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Libellus ad nationes orientales (1300)

originale latino

volgarizzamento (2008) di EP

<2.> De iacobinis

<2.> Giacobiti

Riccoldo da Monte di Croce: BNF, CS, C 8.1173, f. 185rSequitur de iacobinis. Iacobini dicunt in Christo unam esse naturam, unam voluntatem, unam operationem, scilicet divinam. Iacobini autem secuntur Euticem et Maccarium Anthiochenum.

E passiamo ai giacobiti.

Essi asseriscono che in Cristo c'è una sola natura, una sola volontà,  una sola potenza operativa, quella divina. I giacobiti seguono Eutiche e Macario da Antiochia.

Eutices[1] enim |226v| ut unitatem persone contra Nestorium servaret in Christo, dicit in Christo etiam esse unam naturam, ita quod quamvis ante unionem essent due nature distincte, divina scilicet et humana, in incarnatione tamen convenerunt in unam naturam. Et sic dicebat Christi personam ex duabus naturis esse, non in duabus naturis subsistere; propter quod in calcedonensi sinodo est condempnatus.

Per difendere contro Nestorio l'unità della persona in Cristo, Eutiche afferma che in Cristo c'è anche una sola natura; cosicché, sebbene le due nature, la divina e l'umana, fossero distinte prima dell'unione, nell'incarnazione esse si sarebbero ricomposte in un'unica natura. Affermava quindi che la persona di Cristo è costituita da due nature, ma non sussiste in due nature. E pertanto egli fu condannato nel concilio di Calcedonia (451).

Huius positionis falsitas ex multis apparet.

Nam Christus fuit filius verus Dei Patris et fuit vere filius Virginis matris, ergo oportet quod in natura comunicaret cum utroque; sed natura matris non est natura Dei Patris, ergo etc.

Ma la falsità di questa tesi risulta da molti argomenti.

Cristo fu vero figlio di Dio Padre e fu vero figlio della Vergine madre, e doveva pertanto nella natura comunicare con entrambi. Ma la natura della madre non è  la natura di Dio Padre. Dunque le due nature, la divina e l'umana, nell'incarnazione non si ricompongono in un'unica natura.

Preterea. In Christo Iesu et corpus fuit et anima et divinitas. Et manifestum est quod corpus Christi etiam post unionem non fuit ipsa natura Verbi; fuit enim palpabile etiam post unionem et liniamentis membrorum distinctum et visibile oculis; que omnia aliena sunt a divinitate Verbi. Similiter anima post unionem aliud fuit a divinitate Verbi, quia anima Christi etiam post unionem passionibus tristitie et doloris et ire fuit affecta, que divinitati Verbi nullo modo conveniunt. Anima autem et corpus constituunt humanam naturam. Sic igitur etiam post unionem humana natura in Christo fuit aliud a divinitate Verbi.

In Cristo Gesù sussistevano fisicità corporea, anima e divinità. Ed è evidente che il corpo, anche dopo l'unione, non divenne natura del Verbo: restò palpabile anche ad unione avvenuta, serbò lineamenti fisici propri delle membra, fu visibile allo sguardo umano; tutte cose estranee alla divinità del Verbo. Parimenti l'anima dopo l'unione fu realtà distinta dalla divinità del Verbo: soggetta, l'anima del Cristo, ai sentimenti di tristezza, di dolore, di ira, cose del tutto estranee alla divinità del Verbo. Ora, anima e corpo sono costitutivi della natura umana. E dunque la natura umana nel Cristo era realtà distinta dalla divinità del Verbo anche dopo l'incarnazione.

Preterea. Natura est secundum quam res aliqua dicitur naturalis. Dicitur autem res naturalis que formam nature habet, sicut artificialis que habet formam artis; non enim dicitur domus nisi habeat formam domus, similiter non dicitur equs antequam habeat formam equi. Forma igitur rei naturalis est eius natura. Oportet autem dicere quod in Christo sint due forme etiam post unionem; nam dicitur Phil. 2 «Qui cum in forma Dei esset, formam servi accepit»; non autem dicitur quod sit eadem forma Dei et forma servi. Nichil enim accipit quod iam habet. Et sic, si idem esset forma Dei et forma servi, cum iam formam Dei habuisset, formam servi non accepisset.

Natura è ciò per cui una determinata cosa è detta naturale. Ora, una cosa si dice naturale per il fatto che ha forma della natura, così come l'artefatto ha forma d'attività umana. Non chiamiamo casa se non quel che ha forma di casa, e non chiamiamo cavallo  prima ch'esso abbia forma di cavallo. Pertanto la forma di una cosa naturale costituisce la sua natura. Ebbene, bisogna dire che in Cristo vi sono due forme anche dopo l'unione; si dice infatti in Filippesi 2, 6.7, «Essendo nella forma di Dio, prese forma di servo», e non che medesima fosse la forma di Dio e la forma di servo. Nessuna cosa assume quel che già possiede. E dunque, se la forma di Dio e quella di servo s'identificassero, avendo il Cristo già la forma di Dio, non avrebbe preso quella di servo.

Nec iterum potest dici quod forma Dei in Christo per unionem sit corrupta, quia sic Christus post unionem non esset Deus. Nec potest dici quod forma servi sit permixta forme Dei, quia que permiscentur non manent integra sed partium utraque corrumpitur; unde non diceretur quod accepisset formam servi sed aliquid eius. Et sic oportet dicere secundum verba Apostoli, quod in Christo etiam post unionem fuerunt due forme; ergo due nature.

Né si può dire che la forma di Dio si sia corrotta in Cristo a motivo dell'unione, perché in tal caso Cristo dopo l'unione non sarebbe Dio. E neppure si può sostenere che la forma di servo si sarebbe mescolata con la forma di Dio, perché le cose che si fondono non permangono integre, ma ciascuna di esse subisce corruzione; e dunque non si direbbe che abbia preso forma di servo ma qualcosa di essa. Concludiamo allora, stando alle parole dell'apostolo Paolo, che in Cristo c'erano due forme anche dopo l'unione. Dunque due nature.

Item. Si in Christo est una natura solum, aut tantum divina, et sic non erit homo; aut solum humana, et tunc non est Deus; aut ex utraque |227r| permixta, et tunc non est nec Deus nec homo. Nam que non conveniunt in natura, non comunicant in specie[2]. Ergo etc.

Se in Cristo ci fosse unica natura, questa o sarebbe soltanto divina, e in tal caso Cristo non sarebbe uomo; o sarebbe soltanto umana, e in tal caso non sarebbe Dio. Oppure sarebbe composta |227r| di entrambe, e allora non sarebbe né Dio né uomo; le cose infatti che non convengono nella natura, non comunicano nella specie. Dunque eccetera.

Preterea. Si est facta unio in natura divina, non est magis incarnata una persona quam alia, quia omnes tres persone in natura conveniunt.

Se l'unità fosse stabilita nella natura divina, allora una persona non sarebbe più incarnata di un'altra, visto che tutte e tre le persone convengono nella natura.

Preterea. Nunquam invenitur ex duabus naturis manentibus fieri aliqua una, eo quod quelibet natura est quoddam totum. Ea vero ex quibus aliquid constituitur cadunt in rationem partis; unde cum ex anima et corpore fiat unum, neque anima neque corpus natura dici potest sicut nunc loquimur de natura, quia neutrum habet speciem completam sed utrumque est pars unius nature. Cum igitur natura humana sit quedam natura completa, et similiter divina, impossibile est quod concurrant in unam naturam nisi utraque vel altera corrumpatur; quod esse non potest.

Mai si dà che di due nature che tali persistano, se ne costituisca una sola, poiché ciascuna natura è un tutto. Mentre le componenti che costituiscono una qualche realtà sono essenzialmente parti; e poiché anima e corpo costituiscono una cosa sola, né l'anima né il corpo possono chiamarsi  natura nel senso qui inteso da noi, perché nessuno dei due ha la specie completa ma e l'una e l'altro sono parti di un'unica natura. Poiché dunque la natura umana è una natura completa, e parimenti la natura divina, è impossibile che esse formino un'unica natura, a meno che entrambe, o una di esse, si corrompano; il che è impossibile.

Item, querendum est ab eis, quando dicunt in Christo esse unam solam naturam, que est diffinitio nature; et dicunt quod nesciunt.

Si chieda ai giacobiti, quando asseriscono una sola natura in Cristo, che cosa intendono per natura. Risponderanno "Non sappiamo".

Preterea querendum est ab eis quomodo ex illis duabus naturis facta est una natura: per generationem, per corruptionem, per alterationem, per mixtionem etc.? Et dicunt quod nesciunt.

Si chieda loro: Quelle due nature come son diventate una sola? Per generazione, per corruzione, per alterazione, per commistione? eccetera. Risponderanno "Non sappiamo".

Adhuc. Ipsi dicunt quod Maria peperit Deum et dicunt quod Deus mortuus est. Sed si Christus est una tantum persona et una tantum natura, quid remansit de eo quando mortuus est? Respondent quod nesciunt. Et ita tota fides eorum fundatur super ignorantiam, sicut supra dictum est de nestorinis.

Essi asseriscono che Maria generò Dio, e che Dio morì. Ma se Cristo è un'unica persona ed un'unica natura, che cosa sopravvisse di lui quando morì? Rispondono "Non sappiamo". E tutta la loro fede si basa sul non sapere, come detto sopra a proposito dei nestoriani.

Preterea. Ipsi cantant in missa «Sanctus Deus, sanctus fortis, sanctus qui non moritur». Quomodo igitur mortuus est si non potest mori?

Cantano nella messa «Santo Dio, santo forte, santo colui che non è passibile di morte». Come possiamo dunque dire che è morto se non è passibile di morte?

Preterea. Si Deus mortuus est  -  ut dicunt  -  aut mortuus est in persona, et tunc non remanserunt nisi duo; aut mortuus est in natura, et sic nichil remansit de ipso etc.[3]

Se Dio è morto - come dicono -, o è morto nella persona, e in tal caso non rimasero se non due componenti (natura divina e umana); oppure è morto nella natura, e allora nulla di lui rimase, eccetera.

Sic igitur Christus est una persona ex duabus naturis manentibus cum suis proprietatibus, scilicet ex natura divina que non moritur, et ex natura humana ex qua crucifixus est et mortuus. II Cor. ultimo[4] «Si crucifixus est ex infirmitate, sed vivit ex virtute Dei».

Il Cristo dunque è una sola persona con due nature, che persistono con le proprie caratteristiche, ossia natura divina che è immortale, e natura umana, in forza della quale egli è stato crocifisso ed è morto. II Corinzi 13,4: «Egli fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio».

Notandum autem est quod error Euticetis et Nestorii ex eadem radice processit contraria via. Nam, sicut dicit Boetius, quia Nestorius nescivit distinguere inter personam et naturam, cum vidit in Christo duas naturas, posuit duo supposita. E contrario Eutices cum vidit unam personam, posuit etiam unam naturam esse in Christo, et illam divinam.

Nota che l'errore di Eutiche e quello di Nestorio procedono dalla medesima radice sebbene in opposta direzione. A giudizio di Boezio infatti: Nestorio non seppe distinguere tra persona e natura, e quando prese atto di due nature in Cristo, pose due suppositi. Eutiche al contrario quando constatò una sola persona, pose anche un'unica natura  in Cristo, quella divina.

   


[1] Molti prestiti, in questa pagina web, da Tommaso d’Aquino, Contra Gentes  IV, c. 35, §§ 3726 ss.

[2] Quanto in corsiso è aggiunto da mano R (= l'autore Riccoldo) nel margine superiore.

[3] Tutto questo paragrafo aggiunto da R nel marg. inferiore con segno di richiamo ÷

[4] Non lasciarti sfuggire il simpatico trucco di economia grafica (spesso ignorato):
nella citazioni bibliche, il numero deI libro, I, II ecc.,  lo si annota con uno o due punti sovrascritto al titolo del libro! qui su cör.

Più in là incontrerai citazioni bibliche tipo "Deut. 17.d". Nessun sospetto. Prima della numerazione dei versetti (secondo '500), i medievali usavano suddividere i capitoli lunghi in pericope designate con lettere a, b, c, ecc.


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