fra Roberto degli Ubaldini da Gagliano da Firenze n. 1466, OP 1489, † Siena 3.I.1535 ■ Antonio suo padre, Costanza degli Altoviti sua madre ■ ■ 1505-09: redattore della prima cronaca conventuale quadripartita ■ | |||
■ Il racconto nasce dallo studo della tipologia delle cronache dei conventi domenicani del centro Italia; cronache che fra Roberto degli Ubaldini innova articolandole in quattro distinte sezioni (vedi sotto alla data 1505-09). Miei pertinenti contributi: Quel che la cronaca conventuale non dice..., «Memorie domenicane» 18 (1987) 227-325; Cronica fratrum dei conventi domenicani umbro-toscani (secoli XIII-XV), «Archivum Fratrum Praedicatorum» 68 (1998) 223-294. Ma qui raccolgo molte altre notizie dal lavoro di altri storici; e ne emerge una ricca attività di fra Roberto, impegnata soprattutto nel governo conventuale, in attività diplomatiche e rapporti urbani delle comunità domenicane. E intensa mobilità! Nessuna menzione, in tale ampio censimento, di attività didattico-scolastiche di fra Roberto degli Ubaldini, quali ad esempio baccelliere o lector e simili. ■ Gagliano (o Galliano), oggi frazione del comune di Barberino di Mugello in Toscana, ed eminente famiglia degli Ubaldini: →https://it.wikipedia.org/wiki/Galliano →https://it.wikipedia.org/wiki/Barberino_di_Mugello ■ Abbreviazioni: ChrSMarci = Chronica conventus Sancti Marci de Florentia OP, Firenze, Bibl. Laurenziana, S. Marco 370. → ..\cronica3\mrc011.htm Creytens, Il Direttorio = R. Creytens, Il Direttorio di Roberto Ubaldini da Gagliano O.P. per le Terziarie collegiate di S. Caterina da Siena in Firenze, «Archivum Fratrum Praedicatorum» 39 (1969) 127-172. Verde-Giaconi, Epistolario = A.F. Verde - E. Giaconi, Epistolario di fra Vincenzo Mainardi da San Gimignano domenicano 1481-1527, «Memorie domenicane» 23 (1992). Emilio Panella OP San Domenico di Fiesole, febbraio 2019 |
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Fra Roberto muore il 3 gennaio 1535 (vedi sotto, a tale data) «annos natus novem et lx, in religione vero quinque et xl»; ovvero muore all'età di anni 69, dopo 45 anni di vita religiosa. Nato dunque nel 1466 circa, si fa frate nel 1489? (ma usavano computare anche l'anno di partenza!).
ChrSMarci, f. 95r: «Frater Robertus Antonii Ubaldinus de Gagliano de Florentia solemniter et publice, de nostrarum constitutionum more, in manibus prelibati prioris professus fuit xviiija maii 1490 circa primam noctis horam, eiusdem antea nominis».
■ circa primam noctis horam: all'una di notte, come intendiamo noi oggi? No, alla "prima ora dopo il tramonto del sole"!
■ eiusdem antea nominis: "Roberto" suo nome di battesimo, conservato in religione. Antonio suo padre.
«Nei primi tempi della vita religiosa, fra Roberto fu un fervente ed affezionato discepolo del Savonarola, innamorato come era della sua dottrina e ottimi e onesti costumi. La stima fu reciproca. Savonarola lo chiamò presso di sé e lo fece suo segretario per scrivere "buona parte delle sue lettere che mandava ai frati, ai prelati, ai monasteri o al Generale o al Conte della Mirandola". Lo chiamò soprattutto in suo aiuto "quando componeva trattati della fede e De slmplicitate christianae vitae". Lo volle anche vicino quando andava a predicare ed in molte altre occasioni. Dalle cose che gli raccontava pcssiamo dedurre che il Savonarola fosse molto intrinseco all'Ubaldini. Era dunque naturale che fra Roberto condividesse senz'altro le idee del Savonarola sulla riforma da fare in S. Marco e sul piano del Maestro di distaccare il convento dalla Congregazione lombarda. A tal scopo si recò nel 1493 a Roma con altri confratelli, e mise tutto io zelo nel realizzare il piano» (Creytens, Il Direttorio pp. 131-132).
■ Girolamo di Niccolò di Michele Savonarola da Ferrara: n. 21.IX.1452, OP Bologna 1475, in Firenze dal 1482, fatto figlio nativo del convento San Marco 27.VI.1493, † Firenze 23.V.1498.
■ T. S. CENTI, Fra Silvestro Maruffi, Siena (Ed. Cantagalli) 1996, pp. 29-33. R. Creytens, Les actes capitulaires de la Congrégation toscano-romaine O.P. (1496-1530), AFP 40 (1970) 125-230
Firenze, Convento San Marco, Archivio della Provincia, Sepultuari di San Marco dal 1494 al 1600, 2 volumi. Uno dei volumi è fra le carte della miscellanea P. Benelli, inserto H, n. 10; l'altro è senza segnatura.
I due registri complementari, che dovrebbero essere integrati anche con il codice S. Marco 862 della Biblioteca Medicea Laurenziana contenente notizie delle cappelle e sepolture del convento, cominciarono ad essere compilati nel 1494 da fra Roberto Ubaldini, certamente dietro ordine del Savonarola, e all'inizio degli anni più fortunati e fortunosi del convento. Da quell'anno, infatti, S. Marco diventa il centro religioso e spirituale più importante di Firenze. Attratti dalle parole del Savonarola, un numero crescente di cittadini, nonché confraternite, congregazioni religiose e associazioni di terziari maschili e femminili, si accostarono a S. Marco, desiderosi di conseguire una più profonda spiritualità. Questo accostamento fu accompagnato anche dal desiderio di ottenere una sepoltura proprio nel luogo da cui proveniva il messaggio spirituale che li aveva ispirati, rafforzando così la loro speranza di salvezza. Molti fiorentini abbandonarono le loro parrocchie in favore di S. Marco. Altri, come per esempio fra Giovanni Caroli di S. Maria Novella, condannarono il Savonarola per aver istigato tendenze che minacciavano di sconvolgere l'organizzazione tradizionale della chiesa fiorentina.
I due Sepultuari puntualizzano questo fenomeno e ce ne fanno comprendere l'entità. Gli individui, le famiglie e le associazioni che vi parteciparono sono enumerati e le loro sepolture accuratamente indicate e descritte. Si ottengono così informazioni utilissime sul numero, sulla provenienza sociale e sulla ricchezza dei seguaci del Savonarola. Una volta che queste informazioni saranno state vagliate e messe in rapporto con altri elementi pertinenti, saremo in grado di comprendere meglio l'essenza del messaggio spirituale del Savonarola.
Da L. POLIZZOTTO, Codici savonaroliani e anti-savonaroliani inediti, «Memorie domenicane» 25 (1994) p. 301 § 3.
ChrSMarci, f. 151r, decesso d'un suo fratello carnale, anch'egli frate domenicano e figlio del convento fiorentino San Marco:
«Frater Thomas Antonii Roberti Ubaldinus de Florentia, gemina charitate germanus venerabilis patris nostri fratris Roberti, anno aetatis suae xviij°, adulescens exactissimae puritatis et rectitudinis, de cuius innocentia latum est testimonium nimis credibile ab eo patre qui eum generaliter confitentem audierat, nullum umquam lętalis criminis admisisse piaculum, et ut puer quinque annorum virginali candore integrum, nilque prorsus de carnalibus cognoscentem. Cuius vitę integritate maximo extitit argumento quietissimus illius et dulcis obitus qui, ipso gaudente, Deo, Dei genitrici Marię, divo patriarchę Dominico, angeloque ad sui ipsius custodiam deputato, spiritum commendante, sacramentis devotissime sumptis, carne solutus immaculatum spiritum supernorum civium agminibus copulavit 21 martii 1493, hora 4; maximam utique Dei misericordiam assequutus, utpote qui festinato a multiplici inimicorum laqueo erutus est. Cuius anima requiescat in pace».
Tommaso 18enne veste l'abito religioso il 30.XII.1490, professa il 1.II.1491/2 (f. 95r), muore il 21.III.1493/4. Testimonianza che offre un altro elemento per risalire al ceppo familiare: Antonio, padre dei due frati Roberto e Tommaso, era a sua volta figlio di un Roberto, senza titolo di dominus o d'altro. L'agettivo Ubaldinus dopo i due genitivi patronimici Antonii Roberti evoca il ceppo familiare (cognome - diciamo noi oggi) degli Ubaldini. Lo conferma una diretta testimonianza del 10.XII.1502: «frate Ruberto d'Antonio degli Ubaldini da Ghagliano, frate fiorentino...» (Creytens, Il Direttorio p. 136 n. 36). Dunque: fra Roberto di Antonio di Roberto degli Ubaldini da Gagliano da Firenze.
Donna Costanza, figlia del fu Zanobi di Leonardo degli Altoviti, madre di fra Roberto; al tempo della redazione della Chronica di San Marco (1505-1509) è già vedova di Antonio di Roberto degli Ubaldini da Gagliano, cittadino fiorentino.
ChrSMarci, f. 15r: «Nomem vero eius, cui ea vendi deberent, hoc est: videlicet declaraverunt quod venderentur dominę Constantiae, viduae, filiae olim Zenobii Leonardi de Altovitis, et uxori olim Antonii Ruberti Ubaldini da Gagliano civis florentini, fratris Roberti nostri genetrici, pro pretio flor. 400 auri de sigillo et aliis, ut constat latius in actis; et quod dicti 400 floreni debeant expendi in utilitatem dicti oratorii in frabrica eiusdem, vel alias, ut constat in bulla. Unde die xa mensis septembris 1494 prior et fratres in capitulo congregati fecerunt sindicum dictum Pandulphum ad vendenda bona predicta dictę dominę Constantię, libere in perpetuum pro dicto pretio; sed hoc exempto quod gabella solvatur, ut moris est, a qualibet dictarum partium aequaliter. De quibus rogatus fuit ser Carolus Pieri Betti de Firenzuola».
«Qualche anno dopo <rispetto all'anno1493> però i rapporti tra il Savonarola <† 23.V.1498> e l'Ubaldini si raffredarono non poco. Fra Roberto dovette cedere il posto di segretario all'umanista Niccolò Seratico da Milano, ed i confratelli Domenico da Pescia, Silvestro Maruffi ed Antonio d'Olanda lo sostituirono come consiglieri del Maestro in cose di importanza e di fiducia. L'Ubaldini risentendosene, si accodò alla piccola schiera di quelli che andavano sempre più brontolando contro il Savonarola dal tempo della separazione, malcontenti del severo tenore di vita che il superiore aveva introdotto. Poi, il 21 aprile 1498, due giorni dopo la cattura del Savonarola, quando fu citato al Palazzo della Signoria, finì per rinnegare il Maestro, dichiarando di essere stato da lui tratto in inganno; ma la sconfessione non lo salvò dalla condanna. Il 29 maggio 1498 fu bandito da Firenze e dallo Stato fiorentino per dieci anni, assieme ad altri confratelli. Il 28 maggio 1500 però la Signoria revocò la condanna e permise così all'Ubaldini di tornare in convento, a S. Marco» (Creytens, Il Direttorio p. 132). Cf. R. Ridolfi, Vita di Girolamo Savonarola, Firenze (Le Lettere) 1997, 463a voce "Ubaldini", e letteratura savonaroliana.
ChrSMarci, →..\cronica3\mrc500.htm indice dei nomi, voce "Hieronymus Nicolai Savonarola de Ferraria".
«In conseguenza del bando <29 maggio 1498 >, l'Ubaldini si era recato con altri esiliati al convento di Santa Maria della Quercia presso Viterbo. Fu di là, senza dubbio, che spedì a Domenico Bonsi, oratore in Roma, la lettera del 30 giugno 1498 per spiegargli l'accaduto e per chiedergli consiglio. Durante questo soggiorno fra Niccolò Seratico da Milano OP gli mandò una lettera da Roma, il 16 luglio 1498» (Creytens, Il Direttorio p. 132). Testo della lettera 16 .VII.1498 «Venerabili in Christo patri fratri Roberto de Gagliano ordinis Predicatorum patri colendissimo, in conventu Sanctae Mariae Quercus Viterbiensis»: Verde-Giaconi, Epistolario p. 432.
Qualche tempo dopo il 16.VII.1498 lo ritroviamo nel convento di Santo Spirito di Siena. Lettera da San Marco di Firenze 5.I.1499 di fra Zanobi degli Acciaioli OP († 1519) a fra Roberto, residente in Siena; richiesta d'indurre Francesco da Diacceto a restituire taluni libri della biblioteca di San Marco. Creytens, Il Direttorio pp. 132-133 n. 27.
Arch. di Stato di Firenze, Carte Strozziane, ser. I, Filza 134, n. 12. Sul dorso della lettera: «Rev.do patri fratri Roberto Antonii ordinis Predicatorum, Senis in conventu Sancti Spiritus».
«Reverende pater mihi plurimum honorande. Non scripsi tibi ante hunc diem quia nulla mihi scribendi occasio est oblata, tum et ex temporum ac rerum ratione reticendum esse satius duxi, ne quam missitatio litterarum, licet familiaris, excitaret suspitionem; si tamen qui se istuc nostri fratres contulerunt, officio ut opinor perfuncti sunt, salutem tibi plurimam meis verbis ac sepissime rettulerunt, nonque testimonio tibi esset me tui oblitum esse, nam id vix suspicari posse te puto; sed que veluti colloquii inter nos vicem impleret. Nunc autem quod ad te scribo faciunt litere ad nos Rev.mi patris Procuratoris, namque is cum hinc olim decedens mox in Sancto Geminiano constitisset, inde mihi per literas imperari curavit mitterem sibi Romam predicationes magisti Simonis Berti que scilicet a te mihi relicte erant. Hae, quantum ex suis proximis accipio literis, perlate ad eum non sunt. Cumque is rescriverit eas apud te esse, iterum mandat per literas, curemus eas Florentiam istinc referri, ut in proximo suo adventu in hanc urbem, paratas illas hic inveniat utique eis pro arbitrio suo possit. Qua de re quoniam instanter scribit, mandavit mihi pater reverendus prior noster tibi significarem quid facto opus sit rogaremque te vehementer, ne differas huc eas transmittere, ne qua mora illi sit cum venerit quin uti illis ex sententia possit, ac de hoc quidem hactenus.
Quia mihi reverendus pater Vicarius generalis in capitulo precepit referri curarem libros commodatos in bibliothecam, feci pro viribus quod iniunctum est, magnamque adeo partem rettuli. Franciscus tamen Diacetus noster, tribus a me epistolis rogatus ut, ad paucos saltem dies, quatuor illos libros remitteret, Platonem scilicet, Plotinum, Aristotelem et Dionysium Areopagitam grecos, ne respondit quidem ad meas licteras, cum tamen constet perlatas ad eum fuisse. Qua de re, quoniam mihi sinistrum nescio quod augurare incipio. visum est patri reverendo priori rogarem te, et quidem vehementer, ut vel tuis ad Franciscum licteris vel quavis alia ratione, adiuves in recensendis saltem his libris, ne ius nostrae possessionis, diuturno nimis secularium usu, aboleatur ac pereat, his presertim temporibus, quibus undique magnae nobis difficultates occurrunt. Si ad eum scribes, licteras nobis mittito, et roga illum restituat eos nobis tantisper, dum census bibliothecae ex more fieri possit. Eo censu peracto, facile illi erit eosdem omnes aut partem iterum impetrare.
De libris hactenus. Ceterum ego sum tui memor eroque dum vivam, neque me unquam ulla locorum distantia abs te disiunget. Tu paremque vicem arnoris repende. Ac pro me orato, pater charissime. Commendo me omnibus istic fratribus patribusque. Valete omnes in Domino. - In S. Marco Florentie, die 5 ianuarii 1498 - Fr. Zenobius Acciaiolus ordinis Predicatorum».
■ ChrSMarci, f. 165r: «Frater Zenobius Raphaellis de Acciaiolis de Florentia, obiit Rome apud Sanctum Silvestrum, die . . iulii 1519, existens tunc librarista summi pontificis, etatis annorum 58 vel circa. Vir certe eruditissimus literis grecis et latinis, adeo quod sua etate non habuit superiorem. Extant multa opuscula ab eo confecta et traducta e greco in latinum. Sepius oravit cum coram summo pontifice tum etiam in capitulis generalibus et provincialibus, et in Cena Domini, etc. Fuit valde humilis et abiectus, nec eum scientia inflavit sed potius humilem fecit. Taceo reliquas eius laudes ne dum volo eum laudare, propter ignorantiam minuam eius virtutes».
Lettera da Roma 2.VIII.1499 di fra Niccolò di Leonardo Seratico da Milano (OP 1495, † 1501) a fra Roberto, residente in Siena. Creytens, Il Direttorio pp. 133-134, n. 28.
Arch. di Stato di Firenze, Carte Strozziane, ser. I, Filza 134, n. 9. Sul dorso della lettera: «Venerabili et amantissimo in Christo patri fratri Robertho Ubaldino de Gaiano [sic] ordinis Predicatorum, patri colendissimo. - Senis in conventu Sancti Spiritus».
«Iucundissime et amantissime frater et pater in domino salutem. Diuturni silentii tui causam ignorans avidius litteras tuas que mihi iucundissime semper esse solent suscepi, et has quidem nonnisi post undecimum diem ex quo datae sunt, heri videlicet vesperi redditas; cuius rei admonendi sunt ii quibus commendantur, ut in reddendo solertiores esse velint in futurum. Nequivi igitur cum patre nostro fratre Mattheo mandatum tuum, quoniam iam discesserat, exequi. Quae autem acta sint pro communi utilitate ex eodem in reditu, uti reor, accepistis. Nihil omissum est quod ad pacem, quietem et concordiam istius Congregationis efficere potuerimus. Sed hoc unum nos plurimum hortatur, quod prudentissimo viro fratri Malatestae rei summa commissa est, quem omnia optime moderaturum speramus, divinoque consilio factum arbitror, ut in tot dissentionibus pro singulari arbitro et fundatore pacis hic unus nobis datus est, cuius auctoritas et virtus unumquemque movere debet ut sanis monitis acquiescat. Ego mi frater suavissime, tantillus homuncio, parva possum et minora opto magnatum gratia eo usque [? - carta perforata] quoad in publicam utilitatem liceat; in reliquo procul esse cupiam. Nullas ego delicias preter mundi contemptum in cellula mea invenio, caetera quippe mortalia oblectamenta quibus iamdudum satus fui, sordescunt. Post reverendi patris procuratoris reditum summis precibus tentavi ut per aliquod spatium charissimos fratres meos visere possem, nec impetrare potui. Oh! quando erit ut eorum commercio frui possim, quos tamen pacatiores inter se esse velim quam hactenus fuerint. Heu! in quanto discrimine positos vidi, quantum indolui, quantum ingemui, quantum pro restinguendo incendio cum reverendo patre procuratore laboravi. Certe nostri fratres, post Deum maximum, nemini plus debent quam ipsi reverendo procuratori cuius patrocinio servati sunt etiam inviti, et ultro in precipitium tendere conantes. Non aliena sed propriis que contrectavi manibus loquor. Pater procurator litteras tuas, que nostris innexe erant, libentissime vidit simulque et stillo et suavitate tua scribendi valde oblectati sumus, in hoc arctissime fraternitati nostrae iniuriam facis cum ambitu aut excusatione ulla mecum uteris, cum quo ac tecum agere debes, os enim et caro uni sumus. Vale mi frater optime meque reverendo patri nostro vicario apud quem animus meus crebro hospitatur, necnon patri fratri Mariano, Ioanni de Hydrunto, Francisco Iustini coeterisque omnibus commendare velis. Tu me ut soles ama. - Romae 2 augusti 1499. - Tui amantissimus frater Nicolaus Seraticus ordinis Predicatorum.
Pater procurator excusat se propter occupationes quod vestris et fratris Mariani litteris non respondeat. Quoniam ex iis que istuc venerunt vobis abundantius quam per litteras satisfactum putat, nilque aliud quod vobis significet occurrit, sed sese vobis omnibus offert; gratias iterum eius nomine fratri Mariano de ipsis litteris que gratissime fuerunt, agetis».
■ ChrSMarci, f. 96r: «Frater Nicolaus Seraticus Leonardi de Mediolano, vir litteris romanis apprime disertus, professus est in manibus reverendi vicarii generalis prefati, xva februarii 1495, publice solemniter. Hic acceperat habitum die 8 februarii 1494»; f. 158v: «Frater Nicolaus Leonardi Seratici de Mediolano, nativus huius conventus, sacerdos probitate et eloquentia venerabilis. Obiit in hoc conventu ex egritudine pectorali, sacramentis rite perceptis et ad efflationem usque mente integra et sermone interrupto cum maximo fervore, die vij maii MDj°, die veneris, hora nona. Fratribus cunctis charissimus, tum propter causas suprascriptas tum vero quia Congregationem nostram in maximis tribulationibus Romę tutatus est, et multum pro nobis laboravit».
Tra i frati capitolari del convento Santo Spirito di Siena (tot. 23); i capitolari eleggono loro procuratore fra Roberto: Verde-Giaconi, Epistolario p. 686 n° 9 (3.VIII.1499).