⌂ De misericordia |
La compassione |
originale latino |
volgarizzamento (2009) di EP |
Capitulum XI |
Capitolo 11 |
Estote. Decimo debemus esse misericordes propter multipex emolumentum quod homo per misericordiam acquirit, scilicet temporale, corporale, spirituale et eternale, iuxta illud I Thim. 4 «Pietas autem ad omnia utilis est, promissionem habens vite que nunc est et future». |
Siate compassionevoli. Decimo motivo per dover esser compassionevoli: molteplici vantaggi che l'uomo acquisisce tramite la compassione, ovvero vantaggio materiale, o corporale, o spirituale ed eterno; I Timoteo 4,8: «La pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente come di quella futura». |
Ad primum igitur probandum valet quod dicitur Prov. 11 «Alii dividunt propria et ditiores fiunt, alii rapiunt non sua et semper in egistate sunt»; dicit autem «dividunt» quia misericordia debet partitionem habere ad plures miseros, iuxta illud Ps. [111,9] «Dispersit dedit pauperibus». Fiunt autem ditiores interdum temporaliter et quantum ad divitias naturales et quantum ad divitias artificiales |201va| et quantum ad divitias civiles. |
Il primo beneficio della compassione, ossia quello materiale, lo provano le parole di Proverbi 11,24: «C'è chi largheggia e aumenta la propria ricchezza, c'è chi ruba e permane nella miseria»; dice «largheggia» perché la compassione deve generare condivisione con molti bisognosi; Salmo 112,9: «Egli dona largamente ai poveri». Talvolta si arricchisce in beni materiali, ovvero quanto a ricchezza di beni in natura, a ricchezza prodotta dall'uomo, |201va| a ricchezza della convivenza civile. |
Divitie autem naturales sunt,
secundum Philosophum in I
Politice, per quas homini subvenitur a natura, sicut frumentum vinum oleum
iumenta pisces et huiusmodi, in quibus omnibus homines misericordes interdum a
Domino ditantur magis. |
A giudizio di Aristotele,
Politica I, 8 (1256a-b), son dette naturali quelle ricchezze
provviste dalla natura a beneficio dell'uomo, come
frumento vino olio giumenta pesci e simili.
In questo àmbito gli uomini compassionevoli talvolta vengono maggiormente gratificati dal
Signore. |
et implebuntur horrea tua saturitate;
exemplum de beato Bonefatio adhuc puerulo in I Dyalogorum, et de vidua que
pavit Helyam in III Reg. 17; |
«e i tuoi granai si riempiranno
di grano»(Proverbi
3,10); esempio di san Bonifacio ancora
bambino, nei Dialoghi
I,9
di
Gregorio Magno, e della vedova che dette da mangiare ad Elìa, III (= I) Re
17,9-16;
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De oleo vero habemus exemplum in predicta hospita [sic] Helie et de hospite Helisei, IV Reg. 4, et de beato Benedicto qui vas vitreum per fenestram fecit prohici, in II Dyalogorum; et in libro Iohannis[1] de illo cuius dolium frequenter oleo replebatur. Quantum vero ad omnem pastum, dicitur in Ps. [36,3] «Fac bonitatem» idest misericordiam per quam homo se ad miseros diffundit; se autem diffundere est de ratione boni, secundum Dyonisium, et per hoc scilicet «inhabita terram» scilicet possidendo, «et pasceris in divitiis eius» idest a Deo tibi datis. Exemplum in multis hospitalibus qui alios pascendo in pascuis semper crescunt. |
A proposito dell'olio, ne abbiamo molteplici esempi: la summenzionata ospite di Elìa (I Re 17,9-16); una vedova ospitò Eliseo, II Re 4,1-7; san Benedetto fece passare per la finestra il vassoio di vetro, Dialoghi II,1 di Gregorio Magno; una botte si riempiva spesso di olio, come si legge nel libro di Giovanni il Monaco. Quanto poi all'intero pasto, si dice in Salmo 37,3: «Fa' il bene» ovvero la misericordia, tramite la quale l'uomo si protende verso il povero; protendesi fa parte dell'etica, secondo Dionigi Pseudo-Areopagita (cf. De div. nominibus IV,4 § 1); e pertanto «abita la terra» prendendone possesso, «e ti sazierai delle sue ricchezze» concesse da Dio. Esempio di molte persone ospitali, che dando da mangiare agli altri, sovrabbondano nei beni alimentari. |
Quantum vero ad omnes divitias naturales sive in cibum sive aliter in usum hominis venientes, sicut sunt cameli et asini et huiusmodi, habemus exemplum in Iob cui, ut habetur Iob ultimo, omnia sunt duplicata, et hoc propter misericordiam quam in predictis omnibus habuit. Unde ipse dicit, Iob 31 «Ab infantia crevit mecum miseratio et de utero <matris mee> egressa est mecum»; et iterum «Si comedi bucellam meam solus»; et iterum |201vb| «Ostium meum viatori patuit». |
Quanto poi a tutte le ricchezze provviste dalla natura, destinate sia al nutrimento che ad altri bisogni dell'uomo, come ad esempio cammelli, asini e simili, abbiamo esempio in Giobbe: i suoi beni crebbero del doppio, si dice in Giobbe 42,10, e ciò a motivo della pietà che aveva per essi. Egli in persona afferma, Giobbe 31,18: «Fin dall'infanzia è cresciuta con me la pietà, nata con me dal ventre stesso di mia madre»; e ancora: «Mai ho mangiato da solo il mio tozzo di pane» (31,17); e di nuovo |201vb|: «Al viandante erano aperte le mie porte» (31,32). |
Circa crucem vero nota quod crucifixus fuit miraculosus, iuxta illud Io. 15[,24] «Si opera non fecissem in eis que nemo alius fecit, peccatum non haberent». Nullus enim ante ipsum fecerat miracula in tanta habundantia quia nullus illuminaverat cecum natum, nec in tanta evidentia quia nullus suscitaverat mortuum quadriduanum fetidum. Nullus vero nec ante ipsum nec post ipsum fecit nec facturus est in simili potentia, quia Christus faciebat miracula in propria potentia imperando creaturis; omnes autem alii sancti in potentia Christi rogando et obsecrando. |
Quanto alla croce, considera che il crocifisso operava meraviglie, Giovanni 15,24: «Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai fatto, non avrebbero alcun peccato». Prima di lui, nesssun altro aveva fatto tanti miracoli, perché nesssuno aveva ridato la vista al cieco nato; né così palesemente, perché nesssuno aveva richiamato in vita un uomo sepolto da quattro giorni e maleodorante(Giovanni 11,34). Nesssuno, né prima né dopo di lui, farà mai siffatte meraviglie: Cristo infatti operava miracoli per proprio potere sulle creature, tutti gli altri santi invece li operavano in forza del Cristo, pregando e implorando. |
Miraculosum autem decet misericordia, iuxta illud Ps. «Mirificavit Dominus misericordem suum»,
secundum aliam translationem.
Signa enim sunt data infidelibus, ut dicitur I Cor. 14, scilicet ex
misericordia ut convertantur ad fidem. |
A chi opera meraviglie si addice la
compassione. «Il
Signore ha reso mirabile il suo fedele compassionevole», si dice
in Salmo 4,4,
secondo una differente traduzione biblica.
I segni meravigliosi sono destinati ai non credenti, come si legge in I Corinzi
14,22, affinché tramite atti compassionevoli
siano condotti alla fede. |
Capitulum XII |
Capitolo 12 |
Estote. Secundo misericordia facit interdum ditiorem quantum ad divitias artificiales sive sint per artem manualem, ut domus vestes et huiusmodi, sive sint per artem legalem, ut pecunia, que quidem lege humana adinventa est, secundum Philosophum in libro I Politice; unde et nummus dicitur a "nomo" idest a lege, secundum Philosophum in V Ethicorum. Unde et legislator mutat valorem pecunie argentee vel auree, vel de quacumque materia existentis, secundum quod placet sibi. Quantum igitur ad domos dicitur Prov. 14[,11] «Domus impiorum delebitur, tabernabula autem iustorum germinabunt». |
Siate compassionevoli.
In secondo luogo la compassione
talvolta rende ricchi in beni prodotti dal lavoro umano: tramite artigianato
manuale, come ad esempio edilizia, abbigliamento e simili; o tramite arte del
diritto,
come la moneta, inventata dal sistema legislativo umano, secondo Aristotele,
Politica I,9 (1257a); pertanto il nummo (ovvero
moneta) è denominato da "nomos" che significa
legge, secondo Aristotele, Etica nicomachea
V,5 (1133a 30-32). Ne consegue
che il legislatore può mutare a suo piacimento il valore della
moneta, sia essa argentea o aurea o d'altra
materia. Quanto alle abitazioni,
si dice in Proverbi
14,11: «La casa degli empi rovinerà,
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Misericordes in
scriptura interdum vocantur iusti qui reddunt miseris ius suum, iuxta illud Ps.
[111,9] «Dispersit, dedit pauperibus, iustitia eius manet in seculum seculi».
Exemplum de obstetricibus ex pietate mentitis quibus «Deus(?) edificavit domos»,
ut habetur Exo. 1[,21]. |
I compassionevoli sono detti talvolta
nella sacra scrittura coloro che assicurano ai poveri il loro diritto;
Salmo
112,9: «Egli dona largamente ai poveri, la
sua giustizia rimane per sempre». Esempio
delle levatrici ebree che mentirono per pietà, alle quali «Dio
diede numerosa famiglia»,
Esodo 1,21. Quanto alla moneta, esempio di san Bonifacio: cavò dalla cassa dieci monete d'oro e le dette ai poveri, come racconta Gregorio Magno in Dialoghi I,9; esempio del pagano che dette in prestito al Dio dei cristini 50 migliaresi, come si legge nel libro di Giovanni il Monaco, e parimenti di colui a cui Dio passò 300 soldi, e poi anche gran quantità |202ra| di oro. E molti altri esempi. |
Tertio misericordes interdus ditantur
quantum ad divitias civiles,
scilicet quantum ad commendationes, quantum ad honores et huiusmodi, iuxta illud
Prov. 22 «Qui pronus est ad misericordiam benedicetur», et Eccli.
31 «Spendidum in panibus benedicent labia multorum». Et quantum ad pacem,
iuxta illud Ps. [118,165] «Pax multa diligentibus legem tuam» etc., et
iterum [121,7] «Fiat pax in [an cod.] virtute tua» quia scilicet ei
proprium est misereri. Exemplum in Iob qui dicit c. 31 «Benedixerunt michi
latera pauperis». |
In terzo luogo i compassionevoli sono
arricchiti dei beni della convivenza civile, ovvero
pubblica stima, onori, e cose simili;
Proverbi
22,9: «Chi ha l'occhio generoso
sarà benedetto»; Ecclesiastico (Siràcide) 31,28: «Molte
labbra benediranno chi è splendido nei banchetti». Quanto alla
pace, Salmo
119,165: «Grande pace per chi ama la tua
legge» eccetera; e in 122,7
«Sia pace
nella tua fortezza», dato che peculiarità della pace
è dimostrare compassione. Esempio in
Giobbe, il quale dice in 31,20
«Mi hanno benedetto i fianchi dei poveri». |
Circa crucem vero, postquam ostendimus in ea merito fuisse misericordiam propter illum qui crucifixus fuit, nunc restat idem videre propter illud quod crucifixus dixit. Et quidem secundum Magistrum in Hystoriis primum verbum quod Christus dixit in cruce fuit quod habetur Luc. 23 «Pater, dimicte illis quia <non> sciunt quid faciunt», quod scilicet est verbum maxime misericordie quia scilicet condonavit offensam diuturnam et maximam, et oravit pro ipsis. |
Quanto alla croce, abbiamo già detto che in essa c'è misericordia a motivo della persona crocifissa; stessa cosa mostriamo ora a partire dalle parole da lui pronunciate. Scrive nella Historia scholastica il maestro Pietro il Comestore († 1178 ca.) che le prime parole dette dal Cristo sulla croce son quelle riferite da Luca 23,34: «Perdona loro, o Padre, perché non sanno quel che fanno». Parole d'estrema compassione, perché egli perdonò una colpa di lunga durata e senza limiti, ed inoltre intercedette per loro. |
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[1] "liber Iohannis" = Iohannes Monachus [IX sec.], Liber de miraculis, ed. P.M. Huber, Heildelberg 1913. Bibl. Vat. I.7.(5)Cons. Qui cap. 20, ed. pp. 73-77.
Remigio lo cita spesso in materia d'exempla, sotto il titolo De mirabilibus inauditis.
[2] Iohannes Monachus, Liber de miraculis c. 15, ed. P.M. Huber, Heildelberg 1913, pp. 63-66.