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2. Cronologia delle opere di cod. C 4.940

Il cod. C contiene le seguenti opere nell'ordine:

1. Divisio scientie

2. De uno esse in Christo; ed. M. GRABMANN, Remigii Florentini, Ord. Praed., S. Thomae Aquinatis discipuli ac Dantis Aligbierii magistri Tractatus “De uno esse in Christo” ex codice Florentino editus, «Estudis Franciscans» 34 (1924) 260-77.

3. De mixtione elementorum in mixto

4. De modis rerum

5. Quolibet I

6. Quolibet II

7. De subiecto theologie; ed. E. PANELLA, Il De subiecto theologie (1297-1299) di Remigio dei Girolami, Milano (Studia Univ. S. Thomae in Urbe 14) 1982, pp. 91 (composizione 1980, a quel tempo sotto stampa).

8. De bono comuni; ed. M.C. DE MATTEIS, La «teologia politica comunale » di Remigio de' Girolami, Bologna 1977, 3-51 (testo inattendibile).

 9. De bono pacis; ed. Ch.T. DAVIS, Remigio de' Girolami and Dante: A comparison of their conception of Peace, «Studi Danteschi» 36 (1959) 123-36; DE MATTEIS, La «teologia politica... 55-71. Dal testo Davis, trad. ital. in Antonio Sarubbi, Chiesa e stato comunale nel pensiero di Remigio de' Girolami, Napoli 1971, 101-19.

10. De peccato usure; ed. O. CAPITANI, Il “De peccato usure” di Remigio de' Grolami, «Studi Medievali» 6/2 (1965) 611-60.

11. De contrarietate peccati

12. Venditio ad terminum (Utrum sit licitum vendere mercationes ad terminum temporis); ed. O. CAPITANI, La “venditio ad terminum” nella valutazione morale di S. Tommaso d'Aquino e di Remigio de' Girolami, «Bull. Ist. Stor. Ital. per il ME» 70 (1958) 343-45.

13. De mutabilitate et immutabilitate

14. Speculum

15. Contra falsos ecclesie professores; ed. (parziale) in Studio 109-51, 155-74; ed. F. Tamburini, Roma (Libreria Editrice della Pontificia Univ. Lateranense) 1981.

16. De misericordia; ed. A. SAMARITANI, La misericordia in Remigio de' Girolami e in Dante nel passaggio tra la teologia patristico-monastica e la scolastica, «Analecta Pomposiana» 2 (1966) 181-207 (testo inattendibile).

16bis. De iustitia; ed. O. CAPITANI, L'incompiuto « tractatus de iustitia»..., «Bull. Ist. Stor. Ital. per il M.E.» 72 (1960) 125-28.

17. De via paradisi.

Allo stato attuale cod. C è mutilo di almeno qualche carta, certamente di quelle che portavano a termine l'indice dell'ultimo trattato De via paradisi: l'indice attuale recensisce fino a capitolo 12 del terzo «passus» (f. 352v, colonna b integra), mentre il trattato si compone di dieci «passus». Questa silloge di opere trattatistiche conteneva, allo stato integro, anche i trattati testimoniati da molti rimandi ma che non ci sono pervenuti? Non lo sappiamo (cf. Studio 262-64; quanto al numero dei «passus» del De via paradisi correggi il «nove» di Studio 251, rigo 1, in «dieci»).

Visto, in ogni modo, l'incrocio dei rimandi tra opere pervenute e trattati perduti, si farà parola anche di quest'ultimi. Essi sono tutti qualificati nei rimandi come “tractatus”. Eccone la lista (per distinguerli da quelli pervenuti, saranno sempre marcati con asterisco):

De cruce*

Do la lista aggiornata, rispetto a Studio 263, dei rimandi ai trattati non pervenuti; di ciascuno di essi trascrivo per intero qualche rimando più significativo. Le abbreviazioni «mg. d., s., sup., inf.» stanno per «in margine destro, sinistro, superiore, inferiore». La lettera B segnala rimandi scritti da mano B.

De cruce*: cod. C, f. 206rb; cod. D, ff . 297va, 299rb, 399vb; cod. G4, f. 135v, mg. s. (B). Sermone «De Sanguine Christi, I, Pacificans per sanguinem crucis. Col. 1. [...] Item fuit cippus, fuit carcer, fuit berlina, fuit suspendium sive furca etc., ut notatum est in tractatu de cruce» (cod. D, f. 399vb).

De domo Dei*

cod. D, ff . 5r, mg. d. (B), 233v, mg. inf. (B), 374v, mg. s. (B); cod. G3, f. 184ra; cod. G4, ff . 3vb, 50ra, 50rb, 170vb, 224rb, 227rb (A+B). Sermone «Feria IV in capite ieiunii, IV, Cum ieiunatis etc. Mt. 6 [... parlando del digiuno e giorni di digiuno:] Vide de hoc in tractatu de domo Dei in tali die [in tali die addit B]. Exemplum de domino Ubaldino quasi scilicet dentur Deo duo cortonienses pro uno argenteo... [e a fine sermone:] Vide in tractatu de domo Dei in primo sermone» (cod. G4, f. 50ra.b). Sermone «Dom. XIX post Trinitatem, I, Vade in domum tuam, Mt. 9. [...] Et per hanc domum vadimus etiam de voluntate… Vide de ista vasione in tractatu de domo Dei, ebdomada III, feria II quadragesime» (cod. G4, f. 224rb).

De homine*

«In Nativitate Domini, XVI, Imperium super humerum eius... Ysa. 9. [...] sicut notavimus in tractatu de homine, ebdomada III, feria III quadragesime» (cod. D, f. 44va). «Dominica in Ramis Palmarum, IX, Cum dilexisset suos... Io. 13. [subito dopo il protema:] Cum dilexisset etc. Require de boc in tractatu meo de homine, in sermone de cena Domini» (cod. G4, f. 128vb; fine sermone).

De malo peccati*

Sermone «Dom. III in quadragesima, sabbato, III: Nota quod ex serie evangelii possumus colligere quod peccatum facit 27 mala in bomine. Et 1° facit eum vanum... [enumerazione fino a] 27° mestum. Auctoritates ad hoc require in tractatu de malo peccati» (cod. G4, f. 75v, mg. inf., mano A).

De mundo*

cod. D, ff. 13r, mg, sup. (B), 10v, mg. s. (B), 43va, 44ra, 99va, 120v, mg. d. (B), 191r, mg. d. (B), 279v, mg. s. (B); cod. G4, ff. 129rb, 129vb, 232va, 259va, 260va, 263vb, 375ra (B), 394rb. Sermone «In Nativitate Domini, XIV, Ortus est sol, in Ps. [...] Quantum autem ad proprietates solis vide in tractatu de mundo, feria VI prime ebdomade [...] Sic iste semper est in celo secundum divinitatem secundum quam non mutatur. Vide in tractatu de mutabilitate et immutabilitate» (cod. D, ff. 43va, 43vb). Sermone VIII per la Pentecoste, Repleti sunt... Act. 2. Nel corso del sermone mano B annota: «Iste sermo ordinatius et completius est notatus in fine tractatus de mundo post tabulam» (cod. D, f. 191r, mg. d., altezza inizio colonna, mano B).

De virtute Christi*

cod. D, f. 2r, mg. sup. (B) e mg. d. (B), f. 84va; cod. G3, f. 189ra; cod. G4, ff. 3vb, 148v, mg. inf. (B) «Exemplum in tractatu De virtute Christi, in fine, de Maria et de fratre Raginaldo», 172v, mg. s. (B), 227vb, 376r, mg. d. (B). «De dampnatione. Utrum Salomon fuerit dampnatus. Vide in tractatu de virtute Christi quantum ad verba sacre scripture que protulit alius c. 18» (cod * G3, f. 189ra). Cf. CAVIGIOLI-IMBACH, Brève notice... cit., in « Arch. Fr. Praed. » 1979, p. 124.

■ Annoto che le pagine dedicate recentissimamente a Remigio dei Girolami da Th. KAEPPELI, Scriptores Ordinis Praedicatorum Medii Aevi, vol. III, Roma 1980, 297-302, ignorano i trattati non pervenuti e recensiscono ancora talune opere e codici di falsa attribuzione; per quest'ultime vedi Studio 255-62.

Tutti i trattati non pervenuti compaiono (almeno una volta) in rimandi scritti da mano A, dai codd. G4 e D. Il termine ante quem della loro composizione sono dunque gli anni 1314-16, quando cioè il copista A lavorava alla trascrizione dei suddetti codici.

Delle opere di cod. C almeno le seguenti sono menzionate in rimandi di mano A dai codd. G4 e D, e beneficiano pertanto anch'esse del medesimo termine base: Divisio scientie (cod. G4, f. 280vb, parte scritto da mano A parte da B; cod. D, f. 40rb); Quolibet II (cod. G4, ff. 51ra, 231ra); De peccato usure (cod. G4, ff. 102vb, 192vb); De mutabilitate et immutabilitate (cod. D, f. 43vb); Speculum (cod. G4, f. 51rb; cod. D, f. 45ra); Contra falsos ecclesie professores (cod. G4, ff. 30va, 227vb, 303vb; cod. D, ff. 13v, mag. inf., mano A; 87v mag. inf., mano A); De misericordia (cod. G4, f. 61va-b; cod. D, ff. 5va, 17ra); De via paradisi (cod. G4, ff. 252va, 380ra).

Cod. G3 (termine ante quem 25.X.1317) rimanda a De bono comuni, De domo Dei*, De peccato usure, De virtute Christi*, Quolibet I, Quolibet II. Ma per il nostro scopo i rimandi da cod. G3, almeno in questa fase di studi, sono di poca utilità. Taluni rimandi erano già stati segnalati negl'importanti saggi del Capitani e del Davis sopra ricordati.

Bisogna ammettere che per quanto importanti e assodati siano i dati cronologici di base, si è ancora ben lontani dalle esigenze di una collocazione temporale entro termini ragionevolmente ravvicinati che guidino la ricerca delle coesistenze storiche e culturali d'uno scritto, specie se si tien conto della lunghissima carriera letteraria di Remigio. «Idem fere vivendi ac scribendi spatium assecutus», dice la Cronica di SMN (Studio 190 vv. 22-23). C'è dell'iperbole. Ma resta pure che tra primo e ultimo sermone databili corre un quarantennio.

La Divisio scientie, la prima delle opere databili, è anteriore - come vedremo - alla prima traduzione (1295) degli Economici d'Aristotele e suppone almeno la IIa-IIa (1271-72) della Summa theologiae di Tommaso d'Aquino, di cui utilizza certamente l'articolo 3 della questione 95. Remigio, entrato nell'ordine nel 1267-68, nei primi anni del decennio '70 attendeva ancora alla propria formazione intellettuale in Saint-Jacques di Parigi (Studio 207-08). In edizione a stampa, MD 12 (1981) p. 40, ignora e sopprimi la proposizione «E se risultasse...», accenno al sermone Pater noster Abraham mortuus est (Io. 8, 39.52; cod. G4 377va-b); questo di fatto non contiene indizi decisivi per identificare il papa commemorato.

Tommaso d'Aquino († 1274) è di frequente utilizzato in prestiti prevalentemente anonimi. La recensione sistematica di tali prestiti testuali non rientra nei limiti del presente contributo, ma se ne darà segnalazione all'occorrenza.

In fatto d'utilizzazione delle traduzioni latine d'Aristotele, Remigio non presenta novità di rilievo rispetto ai contemporanei uomini di schola. Conosce sì e talvolta fa ricorso, quando discute il testo, alla “vetus” e alla “nova”, per esempio nel caso del De caelo e della Metaphysica. Ma nella vastissima utilizzazione dei testi aristotelici e di opere con più traduzioni, si attiene alla traduzione divenuta vulgata. Conosce e cita le traduzioni greco-latine del trentermio 1240-70 ad opera di Roberto Grossatesta, Nicola Siculo, Bartolomeo da Messina, Guglielmo da Moerbeke; di quest'ultimo anche il Commento di Simplicio alle Categoriae e quello di Temistio al De anima. Ma se, ad esempio, una citazione della Politica, della «recognitio lincolniensis» dell'Etica Nicomachea, del libro XI (K) della Metafisica risulta determinante per la cronologia di scritti scolastici degli anni '60-70, nel caso di produzione letteraria dell'ultimo quarto del '200 quale quella di Remigio, costituisce sì un termine post quem certo ma pur sempre alquanto remoto. Delle traduzioni aristoteliche di Guglielmo da Moerbeke († poco prima di ott. 1286), quella della Poetica (sconosciuta a un Tommaso d'Aquino) si spinge al 1278. Ma non ho trovato alcuna citazione né riferimento alla Poetica nelle opere di Remigio, almeno in quelle di cod. C. Solo la traduzione degli Economici ci offrirà per la Divisio scientie un appoggio significativo in fatto di cronologia.

■ Per le traduzioni medievali d'Aristotele vedi introduzioni, e relativa bibliografia, ai singoli volumi apparsi nella collana «Aristoteles Latinus», Bruges-Bruxelles-Paris, vol. I Categoriae, 1961 ss.

Di Proclo Diadoco Licio, dopo aver tradotto nel 1268 a Viterbo l'Elementatio theologica, Guglielmo da Moerbeke tradusse nel 1280 a Corinto i tre opuscoli De decem dubitationibus circa providentiam, De providentia et fato, De malorum subsistentia. Già M. Grabmann aveva segnalato l'utilizzazione da parte di Remigio dei tre opuscoli; e sulla scorta del Grabmann, l'editore H. Boese mette giustamente in risalto, nell'indagare la diffusione della traduzione latina moerbekiana, il nome del frate fiorentino.

M. GRABMANN, Die Proklosübersetzungen des Wilhelm von Moerbeke und ihre Verwertung in der lateinischen Literatur des Mittelatters, in ID., Mittelalterlisches Geistesleben II, Miinchen 1936, 420; Frà Remigio de' Girolami O. Pr. discepolo di S. Tommaso e maestro di Dante, «La Scuola Cattolica» 63 (1926) 361. Segnalo che Remigio conosce e cita anche l'Elementatio theologica, ma sotto il titolo «in libro Propositionum... De propositionibus...».

H. BOESE, Praefatio a PROCLI DIADOCHI, Tria opuscula, latine Guilelmo de Moerbeka vertente, Berlino 1960, XVII: «Praeter V [Vat. lat. 4568] in altera familia codices O [Oxford, Bodl. Libr. cod. Digby 236] et S [Macerata, Bibl. Com. 5.3.D.30] quoque sui iuris ordinem obtinent, quos ex uno eodemque fonte manavisse e communibus erroribus et mutationibus facile perspicitur; nescio an hic fons codex ille fucrit, quem olim Florentiae exstitisse coniciendum est. Ibi enim textus opusculorum sacculo XIII [= XIV?] ineunte notus iam erat, quo tempore frater Remigius Florentinus O.P. his libris in opere suo De via paradisi et in questionibus, quas tractavit, usus est; etiam sacculo XV Marsilius Ficinus eorum gnarum se ostendit... ». La data di traduzione, 1280, è esplicitamente attestata nei colophon dei manoscritti che tramandano il testo latino dei tre opuscoli. Annoto che degli opuscoli di Proclo non è rimasta traccia nel fondo manoscritto della biblioteca di SMN; né negli inventari quattrocenteschi della biblioteca di San Domenico di Perugia.

Limitandoci alle opere di cod. C, gli opuscoli sono esplicitamente citati - talvolta in brani testuali - in De modis rerum, De peccato usure, De via paradisi, Quolibet I e II. Quest'ultimi beneficiano di più recenti termini di composizione, mentre per De modis rerum e De peccato usure il remoto 1280 è a tutt'oggi l'unico dato certo che ne stabilisca il termine post quem; lo stesso si dica per il De via paradisi, se si astrae per il momento dal criterio dei rimandi interni.

Proclus enim dicit in libro De susistentia mali, questione secunda, quod materia neque est bonum simpliciter neque est malum simpliciter, sed est necessarium solum et divinitus factum. Et in eadem questione dicit quod potentia anime est melior quam substantia corporis (De modis rerum I, c. 13: f. 26vb). Rispettivamente PROCLO, De malorum subsistentia c. 11 § 36 vv. 13-23; § 37 vv. 1-6 (PROCLI DIADOCHI, Tria opuscula, ed. cit., pp. 220, 220.222); ib. c. 13 § 39 vv. 35-38 (ed. cit. pp. 226.228).

Et Proclus in libro De decem questionibus circa providentiam, questione septima, dicit ipsam [scil. penam peccatoris] excedere omnem aliam penam huius mundi. «Et enim - inquit - le conscium remorsionum ipsis causa ens importabilis et induratum malum verax inducit supplicium, ita ut lateat cum ipsi puniantur punitione dupla quam illi qui puniuntur mox post peccata, ut michi videtur» (De peccato usure, c. 35, f. 123vb). PROCLO, De decem dubitationibus circa providentiam q. 8 § 52 vv. 23-26 (ed. cit. p. 84). Per il testo del De peccato usure vedi ed. CAPITANI, «Studi Medievali » 6/2 (1965) 658.

Unde et Produs dicit in libro De decem questionibus circa providentiam: «Si quid non ad unum omniu<m> coordinatio esset, non utique neque mundus unus esset; si autem omnino [omnia ed.] eodem modo participarent ornante, non esset ornatorum ordo» (De via paradisi I, c. 3: f. 209ra). PROCLO, ib. q. 3 § 18 vv. 6-8 (p. 32).

Il terzo opuscolo, De providentia et fato et eo quod in nobis, è testualmente citato nel sermonario de tempore: «Unde Proclus in libro De providentia et fato et eo quod in nobis loquens de Socrate dicit: “Si autem utique et nichil scire Socrati promptum, et Pytii responsum propter hoc ipsum sapientissimum omnium protulit” etc. “et sapiens enter [ontwv] est qui novit se ipsum enter non scientiam [scientem ed.]”» (cod. G4, f. 110va). PROCLO, De providentia et fato... c. 13 § 51 vv. 1-3.7-8 (p. 160).

Proclus, Trois études sur la Providence. Texte établi et traduit par D. Isaac, Paris 1977-82, vol. I-III.

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