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La “Lex nova”... (1975) |
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aspetta aspetta! |
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tic linguistici ‼ ■ 1975. Anno più e anno meno, in questi tempi venni elaborando scelte e ripuliture di scrittura. Anche stravaganti. Mi dissi, ad esempio: ◊ Espelli dal tuo lessico "sovente", "la fattispecie", "la problematica" (le tue problematiche affìdale tutte all'amico Camporeale). Passi pure "problematico" in funzione aggettivale! ■ Gli aggettivi, specie i fragorosi, usali il meno possibile ("Ma che colpa ne ho se nella biblioteca del collegio d'Arezzo c'erano solo Papini e Giuliotti - quelli del dopoconversione!"). ■ Il periodo, ti prego, non avviarlo con un "apprescindere"! Tantomeno con un gerundio; sono minacciosi, i gerundi. ■ Metti freno alle aggettivazioni papiniane, ai labirinti ipotattici (... finalmente è arrivato il verbo, ma il soggetto della frase qual era? Boh!). ■ Non ripetere le ripetizioni ("la situazione è complessa!"). ■ Taglia e ritaglia il superfluo, se ci riesci. Me lo dissi quando fui folgorato da Addio alle armi; e dai Racconti di Italo Calvino. ■ Le omissioni. "Se non vedo e non tocco, io non ci credo", disse Tommaso. Ma Tommaso chi? Mantenute le promesse? ◊ Poi, viscerale antipatia per le maiuscole. Ma delle maiuscole, chi se ne può liberare? "Basilica di sant'Antonio", "vita di Sant'Antonio", "basilica di Sant'Antonio", "l'esempio di Sant'Antonio"... ??? ◊ Una notte mi apparve in sogno Herennius e mi disse: - Una cosa, una sola cosa conta: la punctuatio. - Che cosa? - La punctuatio, ovvero l'interpunzione: virgola, punto, punto e virgola, eccetera. - E perché? - Perché metro della lingua, anzi del pensiero, è la punctuatio. - Ah si? E chi l'ha detto? - Marco Tullio. Ah, vuoi dire Cornificio! |
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■ Ricordo. In quegli anni (da metà anni '70?) ci si riuniva, in San Domenico di Pistoia, per discutere e programmare la materia di “Vita Sociale”, periodico dei domenicani della provincia Romana (Italia centrale). «Una lettura teologica degli avvenimenti e dei problemi che "segnano la nostra epoca"» - logo della rivista. Nessun direttore personale, ma "collegio direttivo" e "gruppo redazionale"; partecipazione di taluni laici. Si sollevava spesso la questione dello stile linguistico: troppo scolastico, dotto, filosofico; quanti dei nostri lettori lo possono digerire? chi sono i nostri destinatari? come evitare banalità, e nel medesimo tempo come farsi capire?, eccetera eccetera. Una vera angoscia collettiva! Un
volta mi capitò di dire (più o meno!): Reazioni? Minuscola sorpresa, piena condivisione (a quei tempi!). Se ben ricordo! Emilio Panella OP
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Ricordo, Roma (Santa Sabina)
1987-95: in una riunione comunitaria, fra Giovanni (frate
polacco, sagrestano, servizievole e simpatico) propose di sopprimere
l'abbonamento al quotidiano "La Repubblica"
perché "infedele", in una Roma del papa! Tenere solo "Il Tempo".
- Proposta non approvata!
■ Firenze 11.VI.2012. Mi capita di ascoltare "La Repubblica delle
idee", intervista ad Eugenio Scalfari, che racconta la nascita del
quotidiano "La Repubblica" (1976). E mi riviene in mente l'antico
episodio pistoiese dello "stile
linguistico" delle nostra rivista “Vita Sociale”!
■ Molti anni dopo, rileggendo questa
pagina mi son chiesto: ma Cornificio chi
era? e quando è vissuto? Se vuoi saperlo, rileggiti
Cornificio,
Rhetorica ad C. Herennium [86-75 a.C.], ed. G. Calboli, Bologna
1969, pp. 498. Nel medioevo tale manuale circolava sotto il nome
d'autore Tulllius (= Marco Tullio
Cicerone), e sotto il titolo di Rethorica secunda o
Rethorica nova, rispetto a quella aristotelica.
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→ La Pietà... (1976) |