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5. Le tribolazioni degli spoletini  [→ Spoleto]

Fra Giovanni Boccanera da Spoleto OP, provinciale della provincia Romana dal 1318 a maggio 1322.

Giovanni Boccanera da Spoleto: conventuale in Città di Castello 1274, lettore in Firenze 1291 e Spoleto 1292, predicatore generale 1297, priore in Santa Sabina (Roma) 1314, provinciale 1318-22. ASL, Dipl. S. Romano 11.V.1274; MOPH XX, 100, 106, 127, 193, 217. Liber privilegiorum prov. Romanae (xiv-xv): ASPg, CRS, S. Domenico, Miscell. n° 66, ff. 6r marg. inf., 11v.

■ Distinguere da Giovanni di Gualfreduccio da Spoleto: studente in logica Spoleto 1288 (MOPH XX, 87/15); inutilmente confuso con Corrado da Pistoia vescovo di Fiesole († 1312; AFP 1990, 272): Bullarium OP II, Romae 1730, 127 (Iohannes Conradus a Pinna alias de Gualfreducciis); MOPH XX, 87 n. 15. Un indistinto Giovanni da Spoleto conventuale in Lucca 1301: MD 21 (1990) 373b.

Durante il provincialato di fra Giovanni Boccanera esplode il caso degli "spirituali domenicani" della provincia ed area della Tuscia; è anzi lo stesso Giovanni a condurre la prima inchiesta su di loro nel 1319. Scagionati gl’inquisiti da ogni sospetto, le autorità provinciali impongono fine alle delazioni e assoluto perpetuo silenzio (MOPH XX, 217-18: 1319). Le cose andarono diversamente. Appena due anni dopo, il capitolo generale 1321 è costretto ad un impegnato intervento sugli «spirituales… maxime in Romana provincia» (MOPH IV, 137-38: 1321). In maggio 1322 papa Giovanni XXII ordina un’inchiesta sui frati Predicatori della provincia Romana e della Lombardia inferiore; poi specifica: «fratres conventuum ducatus Spoletani infra Romanam provinciam» (ASV, Reg. Vat. 111, f. 174v; ed. T. Kaeppeli, AFP 11 (1941) 93-94). Formalmente si tratta di violazione d’interdetto. Ma geografia e cronologia insinuano congiuntamente che l’irregolarità incorsa a motivo dell’interdetto non sia che il frammento scoperto d’appendice disciplinare delle più ampie inquietudini degli "spirituali"; che in Spoleto s’innestano nel sussulto vincente della fazione ghibellina, in sintonia con altre città dell’Umbria e Marca Anconetana (anni 1319-24) (Villani  X, 104, 125, 207, 244. Davidsohn IV, 907 ss); per convergere tra poco nel partito filoimperiale, all’incrocio con la campagna militare di Ludovico il Bavaro e la sfida "spirituale" dell’antipapa Pietro da Corvaro (1326-30). I domenicani lucchesi vi saranno trascinati dal signore cittadino Castruccio di Geri di Castracane degli Antelminelli; i pisani ed aretini da antiche solidarietà filoimperiali del ceto dirigente, nonché dalle presenti avventure del vescovo d’Arezzo Guido dei Tarlati (dalla scomunica 1324 alla morte 1327). Entro il biennio 1326-27, il domenicano inglese Thomas Waleys, allora lettore in San Domenico di Bologna, affronta in Arezzo in pubblica disputa gli Spirituali (per lo più francescani, ci dice) sull’agitata questione della povertà di Cristo e degli apostoli (Th. Kaeppeli, Le procès contre Thomas Waleys O.P., Roma 1936, 69-70, 240-41). In settembre 1331 Arezzo fa atto d’obbedienza al papa e invia una delegazione ad Avignone per concordare la riconciliazione (Avignone 16.IX.1331: ASV, Arm. XXXIV.2, f. 81v). Nove frati domenicani, otto lucchesi e l’aretino fr. Aiuto, scomunicati per aver aderito agli Spirituali filoimperiali (1326-30 ca.), ottengono l’assoluzione in ottobre 1331 (ASL, Dipl. S. Romano 3.X.1332; questa la segnatura archivistica; di fatto il doc. va datato 3.X.1331).

«Incontanente, e in quello medesimo tempo, si commosse quasi tutta Italia a novitade», al sentire d’un cronista laico e pio, dalla mercantile assuetudine a pesi e misure (Villani  XI, 20). Troppo dolorosa la contorsione in atto perché il lettore di Francesco da Trevi non sia colto dalla spaesata solitudine della legenda. Anche quando vi si abbandoni per spartirne le virtù salutari. Anche quando si commuova alla schietta devozione di Iacopuccio, superstite a pena alla controllata riscrittura di Francesco.

Pieve San Fortunato di Montefalco79 (dioc. Spoleto), 26 maggio 1322.

«Magister Raynaldus de Sancta Arthemia thesaurarius noviomensis» (Noyon), rettore del ducato di Spoleto, risponde a lettera di papa Giovanni XXII del 23.I.1322 e lo informa d’aver pubblicato in Foligno - chiesa dei frati Minori - le istruzioni papali che ingiungevano d’indagare su priore e convento domenicani di Spoleto, colpevoli d’aver violato l’interdetto. Ha citato i medesimi a comparire entro due mesi. Impedito com’è d’accedere alla città di Spoleto e fatta indagine sui nomi dei frati sospetti di disobbedienza alla chiesa, li cita al banco o tribunale della curia generale del ducato («ad bancam iuris curie generalis ducatus, que est in burgo terre Montisfalconis») secondo il tenore delle lettere papali.

«Nomina vero predictorum fratrum, et officiorum que habuerunt in ipso conventu tempore interdicti sic citatorum, sunt ista:

frater Symon Palicti de Spoleto80 olim prior dicti conventus;

fr. Neapoleo81 domini Iohannis ─┐ de Spoleto olim vicarii

fr. Provençanus82                           dicti conventus;

fr. Paulus Lunardoni83              ─┘

fr. Berardus de Palatio84 qui fuit et est vicarius dicti conventus; 

fr. Milianus de Spoleto85 et    ─┐ qui fuerunt lectores et 

fr. Petrus Niger de Cortonio86─┘ baccalarii in ipso conventu;

fr. Iohannes Tingnosus87 qui fuit vicarius et supprior in dicto conventu;

fr. Iohannes dictus Çochus88 qui fuit supprior dicti conventus;

fr. Paulus Aliocti de Narnia89 fuit lector in dicto conventu;

fr. Perinus Pilosus de Tuderto fuit baccalarius in dicto conventu;

fr. Petrus Rubeus90       ─┐  isti habuerunt diversa 

fr. Petrus de Sellano91 et    ufficia in dicto conventu;

fr. Andreas Bonfilii92     ─┘

fr. Franciscus de Tuscanella93 fuit lector in dicto conventu.

In cuius testimonium presentes licteras fieri feci... Datum apud plebem Sancti Fortunati de Montefalcone, dicta die xxvj mensis maii anno Domini M°ccc°xxij°» (ASV, A.A. Arm. C 1010).

Montefalco, Ospizio San Leonardo, 12 novembre 1322.

«Dominus Iohannes de Amelio canonicus Lichefeldensis, spoletanus ducatus super spiritualibus vicarius generalis», pronuncia condanna degli ecclesiastici spoletini che hanno violato l’interdetto papale contro Spoleto. Nella lista dei condannati, dopo i frati Minori e prima degli Eremitani di Sant’Agostino:

«fratrem Thomam Locti95,

fr. Petrum de Piepagio sive de Sellano,

fr. Egidium magistri Nicolay97,

fr. Manentem Manentutii98,

fr. Berardum de <Pal>atio,

fr. Brecçium laycum100,

fr. Neapoleutium domini Iohannis domini Massey,

fr. Paulum Leonardoni Petri Oddi,

fr. Marchum de Castro Litaldi, et

fr. Iohannem Andriicti Çocchi de ordine fratrum Predicatorum».

Autenticazione e pubblicazione notarile 17 ottobre 1324 (ASV, A.A. Arm. C 1012. Diploma simile in A.A. Arm. C 1013, dove date topica e cronica della sentenza sono cadute per lacerazione della pergamena; identica la lista dei frati OP; autenticazione e pubblicazione notarile 21.IX.1324).

Montefalco, 14 dicembre 1322. «Dominus Iohannes de Amelio canonicus Lichefeldensis», a nome di Raynaldus de Sancta Arthemia thesaurarius, rettore del ducato di Spoleto, emette condanna di molti ecclesiastici per aver violato l’interdetto contro Spoleto. Tra di essi: «fratrem Petrum domini Bartholini de ordine fratrum Predicatorum». Autenticazione e pubblicazione notarile 17 ottobre 1324 (ASV, A.A. Arm. C 1011).

A declino annunciato del movimento spirituale intruppatosi col partito imperiale (seconda e diversa fase della protesta rispetto a quella degli anni 1319-24, anteriore all’avvento del Bavaro e dell’antipapa), il capitolo provinciale Gubbio 1329 notifica una vasta assoluzione dalla scomunica dei frati «che hanno violato l’interdetto nelle terre ribelli alla chiesa»; li conferma tuttavia privi del diritto di voce attiva e passiva, fintantoché autorità superiori non accordino la dispensa. A pochi righi di distanza ancora uno spoletino (ma si danno anche coincidenze di fatti irrelati): il capitolo interdice per un anno fr. Angelo da Spoleto dal lettorato, lo punisce con sette giorni a pane ed acqua, sette messe e altrettante litanie. Ribelle agli ordini del vicario provinciale. Non ci si dice la materia della ribellione (MOPH XX, 250-51).


79 «Montefalcone (Ascoli Piceno?)» nell'ed. a stampa. Oggi (genn. 2009) credo si debba identificare con Montefalco (prov. Perugia) in diocesi di Spoleto. Vedi testi in RD Umbria II, pp. 97a, 148b, pieve San Fortunato "de Montefalcone" nei testi latini.

80 Simone di Paoletto (Palicti? Policti?) da Spoleto: MOPH XX, 133, 179, 203, 218 (aa. 1299-1319); «Memorie domenicane» 18 (1987) 293a, 294a (Firenze 1311). Nel 1319 priore di Bevagna, predicatore generale, socio del definitore al capitolo generale dell’anno successivo.

81 Vedi sopra per notizie biografiche.

82 Provenzano, o Provenzale, da Spoleto: MOPH XX, 85, 121, 131, 160, 271 (aa. 1288-1332); ASF, NA 3142 (già B 2128), f. 16v (Firenze 9.V.1316).

83 Paolo di Leonardone da Spoleto («Paulus Leonardoni Petri Oddi»: doc. 12.XI.1322); semplicemente Paolo da Spoleto in Viterbo 1298, lettore in Città di Castello 1305, priore di S. Sisto (Roma) 1309 (?), visitatore 1314. AFP 33 (1963) 256; MOPH XX, 154 r. 26, 192 r. 28; A. Paravicini Bagliani, I testamenti dei cardinali del Duecento, Roma 1980, 78.
Cronologia e curriculum lo distinguono da Paolo di Mariano da Spoleto 1338-44: MOPH XX, 390b.

84 Assegnato al convento di Narni 1305: MOPH XX, 159/20-21.

85 Miliano, aferesi di Emiliano, da Spoleto; estremi conosciuti 1311-42. Autore d’un commento a Valerio Massimo e di Extractiones dall’Etica nicomachea d’Aritotele. SOPMÆ III, 137.

86 Nel 1318 baccelliere in Lucca: MOPH XX, 207/1. Da non confondere con Pietro il Nero da Orvieto († 1325): MOPH XX, 392b; Jean Mactei Caccia O.P., Chronique du couvent des Prêcheurs d’Orviéto, Rome-Viterbe 1907, 95-96.

87 Giovanni Tignoso (da Spoleto), con tale soprannome noto solo qui. Menzioniamo, nell’intento di sbrogliare i molteplici omonimi "Giovanni da Spoleto", il contemporaneo fr. Giovanni da Monte Leone Spoletino, baccelliere in Narni 1318: MOPH XX, 207/6-7.

88 Giovanni detto Zocco da Spoleto, o Giovanni (Vanni) di Andreetto (Andreotto) Zocco da Spoleto. Onomastica generosamente specificativa (vedi oltre), che obbliga a ricomporre in uno solo quel che gli Atti capitolari facevano credere due distinti Giovanni da Spoleto. Frate conventuale nel convento appena istituito di Terracina 1318; nostri docc. 1322-24; studente in logica Roma 1331 e Orvieto 1332, di filosofia Gubbio 1338, baccelliere Priverno 1344. MOPH XX, 212/21-22, 264 r. 7, 275/10, 298/1, 354/18-19.

89 Paolo di Aliotto da Narni. Studente in filosofia naturale in Orvieto 1291, lettore in Perugia 1310 in Narni 1311 in Roma 1313, predicatore generale 1317, curatore del convento viterbese 1318; nel 1320 nominato predicatore in Perugia con privilegi di lettore in atto (lettorato spoletano?), nel 1322 socio («fr. Paulum de Narnia») del definitore al prossimo capitolo generale e nel 1323 («fr. Paulo de Narnia») definitore al prossimo capitolo generale. Figura di pubblico rilievo. MOPH XX, 100, 121, 178, 181, 188, 204, 213, 221, 225, 229; XX, 309a e 309b tiene separati Paulus Aliocti e Paulus de Narnia; ma il curriculum depone a favore di un’unica persona. Ricordiamo che il nostro doc. 26.V.1322 non è sentenza di condanna ma citazione di sospettati a comparire in tribunale del vicariato spoletano; Paolo di Aliotto da Narni non ricompare nei successivi docc. di condanna nov.-dicembre 1322.

90 Pietro il Rosso da Spoleto, studente di filosofia naturale in Pistoia 1295: MOPH XX, 121/34.

91 Pietro da Sellano (pr. Perugia, tra Foligno e Spoleto a est di Trevi), poco sotto detto «Petrus de Piepagio (Prepagio lettura meno probabile) sive de Sellano». Col nome Pietro da Sellano negli Atti capitolari: lettore in Tivoli 1318 punito con 10 giorni a pane ed acqua per turbativa di scrutini, assegnato a Perugia 1331, a Foligno 1341. MOPH XX, 213/3, 264/32, 337/28.

92 Andrea di Bonfiglio (da Spoleto?). Il patronimico lo distingue da Andrea di messer Francesco da Spoleto (MOPH XX, 327: a. 1340) ma non l’identifica con certezza con Andrea da Spoleto: MOPH XX, 277, 301, 315, 337 (aa. 1332-41).

93 Francesco o Cecco da Toscanella (oggi Tuscania pr. Viterbo), predicazione del convento di Viterbo: 1317-42. MOPH XX, 204, 233, 254, 259, 271, 317; ASF, Dipl. S. Domenico di Pistoia 6.X.1331; AFP 33 (1963) 251; MD 18 (1987) 299 n. 8.

 

95 Tommaso di Lotto (da Spoleto?). Eliminato il Tommaso di Enrico da Spoleto (in Lucca 1298: «Memorie domenicane» 21 (1990) 373b), nulla decide se lo si debba riconoscere in Tommaso da Paterno Spoletino (1305-40) o negli altri indistinti Tommaso da Spoleto: MOPH XX, 398b.

97 Egidio di maestro Niccolò (da Spoleto?). Un Egidio da Spoleto 1288-1318 negli Atti capitolari (MOPH XX, 87, 100, 132, 155, 182, 212); inverosimile vederlo nell’Egidio da Spoleto studente in logica nel 1344 (ib. XX, 358 /21).

98 Manente di Manentuccio da Spoleto. Incerta, ma non affatto improbabile, l’identificazione, tramite il diminutivo Manentello, con «Menentillo de Spuleto», volgare dell’unico ms della sua lettera, e con «Manetellus Spoletanus» degli Atti capitolari (MOPH XX, 112/ 23); anziché interpretare Manettellus da Manetto: SOPMÆ III, 101.

100 Brizio da Spoleto converso, assegnato nel 1318 al suo convento d’origine: MOPH XX, 212/7-8: «Brictius Spoletanus».


ASMN I.C.102 F 62r Invenit se Augustinus (1° resp.)
 

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