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Neri di Cambio da Firenze
e
fra Bartolomeo da San Concordio (
Pisa) OP

Firenze 1300-1304 ca.

 

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«Qui comincia il Salustio recato in volgare a petitione del Nero Cambi di Firençe».

Quale Neri di Cambio tra i molteplici allora esistenti e testimoniati dalle fonti coeve? Riordino, correggo e aggiorno quanto in sostanza già in Priori di Santa Maria Novella di Firenze 1221-1325, «Memorie domenicane» 17 (1986) pp. 267-68.

Emilio Panella OP

Firenze, genn. 2014

Letteratura in corso
Testimonianza di base
I molteplici "Nero o Neri di Cambio"
Conclusioni
 

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Letteratura in corso

R. Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze 1972-78, VIII, p. 46a,voce "Cambi Nero, o Neri, priore, banchiere".

C. Segre, Volgarizzamenti del Due e Trecento, Torino 1980, 402-03: «Le opere volgari di fra' Bartolomeo sono due: la traduzione dei Documenta antiquorum, ampia raccolta da lui stesso compilata di massime morali della Bibbia e di autori classici ed ecclesiastici ordinate per argomento (...) e quella delle monografie sallustiane, eseguita a richiesta del Mero Cambi: essa deve appartenere al periodo della maggior potenza di costui, cioè intorno al 1302, e certo era già diffusa prima del 1313».

Ch.T. Davis, Dante's Italy and other essays, Philadelphia 1984, 271-722 e nota 54: «It was Nero Cambi, like Corso Donati, one of the leaders of the Black Guelf faction, who requested Bartolomeo to translate Sallust».

Patricia J. Osmond, Princeps historiae romanae: Sallust in Renaissance political Thought, «Memoirs of the American Academy in Rome» 40 (1995) 104-05: «Tolomeo da Lucca, in his continuation of Aquinas's work on kingship, appealed to the communal values of the ancient city-state, paraphrasing Cato's words in Bellum Catilinae 52.19-21. The qualitíes that had made Rome great, he declared, were "efficiency at home, a just rule abroad, and in counsel an independent spirit, free from guilt or passion".  In the early years of the trecento, Bartolomeo da San Concordio, a Dominican friar and Aristotelian scholar who resided at the convent [SMNovella di Firenze], produced the first complete Italian version of the two monographs. The translation had been commissioned by the merchant banker and leader of the Black faction, Nero Cambi, at a time of intense and bitter struggle with the rival Whites, perhaps with a view to enlisting Sallust's authority in the service of his party. Certain Sallustian themes—the pursuit of virtù and gloria, the importante of the bene comune, and the denunciations of aristocratic arrogance—would undoubtedly bolster the cause of the Blacks and, after 1301, celebrate their víctory. Whatever the circumstances surrounding San Concordio's composition, however, it enjoyed an enormous success».

ID., Catiline in Fiesole and Florence: The After-life of a Roman Conspirator, «International Journal of the Classical Tradition» 7 (2000) 3-38; cf, pp. 5n, 22; p. 34: «In the first decades of the Trecento, Giovanni Villani, inspired by his visit to Rome and by the reading of classical authors to celebrate the growth of his own city and the achievements of the Parte Guelfa, borrowed even more extensively from its Italian rendering, I Fatti di Cesare, as well as (at least in part) from the recent volgarizzamento of Sallust by Bartolomeo da San Concordio. This Tuscan version of the monographs had been commissioned in the early 1300s by Nero Cambi, usually identified with a business associate of the Spini by that name, one of the principal agents of the Black Guelfs at the court of Boniface VIII».

■ Neri di Cambio delle fonti primarie e comuni della storia politica della Firenze trecentesca; da queste attinge la letteratura in corso, senz'alcun esplicito raccordo col committente dei volgarizzamenti sallustiani né col convento domenicano. Esponente, insieme con Geri degli Spini, dei neri d’inizio Trecento: «e con lui era uno figliuolo d'uno affinatore d'ariento, fiorentino, si chiamava il Nero Canbi, uomo astuto e di sottile ingegno, ma crudo e spiacevole» (Dino Compagni, Cronica [redaz. 1310-12], a cura di G. Luzzatto, Torino 1968, p. 50: lib. I, c. 21 rr. 4-14: a. 1300).

Proposi una prima revisione circa l'identificazione di Neri di Cambio in E.P., Priori di Santa Maria Novella di Firenze 1221-1325, «Memorie domenicane» 17 (1986) 253-84, in pp. 267-68, con aggiornamenti nell'esemplare in rete, a proposito dei movimenti culturali ordinati alla predicazione e alla volgarizzazione dell'antica cultura greco-latina:

«Dal 1303, e forse dall’autunno dell’anno precedente, il medesimo convento ospita fr. Giordano da Pisa lettore e predicatore; i suoi ammiratori ne raccolgono la predicazione fiorentina assicurandoci un monumento della letteratura volgare trecentesca. Nei medesimi anni e nel medesimo convento un altro eminente frate pisano, fr. Bartolomeo da San Concordio (figlio del convento pisano), apre un altro orizzonte letterario, quello della divulgazione: a messer Geri degli Spini dedica il Libro degli ammaestramenti degli antichi e a Neri di Cambio il volgarizzamento dei sallustiani De coniuratione Catilinae e Bellum Iugurthinum.

A Firenze, nei primissimi anni del Trecento, gli studiosi di fr. Bartolomeo collocano le due opere: cf. C. SEGRE, Bartolomeo da San Concordio, «Diz. Biogr. degli Ital.» VI, 768-70. Nel 1304 fr. Bartolomeo era certamente in SMN: compare nella lista dei frati capitolari (n° 42) il 20.XI.1304 (ASF, Dipl. SMN 11.XI.1304: «fr. Bartholomeus Pisanus»); e probabilmente è il «fr. Bartholomeus», senz'altra specificazione, che nella lista dei frati capitolari (n° 27) del 23.XI.1304 apre la sezione dei frati non figli del convento fiorentino (ASF, Notar. antecos. 3141 (già B 2127), ff. 3v-4r). Lettore alla Minerva di Roma nel 1299, ad Arezzo nel 1305 (ACP 132, 154)». Cf. SOPMÆ III, 157-68; IV, 43-44.

■ Riprendo in sostanza quanto sopra, «Memorie domenicane» 17 (1986) pp. 267-68, focalizzando la questione sull'identificazione del fiorentino Neri di Cambio.

La testimonianza di base

«Al nome di Dio, amen. Qui comincia il Salustio recato in volgare a petitione del Nero Cambi di Firençe. E ponesi prima uno proemio...» (Firenze, Bibl. Marucellina, ms C.128, f. 1r, prima metà del Trecento. Vedi riproduzione fotografica in Patricia J. Osmond, Catiline in Fiesole and Florence..., «International Journal of the Classical Tradition» 7 (2000), p. 22.

Questa la testimonianza di partenza, «... a petitione del Nero Cambi di Firençe», senza alcun'altra informazione circa Neri di Cambio: né del populus d'origine (parrocchia/unità amministrativa della Firenze del tempo) né di suoi specifici titoli o ruoli pubblici.

 Sia Nèri (da Rainerius) che Cambio sono antroponimi comuni nella Firenze del tempo, e possono dar luogo a molte omonimie. Registriamo, qui di seguito, possibili alternative. Quale - tra i molteplici Neri di Cambio allora in Firenze - sollecitò fra Bartolomeo a volgarizzare le opere sallustiane?

I molteplici "Nero o Neri di Cambio"

Nero di Cambio del Tedesco

Senz’indicazione di popolo, compare più volte in atti del libro d’amministrazione (1272-78) di Baldovino di Iacopo dei Riccomanni, come amministratore e socio di compagnia mercantile o società bancaria.

A. Castellani, Nuovi testi fiorentini del Dugento, Firenze 1952, I, pp. 249-83. Marzo 1272/3 (p. 258 n° 48); 30.III.1273 (p. 259 n° 52) «Demo al Nero f. Chanbi del Tedessco, dies iij ançi ka. apirile nel lxxiij, pisani, lib. xvj, i quali denari avea prestati a sSimone ed a monna Decha che lgli aveano isspesi a minuto in chasa loro a chomune; fecine charta ser Dono».

5.X.1274 (p. 263 n° 75 e n° 78); 1.V.1285(?) (p. 267 n° 104); 1274-75 (pp. 272-73 n° 145-149); 1.I.1274/5 (p. 277 n° 179 «... per lo Nero Chanbi del Tedessco»); 1.I.1276/7 (p. 280 n° 201); 1.I.1276/7 (pp. 280-81, n° 202 «e per altre isspese... fatte, chosì come sono isscrite in su' libro de la tavola per mano del Nero Chanbi, e sonci tutte le spese che sono fatte per loro a chomune di Firençe...», nn. 204, 206); 1278 (pp. 281-82).

Medesimi testi anche in A. Sapori, Studi di storia economica, Firenze 1955 (terza ed.), I, 374n, 376-79, 382n, 387-88 n° 48 e n° 52, 390 n° 75, 391 n° 7;  II, 1295 a.

Nero Cambi, del sesto Porta San Piero

Un «Nero Cambi» è priore del governo fiorentino, per il sesto Porta San Piero, in dic. 1289 - febbr. 1290, e in dic. 1294 - febbr. 1295 (Stefani = Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, ed. N. Rodolico (RR. II. SS.2 XXX/1), Città di Castello 1903,  rubr. 185 e 207, numero sesto della lista). Lista ed ordine dei sestieri in rubr. 158; correggi il relativo brano in «Memorie domenicane» 17 (1986) p. 267 n. 32 (non per il sesto d'Oltrarno).

Verosimilmente da identificare con «Nerius Cambii populi Sancti Simonis» (= San Simone e Giuda, sesto Porta San Pier Maggiore), iscritto all’arte della lana in novembre 1309:

«Liber sive quaternus in quo scripti sunt et reperiuntur omnes et singuli mercatores et artifices qui, dudum a tempore ignis et incendii facti in civitate Florentie citra, solverunt arti lane civitatis et provincie Flor(entie) pro novis artificibus ... Inceptus, factus et compilatus... in kal. inauarii anno Mcccxvii». Segue lista; talvolta si specifica l'anno di soluzione o iscrizione antecedente al 1318. In f. 3r: «Neri Canbii» (populi Sancti Simonis, nov. 1309, dà 25 fiorini d'oro (ASF, Arte della Lana 18, f. 3r).

Nulla in VILLANI.

Nero Cambi, del sesto di Borgo(?)

Un «Nero Cambi» è priore del governo fiorentino da mezzo aprile a mezzo giugno 1302 (Stefani rubr. 235): terzo nella lista dei priori, che secondo l'ordine programmato in rubr. 158, risponderebbe al sesto di Borgo (= Borgo Santi Apostoli?).

Nero Cambi, esponente, insieme con Geri degli Spini, dei neri d’inizio Trecento

1291. Il codice di Lottieri della Tosa, a e. di G. Lucchesi, Faenza 1979, pp. 138-39:

«<9.VI.1291> Nouerint uniuersi presentem paginam inspecturi quod dompnus Nouus, conuersus monasterii Sancte Reparate de Alpibus ordinis Vallisumbrose, fauent. dioc., et procurator, ut dixit, abbatis et conuentus dicti monasterii, procuratorio nomine pro eis presentauit uen. in Christo patri et domno, domno Lotterio, Dei gratia episcopo fauent., Sedis Apostolice iudici delegato, licteras apostolicas harum seriem continentes:

<Orvieto, 29.V.1291> Nicolaus episcopus, seruus seruorum Dei, uenerabili fratri ... episcopo fauentino salutem et apostolicam benedictionem. Singnificauerunt nobis dilecti filii ... abbas et conuentus monasterii Sancte Reparate de Alpibus, ordinis Vallisumbrose, tue diocesis, quod cum Nerus filius Canbii ciuis florentinus coram Antonio de Fugiraca de Laude, tunc potestate ciuitatis Florentie, falso detulisset Gerium filium Compangni, laicum conuersum dicti monasterii, quod idem conuersus Dinum filium quondam Amati, ciuem florentinum, in ciuitate predicta uulnerauerit, idem potestas tali pretextu dictum conuersum a ciuitate predicta et eius districto temere forbanniuit, et eum in quadam summa pecunia soluenda comuni dicte ciuitatis nichilominus condempnauit. Quare prefati abbas et conuentus nobis humiliter supplicauerunt ut, cum laicis in personas ecclesiasticas nulla sic adtributa potestas, et idem abbas et conuentus parati sint pro dicto conuerso coram te super boc stare iuri, potestatem dicte ciuitatis, quod eumdem conuersum a bando et condempnatione huiusmodi prorsus absoluat (...)» .

Lottieri di mr Odaldo della Tosa: canonico fiorentino, nel 1286 eletto vescovo fiorentino da un capitolo canonicale discorde, declina diritto d’elezione. Vescovo di Faenza 1287-1302. Trasferito alla sede fiorentina, ne prende possesso il 24.II.1302. Muore il 23.IV.1309. Prende intensamente parte alle lotte politiche della città, insieme con  -  talvolta contro  -  i propri consorti Tosinghi.

1300. «Sedea in quel tempo nella sedia di San Piero papa Bonifazio VIII, il quale fu di grande ardire e alto ingegno, e guidava la Chiesa a suo modo, e abbassava chi non li consentìa. Erano con lui sua mercatanti gli Spini, famiglia di Firenze ricca e potente: e per loro stava là Simone Gherardi, uomo pratico in simile esercizio; e con lui era uno figliuolo d'uno affinatore d'ariento, fiorentino, si chiamava il Nero Canbi, uomo astuto e di sottile ingegno, ma crudo e spiacevole. Il quale tanto aoperò col Papa per abassare lo stato de' Cerchi e de' loro sequaci, che mandò a Firenze [giugno 1300] messer frate Matteo d'Aquasparta, cardinale Portuense, per pacificare i Fiorentini. Ma niente fece, perché dalle parti non ebbe la commessione volea, e però sdegnato si partì di Firenze» (Dino Compagni, Cronica [redaz. 1310-12] I, 21, ed. a cura di G. Luzzatto, Torino 1968, pp. 49-50). I signori mandano al confino, tra gli altri, anche messer Geri degli Spini (ib., p. 51).

Cf. ib. I, 23 rr. 3-8 (1300); II, 26 rr. 1-18 (1302); indice p. 202b, voce "Cambi".

Neri di Cambio, del popolo Santa Maria Maggiore

«Neri Cambi populi Sancte Marie Maioris fecit finem...» (ASF, Notar. antecos. 3140 (già B 2126), f. 132v: 16.V.1304). Chiesa Santa Maria Maggiore confinante col convento e chiesa domenicana Santa Maria Novella.

Deceduto prima di gennaio 1320, deve aver intrattenuto speciali rapporti coi frati, se sceglie sepoltura nei recinti conventuali (che allora fungevano da aree cimiteriali):

27.VI.1306. «Actum iuxta plateam novam ecclesie Sancte Marie Novelle (...). Mannus Attaviani, Cione Benintendi et Veri Belli Benintendi, officiales comunis Florentie ad infrascripta, una cum ser Berto magistro mensuratore comunis Florentie, existentes in dicta platea ad videndum et mensurandum et dirizandum terrenum dicte nove platee, et etiam terrenum orti ipsius ecclesie, pro danda posta muri noviter fiendi, visis, mensuratis et dirizatis dictis terrenis, dederunt licentiam ipsius ecclesie fratribus edificandi seu edificari et murari faciendi super dicto terreno recta linea sicut trahitur et protenditur murus dictorum fratrum, qui est iuxta viam qua itur ad monasterium dominarum de Ripulis, usque ad palum infixum in angulo ipsius platee, et ab ipso palo recta linea iuxta dictam plateam usque ad murum noviter inceptum iuxta portam claustri ipsius ecclesie et sepulcrum factum pro corpore Nigri Cambii, salvo in omnibus predictis iure comunis florentini» (ASF, Notar. antecos. 3141 (già B 2127), f. 25v).

Un suo figlio: «Giambertus filius Neri Cambii, populi Sancte Marie Maioris,... volens ac cupiens saluti sue anime providere...», il 29.VIII.1303 provvede in proprio alla restituzione delle usure (ASF,  Notar. antecos. 3140, f. 113v).

L’8.I.1319/20 un atto testamentario è rogato «in domo fil(iorum) olim Neri Cambii in populo Sancte Marie Maioris» (ASF, Notar. antecos. 3143 (già B 2129), f. 17r-v).

Conclusioni

Si rimane perplessi. «Qui comincia il Salustio recato in volgare a petitione del Nero Cambi di Firençe», unica testimonianza di base. Neri di Cambio chi?

Autorevole la letteratura in corso, e degna di attenzione; ma chiusa pressoché su un'unica fonte, la Cronica di Dino Compagni, ineludibile narratore - e partecipe - dei dissidi dei bianchi/neri di tradizione guelfa.

Di certo, a inizio Trecento i Neri di Cambio fiorentini sono molteplici. Almeno due. La rilettura delle testimonianze surriportate rende sì verosimile l'identità di Neri di Cambio del Tedesco con Neri di Cambio del popolo San Simone e Giuda; ma c'è almeno un secondo Neri di Cambio, quello del popolo Santa Maria Maggiore. E anche costui, pertanto, ha medesima plausibilità a candidarsi committente dei volgarizzamenti sallustiani di fra Bartolomeo da San Concordio, eseguiti in Firenze. Nessuno dei due Neri esclude l'altro. Annotiamo tuttavia che il secondo è prossimo a convento e chiesa Santa Maria Novella; e qui si provvede sepoltura.

Emilio Panella OP


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