Remigio dei Girolami da Firenze OP († 1319) Postille super Cantica Canticorum (ante 1315)
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, |
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codice |
rinvio
| "Postille": significa? | lette a
scuola? |
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Parte |
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Prologo | 3 | terza = c. 3,1 - c. 6, 9 | |
1 | Parte prima = c. 1,1-10 | 4 | quarta = c. 6,10 - c. 7,10 |
2 | seconda = c. 1,11 - c. 2,17 | 5 | quinta = c. 7,11 - c. 8,14 | Expliciunt |
ë |
Postille super Cantica Canticorum e Distinctiones bibliche di Remigio dei Girolami sono trasmesse dal Laurenziano Conv. soppr. 516, rispettivamente ff. 221r-266v e ff. 266v-268v. Si tratta d’un codice composito, e le tre parti che attualmente lo costituiscono (commenti al Cantico di Egidio «de Brago», Enrico da Lexington e Remigio dei Girolami) «furono riunite tardivamente, dato che la segnatura a c. 220v è quattrocentesca» (POMARO, Censimento I, 455-56), molto probabilmente dopo l’inventario 1489 di fra Tommaso dei Sardi, visto che costui recensisce le opere separatamente (Studio 254).
La sezione remigiana del codice (ff. 221r-268v) è costituita da quattro sesterni integri, tra fine XIII e inizio XIV secolo, di cui l’ultimo (ff. 257r-268v) comprende parte finale delle Postille e le Distinctiones della lettera A (con annuncio della lettera B). Nelle prime ci sono interventi autografi dell’autore, le seconde - incomplete - sono tutte autografe. Lo stato paleografico e redazionale delle Distinctiones testimonia una bozza di lavoro; Remigio vi è sorpreso in fase di prima redazione, per lo meno di elaborazione (Studio 268-69). Tale stato di cose non lega indissolubilmente le Distinctiones alla datazione delle Postille? Remigio ha abbozzato le Distinctiones sulle carte dell’ultimo sesterno rimaste in bianco quando le Postille erano state integralmente trascritte; in altre parole, le Distinctiones devono esser posteriori alle Postille.
Le Postille super Cantica Canticorum del Laurenziano 516, ff. 221r-266v, ci mettono sotto gli occhi l'esemplare d'autore. Trascritto dal copista Y sotto la supervisione dell'autore, il quale interviene in più luoghi di proprio pugno.
Interessante caso di scrittura B nel testo base, in f. 223r-v.
Mano B (= dell'autore Remigio) subentra al copista Y all'ottava riga di f. 223rb e scrive tutto il resto
(righe 31) di colonna b; poi passa a f. 223v ma inizia a scrivere a rigo
intero; dopo la settima riga, ritorna a incolonnare la scrittura e scrive tre
righe in colonna a. Qui cessa il lavoro di B. Subentra il copista Y delle
Postille; questi porta a termine colonna a per poi comporre
colonna b sotto le prime sette righe intere.
Cf.
Studio Tav. I e II.
■ Unico rinvio alle Postille super Cantica, sermone su sant'Ignazio d'Antiochia (1° febbr.), Lanpas eius, Cant. 8. A fine sermone mano B (autografa di Remigio) aggiunge al marg. sinistro di 384v:
Vel proponas totum illud Cant. 8[,6-7] Fortis est ut mors dilectio etc., usque ibi quasi nichil despiciet eam. Ubi Salomon ostendit quod amor divinus et spiritualis, qui caritas dicitur, facit quinque in corde amantis: primo quia ipsum fortificat ad modum mortis quia fortis est ut mors dilectio; secundo ipsum indurat ad modum inferni quia dura ut infernus emulatio; tertio quia ipsum infervidat ad modum ignis quia Lampades etc.; quarto quia ipsum firmat ad modum fundamenti vel radicis, ibi Aque(?); quinto quia ipsum magnificat secundum modum sue proprietatis, ibi Si <dederit homo omnem substantiam> etc. Vide in postilla super Cantica (BNF, Conv. soppr. D 1.937, sezione de sanctis non solemnibus, f. 384rb-va).
Lo stesso Remigio: «Secundo modo <ratio> accipitur pro actu explanandi idest pro expositione, et sic postille vel scripta expositoria vocantur aliquando rationes» (De modis rerum: BNF, Conv. soppr. C 4.940, f. 33rb).
«Ysi(dorus) lib. sexto [VI, 8 §5] Ethim.: "Commentum quasi cum mente"; et in primo [I, 30 §1]: "Glossa grece latine lingua"; unde et glosa a glossa dicitur. Et Glosa super Abacuc c. 1 dicit: Commentatus est Ieronimus super Osee etc., idest super prophetas». E poco sotto: «Vel omnis manifestatio dicitur interpretatio, iuxta illud Ysidori lib. secundo [II, 27 §2]: "Omnis locutio rei mente concepte interpres est". Vel dicatur quod composuit interpretationem. Vel iste, generali vocabulo, dicitur expositor. Si autem iste expositor sit homo magne auctoritatis consuevit vocari commentator, quasi cum mente actoris sentiens[?] precipue in ph(ilosoph)icis et medi(cali)bus et etiam in dictis sanctorum. Interdum autem vocator[sic] glosator quasi cum lingua actoris vel lingua cordis eius, maxime in iure tam divino quam canonico quam civili. Quando vero exponitur tam testus quam glosa, vocatur postillator quia post glosam exponit. Et vocatur etiam expositio scriptum nomine comuni, quia nichil id dicit quod ad dignitatem pertineat, sicut c(ontingi)t de proprio» (BNF, Conv. soppr. A 2.513, f. 3r; marg. destro, mano B). Nota la tecnicità del lessico esegetico: commentum, glosa, interpretatio, actor, expositor, commentator, glosator, postillator, expositio, scriptum.
«Glose multiplices sunt sicut diverse expositiones diversorum sanctorum super textum evangelii et totius biblie; sed postille sunt sicut expositiones magistrorum et doctorum concordantium textum et glosas, et apertissime exponentium» (cod. G4, f. 114va).
AA. VV., Les genres littéraires dans les sources théologiques et philosophiques médiévales, Louvain-la-Neuve 1982, pp. 135, 139.
E l'estesissimo uso della glossa biblica potrebbe spiegare il ricorrente "ut dicit sanctus . . . ", con spazio lasciato in bianco, senza identificazione del nome dell'auctoritas.
■ Frutto d'insegnamento scolastico?
Di certo Remigio ha commentato a scuola di teologia il Cantica Canticorum, come egli stesso asserisce nel Prologus I super librum Proverbiorum: «Cum enim anno preterito expositorie legerimus duos libros Salomonis, primo quidem Ecclesiasten ultimo autem Cantica Canticorum, modo intendimus legere tertium eius librum qui Proverbia nominatur; qui quidem liber alios duos precedere noscitur non solum locali situatione in biblia verum etiam reali ordine in scriptura» (BNF, Conv. soppr. G 4.936, ff. 310rb-311vb, raccolta dei sermoni prologali, tra i quali anche quello sui Cantica). Possiamo ragionevolmente presumere che proprio queste nostre Postille siano il frutto dell'insegnamento scolastico. Lo conferma la tecnica espositoria, e la suddivisione della materia a mo' di "lectiones".
E in quanto frutto d'insegnamento scolastico, le Postille - almeno la parte qui trascritta - testimoniano più la "esegesi tradizionale" da trasmettere agli studenti a norma degli studia anziché il momento inventivo del lettore. Servono pertanto come termine di confronto con i contributi più personali, talvolta geniali, di Remigio, come ad esempio i suoi trattati politici in risposta diretta ai problemi della città; e perfino i quodlibeti, aperti agli improgrammati quesiti degli uditori.
Il prologo presenta, secondo diversi criteri, alternative partizioni principali del Cantico. Quattro parti: «Agitur autem in libro isto, secundum quosdam, de ecclesia vel de sponsa spirituali sub methaphora quadruplicis sponse carnalis: scilicet filie pharaonis; regine Saba, infra in principio tertii capituli; Sunamitis, infra in sexto capitulo, ibi Descendi [6,10]; et mandragore, circa finem capituli septimi, ibi Veni dilecte [7,11]» (221vb). Oppure sei parti, secondo i particolari rapporti sposa/sposo. Si dà poi preferenza alla partizione quadripartita. Di fatto nel corso del lungo commentario, si ridefiniscono le scelte: la parte secunda "della regina di Saba" è divisa in due, il che porta la divisione generale a cinque parti:
- parte prima, c. 1,1-10; ff. 221vb-227ra: figlia del faraone. «Et circa primam <scilicet partem> tanguntur duo... » (221vb).
- parte seconda, c. 1,11 - c. 2,17; ff. 227ra-233ra. «... ideo pars ista aliter dividatur, et dicatur quod hic usque ad tertium capitulum tangitur solatiosum et coniugale colloquium inter sponsum et sponsam ad se alternatim» (227ra); suddivisa a sua volta in nove parti.
- parte terza, c. 3,1 - c. 6, 9; ff. 233ra-254va: regina di Saba.
- parte quarta, c. 6,10 - c. 7,10; ff. 254va-259vb: Sunamite (Sulammita). «Descendi in ortum [6,10]. Hec pars posset dividi contra partem immediate precedentem ita ut esset verbum Saba respondentis(?) aliis ...» (254va).
- parte quinta, c. 7,11 - c. 8,14; ff. 259vb--266v: mandragora. «Veni dilecte [7,11]. Hec pars potest ??? dupliciter: uno modo ut ponatur tertia pars in qua coniuncta ostendit amorem ad coniunctum ipsum invitando, ut dicebatur paulo ante; alio modo ut sit quarta pars principalis totius libri, in qua quidem agitur de ecclesia sub methaphora mandragore, ut in principio dicebatur» (259vb).
Vuoi seguire l'esegesi remigiana? Non sorvolare un fondamentale punto di partenza: un medievale conosce e usa la cosiddetta Vulgata, ossia la bibbia medievale latina, per di più nella tradizione della Vulgata parisiensis. Non conosce né greco né ebraico. Libro usatissimo, dunque con altissimo grado di corruzione rispetto alla Vulgata originale. L'ideale sarebbe metter mano su una bibblia volgata cronologicamente prossima al testo o autore oggetto di studio.
Esempio: Bibbia cosiddetta di St-Jacques (sec. XIII), o volgata parigina, con correctorium: Paris, Bibl. Nat. lat. 16719 (xiii): Gen.-Ruth; lat. 16720 (xiii): I Reg.-Iob; lat. 16721 (xiii): Prov.-Malachia; lat. 16722 (xiii): Macc.-Apo. (microf. doppione passatomi negli anni '80-'90 dalla commissione leonina di Grottaferrata, per gentilezza di B.-G. Guyot OP, † Paris 2.V.2007).
Strumento di base: Biblia sacra iuxta vulgatam versionem, ed. R. Weber – R. Gryson, Stuttgart4 1994. Nelle varianti testuali in nota, occhio a quelle della siglia Ω = "consensus codicum Ω, Parisiis s. XIII scriptorum".
Accontèntati di un esemplare della Vulgata a stampa pre-tridentina, dove troverai e testo biblico e sua tradizionale glossa. Esempio: Sacra Biblia, ed. Venetiis 1495: esemplare in Biblioteca di San Domenico di Pistoia, segnatura IV.a.1. Ricordo che su questo esemplare controllavo le citazioni della glossa e nella glossa!
■ Notizie negli studi precedenti: 1, 2, 3, 4. Studio pp. 28-29, 253-55.
Qui inizio a riversare mia trascrizione (incompleta, fino a f. 232vb) degli anni '80. Mi provo eventualmente a ricontrollare il testo su sviluppo carta del codice Laurenziano; di formato troppo piccolo, putroppo, ai fini d'una facile lettura.
Testo lunghissimo. Un po' alla volta!
Firenze, ott.-nov. 2008