(Firenze 1265 - Ravenna 1321)
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"Ne le
scuole de li religiosi
e a le disputazioni de li filosofanti"
(Convivio
II, XII, 1-7)
■ Queritur utrum studium sollempne sit aliud a studio generali
Alberto Magno e Alberto d'Agimoro!
In materia d'islamologia, e in
particolare quanto ad Inferno XXVIII:
Dante Alighieri ha mai
conosciuto e utilizzato gli scritti
(1300 ca.) dell'islamologo fiorentino fra
Riccoldo?
Guido
da Pisa, carmelitano, 1320-40 ca.,
uno dei primi commentatori danteschi
Firenze 1335,
capitolo provinciale dei domenicani:
Dante proibito!
Il «frater L.» di Dante Alighieri,
nunzio (aprile 1304) del cardinal Niccolò da Prato presso l’Alighieri e
fuorusciti fiorentini di parte bianca,… chi era? = fra
Lapo da Prato OP
Elisa Brilli,
Firenze e il
profeta. Dante fra teologia e politica, Roma (Carocci editore) 2012, pp.
384.
A.
Celli,
“Cor
per medium fidit ”. Il canto XXVIII dell’Inferno alla luce di alcune fonti
arabo-spagnole, «Lettere Italiane» 65 /2 (2013)
171- 192.
Luciano Gargan, Dante,
la sua biblioteca e lo Studio di Bologna, Roma-Padova, Editrice Antenore
(Medioevo e Umanesimo, 118) 2014.
Il volume presenta contributi già apparsi in rivista: Per la
biblioteca di Dante; Biblioteche bolognesi al tempo di Dante. 1. I libri di un
frate converso domenicano, 1312; 2. I libri di un professore di arti, 1340; 3.
Libri di logica, filosofia e medicina; Dante e Giovanni del Virgilio: le
'Egloghe'.
Me ne da notizia, qui in Firenze, il prof. Edoardo Fumagalli,
5.IX.2014.
Notizie dal web:
■ Nella "Commedia" i libri più amati dal poeta. Sulla biblioteca
di Dante circolano ancora pesanti pregiudizi che vorrebbero farne una raccolta
assai modesta, rispetto, ad esempio, a quella molto più ricca del Petrarca e ci
si ostina a ripetere che, almeno nel periodo dell'esilio, Dante non poteva
possedere molti libri a causa dei suoi continui spostamenti e degli scarsi mezzi
economici a disposizione, dimenticando che, prima e dopo l'esilio, ogni città in
cui egli soggiornò era in grado di fornirgli nuove opportunità di venire a
contatto con i testi che lo interessavano. In mancanza di inventari antichi e di
codici superstiti, questo testo si propone di ricostruire la biblioteca di Dante
con Dante stesso attraverso una lettura mirata delle sue opere. Nella
ricostruzione virtuale della biblioteca di Dante occupano un posto molto
significativo il "Convivio" e il "De vulgari eloquentia", due libri scritti con
i libri, dove Dante dimostra di poter attingere a piene mani a una gamma assai
vasta di conoscenze (e quindi di testi letti e riletti) che era andato
accumulando nel corso del tempo, mentre nella "Commedia" egli elabora in momenti
successivi il canone di una propria biblioteca ideale, trasformando i suoi
"libri peculiares" in personaggi che soggiornano all'interno del limbo, se poeti
o filosofi pagani o formano le due corone di spiriti sapienti nel cielo del
Sole, se teologi, mistici o dotti cristiani.
■ Con Dante, la sua biblioteca e lo studio di Bologna,
editrice Antenore Roma-Padova, Gargan mette in campo oltre all’ateneo più
antico, anche la chiesa più intellettuale di Bologna: San Domenico. Nella sua
biblioteca, racconta lo studioso, il Poeta avrebbe incontrato se non
direttamente il pensiero di Maometto, gli influssi di Averroè, il filosofo che
portò Aristotele nell’Islam. Contaminazione avvenuta attraverso il Libro
della Scala di Maometto, antico, misterioso, anonimo testo escatologico
arabospagnolo che, sviluppando un passo del Corano, racconta la storia del
viaggio di Maometto nell’Al di Là (...). Guidato dall’angelo Gabriele, sale al
Paradiso, attraverso una scala lucente, supera otto cieli, incontra otto
profeti, arriva a Dio, che gli affida il Corano. Poi visita le sette terre
infernali, fra tormenti dei dannati e insegnamenti dell’angelo Gabriele. Infine
fa ritorno sulla terra e rivela agli abitanti della Mecca la sua visione. La
vicinanza tematica e a tratti formale della versione latina del testo arabo ha
indotto alcuni studiosi (Miguel Asìn Palacios, Enrico Cerulli, Maria Corti, Anna
Longoni, Raffaele Donnarumma) ad includere — a volte con molta decisione, a
volte con approccio critico — il Libro della Scala fra le fonti della
Commedia dantesca con ipotesi di un Dante influenzato dall’escatologia
musulmana. Altri dantisti si sono levati a negare i legami. Liti eterne fra
professori. Adesso Gargan tira fuori un’opera che un frate, Ugolino, avrebbe
donato alla biblioteca dei domenicani, uno dei luoghi frequentati da Dante nei
suoi studi bolognesi «nelle scuole delli religiosi» per preparare la Commedia.
L’elenco dei libri regalati da Ugolino al proprio convento, il professore di
Padova l’ha ricavato dall’atto di donazione (1312) conservato in una pergamena
dell’Archivio di Stato di Bologna. Fra i 14 testi dell’elenco notarile, «Item
voluit frater Hugolinus predictus quod huic donationi adderetur liber qui
dicitur Scala Mahometti... ». Dunque, fra Ugolino «aggiunse» ai libri di
teologia e di filosofia regalati alla biblioteca di San Domenico di quel
Libro della Scala di Maometto «non è menzionato in nessun altro inventario
di biblioteca medievale». Gargan scrive che di Ugolino «per ora sappiamo
soltanto che all’inizio del Trecento svolse il compito prestigioso di arcarius e
cioè di guardiano della celebre arca sepolcrale di San Domenico, eseguita nel
1267 per l’omonima chiesa bolognese da Nicola Pisano e dalla sua bottega».