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fra Giovanni da Spello

  colpito da amenza, instancabile e umile servitore!  ♦

■  OP ante 1287, † 1310-20 ca.  ■

 

 

■ Rielaboro quanto raccontato concisamente in Quel che la cronaca conventuale non dice. Santa Maria Novella 1280-1330, «Memorie domenicane» 18 (1987) pp. 232, 250.

Emilio Panella OP

San Domenico di Fiesole, luglio 2018

 

 

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Spello: comune italiano di 8 579 abitanti della provincia di Perugia in Umbria; si colloca ai piedi del monte Subasio e dista all'incirca 5 km da Foligno e 30 da Perugia


 

Cronica fratrum Sancti Dominici de Perusio, Perugia, Bibl. comunale Augusta 1141, f. 33v: «frater Iohannes de Spello in sua iuvenili etate receptus est Perusii ad ordinem; nondum enim Fulginei habebatur conventus»; f. 39r: «frater Phylipputius de Spello subdiaconus, fuit iuvenis religiose vite, compositos mores habens, qui quando receptus est ad ordinem et tum etiam quando obiit, conventus non erat receptus Fulginei».

Ma che cosa c'entrano Perugia e Foligno con frati domenicani originari di Spello?

C'entrano, e come! La cittadina di Spello non aveva un convento domenicano, ed apparteneva in origine alla "predicazione" - ovvero circoscrizione territoriale - del convento domenicano di Perugia. Ma istituito il convento di Foligno - verosimilmente nel 1286 -, Spello passò a far parte della predicazione di quest’ultimo; nel 1285 Foligno è ancora locus con vicario («Monumenta Ordinis Fratrum Praedicatorum Historica» XX, 71/22: ponimus locum, assegnazione di 9 frati con vicario), nel 1287 è gà formalmente convento con un proprio priore (ib. 77/27: «Absolvimus... priorem Fulginatem»); 78/2-3: «curam conventus Fulginatis committimus fratri Iacobo lectori»). Il cronista perugino (avvia la cronaca negli anni 1327-31) attesta pertanto implicitamente che fra Giovanni da Spello si era fatto frate prima del 1287 (receptus, non ancora professo), ovvero quando non esisteva ancora un convento formale nella città di Foligno.

L’anno di morte di fra Giovanni, sconosciuto al cronista, deve risalire almeno a qualche decennio prima dell’avvio (1327-31) della cronaca perugina; a f. 38v si dà un decesso del 1322, a f. 41r uno del 1326.

Il nome del nostro fra Giovanni non compare negli Acta capitulorum provincialium provinciae Romanae (1243-1344), ed. Th. Kaeppeli, Roma (MOPH XX) 1941.

Indices generales, «Archivum Fratrum Praedicatorum» 51 (1981), p. 382a: non vi compare la voce "Spello".

https://youtu.be/vueqpKPPNek, f. 30 circa: immagini domenicane all'interno di una chiesa di Spello!

https://www.youtube.com/watch?v=oKDF9FfpvqY

 


 

Rimozione dell’abito religioso a fra Giovanni da Spello, figlio del convento perugino. Non si tratta né d’espulsione né di pena alcuna. Caso da segnalare tuttavia perché rivelatore del rapporto tra comunità e individuo quando quest’ultimo, benché innocente, sia inidoneo a garantire il pubblico decoro della comunità religiosa.

Fra Giovanni era entrato giovanissimo in religione. Già suddiacono (dunque stato giuridico di chierico non di converso), cade in grave stato di amenza. Gli vien tolto l’abito dell’Ordine (che non equivale ad espulsione dall'Ordine). Non è tuttavia abbandonato da Dio -, aggiunge subito il cronista. Giovanni si aggira ebete nei locali del convento, mite e servizievole. Lava i panni altrui con una liscivia o soluzione detergente di sua confezione, spazza le ufficine dei frati conversi, raccatta fascine da ardere nel camino conventuale. Giorno dopo giorno così, fino alla morte. Soltanto i funerali gli restituiscono, insieme con l’abito, la dignità di frate. Un articolo biografico insolito che spezza il cliché del frasario eulogico elaborato dal cronista perugino, e da quello orvietano, per i frati deceduti da tempo, dei quali conosce poco più che il nome. Consueti atti domesticí danno realtà a un quotidiano doloroso. Pudore di famiglia e simpatia personale ispirano la pagina del cronista. Soltanto alla lettura distante per tempi e sensibilità, la tessitura del testo rilascia l’involontaria ironia del cronista.

 

Cronica fratrum Sancti Dominici de Perusio,

Perugia, Bibl. comunale Augusta 1141, ff. 33v-34r:

Volgarizzamento di E. P.

«Frater Iohannes de Spello, in sua iuvenili etate receptus est Perusii ad ordinem; nondum enim Fulginei habebatur conventus. Qui fu<n>ctus subdiaconatus officio, ad paucos annos postmodum effectus est amens et mali sensus et capitis, perdens iudicium rationis. Qua de causa ablatus est ei habitus ordinis. Deus autem, qui in servis suis miseretur, non eum deseruit sed donans illi humilitatis meritum; nam tota sua potentia et virtute est amplexatus perfectissimam humilitatem, numquam fratri denegans servicium aliquod sed paratus semper omnibus obedire. Nam ex lisivio facto per eum lavabat omnium pannos, necnon tam claustrum quam refectorium et omnes officinas conventus scopa suis manibus ipse mundabat. En et lingna minuta congregabat ad utilitatem comunem, numquam otio vacare valens. Ista usque ad terminum vite sue continuando, demum mígrans ad Dominum, conventus et singuli fratres ei persolverunt suffragia consueta, ipsum habitum ordinis vestientes, et ut frater traditus est sepulture».

Fra Giovanni da Spello ancora molto giovane fu accolto nell'ordine domenicano dal convento perugino; a quel tempo infatti non esisteva ancora il convento di Foligno. Divenuto suddiacono, dopo qualche anno fu colpito da amenza, disturbi percettivi e mentali, e perdita di coscienza. Gli fu pertanto rimosso l'abito religioso. Dio tuttavia, misericordioso dei propri servi, non lo abbandonò ma gli concesse il beneficio dell'umiltà. E difatti con tutta la propria energia fra Giovanni si mise a servizio con perfetta umiltà: mai rifiutò aiuto ai confratelli, sempre disposto al loro servizio. Confezionò una liscivia, e con essa lavava i panni di tutti; con la scopa faceva pulizia di sua mano al chiostro, al refettorio e a tutti i pubblici locali del convento. Raccoglieva fascine da ardere per i bisogni della comunità, del tutto alieno com'era all'ozio. Così si comportò fino al termine della sua vita. Al suo decesso, il convento e i singoli frati celebrarono i consueti suffragi, lo rivestirono dell'abito del nostro Ordine, e lo seppellirono in qualità di frate.

 


 

■ Il dizionario latino-italiano di F. Calonghi, Torino 1967, sembra dare identico significato ai due lessemi amens/amentia e demens/dementia.

amenza (nell'Enciplopedia Treccani): «In psichiatria, forma di psicosi, a origine tossica e decorso acuto, caratterizzata da un grave disturbo della coscienza (obnubilamento o abolizione), comportamento incoerente, allucinazioni di varia natura, disturbi motori, deliri e condizioni generali assai gravi».

demenza (nell'Enciplopedia Treccani): «In psichiatria, grave processo di deterioramento delle facoltà intellettive; di solito coinvolge le capacità mnesiche, le facoltà propriamente creatrici dell’intelligenza e i processi di sintesi del pensiero. Per essere imperniata sui concetti di depauperamento e di deterioramento, la d. differisce sostanzialmente dalle altre condizioni di debilità mentale (quale, per es., l’oligofrenia), che sono dovute al mancato sviluppo delle facoltà psichiche e che determinano, anziché una perdita, una mancata acquisizione. La d. non costituisce una malattia unica, ma rappresenta un evento che può essere connesso a qualsiasi encefalopatia che determini lesioni distruttive della corteccia cerebrale, indipendentemente dalla sua specifica natura (traumatica, vasculopatica, tossica, degenerativa ecc.). A seconda della causa determinante, la d. può essere irreversibile o non. Possono presentare parziale o totale reversibilità soprattutto le forme da causa esogena (tossica, infettiva, avitaminosica, traumatica) o metabolica o passibile di terapia chirurgica (tumori, aneurismi cerebrali ecc.). ... ».

■ L'Enciclopedia tematica, 4, Medicina, Milano 2005, registra soltanto la voce "demenza" (pp. 190-191).

■ Dizionario italiano DEVOTO-OLI, Milano 2018, p. 103b voce "amenza"; p. 770a voce "demenza".

□ Ma non insisterei sulle nozioni moderne di tali lessemi, e loro sinonimìe, perché di poca valenza nel definire l'esatto significato d'un testo due-trecentesco. Prova a rintracciare e consultare il diffusissimo "dizionario del tempo" Uguccione da Pisa [ 1210], Derivationes, ed. E. Cecchini, Firenze 2004. E poi... fammi sapere!

 


 

 fine!

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