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II. I quodlibeti e l’«Extractio questionum per alphabetum»

Il cod. G3 contenente l’Extractio questionum per alphabetum rimane ancora il meno studiato dei codici remigiani. L’edizione della tabula annessa a fine questioni - un vero repertorio di lemmi teologici disposti per ordine alfabetico che rinviano sia alla trattazione fattane nell’Extractio che in altre opere e codici remigiani - è un buon punto di partenza (Caviglioli-Imbach, Brève notice…, AFP 49 (1979) 105-31). La nota autografa di Remigio «Sed quia papa modo in septimo videtur magis artare, cui oportet per omnia obedire, ideo per omnia fiat de datione decimarum sicut ipse mandat» (cod. G3, f. 124r, mg. d.) a fine questione Utrum detentio decimarum sit peccatum mortale ha permesso di stabilire che il codice dell’Extractio è stato trascritto anteriormente alla promulgazione della decretali Clementinae (25.X.1317), le quali nel titolo sulle decime stabiliscono più rigorose norme contro l’evasione della decima e i privilegi dei religiosi (Clementinae III,8,1, ed. Friedberg II, 1164-65; cf. Studio 76-77; Dibattito…, AFP 50 (1980) 82). Septimus o Liber septimus furono dette le Clementinae al loro apparire rispetto al Liber sextus di Bonifacio VIII. Parimenti la collazione tra Expositio monitionum factarum in capitulis generalibus di cod. G4 e la Questio de duratione monitionum capitulorum generalium et provincialium di cod. G3 ha permesso di stabilire che quest’ultimo codice è posteriore a cod. G4, il quale fu composto tra fine novembre 1314 e agosto 1315.

Postea utrum detentio decimarum sit peccatum mortale.

Et videtur dicendum quod aliquando potest esse peccatum mortale, puta quando est consuetudo patrie et persona petit et tamen obstinate resistit aliquis in detinendo. | Aliquando vero potest esse peccatum veniale, puta quando ex veniali negligentia omictit, aliis bonis intentus. Aliquando autem nullum videtur esse peccatum, puta quando consuetudo contradicit et persona non petit, que tamen male faceret petendo tunc, propter dissuetudinem patrie et scandalum personarum. Unde nec Apostolus predicans Corinthiis aliquid petebat ab eis ne ipsi scandaliçaren tur, quantumcumque ex ordinatione Domini auditores et subditi essent predicatoribus sustentandis et sacerdotibus obligati. Nec in hoc non dando peccabant Corinthii, alias Apostolus non petens et substinens non fuisset immunis a culpa. Aliquando vero potest esse meritum, puta si sacerdos esset lusor vel meretricator omma dilapidans et consummens. Precepta enim affirmativa non obligant nisi cum debitis circumstantiis. Illa autem circumstantia persone, scilicet divitiarum in sacerdote et paupertatis in subdito, non deobligat quasi indebita, quantumcumque in veteri testamento tribus levitica, cui decime debebantur, nichil haberet in possessionibus, quia dator precepti in novo testamento, scilicet papa, vult hoc fieri, sicut apparet maxime in Anglia ubi clerici sunt opulentissimi; quia intentionis pape est quod illud quod est superfluum det clericus pauperibus. Unde in facientibus contrarium verificatur illud Ysa. 3[,14] «Rapina pauperis in domo vestra»; Glosa: «Dum ecclesie opes sibi thesauriçant et inde delitiis abutuntur, que ad substentationem pauperum dantur, et sibi reservant et propinquis suis distribuunt, et aliorum inopiam suas vel suorum divitias faciunt». Segue al mg. d., di mano B: «Sed quia papa modo in septimo videtur magis artare, cui oportet per omnia obedire, ideo per omnia fiat de datione decimarum sicut ipse mandat» (cod. G3, f. 124ra-b, intera questione).

Per il riferimento al clero d’Inghilterra cf. A. Sapori, Studi di storia economica, Firenze 1955, 862-63; W.E. Lunt, Accounts rendered by papal collectors in England, 1317-1378, Philadelphia 1968; M. Monaco, Il «De officio collectoris in regno Angliae» di Pietro Griffi da Pisa, Roma 1973, c. 3, pp. 115 ss.

Dibattito…, AFP 50 (1980) 92-94; Un’introduzione…, MD 12 (1981) 33-34. Scritti da mano A in cod. G3 sono i testi che suppongono: 7.III.1277, condanna degli articuli parisienses da parte del vescovo Stefano Tempier (f. 165rb); 1280, traduzione di Guglielmo da Moerbeke in Corinto dei Tria opuscula di Proclo (f. 19vb, f. 25vb); 13.XII.1294, rinuncia di Celestino V al papato (f. 175va).

Quanto al contenuto di cod. G3, l’incipit dice: «Incipit quedam extractio ordinata per alphabetum de questionibus tractatis per fratrem Remigium Florentinum» (cod. G3, f. 1r, mg. sup.); mentre l’explicit risulta la miglior guida per addentrarsi all’inconsueto genere letterario di questo codice remigiano:

Expliciunt extractiones de questionibus fratris Remigii, in quibus sunt quedam multum perfunctorie dicta, et sunt multa que parum valent; aliqua autem sunt deliberatius edita. Sunt etiam ibi aliquando argumenta sine solutionibus iuxta se positis, que alibi querantur in questione vel questionibus de simili materia. Si igitur aliqua sunt que placeant, illa accipiantur; de aliis vero non curetur.

Vilia sunt multa | scio paucaque sunt bene culta. | Sis lector floris; | que non sunt linque valoris. | Concors sit mundus | si vult incedere mundus (cod. G3, f. 186vb).

Si tratta dunque d’una silloge di svariati soggetti di trattatistica scolastica (da temi filosofici a teologici, da morali a canonistici) redatti in forma di questione: enunciazione del soggetto («Queritur utrum...»), obiezioni, corpo della soluzione, risposta alle obiezioni. Ma lo schema non è sempre rispettato. Talune extractiones sono ampie, ben strutturate, con documentazione curata, comportanti tutti gli elementi che fanno pensare a questioni scolastiche realmente disputate. Se nella maggior parte dei casi l’avvio è costituito da un «Queritur utrum…» o più frequentemente «Utrum...», altrove permangono elementi che mal si adattono alla collocazione ottenuta nel codice dell’Extractio e che fanno pensare invece ad articoli facenti parte originariamente d’una questione disputata. Cosi l’avvio «Postea utrum...» della questione sulla decima sopra riportata, «Secundo de voto...» (cod. G3, f. 132vb), «Postea quesitum est de actu virtutis...» (f. 135ra), «De homine quantum ad vitia, et primo in generali utrum peccatum sit nichil... » (f. 160ra) non ottengono nessun rapporto con le extractiones precedenti e seguenti, visto che l’ordine è alfabetico secondo lemmi chiave intorno a cui è organizzato tutto il materiale del codice. È lecito supporre che il «secundo», «postea» e formule simili - caratteristiche delle partizioni annunciate nei proemi delle questioni disputate - facessero parte originariamente di questioni disputate, che Remigio non ha riproposto in forma completa durante il riordinamento delle proprie opere ma che ha utilizzato solo in parte, estraendone cioè questo o quell’articolo secondo le esigenze della silloge dell’Extractio questionum. Che le cose siano di fatto andate in tal modo ce lo confermano casi simili coincidenti con gli articoli dei due quodlibeti su cui è possibile verificare quella che altrimenti sarebbe restata semplice ipotesi, per quanto plausible. Per facilitare il riscontro con l’Extractio annoterò le questioni con la numerazione seriale della tabula nell’edizione Cavigioli-Imbach in AFP 49 (1979) 115-31, cui seguirà indicazione della carta nel corpo del codice.

«Primo utrum corpus gloriosum possit esse simul in eodem loco cum corpore non glorioso» (52.1, f. 109rb-vb): «Primo» non ha senso nell’Extractio, dove il testo è preceduto da quattro brevissime extractiones che non hanno nessun rapporto redazionale con l’avvio «Primo»; la successionne nel codice è stabilita sulla sequanza dei lemmi «De consacratione» e «De corpore» entrambi sotto la lettera c. «Primo» invece trova spiegazione nelle formule di partizione usate nei proemi per ordinare logicamente il materiale della questione disputata (Glorieux Le Quodlibet…, «Divus Thomas» 42 (1939) 61-93, specie pp. 65-76). Il testo nel nostro caso è identico a Quol. I,5. Nel proemio a Quol. I,5 il materiale è organizzato sotto la categoria «de creatura» suddivisa in «primo de creatura pure corporali», «secundo de creatura pure spirituali», «tertio de creatura composita»; nel primo membro della distinzione s’innesta l’articolo 5 «primo utrum corpus gloriosum...». Il testo dell’Extractio, identico a quello di Quol. I,5, conserva l’elemento originale di formula di transizione «Primo...», che ha la sua ragione nella concatenazione delle questioni in cui è inserito Quol. I,5 ma che non ne ha alcuna nella silloge dell’Extractio. Identico discorso per la questione 45.1 (ff. 93va-94rb): l’avvio «Postea quantum ad profitentes...» non ha senso nella sequenza di cod. G3 mentre s’inserisce perfettamente nelle categorie di divisione che colloca art. 11 tra le questioni del primo quodlibeto. L’extractio 62.3, Utrum Deus potuerit materiam facere sine forma (f. 129ra-b), rimanda esplicitamente a Quol. I,1 (di cui è un compendio) e a Quol. II,1; ma in questo caso si è avuto cura di sopprimere le formule di transizione del proemio di Quol. II,1, che sarebbero risultate incongrue nella sequenza alfabetica dell’Extractio.

Tali fortunate coincidenze tra extractiones di cod. G3 e articoli dei quodlibeti dimostrano, senza possibilità di dubbio, che unità di questioni realmente disputate furono utilizzate da Remigio nella raccolta dell’Extractio questionum per alphabetum (e la collazione di testi comuni confermerà che è l’Extractio a utilizzare articoli quodlibetali, non viceversa). E anche là dove non si dà raffronto testuale, analisi delle strutture compositive e indizi redazionali di talune extractiones persuadono che Remigio (come mostrato sopra per i quodlibeti) ha realmente disputato più questioni di quelle che cod. C ci trasmette in edizione rifinita. Nella questione Queritur utrum beatitudo sanctorum sit maior futura post iudicium resumptis corporibus quam sit modo (G3, ff. 64ra-67vb), ben strutturata redazionalmente nel genere della questione disputata, il testo inizia:

«Et dicendum quod cum beatitudo dicatur septem modis, ut apparuit ex precedenti questione, intentio proposite questionis est - sicut et precedentis - de beatitudine sexto modo dicta, idest informative idest qua formaliter sancti sunt beati sicut sanctitate sunt sancti » (f. 64ra-b).

Il rimando alla «questione precedente» non trova riscontro nella silloge dell’Extractio né in altre opere di Remigio. Bisogna pensare che la questione sulla beatitudine dei santi, e la precedente cui rimanda, facesse parte d’una disputa scolastica del cui materiale è stato utilizzato solo l’articolo residuo accolto nell’Extractio; proprio come il «sicut apparet in precedenti questione» di Quol. I,11,13 trova debito riscontro in Quol. I, 10, mentre non ha senso nel testo parallelo dell’Extractio (ff. 93va-94rb). Un’altra questione, ampia nel testo e rifinita nella composizione, Queritur utrum in hominis cognitione prius cadat magis universale vel minus universale sive singulare (G3, ff. 28va-34ra) ha una chiusa solenne che mai compare altrove nel medesimo codice e un explicit che testimonia per una determinatio in senso tecnico:

«Quam summe Deo attribuimus qui vivit et regnat sine priori et posteriori, per omnia secula seculorum. Amen. Explicit determinatio secundum fratrem Remigium Florentinum ordinis Predicatorum» (f. 34ra).

Ricordiamo la determinatio (non declaratio, come trascrive l’editore) De uno esse in Christo in cod. C: ed. M. Grabmann, «Estudis Franciscans» 34 (1924) 260-77; cf. Un’introduzione…, MD 12 (1981) 52-57.

Altrove permangono spie della pubblica disputa: «Cum ergo secundum te in angelo sit potentia, in ipso erit materia; ergo etc.» (f. 2vb). «Alii distingunt quod potentia potest considerari dupliciter, scilicet ante forme introductionem vel post, sicut miscibilia disponunt etc. Non intellexi hoc bene. Alii...» (f. 14rb). «Item dicebat ad questionem quia celum est minus nobile...» (f. 51vb). In Queritur utrum theologia sit scientia proprie loquendo (ff. 177ra-179va) l’obiettante contesta addirittura l’ordine dato dal maestro al materiale della disputa. Come incontestabilmente si arguisce dal testo, Remigio aveva prima determinato il problema se la teologia sia scienza speculativa o pratica, e poi Utrum theologia sit scientia proprie loquendo; del primo non vi è traccia nel codice dell’Extractio, che riporta invece solo il secondo. Lo scambio tra obiezioni e risposte è un felicissimo squarcio di reale disputa scolastica. La redazione finale, vista la natura dell’obiezione, non ne poteva sopprimere le tracce:

Item contra ordinem questionum sic. Esse simpliciter precedit esse tale. Sed thelogiam dici proprie scientiam pertinet ad esse simpliciter; eam vero esse speculativam vel praticam pertinet ad esse tale. Ergo questio hec secunda debuit precedere.

Et dicendum quod non est inconveniens quod aliquid sit prius et posterius altero secundum diversas considerationes, et contrahat et contrahatur ab eo (…). Et simliter est in proposito. Speculativum enim et etiam praticum contrahit scientiam proprie dictam in quantum non omnis scientia proprie dicta est speculativa nec etiam omnis est pratica. E converso autem in quantum non esse speculativum nec etiam esse praticum est scientia proprie dicta. Praticum enim et speculativum sunt differentie inteflectus, secundum Philosophum in III De anima. Intellectus autem potest intelligere et pratice et speculative non solum proprie sciendo sed etiam opinando et aliis modis cognoscendo. Unde uterque ordo bonus est et uterque invenitur a doctoribus observatus.

Item speculativum et praticum sunt differentie vere scientie. Sed secundum primam questionem theologia supponitur speculativa vel pratica. Ergo est vere scientia.

Et dicendum... (ff. 178vb-179ra).

Almeno due volte compare l’importante figura del respondens, il baccelliere cioè che affianca il maestro nella disputa e che, sotto la responsabilità di costui, risponde in prima istanza alle domande. Nel nostro caso l’obiettante ha sussunto contro la risposta del baccelliere; è il maestro allora che s’incarica della risposta definitiva: «Item Simplicius dicit quod utrumque contrariorum est equalis nature, equalis potentie etc.; hoc est contra respondentem. Et dicendum...» (f. 132va). «Item Commentator dicit super X Methaphisice quod privatio et habitus est vera contrarietas; ergo etc. contra respondentem» (f. 132va).

Ma, come dice l’explicit dell’Extractio surriportato, «sunt quedam multum perfunctorie dicta, et sunt multa que parum valent... Sunt etiam ibi aliquando argumenta sine solutionibus iuxta se positis...».

perfunctorie: Uguccione da Pisa [1210], Derivationes II, 475 § 5, alla voce Fungor: «... et perfunctorius -a -um, idest ad perfungendum aptus, vel desctructorius, levis et transitorius, vel ymaginarius, unde in Platone invenitur "perfunctoria forma mundi idest destructoria et transitoria"». E dalla Derivationes (dizionario del tempo!) attinge Guglielmo il Bretone, Expositiones vocabulorum biblie (1250-70), alla voce Fungor: «Unde perfunctorius, a, um ad perfungendum aptus vel desctructorius, levis et transitorius vel imaginarius. Unde forma mundi dicitur perfunctoria, id est destructoria et transitoria. Unde perfunctorie adverbium, id est inaniter, imaginarie, leviter, aut pertransitorie» (ed. L.W. e B.A. Daly, Padova 1975, p. 289).

E di fatti il grosso delle questioni dell’Extractio porta i caratteri di elaborazione "sommaria e sbrigativa" (perfunctorie dicta), in forma di questione da materiale che Remigio aveva svolto in altre sue opere (il che oltre che giustificare il titolo «Extractio» spiega i numerosi rinvii nel testo e soprattutto nella tabula di cod. G3); o rivelano la fretta di provvedere solo gli elementi di base - talvolta solo la distinzione dei significati del lemma chiave talaltra solo i passaggi dialettici del procedimento argomentativo o le auctoritates - d’una piccola summa di questioni destinata principalmente alla consultazione, quasi un repertorio, conciso ed essenziale di prima consultazione. Illustriamo la cosa con qualche esempio. Al lemma «De assumere» della lettera a sono riportate undici extractiones (22.1-11) contenute nella sola carta 57v; brevissime, talune di poche righe, offrono solo gli elementi essenziali; toccava al frate che faceva ricorso all’Extractio organizzare e svolgere il materiale grezzo che gli si metteva a disposizione.

Utrum Filius Dei assumpserit naturam humanam integre.

Responsio. Sic quantum ad animam et quantum ad corpus et quantum ad proprietates; quod quadrupliciter patet, scilicet ratione veritatis nature assumpte, ratione operationis exercite, ratione assumentis persone et ratione sancte scripture, Luc. ultimo, Gal. 4, Io. 7 et 10. Sed quantum ad corpus erraverunt Manicheus, Valentinus et Apolinaris (cod. G3, f. 57vb).

Utrum Pater et Spiritus sanctus possint assumere eandem naturam numero.

Responsio. Distingue de unitate singularis nature et de unitate ypostasis vel persone (f. 57vb).

Gli esempi potrebbero esser moltiplicati a dismisura. E specie in extractiones somiglianti a questioni in miniatura non mancano istruzioni per l’uso: « nota..., distingue..., divide..., vel dic..., melius considera... » e simili. Oppure un «require» invita a trovare altrove più soddisfacente e articolata trattazione. L’Expositio monitionum di cod. G4, che commenta le decisioni contrastanti dei capitoli generali di Oxford 1280 e Firenze 1281, fu formalmente riadattata a questione nella parte iniziale (un ritocco poco più che cosmetico) e fatta ritrascrivere nel codice dell’Extractio con l’avvio in forma di «Queritur utrum monitiones...»; il resto, identico nei due codici, conserva la struttura originale di expositio, commento analitico e filologico alle decisioni dei due capitoli generali. Appare chiaro che tale extractio non ha nulla a che vedere con questione scolastica realmente disputata (Dibattito…, AFP 50 (1980) 93-95). E così bisogna dire della maggior parte delle extractiones; quelle brevissime, non sviluppate, dove si mira a provvedere concisamente gli strumenti essenziali della soluzione, o quelle comunque che non portino evidenti tracce testuali o forme redazionali di questioni veramente disputate. Bisognerà pertanto guardarsi dal ritenere le questioni raccolte nell’Extractio, di principio e in blocco, frutto di dispute scolastiche, ordinarie o quodlibetali che fossero.

■ Troppo netto il giudizio: «Il s’agit très probablement de la rédation de questions disputées par Rémi lors de son enseignement au studium de Santa Maria Novella entre 1272-73 et 1314» (Caviglioli-Imbach, Brève notice 109). Mentre utile è riproporre quanto su valore e originalità della silloge dell’Extractio: «Cet écrit comprend un recueil de questions philosophiques et théologiques présentées par ordre alphabétique selon 119 rubriques (de angelus à ydea), fait unique – à notre connaissance - dans l’histoire de la pensée médiévale» (ib. p. 109). Per gli strumenti di lavoro e conseguente ordinamento alfabetico nei secoli XII-XIII vedi R.H. e M.A. Rouse, Preachers, Florilegia and Sermons: Studies on the «Manipulus florum» of Thomas of  Ireland, Toronto 1979, parte I, pp. 3 ss.; L’évolution des attitudes envers l’autorité écrite: le développement des instruments de travail au XIIIe siècle, in AA. VV., Culture et travail intellectuel dans l’Occident médiéval, Paris 1981, 115-44, dove a p. 125 si legge: «Mais il est frappant de voir Jean [de Freiburg OP] ajouter une table alphabétique des matières à son propre livre, la Summa confessorum (écrit entre 1297 et 1298), conçue pour faciliter l’accès au contenu de l’oeuvre. Nous voyons ici le premier exemple, à ma connaissance, d’une table des matières complète qui fait partie intégrante de la structure d’une nouvelle oeuvre». L’Extractio di Remigio sarebbe allora un prezioso secondo caso a poco più d’un quindicennio. La tavola dell’Extractio - va peraltro aggiunto - presenta la peculiarità di recensire non soltanto lemmi con trattazione propria nel corpo del codice ma anche quelli senza trattazione propria; nel qual caso essa rinvia a voci affini; infine recensisce lemmi che rinviano a trattazione fattane in altre opere e codici remigiani.

Per concludere, l’Extractio questionum per alphabetum è una silloge di materiale in parte estratto da altre opere di Remigio (talvolta da originale questione disputata, talaltra riadattato a forma scritta di questione), in parte elaborato ex novo dall’autore in genere letterario di questione; il tutto per comporre una piccola enciclopedia o dizionario teologico ordinato per lemmi secondo ordine alfabetico, destinato alla consultazione dei confratelli che potevano attingervi per qualsiasi scopo, dalla predicazione al trattato all’insegnamento. La tabula a fine codice integra l’Extractio con un intelligente strumento di consultazione, che oltre a recensire tutto il contenuto del codice accoglie anche lemmi e questioni che o rinviano a trattazione svolta sotto altra voce nel medesimo codice o addirittura rinviano a trattazione fattane in altre opere e codici remigiani. Lo stato delle extractiones, dove elaborato e rifinito dove appena abbozzato e cursorio, ben rispecchia quanto l’autore onestamente dice - a scopo informativo ed escusatorio nel medesimo tempo - nell’explicit dell’Extractio.

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