasformando il musulmano in cristiano a sua insaputa, anzi suo malgrado. Il musulmano non si riconoscerà mai nell’islàm dall’«interpretazione cristiana» e non permette a chi musulmano non è (e BS non si dichiara musulmano) che venga ad insegnargli il «vero senso» del corano. Siffatta posizione inoltre suscita e rafforza l’integrismo parallelo della controparte.

c) perché, se è vero che i misteri cristiani della trinità, incarnazione del Verbo, filiazione divina di Gesù e suo morte redentrice, non sono formulati nel corano così come intesi dal cristianesimo, è pur vero che il dialogo deve accettare come suo dato il rifiuto dei misteri cristiani decretato fin dalla primissima generazione musulmana secondo un’interpretazione - diciamo - restrittiva del testo coranico. Dottrina ufficiale dell’islàm e la teologia islamica hanno continuato a negare i suddetti misteri cristiani anche quando conosciuti nella retta formulazione.

Una breve somma della “proposta Basetti-Sani”?:

Prima di rigettare in blocco il libro sacro dell’islam, poiché l’ordinaria interpretazione che i musulmani ne danno da secoli, non permette di riconoscervi, da parte della fede cattolica, un’autenticità, perché - io chiedo - non tentare se fosse possibile qualche altra interpretazione «con la luce di Cristo» la quale permettesse di scoprire in profondità ciò che sino ad oggi i musulmani non sono riusciti a scoprire? (Reint. 113).

Si rilegga il periodo e ci si provi a sciogliere i giunti sintattici.

Esempio: - se l’interpretazione dei musulmani non permette alla fede cattolica (= f.c.) di riconoscere l’autenticità del corano, perché la f.c. dovrebbe rigettare in blocco il libro sacro dell’islàm? o viceversa, perché la f.c. avrebbe potuto riconoscere l’autenticità del corano a partire da un’esegesi musulmana che glielo avesse permesso?

-  se l’interpretazione dei musulmani non è accettabile dalla f.c., perché la f.c. dovrebbe tentare un’altra esegesi? per non respingere in blocco il libro dell’islam? per capire quel che i musulmani non han capito in 13 secoli d’esegesi?

-  l’interpretazione «con la luce di Cristo» mira a scoprire le profondità del corano rimaste sinora ignote ai musulmani o a permettere alla f.c. di riconoscerne l’autenticità?

-  se le profondità sinora ignote del corano venissero sondate dall’interpretazione cristiana, la f.c. riconoscerebbe l’autenticità del corano come alterità del dialogo o come prodotto del proprio atto esegetico? - eccetera eccetera.

Non si vede che cosa resti del dialogo islamo-cristiano.

Conclusione

Ricordo le buone intenzioni dell’A. e la passione con cui ha messo la sua vita al servizio del dialogo islamo-cristiano. Gli orientalisti e gl’islamologi cristiani ignorano l’«interpretazione del corano alla luce di Cristo». I musulmani la rigettano e ne sono offesi. Gli uni e gli altri hanno le loro buone ragioni.

La pubblicistica cattolica di casa nostra ha aperto le braccia, con comprensibile emozione, alla «reinterpretazione dell’islàm in chiave cristiana» e al tipo di dialogo che ne seguirebbe. Per l’estensore della Presentazione di Dial. «il presente libro... più che programmatico, sembra essere un libro profetico» (Dial. p. IX). Per il presentatore di Reint. si tratta d’«interpretazione arditissima, coraggiosa, non affatto spregiudicata, né cervellotica, ma meditata e sofferta» (Reint. p. 5). Il recensore di «Studi Francescani» 67 (1970) p. 407, lo ritiene «libro interessante e attuale, originale e dirompente....». Il recensore di «Sacra Doctrina» (Boll. bibliogr. II, 1971, p. 181) definisce il lavoro di BS «scrupolosa ricerca scientifica sull’islamismo e sul Corano».


APPENDICE

Non sarà superfluo suggerire al lettore italiano (teologo o credente impegnato a testimoniare la propria fede in ambiente musulmano) qualche testo base per documentarsi con attendibilità sull'islàm e sul dialogo islamo-cristiano. Ci si raffreni dallo stabilire collocazioni dell'islàm - come di altre religioni - nella storia della salvezza. O lo si faccia, comunque, dopo aver dibattuto una teologia delle religioni che recuperi e il livello creazionale come luogo incoativo ma legittimo di salvezza (allora tutte le geografie e tutti i tempi umani sono già lievitati dalle presenze di grazia), e la crescita dell'uomo tout court come occasione della salvezza in senso forte. (Cf. indicazioni bibliografiche in La missione oggi, «Vita sociale» 4-5 (1973), Terzo mondo e Vangelo, pp. 447-54 / 99-106).

Tali premesse possono, a mio avviso, riproporre il confronto islàm-cristianesimo in termini teologici e pastorali più credibili.

Si eviteranno in partenza gli ideologismi alla Basetti-Sani che prosperano sul raffronto tra sistemi religios-culturali. Ora il raffronto tra sistemi termina o al concordismo da una parte o all'integrismo dall'altra. Il dialogo invece si svolge nella sfera delle persone e delle loro situazioni di vita. Le occasioni del dialogo possono essere anche le crescite umane nel terreno e nella sfera pre-confessionale. Il cristiano ne condividerà - gomito a gomito con 1'«altro» - ora le promesse ora le sopraffazioni: conflitto tra islàm sclerotizzato e propositi di rinascita, tra fideismo e acquisizioni delle conoscenze moderne; rinnovamento dell'esegesi coranica e confronto con la critica storica; tentativi di rinnovare l'etica coranica, il diritto civile, il diritto di famiglia in risposta alla sfida del mondo moderno; confessionalismo e laicità nelle nuove costituzioni dei paesi a maggioranza musulmana; lotta per ritrovare la propria identità culturale e politica contro riproposte neo-coloniali; desacralizzazione della pratica musulmana e promozione dei valori dell'uomo a tutti i livelli; fede, nazionalismo e lotta contro il sottosviluppo; ricostituzione della socialità e comunicabilità con 1'«altro», libere e dal complesso d'inferiorità (o di superiorità!) e dalle tentazioni di egemonia; problema delle «minoranze»: per es., cristiane nell'Iraq, nel Pakistan, nell'Indonesia ecc., e musulmane nelle Filippine, nelle Repubbliche sovietiche meridionali, nell'Etiopia...

Di tutto questo nessuna traccia negli scritti di Basetti-Sani. Eppure è qui - né a Damietta né alla Verna - che si fa il dialogo islamo-cristiano al riparo dell'ideologismo.

Sulla riva opposta si supererà la presente situazione di stallo a cui sembrano approdati gl'islamologi cristiani impegnati nel dialogo. Il ricorso consueto a formulazioni «classiche» di teologumeni quali rivelazione, profezia, ispirazione, grazia sacramentale, salvezza ecc. - senza che siano riproposti nelle latitudini teologiche dell'atto creativo e del patto noachitico - rende ragione della timidezza con cui indiscusse autorità quali Gardet, Anawati, Jomier, Caspar ecc. esplorano la locazione dell'islàm nella storia della salvezza.

Ci riproponiamo di sviluppare queste riflessioni in altra occasione. Qui ci preme riasserire la necessità preliminare - per il teologo o per chi vive la propria fede accanto ai musulmani - d'una conoscenza seria e documentata del grande fatto che è l'islàm e dei problemi che pone il dialogo islamo-cristiano.

G. C. ANAWATI, Vers un dialogue islamo-chrétien, «Revue thomiste» 64 (1964) 280­326; 585-630. Recensione critica di quanto scritto sull'islàm negli ultimi 25 anni; ottima guida a discernere opere e autori attendibili. Cf. anche ID. in «Angelicum» 41 (1964) 145-166; «Euntes Docete» 22 (1969) 375-451; «Mélanges de l’Institut Dominicain d’Études orientales du Caire» [= MIDEO] 9 (1967) 143-213.

L. GARDET, Cannaître l'Islam, Fayard 1959 (trad. it. ed. Paoline 1961) - L'Islam. Religion et communauté, Paris, Desclée de Brouwer 1967: la migliore introduzione generale all'islàm di un A. a cui è cara e l'oggettività scientifica e l'impegno del dialogo interreligioso.

Per il Corano si consiglia l'ed. Sansoni (Firenze 1961), traduzione e note di A. BAUSANI.

Per un'introduzione ai problemi critici del corano:

R. BELL, Introduction to the Qur'ân, Edinburgh (1953) 1963; ried. da W. MONTGOMERY WATT, ib. 1970.

R. BLACHERE, Le Coran, t. 1 (Introduction), Paris 1947.

Per tentativi di rinnovare l'esegesi coranica da parte di musulmani:

J. JOMIER, Le Commentaire coranique du Manar, tendences modernes de l'exégèse coranique en Egypte, Maisonneuve 1954. ID. in MIDEO 1 (1954) 39-72; 5 (1958) 367-86. ID.-CASPAR in MIDEO 4 (1957) 269-280.

J. M. S. BALJON, Modern Muslim Koran Interpretation (1880-1960), Leiden 1961.

R. CASPAR, Vers une nouvelle interprétation du Coran en pays musulmans. Tendances et problèmes de l'exégèse coranique actuelle, «Studia Missionalia» (Univ. Gregoriana) 20 (1971) 115-139.

Per una bibliografia critica sul dialogo islamo-cristiano:

R. CASPAR, Le dialogue islamo-chrétien. Bibliographie, «Parole et Mission» 33 (1966) 312-322; 34 (1966) 475-481. ID. sulle idee di Basetti-Sani, in «Parole et Mission» 51 (1970) 371-72. Caspar, in collaborazione con altri studiosi, ha annunciato un progetto di Bibliographie du dialogue islamo-chrétien d'ampio respiro. La prima parte del lavoro (secc. VII-X) apparirà prossimamente sulla rivista organo dell'Institut Pontifical d’Etudes Arabes (IPEA, Roma).

Per la posizione di JOMIER sulla valutazione teologica dell'islàm cf. J. JOMIER, Il Corano è contro la Bibbia?, Milano, Nuova Accademia 1961; La notion du Prophète dans l'Islam, «Boll. del Segretariato per i non cristani» 18 (1971, VI/3) 154-168. Cf. anche «Parole et Mission» 7 (oct. 1951) 618-26; 20 (janv. 1963) 113-27; 31 (oct. 1965) 659-63; «La Vie Spirituelle» 524 (1966) 203-215. ID., Islamismo arabo e cristianesimo, in AA.VV., Incontro tra le Religioni, IDOC-Mondadori 1969, pp. 247-261.


Archivio SMN I.C.102 B 74r Locutus est Dominus (resp. dom. Quinquag., la fede d'Abramo). Racconto per immagini della historia salutis dall'alto in basso lungo il tracciato verticale della L, muovi a destra nella base, e richiudi verso l'alto a sinistra.
finis

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