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Un'introduzione alla filosofia
in uno “studium” dei frati Predicatori del XIII secolo.
“Divisio scientie” di Remigio dei Girolami
,

«Memorie domenicane» 12 (1981) 27-126.

1

Problemi cronologici degli scritti di fra Remigio

 | codici | alfabeto | edizione e consultazionecriteri cronologici

3 Un'introduzione alla filosofia in uno studium regionale dei frati Predicatori della provincia Romana
 
data di composizione; decennio 1285-1295
 | fonti | orientamento: arte teatrica/ludicra, mercatura/ artigianato
2 Cronologia delle opere di cod. C 4.940
 |
censimento dei rimandi | valore cronologico btraduzione degli Economici d'Aristotele | tavola
4

Note all'edizione della “Divisio scientie”

 ordo artificialis | sermone Ecce enim evangeliço: Cristo artigiano | ë

 

Divisio scientie, pp. 82-119 | ö | Schema, pp. 120-21
Prologus super librum Ethicorum, pp. 122-24
Fonti, pp. 125-26 (qui non riprodotte)

1. Problemi cronologici degli scritti di fra Remigio

La lunga carriera del domenicano fiorentino Remigio dei Girolami e l'interesse suscitato dalle sue opere - per la maggior parte inedite - ha sollevato a più riprese il delicato problema della cronologia della produzione letteraria. Questione decisiva per avviare un'interpretazione del pensiero del magister di Santa Maria Novella e del ruolo svolto nella vita pubblica di Firenze dall'avvento al potere di parte guelfa (1267) alla minaccia di Enrico VII di Lussemburgo (1312-1313); direi alla vigilia della morte di Remigio stesso (1319), visto che l'ultimo sermone databile - indirizzato ai priori cittadini - cade tra mezzo dicembre 1318 e mezzo febbraio 1319. L'interesse si è principalmente concentrato sulle opere tramandate dal codice della BNF, Conv. soppr. C 4.940, contenente scritti filosofico-teologici di Remigio, convenzionalmente designato il «codice dei trattati».

Lo spoglio sistematico delle opere qui contenute, permette di fare un passo avanti sulla questione e di proporre una prima cronologia degli scritti trattatistici di Remigio dei Girolami? È quanto ci si propone qui in occasione dell'edizione della Divisio scientie, primo trattato della silloge C 4.940. Vero è che l'edizione delle singole opere trasmesse da tale codice, lo spoglio sistematico degli altri codici remigiani e l'individuazione delle fonti, specie di quelle implicite (che presumibilmente testimonierebbero prestiti o riferimenti ad opere e autori più prossimi a Remigio, se non contemporanei) darebbero risultati più fruttuosi ai fini di una minuta cronologia. Ma tale lavoro - si converrà - è di ben altre dimensioni e ritmi di tempo, data la mole considerevole delle opere in questione; dovrà integrare, in ogni modo, il lavoro d'edizione della singola opera. Mentre il criterio di critica interna relativo all'evoluzione del pensiero, del sistema linguistico, delle tecniche compositive e redazionali, non mi pare che allo stato attuale abbia alcuna possibilità di risultare credibile; potrebbe anzi attivare un insidioso circolo vizioso. Soltanto infatti quando si disponga di dati certi (cronologici e filologici) per una considerevole porzione del corpus remigiano, l'indagine sull'evoluzione dottrinale, del sistema della lingua e delle tecniche compositive - presumibilmente rilevante a motivo della lunghissima carriera letteraria dell'autore - potrà contribuire non poco per gli scritti residui altrimenti non databili. Una “prima” cronologia, dunque, che fluttuerà a motivo di spazi ancora lunghi tra gli estremi temporali e a motivo di datazioni relative; ha il vantaggio tuttavia d'un primo orientamento ermeneutico entro la vasta produzione letteraria di fra Remigio, e a sua volta risulterà non irrilevante alle stesse ricerche specifiche sulle singole opere.

Questo tentativo di cronologia si basa fondamentalmente sui seguenti criteri: a) dati cronologici di composizione dei codici remigiani e specifica forma nella traditio textus; b) completa recensione dei testi di cod. C 4.940 che possano contenere riferimenti a fonti esplicite, fatti, documenti esterni, suscettibili di stabilire rapporti temporali; c) analisi dei rimandi interni allo stesso corpus remigiano, cioè da opera a opera, e del loro eventuale valore di testimonianza cronologica.

Ricordiamo i dati essenziali della questione. Essi costituiscono i risultati fin qui conseguiti dagli studiosi delle opere di Remigio dei Girolami, e nel medesimo tempo punto di partenza per ulteriore contributo. Riprendo in sintesi quanto esposto in Per lo studio (Studio d'ora in poi) specie in Introd. I e App. III. I codici di cui si farà parola vanno sempre intesi, se non detto altrimenti, del fondo Conv. soppr. della BNF.

Non sono stati utilizzati in Studio due saggi di Ch.T. Davis, Ptolemy of Lucca and the Roman Republic, «Proceedings of the American Philosophical Society» 118 (1974) 30-50; Remigio de' Girolami O.P. (d. 1319), Lector of S. Maria Novella in Florence, in AA.VV., Le scuole degli ordini mendicanti (Convegno Centro Studi di Spiritualità Medievale, 11-14 ott. 1976) Todi 1978, 281-304 [= Davis, Lector d'ora in poi].

i codici

BNF, Conv. soppr.

=

C 4.940opere trattatistiche

cod. C

G 3.465Extractio questionum
per alphabetum

cod. G3

G 4.936sermonario de tempore
et de diversis materiis
cod. G4
D 1.937sermonario de sanctis
et festis solemnibus
cod. D

cod. D 1.937, f.  278v
mano B a sinistra, copista A a destra

 

Quattro grossi codici, appartenuti alla biblioteca del convento domenicano SMN di Firenze fino alla soppressione napoleonica e ora alla Nazionale di Firenze, trasmettono opere di frater Remigius Florentinus ordinis fratrum Predicatorum. Eccetto le carte 1r-74r di cod. C, tutt'e quattro sono scritti da uno stesso copista (mano A) in scrittura libraria gotico-rotunda di fattura italiana d'inizio XIV secolo, a due colonne, su materiale membranaceo (Pomaro, Censimento I, alle schede dei relativi codici ). Costituiscono da soli l'84,5% delle opere remigiane pervenuteci. Una seconda mano del medesimo tipo di scrittura lavora ai margini delle carte per correggere errori e distrazioni di copia, inserire omissioni, mettere a punto le citazioni, rivedere e migliorare il testo, e soprattutto per aggiungere - con debito richiamo al testo in colonna - integrazioni, ulteriori sviluppi testuali e addirittura interi sermoni al luogo debito secondo l'ordinamento rigoroso dei sermonari (ciclo liturgico dell'ordinario domenicano) e della sezione de diversis materii (Studio 19-42, 234-36; ordinamento dei sermonari messo in risalto in Il Repertorio dello Schneyer..., MD 11 (1980) 632-50). Questa seconda mano (mano B) risulta autografa dell'autore fra Remigio. Numerosissimi rimandi coordinano i quattro codici e rinviano il lettore da opera a opera, da sermone a sermone, da sermone a opera; sia dunque all'interno d'un medesimo codice che da codice a codice. I quattro codici mostrano eccellenti caratteristiche - codicologiche, redazionali e letterarie - di ciò che si chiamerebbe un'unità codicologica. Remigio riordina, tra il 1314 e 1316, i propri scritti (opere scolastiche, trattatistiche e omiletiche) e li fa trascrivere, con palesi intenti di pubblica utilizzazione, dal copista A («copista di Remigio dei Girolami »: Pomaro I, 465); soprintende alla trascrizione, corregge, glossa, aggiunge, stabilisce l'ordinamento del materiale, annota raccordi e rinvii. È l'editio. L'articolo biografico della Cronica di SMN dice appunto che fra Remigio, ormai avanzato negli anni e inabile all'insegnamento e alla predicazione, si dedicò «scriptitationi ac compositioni librorum sacrorum, quorum plurima ac perutilia edidit volumina» (Studio 190 rr. 21-22).

Cerchiamo di rintracciare, con qualche esempio illustrativo, tra i numerosissimi, le intenzioni dell'autore-coordinatore di questi quattro codici. Remigio mira a rendere ampiamente e facilmente utilizzabile ai frati del proprio convento il corpo delle sue opere. Il frate che avesse aperto, ad esempio, il sermonario de tempore cod. G4 poteva imbattersi in spunti di sermoni comprendenti soltanto thema e rimando: «Dominica de Passione, feria V, Lacrimis cepit rigare pedes eius. Luc. 7. Vide supra in precedenti feria VII de lacrimis. Iterum ibidern Vade in pace. Vide supra in dominica III. Iterum vide in sermone de Magdalena». Se dunque il predicatore avesse voluto svolgere il tema Lacrimis cepit o uno affine, poteva trovar materiale nei sermoni precedenti, nel medesimo codice, come indicato dal rimando; e per il sermone su Maria Maddalena nel santorale cod. D. A sua volta in questo sermonario, il predicatore in cerca d'ausili omiletici, poteva leggere: «In festo Pentecostes, III, Translati sumus de morte. Io. 3. Vide in II dominica post festum Trinitatis». Non aveva che passare al de tempore di cod. G4 dove avrebbe trovato, al debito luogo secondo il ciclo liturgico domenicano, il sermone Translati sumus. Qui, a fine sermone, è invitato - qualora gradisse svolgere in sermone alternativo uno spunto particolare - a ricorrere al sermone «in translatione beati Dominici», facilmente rintracciabile nel de sanctis di cod. D. Nel sermone VII “In Nativitate Domini” (cod. D, f. 40ra) si dice che chi desiderasse saper di più circa ordine e divisione delle arti meccaniche consulti il trattato Divisio scientie. Il lettore passava dunque al cod. C, la cui prima opera è appunto la Divisio scientie. Parimenti chi, scorrendo il de tempore, avesse voluto saper di più sull'unità di Dio (cod. G4, f. 103v, mg. inf.) è invitato a consultare il trattato De via paradisi in cod. C. Qui la consultazione delle opere è facilitata dalla guida del titolo corrrente, ossia titolo di ciascuna opera ripetuto nel margine superiore del recto di ogni carta; inoltre ogni opera porta il numero seriale, da 1 a 17, scritto al margine superiore destro del recto d'ogni carta (ricordo che la foliazione dei codici è moderna). I sermonari, come detto, sono consultabili secondo il ciclo liturgico. Per la sezione de diversis materiis di cod. G4 un elaborato indice a fine codice, scritto da mano B, guida il lettore all'ordine delle rubriche. L'Extractio questionum per alphabetum di cod. G3 contiene a fine opera un ampio repertorio di lemmi secondo ordine alfabetico finalizzati alla più ricca utilizzazione: insegnamento, disputa, predicazione... (ed. della tabula in J.D. Cavigioli e R. IMBACH, Brève notice sur l'Extractio ordinata per alphabetum” de Rémi de Florence O.P., AFP 49 (1979) 115-31; cf. DAVIS, Lector 294-96). Il repertorio rinvia ovviamente a lemmi espressamente trattati nella Extractio, ma recensisce anche lemmi che non hanno nel codice trattazione propria. In tal caso si rinvia a lemmi affini o trattati sotto altra voce. “De semper”, della lettera s, non ha trattazione propria ma rinvia alla voce “Monitio” sotto la lettera m, dove si dibatte la questione se le ammonizioni dei capitoli generali e provinciali dell'ordine dei Predicatori «durent semper» (Dibattito sulla durata legale..., AFP 50 (1980) 93). Ma in altri casi il lemma non ha alcuna trattazione nel codice dell'Extractio; allora si rinvia ad opere di Remigio contenute in altro codice. Così sotto la lettera p, «Utrum aliquis existens in via possit obsolvi a pena purgatorii» non ha alcun riscontro nel corpo della Extractio; vi si dice «Require in primo quolibet». Difatti la questione è trattata in Quolibet I, a. 13, di cod. C. Quest'ultimo (f. 222rb) contiene un solo rimando, scritto parte da mano A e parte da mano B, ad altro codice, al santorale di cod. D.

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