Riccoldo da Monte di Croce
Scripta super II Peryhermenias
Šibenik,
Samostan Sv. Frane |
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Premessa
(trascrizione
Gauthier) |
Composizione |
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1 | lectio 1a = c. 10, Bekker 19b5-19 | 6 | lectio 6a = c. 12, 21a34 - 22a13 |
2 | lectio 2a = c. 10, 19b19 - 20a15 | 7 | lectio 7a = c. 13, 22a14 - 22b28 |
3 | lectio 3a = c. 10, 20a16 - 20b12 | 8 | lectio 8a = c. 13, 22b29 - 23a26 |
4 | lectio 4a = c. 11, 20b13 - 21a6 | 9 | lectio 9a = c. 14, 23a27 - 24b9 |
5 | lectio 5a = c. 11, 21a7 - 21a33 | Expliciunt | ë | |
º Riccoldo? nome esatto? » |
º e... Monte di Croce? » |
Šibenik (Sebenico, Croazia), Samostan Sv. Frane (Bibl. Min. Conv.) 14.B, ff. 1-8, unico manoscritto che trasmette questo commento riccoldiano (SOPMÆ III, 309; IV, 263 § 3482). Il testo qui riprodotto proviene da trascrizione autografa di René-Antoine Gauthier OP († 1999); me ne passò fotocopia Jean-Marie Mérigoux OP, Pistoia 1985. Cf. «Memorie domenicane» 17 (1986) 19.
Trascrivo lettura Gauthier; che ha avuto il grande merito di riportare l'edizione critica di san Tommaso d'Aquino († 1274) alla sua originale grafia medievale.
«Elle [l’orthographe] n’est qu’un des éléments de la langue de l’auteur et il va de soi qu’une édition scientifique se doit de respecter cet élément exactement au même titre que les autres; il n’y a donc qu’à appliquer les mêmes lois de la critique que partout ailleur» (R.-A. Gauthier, in TOMMASO D’AQUINO, Opera, ed. Leonina 48 (1971), p. B 27a).
E non contenitore indifferente, la grafia; perché prima o poi trascina con sé o si riversa sull'area semantica. Un solo esempio: l'arismetrica (la classica aritmetica!) per un medievale viene da “ares” che significa virtù e “metros” che significa misura; dunque “misura della virtù”. Emendarla (arithmetica) equivale a sopprimerla!
Una sola "libertà": diversifico la u nei due grafemi rappresentativi dei due distinti fonemi, consonantico e vocalico (uult > vult; Vniuersus > Universus). Non retrocessione dai passi compiuti dal Gauthier, ma loro estrema applicazione; almeno nel mio intento. I due suoni si erano ben diversificati nelle lingue romanze, e si riversavano sul mediolatino parlato; sebbene non sempre e non dappertutto avessero conquistato la propria rappresentazione grafica (ma s'incontra u, v, w!). Esempi nell'Italia mediana: A. Castellani, La prosa italiana delle origini I/2: Facsimili, Bologna 1982, tav. 286 (anno 1274), primi righi: Baldovini, due di giennaio, Guidingho Saverigi, ecc.: perfetta rappresentazione grafica di alterità fonetiche.
In rarissimi casi ristabilisco il lessema riposto in nota e che il Gauthier ha ritenuto di dover emendare.
S. THOMAE DE AQUINO Expositio libri Peryermenias [1271], ed. R.-A. Gauthier. Ed. Leonina, I*/1, Roma - Paris (Vrin) 1989. Pg 73* n. 2: il commento tomasiano II, 1 rr. 116-143 (ed., p. 85a-b) «est cité par Riccoldo dans son cours sur le libre II du Peryermenias, cours problablement donné à Pise vers 1280».
A questo testo di Tommaso (edizione allora in corso di elaborazione, non ancora stampata) il Gauthier rinvia dal testo riccoldiano nei casi di citazioni tomasiane. Tommaso commenta (expositio non semplice sententia, p. 41*a) per iscritto (non legge a scuola) i cc. 1-10 (fino a 19b 31), anni parigini 1270-71. Sua suddivisione: libro I, 1-15 (= 16a1 - 19b4: «et in hoc terminatur primus liber»: p. 82b); libro II, 1-2, con incipit Quoniam autem est de aliquo affirmatio (19b 5: «Postquam... in I libro determinavit...», p. 83a); lasciato incompleto a II, 2, Intelligimus vero 19b 26, poco dopo l'inizio. Ma Tommaso, mi pare, non denomina "capitula" o "lectiones" le partizioni o pericope che articolano il suo commentario al singolo libro.
Riccoldo, fiorentino del popolo San Pier Maggiore, entra in religione nel 1267/68; detto "da Monte di Croce", castello del contado fiorentino sulle colline a monte di Pontassieve, perché luogo originario di Pennino, padre di Riccoldo. Il capitolo provinciale Firenze 1272 dispone: affidiamo a fra Tommaso d'Aquino la cura dello studium generale di teologia, quanto a luogo e a studenti; lo studium delle arti invece lo poniamo nel convento pisano, vi insegnerà il fiorentino fra Riccoldo, e a tale studium lo assegnamo (MOPH XX, 39/28-30). Appena trascorso l'anno di noviziato e ancora giovanissimo nell'ordine, Riccoldo già insegna logica; mentre seguiva in qualità di studente - com'era consuetudine - i corsi di teologia. Nel 1287 Riccoldo è lettore in Prato, e il capitolo provinciale del medesimo anno gli affida la cura del convento pratese fino a che non venga eletto il nuovo priore (MOPH XX, 77/33). Dal 1288 Riccoldo è in oriente per circa un decennio. Dal 1300 è documentata la sua residenza fiorentina, e attende alla redazione degli scritti orientalistici.
Scripta super II Peryhermenias: conservano tracce d'insegnamento scolastico; materia dell'incipiente curriculum delle arti. Corsi di logica e relativi libri di testo ricavabili dagli atti capitolari del Due-Trecento:
a) logica antica (logica vetus): Isagoge di Porfirio, Divisioni e Topici di Boezio, Categorie e Interpretazione (Perì hermeneias) di Aristotele, Trattati ovvero Summule logicales (1230 ca.) di Pietro Ispano;
b) logica nuova (logica nova), corso avanzato di logica: sui libri aristotelici Topici, Elenchi sofistici, Analitici primi e secondi.
Tali elementi e successive notizie della biografia riccoldiana suggeriscono di riporre la composizione degli Scripta super II Peryhermenias ai decenni '70-80 del Duecento; anteriori all'esperienza orientalista dell'autore, e anteriore al lettorato pratese (ante 1286-87); frutto, e strumento insieme, d'insegnamento della logica antica negli studia dei domenicani della provincia Romana (dalla Toscana al basso Lazio, anzi a tutto il sud prima della creazione della provincia Regni Sicilie 1294-96). Diciamo approssimativamente 1275-85. Luogo non individuabile (mobilissimo era il curriculum dei lettori entro la geografia provinciale). Esplicita attribuzione nell'explicit: «Expliciunt scripta fratris Ricculdi Florentini super secundum librum Peryhermenias» (f. 8ra).
Oltreché dunque l'esperienza del lettore Riccoldo, questo commento ci aiuta a ripercorrere procedimenti e contenuti della didattica di base dei domenicani del centro Italina del Due-Trecento. Specie della lectio, che parte e si attiene al liber textus; e alla sua expositio.
Cf. SOPMÆ III, 309; IV, 263 § 3482.
R.-A. Gauthier suggerisce che il commento riccoldiano trasmetta «cours problablement donné à Pise vers 1280» (ed. Leonina, I*/1, 1989, p. 73* n. 2). Non cita testimonianze, ma deve argomentare implicitamente dalla ben conosciuta disposizione capitolare, Firenze 1272: «Studium generale theologie quantum ad locum et personas et numerum studentium committimus plenarie fr. Thome de Aquino. Studium artium ponimus in conventu Pisano, ubi leget fr. Ricculdus Florentinus, cuius studio deputamus etc.» (MOPH XX, 39/28-30). Sì, Riccoldo assegnato a dar corsi di arte nel convento pisano; ma non vi si può trarre alcun ricongiungimento, neppure verosimigliante, del commento riccoldiano al Peryhermenias né con l'anno 1280 né con Pisa.
A. Maierù, University Training in Medieval Europe, Leiden (Brill) 1994, specialmente cap. primo, pp. 1-35.
Trattato aristotelico Perì hermeneias (Bekker 16a - 24b; ed. L. Minio-Paluello, Oxonii 1956, 47-72: Bibl. SMN, Campo 61.31/2), tra gli scritti logici (Organon), tradizionalmente suddiviso in 14 capitoli. Nelle traduzioni moderne lo incontri sotto le denominazioni Ermeneutici, Interpretazione, Dell'espressione (ho adottato questo titolo nelle traduzioni italiane, formulazione di Giorgio Colli), Enunciazione, ecc. Il suo fulcro è la proposizione (soggetto, verbo e complemento), o l'enunciazione che esprime il giudizio, ossia affermazione o negazione, vero o falso; incluse le "modalità" delle asserzioni.
De interpretatione o Peryhermenias (Peryerminias, Peryrminias, Perirminias, e sue varianti grafiche; in compendio lo potresti incontrare: pyas , piar., con p barrato) nelle traduzioni greco-latine: quella di Boezio (505-510), divenuta la vulgata mediavale; e quella parziale (i soli primi 10 capitoli) di Guglielmo da Moerbeke, Viterbo 1268, (ed. di entrambe in «Aristoteles Latinus» II/1-2, 1965; cf. ed. Leonina, I*/1, 1989, pp. 49*-50*, 81*-82*).
L'uso scolastico medievale lo divideva in due libri: I = cc. 1-9; II = cc. 10-14. Nelle Summule logicales di PIETRO DI SPAGNA (Tractatus, ed. L.M. De Rijk, Assen 1972, 224 r. 23), c. 10, 19b 20-28, è ancora "in Primo Peryhermenias".
Il commentario riccoldiano al secondo libro del Peryhermenias inizia da Quoniam autem est de aliquo affirmatio significans [19b 5], tradizionale inizio medieval-scolastico di libro II (cf. ed. Leonina, I*/1, 1989, pp. 64*-65*), corrispondente all'avvio di capitolo 10 nelle moderne edizioni critiche (ed. Minio-Paluello, Oxonii 1956, p. 58). Commentario distribuito in nove lezioni. Testo latino commentato, corrisponde a quello commentato da Tommaso (ed. Leonina, I*/1, 1989, pp. 83, 87), almeno per quanto riscontrabile nelle prime due lezioni di libro II.
■ Lo si è insegnato a scuola di filosofia fino ai nostri giorni: San Domenico di Pistoia 1958-1959!
Scripta ↔ Postille. Remigio dei Girolami: «Vel dicatur quod composuit interpretationem. Vel iste, generali vocabulo, dicitur expositor. Si autem iste expositor sit homo magne auctoritatis consuevit vocari commentator, quasi cum mente actoris sentiens[?] precipue in ph(ilosoph)icis et medi(cali)bus et etiam in dictis sanctorum. Interdum autem vocator[sic] glosator quasi cum lingua actoris vel lingua cordis eius, maxime in iure tam divino quam canonico quam civili. Quando vero exponitur tam testus quam glosa, vocatur postillator quia post glosam exponit. Et vocatur etiam expositio scriptum nomine comuni, quia nichil id dicit quod ad dignitatem pertineat, sicut c(ontingi)t de proprio» (cod. A 2.513, f. 3r; marg. destro, mano B).
Emilio Panella OP