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Guglielmo da Moerbeke OP  († 1286)

■ penitenziere e cappellano papale ■

Andrea di Buonaiuto da Firenze, capitolo SMN_est, s. Tomm. d'Aquino (1365-67): Veritatem meditabitur guttur meum (Prov. 8,7)Il titolo ricuce due distinti contributi: Nuove testimonianze su Guglielmo da Moerbeke, «Archivum Fratrum Praedicatorum» 56 (1986) 49-55; Ancora sul penitenziere Guglielmo da Moerbeke, AFP 59 (1989) 5-16. E pertanto ricompone per ordine cronologico i distinti rinvenimenti archivistici. Nessuna novità nei contenuti fattuali, più perspicuo il risultato: la penitenzieria papale non fu curiale copertura al lavoro di traduttore di Guglielmo; costui la esercitò veramente, quale proprio e primario impiego presso la curia papale.

Emilio Panella, giugno 2002

Z. Kaluza (2006): un'altra lettera del penitenziere Guglielmo, Roma 26.III.1278!

lista cronologica degli atti del penitenziere finora conosciuti

1 Premessa 5 Prigioniero pisano evade dal carcere lucchese e si rifugia in San Romano (1276)
2 Svolta guelfa in Toscana (1266-68) e ricadute ecclesiastiche 6 Ultimi anni di Guglielmo arcivescovo di Corinto (apr. 1278): legazione perugina, genn. 1284; decesso presso la curia romana, 1284-1286
3 Fr. Nepo amministratore della chiesa di Ostina (Valdarno superiore), fautore di Corradino 7 Bartolomeo di donna Sparviera da Perugia (OP 1265, † 1330), cappellano di Guglielmo
4

Gregorio X e curia papale in Firenze giugno-luglio 1273

  anche Guglielmo?

  di certo Aldobrandino dei Cavalcanti OP

8

"Nuova e rigorosa traduzione"

# <liber Ychonomicorum> nondum habetur in patulo apud Latinos translatus, quamquam ego viderim eum

# secundum novam et veram translationem

  documenti
I

Cortona 15 agosto 1271

Fr. Orlandino da San Quirico d’Orcia (pr. Siena) OP mediatore di pace tra dirigenza guelfa di Siena e ghibellini di contado

II

Firenze 13 luglio 1273

Nepo presenta al vescovo fiesolano Manetto di messer Rigaletto dei Rigaletti, lettera testimoniale del penitenziere papale fr. Guglielmo da Moerbeke (rilasciata in Orvieto febbraio-marzo 1273) d’assoluzione da scomunica

III

Orvieto 15 luglio 1276

I frati capitolari (tot. 26) di San Domenico d’Orvieto cedono al convento lucchese OP i diritti ereditari di fr. Benedetto di Iacopo da Lucca deceduto conventuale orvietano

IV

Viterbo 20 novembre 1276

Guglielmo penitenziere papale dà facoltà al priore di San Romano in Lucca d'assolvere quanti avessero violato il diritto d’immunità del convento lucchese OP nel catturare un prigioniero pisano

V

Cr Pg ff. 47r-48r

Bartolomeo di donna Sparviera da Perugia (OP 1265, † 1330) cappellano, vicario, esecutore testamentario di Guglielmo arcivescovo di Corinto († 1286), prima di passare al servizio di fr. Latino d’Angelo Malabranca cardinale ostiense (1285-1294)

 

ë  |  aggiornamento bibliografico

1. Premessa

Erano noti da tempo due atti del penitenziere e cappellano papale fr. Guglielmo da Moerbeke OP: uno datato Orvieto 10 novembre 1272, l’altro Lione 3 novembre 1274, dove la curia papale risedeva in occasione del concilio. Ambedue durante il pontificato di Gregorio X (1271-76).

Th. Hirschfeld, Genuesische Dokumente zur Geschichte Roms und des Papsttums im XIII. Jahrhundert, in «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken» 17 (1914-24) 32-33; H. Ch. Scheeben, Albert der Grosse. Zur Chronologie seines Lebens, Vechta 1931 [BiblDom XIV.e.12], 153.

Qui ne presentiamo degli altri. L’ufficio della penitenzieria papale  -  c'invitano a credere  -  fu veramente esercitato da Guglielmo in concorrenza con l’attività di traduzione dal greco. E dànno reale riscontro alla testimonianza lasciataci da Witelo, amico di Guglielmo: la penitenzíeria papale non fu un semplice beneficio per permettere al dotto domenicano d'attendere indisturbato al lavoro scientifico ma concorreva veramente col tempo dedicato all’opera di traduzione; in consonanza, peraltro, col temperamento dello stesso Guglielmo, «credens plus intellectu practico quam speculativo»:

Witelo, Perspectiva, ed. Basel 1572, 1-2: «Libros itaque veterum tibi super hoc negotio perquirenti, occurrit taedium verbositatis arabicae, implicationis graecae, paucitas quoque exarationis latinae, praesertim quia tibi commissum officium poenitentiariae romanae ecclesiae, cuius curae partem geris, credens plus intellectu practico quam speculativo, poenitentibus succurrere, te cohibuit a multitudine videndorum: maluisti enim languentium animarum divino antidoto languoribus succurrere, quam ipsorum hominum ignorantias relevare» (in M. Clagett, Archimedes in the Middle Ages, II, Philadelphia 1976, 9 n. 30).

■ Witelo era stato presso la curia papale in Lione nel 1274  -  dove era presente anche Guglielmo  -  e in Viterbo nel 1277: A. Paravicini BagLiani, Witelo et la science optique à la cour pontificale de Viterbo (1277), «Mélanges de l’École Française de Rome. Moyen Age et Temps modernes» 87 (1975) 425-53. Sintesi su Witelo: D.C. Lindberg, Witelo, «Dictionary of Scientific Biography» 14 (1976) 457-62.

■ →quinta lettera del penitenziere, Roma 26.III.1278!

2. Svolta guelfa in Toscana e ricadute ecclesiastiche

L’episodio di fr. Nepo è minuscolo. Ma si colloca tra estremi politici che danno un nuovo assetto alla penisola italiana: fine dell’impero svevo e instaurazione del regno di Sicilia a opera di Carlo d’Angiò, cui il papa francese Clemente IV (1265-68) apre le porte dei territori italiani dell’impero. Battuto Manfredi in Benevento in febbraio 1266, Carlo mette fine alle speranze del giovane Corradino nella battaglia dei Campi Palentini (Tagliacozzo), agosto 1268. In Toscana i guelfi fiorentini sono i primi a ricongiungersi ai successi di Carlo d’Angiò ed instaurano il governo guelfo-angioino già dal 1266. Resistono i capisaldi filo-imperiali che sono Pisa e Siena. In primavera 1271 anche in quest’ultima città prevale la fazione guelfa che mette fine al governo ghibellino dei Ventiquattro e promette obbedienza a Carlo (I registri della cancelleria angioina VI, a c. di R. Filangieri, Napoli 1954, 320-21 n° 1696: 27.1V.1271), nominato nel frattempo dal papa vicario imperiale in Toscana. Il crollo del ghibellinismo urbano dà vita alla guerriglia in contado. I contadi senese aretino e fiorentino saranno ancora per molti decenni luoghi di resistenza ghibellina saldata tra fuorusciti e signorie comitali d’antica fede imperiale.

Il mondo ecclesiastico registra spesso le medesime divisioni. Neppure nei conventi toscani dei frati Predicatori dovette mancare un sussulto di conflittualità tra le antiche solidarietà consolidate entro le mura cittadine e i capovolgimenti in corso. Gli Atti dei capitoli provinciali, che esprimono palesemente il riallineamento al blocco papale-angioino, intervengono nel 1266, 1267 e 1268 a reprimere i dissensi locali (ACP 32/18-23; 34/18-19, 22-24). Nel 1265, in termini più velati ma non meno significativi, i definitori avevano diffidato i frati dal mischiarsi in questioni politiche (ACP 31/15-18). Il capitolo generale Bologna 1267 aveva indetto in Pisa la sede del successivo capitolo; di fatto questo fu tenuto in Viterbo, dove risedeva la curia romana. La cosiddetta Cronaca della provincia Romana annota che il trasferimento della sede era in rapporto all’avvento di Corradino. Costui fu ricevuto in convento dai frati pisani.

MOPH III, 140/ 9. Iacopo da Varazze OP, Chronica civitatis ianuensis: «Cum vero omnes timerent [per l’avvicinarsi dell’esercito di Corradino], d. Clemens papa, dum apud Viterbium in ecclesia fratrum Predicatorum in festo Pentecostes [27.V.1268] sollempniter celebraret et predicaret, et ego cum essem tunc prior provincialis fratrum Predicatorum Lombardie, ibidem occasione nostri capituli generalis presens essem, dixit publice coram nobis: Ne timeatis, quia scimus quod iste iuvenis a malis hominibus, sicut ovis, ducitur ad mortem, et tali scientia hoc scimus qualis post articulos fidei maior non est» (ed. G. Monleone, Roma 1941, II, 391-92).

«Anno Domini MCCLXVIII celebratum fuit generale capitulum provincialium Viterbii, assignatum quidem erat Pisis, sed propter Conradinum, qui erat excommunicatus et a Pisanis receptus, translatum fuit de mandato d. pape Clementis apud Viterbium» (ed. Ch. Scheeben, AFP 1934, 107). Cr Ps n° 39, ed. Bonaini 426-27.

Parimenti il capitolo provinciale del 1268 era stato convocato in Pisa, di fatto celebrato in Viterbo (ACP 34/16). I definitori ammoniscono i frati a non sparlare del papa e dei cardinali, a scusare gli «excessus ecclesie»; abbinano il tutto a Carlo d’Angiò: «Idem etiam de domino rege Sycilie volumus observari» (ACP 34/22-24). I frati senesi si mettono al servizio del nuovo corso guelfo-angioino. Fr. Ambrogio di messer Bonatacca (dei Sansedoni?) è per due volte mediatore tra autorità cittadine e i papi Clemente IV (1265-68) e Gregorio X  (1271-76) per ottenere l’assoluzione dalla scomunica fulminata contro i senesi per i loro trascorsi filoimperiali:

Ricovero di Iacopino da guardavalle (Siena) OP, Legenda de vita et miraculis beati Ambrosii Senensis († 20.III.1287), Siena, Bibl. com. T.IV.6 (xiv), ff. 10v-11r: Accessit preterea vis verbi eius usque ad summum apicem christiane religionis, in cuius conspectu vox tremit eloquentissimorum. Cum enim sepe <pre>fata eius civitas romanam ecclesiam offendisset, Corradinum olim nepotem Frederici imperatoris contra ipsam ecclesiam inducendo eique adherendo donec vires suppeterent, et ex hoc graves sententias non inmerito incurrisset, deficientibus prefato Corradino ac viribus resistendi, confugere proposuit ad alme ecclesie pietatem; ad cuius misericordiam implorandam frater Ambrosius est electus. Accessit igitur ad pium patrem papam Clementem quartum, et preferens personam filii prodigi proposuit «Pater, peccavi in celum et coram te» [Lc 15,18]. Et qui prius cogitaverat excusare, subito movit propositum et preconceptum sermonem ut solam misericordiam allegaret. Cum autem summus pontifex prius multis esset attediatus et ei brevitatem indixerit, dum loqui cepit tanta eius et consistentium animi admiratione suspensi sunt, tanta verborum eius dulcoratione allecti, tanta ad eos quorum |11r| personam gerebat misericordia inclinati, ut qui brevem petierant sermonem, prolixum patientissime abscultarent, et hic plene quod petierat reportaret. Idem autem, senensibus relabentibus, a papa Gregorio postmodum impetravit, quia loquebatur in eo de quo dictum est «Numquam sic locutus est homo» [Ioh. 7,46], et illum demonstravit pontificem audientem representare qui dixit «Misericordiam volo et non sacrificium» [Mt 9,13;12,7]. Fertur etiam papa dixisse «Non ipse sed in eo loquitur alius, Spiritus silicet Dei Patris».

Cf. SOPMÆ IV, 18-19, 257-58. «Analecta sacri ord. Praed.» 21 (1933) 166. Alquanto disastrato il medesimo brano che si dà in AFP 72 (2002) 154-55.

Fr. Orlandino da San Quirico (Santi Quirici in Rosenna, in Nosenna, poi detto San Quirico d’Orcia, pr. Siena), che in novembre 1271 risulta priore di San Domenico in Camporegio, si fa portatore d’un messaggio d’intesa tra dirigenza guelfa da poco installatasi in città e resistenza ghibellina in contado. Preso parte al capitolo provinciale Arezzo 1271, convocato per il 5 agosto (ACP 37/15), si reca appositamente a Cortona per abboccarsi con i capi ghibellini e invitarli alla pace. Ottiene parole di pace, che nella missiva segreta del 15 agosto 1271 del capitano e dei Ventiquattro di parte ghibellina hanno il sapore della beffa.

■ Vedi doc. I. L’indizione 14a e la coincidenza col capitolo provinciale («generale» scrivono i mittenti) Arezzo 1271 convocato per il 5 agosto, non lasciano dubbi sulla data della lettera, 15.VIII.1271.

In luglio 1271 Carlo d’Angiò dà frequenti disposizioni al vicario generale in Toscana sul problema della resistenza ghibellina: I registri della cancelleria angioina VI, 299-300 n° 1583 (super facto Gibellinorum Senensium extrinsecorum); 300 n° 1585 (cum Aretinis de comitatu Aretino); 300 n° 1586 (Gibellini de Senis apud Cortonam morantes).

Fr. Orlandino da San Quirico appare soltanto in documenti senesi: «fratris Orlandini» (ASS, Conventi n° 161, Caleffo S. Galgano 1, f. 277v: 18.XII.1227); «fr. Orlandino priori conventus fratrum Predicatorum de Camporegio de Senis» (ASS, Patrim. resti eccles., S. Domenico ind. XIII, 1254: 10.III.1254/5, l’ultima cifra è l’anno dello stile comune); «fr. Orlandino» (ASS, Spoglio de’ Contratti dell’Archivio di S. Domenico B 56, f. 156r-v: 4.III.1268/9; ff. 235v-236r: 6.XI.1271: «fr. Orlandino priore di S. Domenico»; f. 234v: 20.VI.1273); «fr. Orlandino de Sancto Quirico» (ASS, Patrim. resti eccles., S. Domenico 11.III.1271/2). San Quirico = verosimilmente San Quirico d’Orcia (pr. Siena), allora detto in Rosenna, in Nosenna  (dioc. Arezzo), talvolta degradato San Chierco (RD Tuscia II, 396b, 395b, 401a); «uno dei principali punti di tappa del percorso meridionale della via Francigena in Toscana» (R. Stopani, Guida ai percorsi della via Francigena in Toscana, Firenze 1995, 39).

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