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I.F.210-216 Margherita Cappellini (1700-1762), Tribolazioni e visioni: diario mistico, 1730-1749 Parte del materiale manoscritto depositato in BiblDom, passato ad ASMN dal bibliotecario p. E. Marino, 15.III.2006. Voluminosi faldoni più che tomi, rilegano fascicoli irregolari, unità originarie di diario spirituale raccontato, avviati in cima da notazione cronica (data di dettatura?), poi rilegati e protetti con coperta pergamenacea, con doppia stringa di chiusura; ciascun faldone marcato al dorso con proprio numero di tomo. Irregolare la paginazione. Nessuna intestazione e titolazione dell'insieme, né esplicita dichiarazione di autenticità dell'intera raccolta. La titolazione qui proposta è solo frutto di censimento archivistico della serie. Frammenti di dati personali affiorati in prima lettura, mi hanno fatto ricordare del caso d'una "mistica" raccontato nelle memorie di sagrestia di SMN. Ecco ritrovata la testimonianza, che permette di dar nome e volto alla donna che racconta della sua vita interiore: Ricordanze della sagrestia D, ASMN I.C.109, ff. 9r-10v, sezione iniziale dovuta alla penna di Vincenzo Fineschi. Margherita di Giuliano Cappellini da Firenze, terziaria domenicana dal 1751, † 31.I.1762, d'anni 62 e mesi 4, sepolta il 1° febbraio, che cadeva di domenica (dunque anno 1762 stile comune), in SMN davanti all'altare del Rosario (oggi altare della Trinità del Masaccio), secondo desiderio della medesima Margherita espresso al suo confessore Ferdinando Petrini. Ricognizione e traslazione in maggio 1763, salma riposta in cassa forte di castagno, «dirimpetto alla sepoltura dei Bartoli, vale a dire nella cappella del Rosario quasi sotto l'arco della navata» (ASMN I.C.109, f. 9r); ne stende ufficiale verbale il sig. Giuliano Leonardi cancelliere dell'arcivescovo fiorentino (dunque l'Archivio arcivescovile potrebbe recare altri contributi alla conoscenza della Cappellini ). Vincenzo Fineschi: «Fu ella in vita pazientissima per aver sofferto gravissime infermità per lo spazio continovo di anni quarantadue, che anni quattordici ceca; e benché l'arte sua fosse di tessitora, e perciò non avesse potuto avere quelle cognizioni sublimi onde discorrere de' principali dogmi di nostra cattolica religione, pure avendo infusa una certa scienza per la quale dettò molti volumi ripieni d'unzione di Dio, altamente delle divine e maravigliose cose ragionando, chiaro testimonio della probità de' suoi costumi; ebbe anche il dono di profezia, per cui molte future cose ed importanti predisse; fu decorata del dono del consiglio... Vestì l'abito di terziaria di san Domenico nell'anno 1751, ricevendolo per mano del p. maestro fr. Alberto Luigi Nardi [Cr SMN II, f. 138r-v, † 4.XII.1755], correttore vigilantissimo e degnissimo della venerabile Compagnia di San Benedetto Bianco, il quale era anche correttore del Terz'Ordine» (ASMN I.C.109, f. 10v). «Dettò molti volumi ripieni d'unzione di Dio». Non possono che essere i nostri, qui di seguito. Presto passati a SMN: nella prima carta sigillo della biblioteca di SMN anteriore alla soppressione napoleonica, e vecchia segnatura nel basso del dorso dei volumi. Sebbene nel diario non appaiano frati domenicani nella cerchia dell'assistenza spirituale alla Margherita. Volumi fortunatamente recuperati e identificati, marzo-apr. 2006. I.F.210 Margherita Cappellini, Tribolazioni e visioni: diario mistico, tomo I (sett. 1730 - luglio 1732)Cart., 300x210, misura massima, di originali fascicoli distinti e poi assemblati; supporto cartaceo di mediocre qualità, spesso pervaso dall'inchiostro. Intendi così anche per i successivi tomi. Pp ??. Indecifrabili frammenti di antica segnatura dorsale saltata. «Girandole e lazzi della Margherita» (6.IX.1730, p. 1). alla porta di San Paolino (26.VIII.1731, p. 3). le quarantore a Santa Lucia (2.XII.1731, p. 2). Fascicolo 14.XII.1731: «Io Marg(heri)ta Cappellini ritrovandomi vicina al termine dei miei giorni...» ( p. 1). «Io P. F(rancesc)co Begalli cappellano curato della chiesa parrocchiale di Santa Lucia sul Prato attesto... che la sopra nominata à detto tutte queste cose di sua propria bocca e d'averle scitte io medesimo, ed in fede mano propria. [al centro del rigo successivo c'è segno di croce] e per non potere scrivere formò questa croce colle sue proprie mani» (2 e ultima del medesimo fascicolo). # sembra attendibile testimonianza del Begalli, di colui che scrive sotto dettatura le confidenze della Margherita; mano che scrive pressoché tutto questo tomo; altri ricorsi di questo "sig. Francesco cappellano", che porta l'ostia alla Margherita, fanno coerentemente credere che l'abitazione di costei (con madre e due sorelle) fosse nel territorio della parrocchia Santa Lucia al Prato (da confermare) # in cima ai fascicoli susseguenti ai annota stile cronologico "ab Inc(arnatione)"; nel tomi successivi si annota numero dello stile comune sottoscritto al quello "ab incarnatione" (fase di transizione, nel Granducato, allo stile comune) 10.V.1732: Il demonio mi travaglia in questa maniera, in particolare quando fo scrivere queste cose manda delle saette a me, a chi scrive e chi fa scrivere (1). I.F.211 Margherita Cappellini, Tribolazioni e visioni: diario mistico, tomo II (1731 - ag. 1733)Pp 340, le ho numerate a matita al marg. inferiose sinistro. Antica segnatura dorsale XI.B.<1>6. ... in chiesa San Pancrazio (p. 1). quarantore a San Matteo (18). andando secondo il solito a fare la visita delle chiese, doppo d'averne visitate 17 mi fermai a quella Compagnia sotto San Pancrazio col mio angelo custode (43). 1.III.1731/2: ... quando fui da Santa Maria in Campo mi veggo apparire daventi il sig. priore mio confessore bene ammanettato in mezzo agli sbirri e mi dice: Margherita, io vo in prigione per avervi dato l'obbedienza di scrivere. Sia maladetto quando ve la detti; e voi che obbedisti, maladitela anche voi. La mi ha condotto in questo stato (101). ... ero in SMNovella (113). Ritrovandomi così travagliata, ne n'andai d'avanti all'imagine del crocifisso da San Pancrazio, dove ogni giorno vi recito 33 Pater noster (127). 28.IX.<1732>, pp. 131-133: potrebbe servire agli studiosi di mistica e di psicologia come punto di partenza per decifrare natura e componenti dell'esperienza spirituale di Margherita; inclusi quelli parapsichici: "le girandole", li chiamava il suo confessore (cf. t. III, f. 274r). «Comandandomi l'obedienza di scrivere queste mie miserie e pazzie, il sacerdote che scrive, sempre mi travaglia con mortificarmi...» (151). «Molti anni sono dal leggere la vita di santa Caterina da Siena mi venne desiderio di secondare le sue vestigia...» (175). «... mi messi a piangere davanti al Gesù sagramentato in SMN, e mi parve di vedere san Tommaso d'Aquino, mio santo avvocato, con un paro di bilancine d'oro... » (240). «Dovendo passare da casa mia la processione del Santissimo Sagramento della Cura, avevo avuto l'obbedienza dal confessore d'andare a fiorire la strada» (245). la mia sorealla e madre lo condussero... (287, non ne dà in nome), attacchi di fame (296). Si danno casi di copia d'una medesima relazione, eseguita da altra mano, in diverso formato foglio, ma rilegato con facicolo principale. Esempio: pp. 127-28 (4.VI.1732) è copia di pp. 129-130. I.F.212 Margherita Cappellini, Tribolazioni e visioni: diario mistico, tomo III (giug. 1732 - genn. 1733/4)Foliazione originale, ff. 1-330, e subordinata numerazione dei "quaderni" (Q = unità di fascicolo), tot. 33, di formato notevolmente disuguale. Segnatura dorsale deperdita; doveva essere <XI.B.17>. Un giorno venne da me il sig. canonico Tocci; dopo che io ebbi discorso delle mie pazzie, mi raccontò di un sacerdote che Giesù lo chiamava a farsi religioso nell·convento detto la Frappa (224r). I.F.213 Margherita Cappellini, Tribolazioni e visioni: diario mistico, tomo IIII (genn. 1733/4 - lugl. 1735)Foliazione originale, ff. 331-700, e subordinata numerazione dei "quaderni" (= Q) 34-64, in continuità col tomo precedente. Antica segnatura dorsale XI.B.18. Si ammalò il mio confessore... Raccomdavo questa causa del mio confessore; mi disse: Figlia, non ti turbare..., confida il tutto e stai al parere del p. Andrea Morosi e del sig. canonico Tocci, perché dagli altri non saresti intesi (518r; cf. 384v). I.F.214 Margherita Cappellini, Tribolazioni e visioni: diario mistico, tomo V (lugl. 1735 - febbr. 1738/9)Foliazione originale, ff. 701-750 (= Q 65-69), 571-700 (= Q 70-82), 701-1024 (= Q 83-115): la foliazione duplica i numeri 571-700 (già nel tomo precedente, = Q 58-64), per verosimile involontaria inversione "571" invece di "751"; un totale dunque di folii 454 reali. Regolare invece la seguenza numerata dei "quaderni" 65-115. Gli ultimi due fascicoli, Q 114-115, non sono stati organicamente rilegati nel tomo. Antica segnatura dorsale XI.B.19. In f. 1024r spunti sulla cecità, di cui ora soffre la Margherita. I.F.215 Margherita Cappellini, Tribolazioni e visioni: diario mistico, tomo VI (magg. 1735 - giug. 1737)I) Primo blocco omogeneo (genn.-dic. 1737) pp. 262, da me paginate a matita. II) Blocco d'altra mano, paginazione originale, pp. 70 (magg. 1735), bianche 71-76. III) Due fascicoli di terza mano (1737) pp. 20. Antica segnatura dorsale XI.B.20. Punti della meditazione misurati dall'oriuolo a polvere, incluso l'oriuolo dei Gesuiti (pp. 102-103). "Io ho portato i chiodi; le mani e i piedi, non gl'appoggierai più sulla croce ma su questi". E mi fece vedere, per modo mio d'intendere, tre ferri ag۰guisa di chiodi, che di lungheezza eran poco più d'un quarto di braccio, fermandoli in quelle croci con la punta all'insù, addove io dovevo posare le mani e inverso me a quella croce de' piedi (133). - quando avevo per confessore il sig. priore Palchetti (179). Mi fu mandato a domandare da certe religiose chi doveva essere l'abbadessa e se dovevano raffermare quella... (213 ss). accennavano che la mia casa era di via del Giardino, che in questa strada vi stanno le donne cattive (320). III, p. 13 (e p. 15): Testamento che dovrebbe fare ogni religioso per goder la pace in punto della sua morte... I.F.216 Margherita Cappellini, Tribolazioni e visioni: diario mistico, tomo VII (1742-1749)Pp. 146, raccolta disomogenea. Antica segnatura dorsale XI.B.2<1>. «Il dì 23 nov. 1742 mi fu avvisato che al mio confessoro sig. canonico Tocci era venuto una mancanza...» (p. 1). «Relazione di cose confidate alla Margherita Cappellini dal sig. canonico Pierfrancesco Tocci» (99-108: 3.XII.1746). «... gli apparve l'anima d'un sacerdote defunto, avendolo in vita molto beneficato e tiratolo anche avanti sino al grado di canonico, in che il sig. Tocci allora era, gli apparve nel tempo di quest'angustia con una bellissima cotta e stola; a questi vista il sig. canonico respirò e gli disse: Sig. Ipolito, son tanto tribolato... E questo era uno stato curato del duomo, per nome sig. dottore Ipolito Tonelli» (107: 3.I.1746/7). I.F.217 Ragguaglio di sr Maria Diomira Mazzinghi a gloria di Dio per mezzo di Margherita Cappellini (1754)Du folii cartacei, 217x156, cuciti insieme da sottile filo rosaceo; li ho numerati a matita, ff. 1-4. Una sola mano scrive il tutto in curatissima grafia. Erano fogli volanti, inseriti a inizio d'uno dei tomi I.F.210-216, ad essi fisicamente disorganici. «Ragguaglio verido e sincero successo a me, suor Maria Diomira Mazzinghi, religiosa nel monastero di Santa Maria Annunziata detto Monte(?) Domini di Firenze, quale scrivo di proprio pugno per gloria di Dio acciò sia glorificato ne' santi e servi suoi, confessando essere la verità ciò che sono per scrivere qui sotto, quest'anno 1754, di mia età anni 52, mesi 4, giorni 2, per mezzo della buona serva di Dio nominata Margherita Cappellini» (f. 1r). Nota cronologica. Il 9.II.1754 cadeva di sabato = dunque anno comune 1754; si confessa al rev. sig. Ferdinando Petrini, confessore del detto monastero e della soprannominata Margherita (1r). Secondo incontro (2r) col confessore: 16.III. Il 24.III cadeva di domenica (2v) = dunque anno comune 1754. Tutto da datare 1754, estremi 9 febbr. - 14 aprile. Expl.: «Consegno questo foglio a vostra rev.za perché sopravvivendo voi alla Margherita e a me, possa |4r| manifestare per maggior g(loria) di Dio il fatto, con tutte l'altre cose che succedono alla giornata della suddetta. Oggi 14 aprile, quale metto in disteso di propria mano, questo anno come sopra». Monastero Santa Maria detto Monte Domini, originariamente nel popolo di San Marco Vecchio o al Mugnone, poi trasferitosi in città (secondo '300), popolo San Iacopo tra i Fossi. |