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De misericordia

La compassione

originale latino

volgarizzamento (2010) di EP

Capitulum XXV

Capitolo 25

Estote.

Debemus[1] misereri pure, ut scilicet in ipso opere misericordie non sit admixta aliqua sordes peccati, iuxta illud dictum in figura, Num. 18 [= 28] «Conspersa sit oleo purissimo»; per oleum quippe significatur misericordia. Sine ista enim puritate quodlibet opus misericordie displicet Deo, iuxta illud Eccli. 34[,23] «Dona iniquorum non probat Altissimus» scilicet sive sint corporalia sive sint spiritualia.

Siate compassionevoli, Luca 6,36.

Dobbiamo esercitare la compassione con purezza, perché non sia commista col sudiciume del peccato, secondo la metafora in Numeri 28,5: «Sia intrisa di olio purissimo»; dove per olio intendiamo compassione. Senza siffatta purezza qualsiasi opera di misericordia non sarebbe gradita a Dio, a detta di Ecclesiastico (Siràcide) 34,19: «L'Altissimo non gradisce le offerte degli empi».

De corporalibus autem omnibus specialiter subditur ibi [34,24]: «Qui offert sacrificium ex substantia pauperum quasi qui victimat |206ra| filium in conspectu patris sui»; et ideo dicitur Prov. 3 «Honora Dominum de tua substantia». Contrarium autem facienti contingit illud Iob 20 «Panis eius in utero illius vertetur in fel aspidum intrinsecus», et Deuter. 32 «Uva eorum uva fellis et botrus amarissimus».

In rapporto a tutte le opere di misericordia corporali, soggiunge Ecclesiastico (Siràcide) 34,20: «Chi offre un sacrificio con i beni dei poveri, sacrifica |206ra| un figlio davanti al proprio padre»; e pertanto in Proverbi 3,9: «Onora il Signore con i tuoi averi». A colui che opera il contrario, spetta quanto detto in Giobbe 20,14: «Il suo cibo gli si guasterà nelle viscere, veleno d'aspidi gli sarà nell'intestino»; Deuteronomio 32,32: «La loro uva è velenosa, ha grappoli amarissimi».

Quantum vero ad spiritualia specialiter, de duobis primis dicit Augustinus in Sententiis Prosperi: «Bene loqui et male vivere nichil aliud est quam se sua voce dampnare». De tertio, Io. 8 «Qui sine peccato est vestrum, primus in illam lapidem mictat». De quarto, Iob 16 «Consolatores onerosi».

Quanto alle opere di misericordia spirituali, delle prime due dice Agostino nelle Sententiae Prosperi: «Parlar bene e agire male equivale a condannarsi da sé». Quanto alla terza, Giovanni 8,7: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». Quanto alla quarta, Giobbe 16,2: «Siete tutti consolatori molesti».

De quinto, Mt. 18, «de cordibus vestris», Glosa «non ficta pace»; et Prov. 12 «Qui dissimulat iniuriam callidus est», ut accipiatur in malo pro illo qui observat tempus aptum ad vindicandum. De sexto, Ysa. 1 et Ierem. 6 «Laboravi substinens», ut exponatur de illo qui cum tedio substinet ne aliquod maius dampnum temporale incurrat. De septimo, Prov. 28 «Qui declinat aurem suam ne audiat legem, oratio eius erit execrabilis».

Quanto alla quinta, Matteo 18,35: «se non perdonerete di cuore», ossia «non con pace apparente» interpreta la Glossa biblica. Proverbi 12,16, «Chi dissimula l'offesa è astuto»: inteso in negativo, è chi sa scandire tempi giusti a vendicarsi. Quanto alla sesta, Isaia 1,14 e Geremia 6,11: «Faticai a sopportare», da intendere di chi sopporta con fastidio pur di evitare un peggiore guaio materiale. Quanto alla settima, Proverbi 28,9: «Chi volge altrove l'orecchio per non ascoltare la legge, anche la sua preghiera è in abominio».

Capitulum XXVI

Capitolo 26

Quinto debemus misereri publice quantum ad operationem sed occulte quantum ad intentionem, iuxta illud Gregorii «Sic fìt opus in publico ut intentio semper remaneat in occulto». In publico enim debemus misereri propter exemplum, iuxta illud Mt. 5 «Sic luceat lux vestra coram hominibus ut videant opera vestra bona vet glorificent Patrem vestrum qui in celis est»; sed in occulto propter meritum, iuxta illud Eccli. 29[,15] «Conclude elemosinam in sinu pauperis» et ipsa pro te orabit ad Dominum, et Mt. 6 «Cum facis elemosinam noli tuba canere ante te etc., sit elemosina tua in abscondito et Pater tuus qui videt in abscondito reddet tibi».

Quinta modalità nell'esercitare la compassione: pubblicamente nel gesto, in segreto nell'intenzione; e ciò in sintonia col detto di Gregorio Magno: «Agisci in pubblico in modo che i tuoi proponimenti restino nascosti». In pubblico infatti dobbiamo esercitar compassione in funzione esemplare, Matteo 5,16: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli»; in segreto invece a motivo del merito, Ecclesiastico (Siràcide) 29,12: «Rinserra l'elemosina nello scrigno del povero», ed essa per te intercederà il Signore. Matteo 6,2.4: «Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, eccetera; la tua elemosina resti segreta, e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Sed et facienda est interdum in occulto propter periculum scilicet vane glorie, quia sicut dicit Gregorius, «Depredari desiderat qui aurum in publicum portat». Magis enim fugiendum est periculum proprium quam prosequendum exemplum aliorum, iuxta illud Mt. 16 «Quid prodest homini si universum mundum lucretur, anime autem sue detrimentum patiatur?».

Talvolta la compassione va esercitata in segreto per evitare l'insidia dell'ostentazione, perché a detta di Gregorio «Chi in pubblico esibisce ricchezza, mira a derubare!». Meglio rimuovere i rischi dei propri errori che inseguire i modelli altrui, secondo Matteo 16,26: «Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?».

Circa crucem vero nota quod ipse in cruce abstulit a nobis tyrannidem dyaboli, iuxta illud |206rb| «Deus qui pro nobis filium tuum crucis patibulum» etc.; et abluit in nobis sordes peccati, iuxta illud Apoc. 1 «Lavit nos a peccatis nostris in sanguine suo»; et solvit in nobis obligationem supplitii, iuxta illud I Pet. 2 «Peccata nostra ipse pertulit in corpore suo super lignum» idest penam pro peccatis.

Quanto alla croce, considera che il Cristo in croce ci ha liberati dalla tirannide del diavolo, come si dice nell'orazione liturgica: |206rb| «O Dio, che hai voluto che tuo Figlio subisse per noi il patibolo della croce» eccetera; ci ha purificati dalla sporcizia del peccato, secondo Apocalisse 1,5: «Ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue»; ci ha assolti dalla pena dovuta, I Pietro 2,24: «Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno» ossia la pena per i peccati.

Estote.

Ulterius nota quod misericordia apparuit in cruce propter multa alia que fecit, ut notatum est in tractatu De cruce[2].

Quarto [= Primo?] apparuit in ipsa misericordia propter id quod substinuit, ut etiam ibi notatum est.

Siate compassionevoli.

Nota infine che la compassione si è manifestata nella croce a ragione di molte altre opere che egli compì, come mostrato nel trattato La croce.

Si manifestò nella compassione stessa, a motivo delle prove che egli dovette sostenere, come detto nel medesimo trattato.

Secundo apparet ibi misericordia ex parte ligni et quantum ad materiam et quantum ad formam et quantum ad quedam alia[3]. Que diligens lector indaget misericorditer ut misericordiam consequi mereatur, iuxta illud Mt. 5 «Beati misericordes quoniam ipsi misericordiam consequentur», idest liberationem ad omni miseria per virtutem illius qui factus est miser pro nobis a miseria liberandis.

Cui est honor et gloria per infinita secula seculorum. Amen.

In secondo luogo, la compassione si rivela nel legno della croce: quanto alla materia, alla forma ed ad altre peculiarità. Le mediti  tutte, il bravo lettore, con misericordia; e meriterà misericordia, come detto in Matteo 5,7: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia», ovvero liberazione da ogni miseria per virtù del Cristo, egli che si fece misero per liberarci dalla miseria.

A lui onore e gloria per i secoli dei secoli. Amen.

Explicit tractatus de misericordia fratris Remigii Florentini ordinis Predicatorum.

Fine del trattato sulla misericordia, ovvero compassione, composto da fra Remigio da Firenze dell'ordine dei Predicatori (= domenicani).

 

 

[ Firenze 1303-1310 ca. ]

[ Firenze 2009-10 !]


[1] Debemus iteravit.

[2] Il De cruce uno dei trattati di Remigio che non ci sono pervenuti.

[3] In capitulo provinciali, sermo I: Multi de populo Israel diffiniverunt apud se ut non manducarent immunda. I Mach. 1[, 65] (cod. G4, ff. 255vb-257vb): «... et sicut Deus in operibus gratie posuit quatuor ligna crucis, que a Crisostomo vocantur scilicet cedrum cipressum palmam et olivam cum uno Cristo» (f. 256va).




finis

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