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3. Biografia di fra Iacopo di Ranuccio

E passiamo a fr. Iacopo.

La Cronica di San Domenico di Perugia (doc. I) nel suo blocco trecentesco (ff. 1-60, 82-89) è scritta per la maggior parte da un’unica mano (A), alla quale sopravvengono delle altre; di queste riterremo soltanto mano B, che succede immediatamente ad A, e C, che oltreché scrivere taluni articoli biografici intervíene a correggere errori di A. Nella sezione iniziale (ff. 1-20) dedicata alla lista dei cardinali e dei maestri dell’ordine, il cronista A redige le notizie dei cardinali Niccolò da Prato e Niccolò da Fréauville, dei quali dà l’anno di morte, rispettivamente 1321 e 1323 (di fatto 1325); di Guglielmo di Pietro Godin cardinale dal 1312 e di Matteo degli Orsini cardinale dal 1327, ambedue supposti ancora in vita; il primo muore nel 1336, il secondo nel 1341. La lista dei maestri dell’ordine arriva fino a Barnaba Lombardo, di cui è dato soltanto l’anno d’elezione 1324 (muore nel 1332). La lista dei provinciali Romani è protratta da mano A fino a Tramo dei Monaldeschí da Orvieto (provinciale nel 1326-28); altre mani proseguono la lista. Nella sezione dei frati perugini, mano A scrive fino a f. 50r, che implica il 2 dicembre 1331 della notizia biografica immediatamente precedente. Mano B redige la notizia del maestro dell’ordine Ugo Vaucemain, cui assegna il 1340 quale anno di morte (f. 22r) e nella sezione dei frati perugini riprende là dove cessa il lavoro di A, scrivendo articoli di frati deceduti dal 1327 a 1332. Mano C scrive articoli di frati morti nel 1334 e 1337. La sezione dei frati conversi (ff. 82r-89v), tutta di mano A, suppone il 20 dicembre 1331, penultima notizia biografica; l’ultima è sì avviata ma termina in tronco a fine carta (il codice è mutilo almeno di qualche foglio). Il cronista A, cui dobbiamo anche le notizie sui fr. Iacopo perugini (nostro doc. I), avvia dunque la Cronica tra 1327 e 1331, e in questi anni lavora alla sua compilazione.

Il breve scorcio critico sulla natura redazionale della Cronica di Perugia era necessario per valutarne la testimonianza. Se negli articoli dedicatí a frati deceduti intorno agli stessi anni di lavoro di mano A, il cronista dà notizie circostanziate, corredate da informazioni topiche e croniche, per frati deceduti anteriormente gli articoli biografici risultano vaghi; vi abbondano formulari di convenzione, ricorrenti indistintamente per questo o quel frate. Come dire che per i frati del XIII secolo la testimonianza del cronista non è coeva. Rarissime le date del decesso, che diventano sistematiche solo a partire dal 1326. La notizia sul nostro fr. Iacopo di Ranuccio (doc. I.12) è redatta a più di quarant’anni di distanza. La cautela s’impone. L’anno di morte, 1285, è errato. Ed errata è la durata («meno d’un mese») assegnata all’episcopato. Significa che va ritirato ogni credito alla Cronica? indistintamente per tutte le notizie che fornisce? anche per quelle non confermate da altre fonti? Il cronista conosce il nome del padre di fr. Iacopo, Ranuccio; ne conosce il lettorato in Città di Castello; sa che era priore in Santa Sabina quando fu nominato vescovo di Firenze; sa che papa Onorio dei Savelli risedeva allora nel palazzo di famiglia presso Santa Sabina. Notizie esatte, confermate da fonti coeve e autorevolissime. Il cronista può aver raccolto notizie dai frati più anziani del convento. «Ut audivi a fratre antiquo» è un ritornello nelle compilazioni conventuali, nella letteratura degli exempla e delle legendae. Non è così ancor oggi? Numeri e date sono nella fascia caduca della memoria. Ma altre informazioni potrebbero aver resistito alla corrosione del tempo. Né mancavano in Perugia frati che avessero conosciuto fr. Iacopo di persona e da presso. Il perugino fr. Bartolomeo di donna Sparviera (Cr Pg ff. 47r-48r) ad esempio, in religione dal 1265 e morto nel 1330, era stato cappellano di Guglielmo da Moerbeke OP arcivescovo di Corinto ed esecutore del suo testamento. Morto Guglielmo presso la curia romana poco prima di ottobre 1286, fr. Bartolomeo passò al servizio di Latino d’Angelo Malabranca OP, cardinale dal 1285, lo stesso che consacra vescovo fr. Iacopo[1]. Da ottobre 1284 ad aprile 1285 la curia risedette in Perugia. Né è da escludere l’utilizzazione degli Atti dei capitoli provinciali, di cui ogni convento doveva serbare copia. I mss pervenutici degli Atti delle province di Roma, Spagna e Provenza, fanno chiaramente intendere che i copisti nel trascrivere gli Atti non si comportavano come davanti a un testo letterario ma selezionavano le notizie, troncavano o tralasciavano le liste di nomina, sorvolavano le ordinanzioni obsolete o legalmente non più vincolanti. Copie dunque che rispondevano principalmente all’uso e all’utilità del singolo convento. Notizie cadute nei mss a noi pervenuti non potrebbero esser state raccolte dai cronisti conventuali nell’esemplare locale degli Atti? La Cronica di Santa Caterína di Pisa, iniziata negli ultimissimi anni del Trecento, dichiara espressamente che per notizie su frati antichi si è servita anche degli Atti capitolari. E così è di fatto[2].

Secondo la Cronica di Perugía, fr. Iacopo di Ranuccio oltreché predicatore fu lettore nei conventi di Arezzo, Città di Castello, Lucca, Orvíeto, Perugia e Roma (Santa Sabina); vicario provinciale[3]; più volte definitore nei capitoli (provinciali); priore in Perugia e in Santa Sabína. Là dov’è sola a testimoniare, la Cronica non può vantare credito incondizionato, per le ragioni già dette; ma le notizie sulle cariche pubbliche di fr. Iacopo non possono essere scartate a cuor leggero, e meritano attenzione. Lettorati e prioratí attribuiti dalla Cronica ad altri frati trovano spesso riscontro o negli Atti capitolari o in fonti diplomatiche. Il lettorato conventuale suppone l’istituzíone del convento formale; la prima attestazione del convento aretino risale al 1247. Del lettorato in Città di Castello, 1273, si dirà più in là. Sottolineiamo quello in Lucca; qui fr. Tolomeo aveva veduto il commentario romano di Tommaso al I libro delle Sentenze. Il lettorato in Santa Sabína quando la curia rísedeva in Roma (è il caso del conventus curiae, studium curiae) va tenuto distinto, secondo la Cronica, dal priorato nel medesimo convento al tempo d’Onorío IV (1285-87). Difficile datarlo attendibilmente. Tenuto conto degli estremi cronologici di Iacopo, le residenze della curia papale nei decenni anteriori al pontificato d’Onorio IV fanno puntare gli occhi al triennio del papa Orsiní, Niccolò III (1277-80). In Viterbo in novembre-dicembre 1277 dov’era stato eletto, successivamente Niccolò risedette in Roma, salvo i mesi estivi trascorsi in Viterbo.

Compito del lettore, oltreché insegnare e disputare, era anche predicare. «Gracíosus predicator», dice la Cronica. E predicatore generale fr. Iacopo vien nominato nel 1281 (doc. V). Ci sono pervenuti sermoni sotto il nome di «fr. Iacobus Perusinus OP». Di quale Iacopo si tratta? In doc. I sono dati, secondo il numero di successione nella Cronica, gli articoli biografici degli omonini perugini che potrebbero avanzare la propria candidatura. Soltanto uno spoglio sistematico dei sermoni e dei loro codici permetterebbe di raccogliere indicazioni cronologiche o d’altra natura, utili, a confronto con i fr. Iacopo della Cronica, a decidere della paternità.

SOPMÆ II, 334-35; IV, Roma 1993, 135; J.B. Schneyer, Repertorium der lateinischen Sermones des Mittelalters III, Münster Westf. 1971, 161; C. Delcorno, La «Legenda» e la narrativa dei predicatori, in AA.VV., Jacopo da Varagine. Atti del I Convegno di Studi, Varazze 1987, 46-47. La rubrica in Bibl. Com. dell’Archig. di Bologna A 212, in scrittura libraria trecentesca (meglio, quattro-trecentesca), dice: «Sermones de sanctis domini Iacobi de Perusio ordinis Predicatorum eiusdem cívítatis episcopi et sunt sermones valde singulares» (f. 1r); segue vignetta di frate Predicatore con mitra vescovile. Timoteo Bottoni OP († 1591) negli Annali, Bibl. Com. Augusta di Perugia ms 1150, p. 94 (anno 1285), riassunto su Iacopo di Ranuccio quanto nella Cronica perugina, dà la notizia: «Io mi ricordo haver visto nel convento d’Imola un libro di carta pecora antico scritto in penna, il cui titolo è Sermones Fr. Iacobi de Perusia. Facil cosa è che sia questo ístesso »; a p. 95 (anno 1286) ritorna su fr. Iacopo attingendo dal fiorentino Vincenzo Borghini.

Nessuna data cronica per fr. Iacopo di Brunaccio (doc. I.11); ma suo fratello fr. Niccolò di Brunaccio, deceduto il 25 dicembre 1322, era entrato in religione nel 1255 (la Cronica gli attribuisce 67 anni di vita religiosa: ff. 37r-38v), e intorno a quell’anno muore fr. Iacopo, quando cioè suo fratello Niccolò era ancora novizio. Di fr. Monaldo, fratello uterino di fr. Iacopo da San Mariano (I.23), conosciamo il nome del padre, Bertramino (Cr Pg f. 35r-v). Nel 1291 Monaldo è assegnato studente delle Sentenze lette in Firenze da fr. Gíovanni da Spoleto (ACP 100 r. 6). Fr. Iacopo «Perusii» (da intendere come patronimico), i cui sermoni furono messi a disposizione del convento perugíno (doc. I.36), il l° agosto 1310 testimonia a favore dell’indulgenza che Benedetto XI (1303-04) avrebbe concesso alla chiesa domenicana di Perugía: «fr. Iacobus Perusii» (ASPg, Corporaz. relig. soppresse, S. Domenico, pergam. n. 25 (1.VIII.1310). Perusius e Perusinus erano usati come antroponími: RD Umbria II, 111 sub voce). Nessun dato su fr. Iacopo di Gigliuzzo dei Baglioní (I.64), mentre fr. Iacopo degli Scalzi è religioso dal 1318 e muore il 30 novembre 1326 (I.75). Fr. Iacopo da Santa Cristina, in religione dal 1277, muore il 15 aprile 1330 (I.82). Studente di teologia in Firenze 1288; lettore in Arezzo 1293, in Perugia 1305, in Arezzo 1311 (ACP 85 r. 8, 112 rr. 5-6, 154 r. 27, 181 rr. 18-19); anch’eglí attesta nel 1310 per l’índulgenza perugiana (ASPg, ib.: «fr. Iacobus de Sancta Cristena» [= xpena]).

La cronologia degli omonimi perugini (si noti l’ínserimento di fr. Iacopo dei Baglioni nella sequenza di articoli che rimandano agli ultimi anni del ’200) lascia aperte due possibilità all’identificazione del fr. Iacopo Perugino in Santa Maria Novella il 31 gennaio 1245 (doc. II): fr. Iacopo di Brunaccio e fr. Iacopo di Ranuccio. Il primo aveva un fratello la cui esistenza si protrae fino al 1322; muore intorno al 1255; ragionevolmente quando ancora molto giovane. Con tutta verosimiglianza il fr. Iacopo Perugíno in Santa Maria Novella è il nostro fr. Iacopo di Ranuccio. Nessuna difficoltà e nessuna contraddizione che lo si dica Perugino. Il toponimo, specie in documenti esterni al luogo d’origine, rimanda alla predicazíone conventuale, vale a dire alla circoscrizione territoriale del convento di cui il frate è figlio nativo. Iacopo di Ranuccío, originario  -  come vedremo  -  di Castelbuono, è figlio del convento perugino, e a questo titolo la Cronica di San Domenico di Perugia ne redige la notizia biografica; essa infatti intende far memoria di quei frati «qui de civitate et diocesi perusina necnon et eius predicatione traxerunt originem et in eodem ordine usque ad mortem perseveraverunt» (f. 9v). Quello del 1245 sarebbe il primo dato cronologico di fr. Iacopo di Ranuccio, se è lui  -  come riteniamo  -  a nascondersi sotto il fr. Iacopo Perugino. Poiché compare in un atto formale del capitolo, non era ospite o di passaggio in Firenze, ma assegnato al convento di Santa Maria Novella.

Nel 1270 il capitolo provinciale aveva accettato un locus in Città di Castello, assegnato dei frati e istituito il vicario fr. Ugolino da Montone (ACP 37 rr. 10-11). Nel 1273 il capitolo provinciale, convocato per il 28 settembre (ACP 40 rr. 14-15), costituisce il primitivo insediamento in convento formale. Priore è il fiorentino fr. Guarnieri dei Vecchietti (1246-1310) (Necr. I, 27, 257-59 n. 195), lettore fr. Iacopo di Ranuccío. Il capitolo assegna anche altri frati al nuovo convento (12 è il numero minimo requisito per il convento formale), ma i copistí degli Atti accennano la lista e la troncano con un etc. (doc. III). Fortunatamente l’atto capitolare di Città di Castello dell’11 maggio 1274 permette di dar nome all’etc. degli Atti capitolari (doc. IV); esso infatti precede il capitolo provinciale dell’anno (convocato per il 14 settembre: ACP 43 rr. 12-13), che di regola disponeva dei trasferimenti del personale conventuale. Fr. Marco da Lucca, conventuale di Città di Castello, viene autorizzato a riscuotere la parte d’eredità che gli spetta. Il priore è assente. Il capitolo è presieduto dal sottopriore fr. Bendifende da Città della Pieve figlio del convento d’Orvieto[8]. Il fiorentino è Manetto del Piglio dei Filippi (1245-1304) (Necr. I, 24-25, 255 n. 186). L’Andrea da Perugia non è identificabile con certezza tra i molti omonimi della Cronica perugina. Guidotto, come Adamo, è originario di Città di Castello (ACP 71 r. 24: anno 1285). Il Datus di Simone può esser letto anche Dacus. Il fr. Iacopo che segue, il cui toponimico è illeggibile, è «de Perusio», cioè Iacopo di Ranuccío di doc. III. Mentre il fr. Iacopo Perugino in San Domenico in Camporegío di Siena il 26 ottobre 1282 (doc. VI) non può essere individuato tra gli omonimi del convento di Perugia.

Il capitolo generale Firenze 1281, convocato per la domenica tra l’ottava dell’Ascensione (che nel 1281 cadeva il 25 maggio) aveva assolto dalla carica tutti i predicatori generali della provincia Romana (MOPH III, 214/34; per la convocazione p. 210/29-31). Il capitolo provinciale dello stesso anno, che per tradizione si teneva a ridosso di quello generale quando celebrato nella medesima città, nomina 29 nuovi predicatori generali, tra i quali Iacopo di Ranuccio (doc. V).


[1] Cf. Nuove testimonianze..., AFP 56 (1986) 50-51, 54-55.

[2] F. Bonaini, Chronica antiqua conventus Sanctae Catharinae de Pisis, «Archivio storico italiano» I serie, t. VI, pars II (1845) 401, 412, 417, 430, 437, 440, 480...

[3] «in Tuscia provintialis vicarius» (doc. I.12): da intendere vicario provinciale d’una delle circoscrizioni territoriali della provincia Romana. Nel 1253 si ingíunge al provinciale fr. Giovanni dei Colonna di provvedere frati «contra hereticos in patrimonio beati Petri in Tuscia» (ASV, Fondo Domenicani, pergam. 315: 2.IV.1253). Nel 1276 fr. Lorenzo da Todi è «vicarius priorís provintialis in conventibus eiusdem ordinis in Patrimonio constitutis» (ASL, Dipl. S. Romano 15.VII.1276). Circoscrizioni territoriali anche per visitatori e collette di contribuzioni: ACP 65, 145, 148, 150-51...

[8]Cr Ov ed. 71-72. Tra i capitolari del convento d’Orvieto in luglio 1276: «fratris Bendefendis de Castro Plebis» (ASL, Dipl. S. Romano 15.VII.1276). C’è anche un fr. Bendifende da Perugia (Cr Pg f. 83r), ma è converso; era stato sposato, e un suo figlio, fr. Ranieri, era entrato anch’egli in San Domenico di Perugia (ib. f. 30r).


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