precedente successiva

Giovanni Panella

frater dimidiatus

"Diario di uno scolaro diligente"

Pistoia 6.I.1962

scolaro diligente | diario | poesie

Copyleft © Emilioweb ott.-nov. 2005

 

Premessa (7.XI.2005)

■ «Diario di uno scolaro diligente», pp. 1-28. Sono sì le prime pagine del mio quaderno Diario, ma non sono diario. Proprio così. Il quaderno fu avviato per appuntarvi il canovaccio d'una recita tenuta in San Domenico di Pistoia, 6.I.1962; tradizionale recita goliardica che usava fare nello Studentato in occasione dell'Epifania, alla presenza di tutta la comunità. Ma a quel tempo non sapevo neppure cosa fossero i Carmina Burana! Canovaccio buttato giù durante le settimane precedenti. «Diario di uno scolaro diligente» è dunque solo il titolo di tale recita. Simula lezioni e ironizza sui professori degli anni scolastici Pistoia 1958-1961, corsi di filosofia e Propedeutica; lingua ufficiale ancora latino, sebbene si scivolasse sempre di più verso il volgare! Indossavo un grembiulino di alunno delle elementari prestatomi dalle suore vicine a noi. Tutto intento a scrivere... ad alta voce!, su un piccolo tavolo al centro del palcoscenico. Inattese esplosioni di risate. Parodie (anche lessicali), allusioni e sottintesi che scorrono in un'aula scolastica tra studenti e insegnante (e tra gli stessi insegnanti!).

■ In pag. I, trascrizione d'una citazione: «matres, quae maxime amant, plus quaerunt amare quam amari (II-II, 27, 1)», senza indicare autore; dalla Summa theologiae di Tommaso d'Aquino? Trascrivo pp. 1-20 (ordine di calendario prevale su quello delle pagine 8-11). In ironica e amorosa memoria dei miei professori d'allora (innominati nella recita perché a tutti noti): Ignazio Camporeale [1928-2002], Pio Paluzzi [† 1962], Felice Verde [† 23.XI.2010], Salvatore Reina [† 1995], Carlo Sansoni [† 1993], Ludovico Tovini [† Pistoia 17.VIII.2012], Ambrogio Santoni [† 1979] ("Attenzione, che ti rovini la carriera!" - mi disse semiserio a fine recita), Raffaele Vela [1923-2009], Francesco Cubelli [† 2004], Mariano Aquilanti [† 24.V.2013], Guglielmo Di Agresti [1930-2001], ecc.

Fine: un ex, il soldato Farinelli!

Semplice canovaccio scritto. Ché eccitata reazione indusse a modificare non poco in corso di recita; e a dirottare su vaniloqui parascolastici. Parteciparono quinte e platea. Il primo piano, lo conquistarono i formaggini dell'economo Scuffi; a ridosso il Perì Hermeneias dei professori. "I professori - proclamò il soldato Farinelli ai colleghi di caserma - che pensassero ai pararmenèi loro!; ché alla fame nostra ci pensiamo noi". Fame da ventenni?

"Cambia titolo" – mi dico oggi: «Diario di uno scolaro intelligente». Oh no! Alla recita, che intenderebbero i commilitoni del Farinelli? «Diario di uno scolaro indiligente»! Come? Ma le consonanti sono sorde o sonore? Boh! Te lo insegnerà il prof. Reina; anche quando alla Messa legge il Vangelo: "In guel tembo Gesù disse ai discepoli...".

■ Il vero e proprio diario (1963-1976) inizia a p. 31 (27.XI.1963).

 

1958: ott dic | 1959: marzo apr mag-giu sett.

1960: marzo | 1961: genn febbr marzo apr giu dic | í

"Aranea de visceribus suis, ut muscas capiat, subtilissima retia texit" (Thomas de Cantimprato, 1240)


 |p. 1| 1958 - 15 ottobre - Ho deciso di scrivere un diario scolastico, perché dopotutto - siamo sinceri! - qualche cosa a scuola s'impara, e quel poco non è bene che se ne ritorni da dove è venuto.

«Diario di uno scolaro diligente»: Uhm! I miei professori di certo non sarebbero entusiasti di questo titolo. Se non altro perché pensano che a scuola ci vado solo perché ci devo andare. Non  avrei molta stima per la scuola, ecco; né per i professori. Loro sì, ce l'hanno per noi. L'hanno anche per se stessi la stima, certo. Per questo hanno intenzione di restringere le vacanze e di allungare i periodi di scuola. È perché ci vogliono bene e vogliono veramente istruirci. E infatti più sono le ore scolastiche, più sono i mesi di scuola, e più impariamo.

Del resto, a ciascuno il suo: |p. 2| chi non può affidarsi all'intensità si affida all'estensione.

Quel che mi dispiace però è che si appellino ad un principio indimostrabile, secondo loro, e indubitabile: e che cioè gli studenti in camera e durante le vacanze non combinano niente, e tutto quel che sanno lo imparano solo a scuola dalla bocca dei professori. Ma la prova di questo ancora ha da venire.

Comunque non buttiamo la cosa in polemica e iniziamo il diario di buon animo.


[Camporeale]

1958 23 dicembre - È finito il I trimestre di scuola e il professore ci sta dilucidando il concetto di filosofia. La cosa è difficile, certo. Ma il professore si è abborracciato le maniche e ci si è messo di buzzo buono.

195920 marzo - Fine del II trimestre.

Il professore ha detto che il concetto di filosofia è difficile, molto difficile, che non lo possiamo capire, e che se pure qualche cosa ne capiremo sarà solo |p. 3| alla fine del corso filosofico. Per consolarsi, ha incominciato la logica del Gredt.

Gredt = Iosephus Gredt O.S.B., Elementa philosophiae aristotelico-thomisticae, 11a ed., Friburgi Brisg. ( Herder) 1956, 2 voll. Esemplare personale del prof. Camporeale († 2002) ora (2005) in Firenze, Bibl. di SMN-Camporeale 72.6/I-II.

Usato e usurato solo vol. I. Contiene tra l'altro foglietto volante, dattiloscritto: «1957/1958. Theses ex Mhetodologia [sic] et Introductione ad Philosophiam. 1: De methodo scientifico. 2: De Introductione et divisione philosophiae. 3: Opera omnia Aristotelis et S. Tomae».

3 aprile. Siamo nel bel mezzo del Perì Hermeneias; non del libro, si capisce, ma dell'introduzione. La cosa è importante, molto importante, ci ha detto il professore. "Che non si abbia a confondere Moerbeke con Becker, Andronico di Rodi con Amonio Sacca, l'Aldina con Didot, il Colli con lo Jaspers, Paluello con Heidegger. Queste cose, ragazzi, io ve le ho dette, eh!, e voglio saperle".

Le edizioni poi... il Signore ce ne scampi e liberi! Un profluvio di notizie, di nomi, di date, di recensioni, di articoli, di studi, di monografie. "Indispensabile, indispensabile - ci ha detto il professore - se volete fare qualcosa nella vita". Io - per conto mio - credo d'averne tratto profitto, tanto che mi son detto che sarebbe l'ora d'inventare un'altra scienza: la "bibliografialogia".

|p. 4| 25 aprile. Il concetto di filosofia.

Il professore ci aveva detto che era una cosa difficile, molto difficile, e io mi son fatto un obbligo di coscienza di rifletterci sopra. Sono arrivato a queste conclusioni:

Chi sono i filosofi? Sono coloro che pensano senza immaginare.

Chi sono i poeti? Sono coloro che immaginano senza pensare.

Chi sono i professori? Sono coloro che né pensano né immaginano. Semplicemente ripetono.

3 maggio - Abbiamo abbordato il Perì Hermeneias; questa volta il testo, si capisce. Ma ci siamo arenati alle prime parole del I capitolo: "Le parole sono τα σύμβολα των παζημάτων της ψυχης". Il concetto di simbolo..., ah! è difficile, molto difficile. È essenziale. Ed è sottile, molto sottile; e pensare che sorregge - non saprei come faccia! - sorregge tutta la filosofia scolastica.

La cosa è importante. È veramente impegnativa. |p. 5| È alla base della filosofia dell'arte.

Ma che è questo simbolo? Boh! Stringi che ti stringo, alla fine vengo alla conclusione: ciò che so del simbolo è che è un concetto difficile, molto difficile, e soprattutto sottile, molto sottile.

15 maggio - Lo studio del concetto del simbolo prosegue in profondità. Il simbolo è... un osso. Sì, un osso spezzato in due; i due pezzi combaciandoli servono per riconoscimento legale.

L'approfondimento ha tutte le garanzie della serietà. Il fatto è che ieri - giovedì - il professore è andato alla Biblioteca Nazionale di Firenze.

21 maggio - Venerdì - Il professore ha cambiato opinione sul concetto di simbolo, in seguito alle ultime ricerche effettuate ieri alla Nazionale di Firenze.

14 giugno - Si avvicinano gli esami. Il simbolo mi dà di molti grattacapi. Comunque, prima di fissarne definitivamente il valore per gli esami, preferisco aspettare il prossimo venerdì dopo che il professore sarà ritornato dalla Nazionale di Firenze.

|p. 6| 15 settembre - Fine delle vacanze. Consuntivo: mi sono portato il Perì Hermeneias alle Grazie e l'ho letto. Alla fine son venuto a sapere di che tratta.


[Paluzzi]

19603 marzo - Le piante sono viventi.

Probatur. Tutto ciò che ha un motus ab intrinseco è vivente.

Atqui le piante hanno un motus ab intrinseco.

Ergo le piante sono viventi.

Major declaratur exemplo: Infatti le piante hanno un motus ab intrinseco e per questo sono viventi.

Minor probatur: infatti sono viventi.

Chissà perché oggi mi son ricordato di questo sillogismo dopo un incontro col sindaco [= economo conventuale] P. Scuffi. Il P. Scuffi non si atteggia a professore ma mi ha fatto capire, come non l'avevo capito mai a scuola, che cos'è un circolo vizioso. Ed è stata una comprensione profonda, vitale; come una di quelle conoscenze che ti penetrano fino in fondo, giù giù per lo |p. 7| stomaco, che ti dànno i brividi alla schiena, che ti fanno - insomma - gorgogliare gl'intestini.

La cosa è partita dalla buona idea del sindaco di passare un formaggino a pranzo e uno a cena.

"Padre - gli ho chiesto - ma la mattina niente? E sì che abbiamo una fame da lupi, la mattina!".

"Per la mattina lasciatevi il formaggino della sera".

"E la sera che si mangia?".

"Per la sera lasciatevi il formaggino del pranzo".

"E a pranzo che si mangia?".

"Il formaggino della mattina".

E qui è l'arte di ogni sindaco: darti due formaggini, farti credere d'avertene dati tre, non fartene mangiare punti!


precedente successiva