⌂ sermo licentie b | ë |
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Simone di maestro Filippo da Càscina OP
Sermo licentie quam dedi magistro Federico BAV, Barb. lat. 710, ff. 106vb-107va |
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originale latino |
volgarizzamento (2009) di EP |
|106vb...| Sermo licentie quam dedi magistro Federico, qui fuit provincialis romanus et episcopus fulginas. |
Sermone di licenza o dottorato che conferii a maestro Federico, a suo tempo provinciale (1402-1404) della provincia romana (dei frati domenicani) nonché vescovo di Foligno (1403-1416). |
Perscruptata [sic] fideliter sacra pagina ut iuxta nomen nostri examinati thema proponerem, nullibi nomen suum reperiens fessusque queritando inveni verbum habens tres sillabas de quatuor sillabis nominis eius et tertiam partem quarte, ut proferendo omnibus innotescet. Est repertum verbum federis, quod est <prop>inquissimum huic vocabulo Federicus. Presupponendo igitur fore sincopam auferentem de medio, iuxta hoc nomen federis thema summo [sic] et est tale: Hoc signum federis quod do inter me et vos, scribitur <Gen. 9>. |
Ho passato in rassegna tutta la bibbia per trovare un versetto tematico basato sul nome del nostro candidato, ma nulla ho trovato. Ormai stanco, gli occhi mi son caduti su una parola a tre sillabe, contro le quattro del suo nome, e con la sola terza parte della quarta sillaba, come risulterà dalla pronuncia. La parola trovata è federis (federazione, patto), molto prossima a Federicus (Federico). Prendiamo dunque federis come esito di sincope, ovvero parola contratta per la caduta d'una sillaba interna, e adottiamola a tema del sermone: Questo è il segno della federazione (ovvero alleanza), che io pongo tra me e voi, Genesi 9,12. |
Mei domini, nunc non torpeat desidia animus sed attentus et pervigil restringat spiritus proprios, ac alis subtilitatis et intelligentie per vias syderum evolet ad superna palatia, ubi cernet sacratissimam nostram theologiam tenentem serta plena violis, rosis et floribus, ac offerentem accipientibus eius insigna, et dicentem Hoc signum federis quod do inter me et vos. Ut enim hic inferius magistri theologie dant corpori magistrandi in signum doctoratus corporale birretum et osculum, sic hec regina prenobilis largitur animo quasi karacterem, virtuosam coronam et floridam eam |107ra| perfectissime exornantem. |
Signori miei, la nostra mente non ceda alla poltroneria, ma ben concentrata e vigile raccolga i propri spiriti. Con le ali dell'acutezza e dell'intelligenza corra le strade stellari e voli fino alla reggia celeste. Qui vedrà la nostra santissima teologia; ella reca in mano una corona di viole rose fiori, e consegna ai candidati le proprie insegne, dicendo Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi. E come i maestri in teologia daranno poi al magistrando il berretto fisico e il bacio a simbolo del dottorato, così ora questa regina supernobile dona pressoché l'impronta dell'animo, ovvero la corona delle virtù |107ra| e il suo rigogliosissimo ornato. |
Hanc nunc adeamus ut intersimus eius leto festo et celebri, videamusque dum porriget huic presenti licentiando odoriferum suum sertum. Ibi aderunt qui didicerunt lacteam doctrinam gramatice, colores mellite recthorice ac qui versutias loyce imbiberunt. Ibi assistent ambulantes per scientiarum quadruvium. Ibi medici, philosophy, theologi aliique dilectores scientie, ducti cordis iubilo, melodia melliflua, ob reverentiam nostri licentiandi, efficient festam diem. |
Andiamole incontro, partecipiamo alla sua festa esultante e solenne; guardiamola mentre porge al dottorando la sua profumata corona floreale. Saranno presenti, lì, gli alunni che hanno imparato la dottrina latticina della grammatica, i colori della retorica zuccherosa, e che hanno ciucciato le malizie della logica. Lì, saranno presenti tutti i pellegrini del quadrivio delle scienze (aritmetica, geometria, musica, astronomia). Lì i medici, i filosofi, i teologi, e tutti gli altri amanti del sapere, sospinti da tripudio corale e da saporosa melodia, per onorare il nostro licenziando faranno gran festa. |
Ergo cito passu pertranseamus syderum spatia ut participes simus tante letitie, tamque excellenti consortio coniungamur. Verum, quia secundum Apostolum, «non sumus sufficientes ex nobis quasi ex nobis sed sufficientia nostra ex Deo est», inploremus divinum auxilium, Matrem gratie adeuntes pro gratia, proferentes verbum angelicum voce pia, dicentes sub silentio Ave Maria[1]. |
Affrettiamoci dunque attraverso gli spazi siderali a partecipare a tanta letizia, e uniamoci a così nobile congrega. E poiché a detta dell'apostolo Paolo, «noi non siamo capaci di qualcosa in forza di noi stessi, ma la nostra capacità viene da Dio» (II Corinzi 3,5), imploriamo l'aiuto divino, rivolgiamoci alla Madre della grazia per ottenere grazia, e recitiamo con tono pio le parole dell'angelo, quasi in silenzio: Ave Maria eccetera. |
Hoc signum federis quod do inter me et vos, scribitur ut supra. Amantissimi patres, anhelans huius nostri licentiandi et nostre theologie, in qua licentiari debet, laudes dignas depromere, pro introductione propositi thematis accipio verbum quod scribitur primi Paralipom(enon), xxij capitulo: «Introducatur archa federis[2] D<omin>i et vasa Domino consecrata in domum que edificatur nomini Domini». |
Questo è il segno della federazione (ovvero alleanza), che io pongo tra me e voi, Genesi 9,12. Padri carissimi, desidero far degne lodi del nostro candidato alla licenza, nonché della nostra teologia. E a introduzione del versetto tematico or ora proposto, prendo quanto scritto in I Cronache 22,19: «Introducete l'arca dell'alleanza del Signore, e i vasi consacrati al Signore, nel tempio che sarà eretto al nome del Signore». |
Ubi, si mentis aciem figere libeat, triplex conclusio innotescit: et conservatio archanorum supernalis deitatis, quia dicitur «Introducatur archa federis Domini»; est enim, ut dicit primum verbum thematis Hoc signum federis, scilicet cum Deo; annotatio instrumentorum internalis puritatis[3], nam dicitur «et vasa Domino consecrata»; ideo dicebat secundum verbum thematis quod do, idest recipientia id quod do; acceptatio magistrorum eternalis veritatis, quia dicitur «in domum que edificatur nomini Domini», idest - ut dicit tertium verbum thematis - inter me et vos, scilicet theologie magistros. |
Dal che, se è lecita una scaramuccia mentale, ne possiamo trarre tre conseguenze: - preservazione dei misteri della superna divinità, laddove si dice «Introducete l'arca dell'alleanza del Signore»; infatti, come detto nella prima parte del versetto tematico, Questo è il segno dell'alleanza con Dio; - annotazione degli strumenti della interiore purezza: «i vasi consacrati al Signore»; cui risponde il secondo elemento del versetto tematico che io pongo, ossia vasi che accolgono quel che io vi ripongo; - accettazione dei maestri della verità eterna, laddove dice «nel tempio che sarà eretto al nome del Signore»: intendi, come vuole il terzo elemento del versetto tematico, tra me e voi, dove voi sta per maestri di teologia. |
Dico primo quod ponitur conservatio archanorum supernalis deitatis, quia dicitur «Introducatur archa federis Domini». Est enim, ut dicit primum verbum thematis, Hoc signum federis scilicet cum Deo et cum magistris. Equidem, mei venerandi domini, introducatur archa federis Domini, idest sacra scientia introducatur in animam Federigi; nam hoc est signum federis cum Deo. Vel introducatur archa federis, idest scientia Federigi ducatur ad medium, quod erit signum federis cum magistris. |
Dunque, prima conseguenza "preservazione dei misteri della superna divinità", in rapporto a «Introducete l'arca dell'alleanza del Signore» (I Cronache 22,19). Questo segno dell'alleanza infatti, come risulta dalla prima parte del versetto tematico, è alleanza tra Dio e i maestri. S'introduca dunque, miei rispettabili signori, l'arca dell'alleanza del Signore, ossia s'introduca la sacra scienza nell'animo di Federico, e questo è il segno della federazione (o alleanza) con Dio. Oppure: s'introduca l'arca della federazione, come dire la scienza di Federico venga qui al centro, segno della federazione con i maestri. |
→ Libeat... |
[1] Con l'invito alla preghiera, termina il pròtema del sermone medievale, cui segue ripresa e sviluppo del versetto tematico, qui Hoc signum federis quod do inter me et vos.
[2] La ripresa del tema
viene introdotta da un'altra citazione biblica, che secondo le norme del
sermo novus, porta almeno un lessema già presente nel versetto tematico, qui
federis; e chiude proponendo la partizione del tema, qui tripartita.
Segue il vero corpo del sermone, col commento e sviluppo delle singole
partizioni.
Il sermo licentie, dunque, si articola secondo il perfetto modello del
sermone medievale.
[3] internalis puritatis: non internalis parvitatis, come legge M. Soriani Innocenti, La prédication à Pise: le cas du frère dominicain Simone de Cascina (1345-1420 env.), AA. VV., De l'homélie au sermon. Histoire de la prédication médiévale, Louvain-la-Neuve 1993, 277.