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III  -  Contesto storico e culturale dei quodlibeti

III.1  Tempo e luogo
(
fr. Nicola di Brunaccio da Perugia, † 25.XII.1322)

Su tempo e luogo delle due dispute quodlibetali di Remigio ho trattato in connessione col discorso sulla cronologia delle opere di cod. C (Un’introduzione alla filosofia…, MD 12 (1981) 52-57.62-63). Riprendo pertanto in sommi capi quanto risulti utile ad illustrare il contesto storico dei quodlibeti, introducendo qua e là delle precisazioni; mentre sulla natura, genere letterario e problemi connessi con la disputa quodlibetale nei secoli XIII e XIV non c’è che da rinviare agli autorevoli studi di P. Glorieux.

P. Glorieux, La littérature quodlibétique I, Kain 1925; II, Paris 1935; «Divus Thomas» (Pl) 38 (1935) 502-22; 42 (1939) 61-93; L'enseignement au moyen âge. Techniques et méthodes en usage à la Faculté de Théologie de Paris au XIIIe siècle, AHDLMA 35 (1968) 65-186. A.Teetaert, «Ephemerides Theologicae Lovanienses» 14 (1937) 75-105. J.F. Wippel, The quodlibetal question…, AA. VV., Les genres littéraires dans les sources théologiques et philosophiques médiévales, Louvain-la-Neuve 1982, 67-84.

Quolibet II è stato disputato, come si afferma nell’explicit, «apud Perusium in curia», vale a dire nel convento domenicano di Perugia quando in quella città risiedeva la curia romana; cod. G4, f. 231ra rinvia a Quol. II,9 con l’espressione «Vide in quolibet perusino»; Quol. II,11, in rispota a un problema giuridico di competenza territoriale, fa il caso d’un minorenne, perugino di cittadinanza, che possegga proprietà in Assisi (e sappiamo come i proponenti delle questioni nelle dispute quodlibetali sollevassero casi reali e attinenti ai loro interessi). Il papa domenicano Benedetto XI aveva trasferito a Perugia la curia romana nel corso d’aprile 1304, e qui risiedette fino alla morte, 7.VII.1304. Ma fino all’elezione del nuovo papa francese Clemente V (5.VI.1305) e alla decisione di costui di restarsene in Francia, la curia romana rimaneva di diritto in Perugia. Nel 1306 gli Eremitani di Sant’Agostino ancora parlano del loro studio perugino come «studium generale curie», benché il papa risiedesse in Francia, in attesa - poi disillusa - che Clemente si trasferisse in suolo italiano. La presenza di Remigio a Perugia è positivamente attestata da aprile-maggio 1304 a fine 1305; ma se si tien conto che nel 1303 lettore a Firenze risulta fr. Giordano da Pisa, si può ragionevolmente supporre che Remigio avesse lasciato Firenze già prima d’aprile-maggio 1304. In maggio 1303 (non “1302” della stampa) partecipa al capitolo generale di Besançon, e non molto tempo prima della morte di Bonifacio VIII (11.X.1303) si reca a Roma per ricervervi il magistero promessogli dal papa; di fatto sarà il successore Benedetto XI a conferirgli il magistero tra gli estremi del breve pontificato 22.X.1303 - 7.VII.1304.

Ricerca condotta in Archivio Segreto Vaticano, specie fondo Introitus et Exitus (anni 1279 ss.), sulle tracce di notizie del magistero di Remigio, non ha dato alcun frutto. Mi son servito, quale guida archivistica, di L.E. Boyle, A survey of the Vatican Archives and of its medieval holdings, Toronto 1972.

Nel 1305 lettore a Firenze è ancora Giordano da Pisa, mentre il capitolo provinciale Rieti settembre 1305 testimonia la perplessità dei capitolari circa la permanenza della curia romana in Perugia; pur assegnando Remigio lettore ano studio fiorentino, si riserva d’impegnarlo nello studio della città dove - ancora in linea di diritto - risiede la curia romana. In Firenze Remigio lo si ritrova per la prima volta in luglio 1307.

Tenendo dunque conto: a) che la disputa quodlibetale esige il grado accademico di magistero; b) che il secondo quodlibeto è stato disputato in San Domenico di Perugia quando in questa città risiedeva la curia romana; c) che si continua a ritenere Perugia sede della curia romana anche dopo l’elezione di Clemente V (5.VI.1305): si deve concludere che Quolibet II è stato disputato in Perugia tra aprile 1304 (trasferimento della curia romana) e 1307 (presenza di Remigio in Firenze).

Tra 1304 e 1305 si suggerisce in GLORIEUX II, 26 e 253; poco perspicuo quanto scrive ID., art. Remigio de' Girolami, in «New Catholic Encyclopedia» 12 (1967) 340b. Si ricordi che nella letteratura remigiana, l'«apud Perusium in curia» è stato erroneamente inteso come «presso la curia romana» anziché «presso il convento della città in cui risiede la curia romana» (si noti, di fr. Nicola da Perugia, «lector... romanus apud Sanctam Sabinam tempore quo papa erat in Urbe»: sotto nota 80); cosicché non si dispone di dati che permettano di restringere con certezza a quegli anni gli estremi di Quolibet II. Per quanto poi si dice a proposito dell'episodio d'Uberto di Guido da Nipozzano in GLORIEUX II, 24, 27, si tenga presente quanto suggerito in Studio 230-31 e qui sopra nota 44. Rari esempi di quodlibeti disputati in studi di ordini religiosi da lettori senza il grado magistrale sono quelli di Pietro di Giovanni Olivi († 1298) e probabilmente anche di Guglielmo d'Ockham († 1349/50): cf. GUILLELMI DE OCKHAM, Opera theologica IX, New York 1980, p. 32*.

Quolibet I è anteriore a Quolibet II. Lo si ricava per critica interna. Ambedue i quodlibeti affrontano nel primo articolo la medesima questione: Utrum Deus possit facere quod materia existat actu sine forma. Il testo delle prime tre  obiezioni (le uniche in Quol. I,1 contro le otto di Quol. II,1) è identico in ambedue i quodlibeti; e identica è l’argomentazione del «sed contra», sebbene la formulazione redazionale in Quol. II,1 miri a maggiore perspicuità espressiva. Quol. II,1 non ha né il corpo della questione né la risposta alle prime tre obiezioni. Si dice semplicemente: «Responsio. Dicendum ad questionem et ad tria argumenta sicut in precedenti quolibet dictum est» (Quol. II,1,60-61); e si passa direttamente a rispondere alle altre cinque obiezioni. In due dispute quodlibetali (nel quodlibeto non è il maestro ma l’assemblea a porre il soggetto di discussione) Remigio è stato interpellato sulla medesima questione. Nel redigere per iscritto il secondo quodlibeto si dispensa dal ripetere quanto già scritto precedentemente (corpo dell’articolo e risposta alle prime tre obiezioni): rinvia semplicemente al materiale del primo quodlibeto («in precedenti quolibet») e passa ad affrontare il nuovo materiale delle obiezioni 4-8 del secondo quodlibeto. L’interpretazione più economica e più soddisfacente che è Quolibet I sia stato disputato anteriormente a Quolibet II.

Dove e quando esattamente? Abbiamo visto che Quolibet II, secondo l’esplicita attestazione dell’explicit, è stato disputato in San Domenico di Perugia e che il sermonario di cod. G4 vi rimanda come a quodlibeto «perugino». Bisogna pensare che l’attributo «perugino» riferito solo al secondo quodlibeto implichi esclusione per il primo. Se così è, dobbiamo concludere che Remigio, ottenuto il magistero da Benedetto XI dopo l’elezione di costui (22.X.303), disputasse a Roma il primo quodlibeto, anteriormente al trasferimento della curia papale da Roma a Perugia (con breve sosta a Viterbo) in aprile 1304; dunque tra ottobre 1303 e aprile 1304. Niente si oppone positivamente a tale conclusione, tanto più che - come ricordato - Remigio era andato a Roma per ricevere il «repromissum magisterium», secondo la testimonianza del ritmo Ad Urbem vocat, non molto prima della morte di papa Bonifacio VIII (11.X.1303) seguìta all’affronto di Anagni. Se poi non si volesse vedere esclusione dell’attributo «perugino» dal primo quodlibeto, resterebbe che Quolibet I, disputato in Roma o Perugia, cade tra gli estremi massimi del conseguimento del magistero e Quolibet II.

Sul periodo perugino di Remigio abbiamo informazioni dai sermoni d’occasione (la praedicatio - ricordiamolo - oltre alla lectio e alla disputatio fa parte integrante degli obblighi del dottore in teologia, e più che mai del lettore domenicano).  Tra aprile e maggio 1304 Remigio predica in ricevimento di papa Benedetto XI; e in tale occasione, dando autorevole appoggio al priore di San Domenico fr. Nicola di Brunaccio da Perugia, sollecita dal papa la donazione della cappella di Santo Stefano in Castellare per superare le ristrettezze dei locali della comunità domenicana perugina: «arti degimus ut quasi in captivitate et carcere quodam simus, bivi in uno lecto iacendo... » (Studio 220). Nel corso del mese di maggio la donazione è effettuata.

■ Dato l'intrecciarsi della biografia di fr. Nicola di Brunaccio da Perugia († 25.XII.1322) con quella di Remigio, trascrivo integralmente la notizia che gli dedica la Cronica di San Domenico di Perugia (parzialmente edita da I. TAURISANO, Discepoli e biografi di S. Tommaso, Roma 1924, p. 62); cronaca redatta da anonimo frate nel corso degli anni 1327-31:

«Frater Nicolaus Brunatii sacerdos et predicator graciosus, fuit lector castellanus, arectinus, perusinus, urbevetanus et romanus apud Sanctam Sabinam tempore quo papa erat in Urbe, viterbiensis et florentinus in studio generali legens ibidem annis tribus. Qui propter eminentem scientiam qua florebat legit in katedra [katreda cod.] ut doctor eximius sacram theologiam annis xxii. Cuius meritis exigentibus meruit commendari a doctore egregio quondam magistro et domino fratre Alberto de Alamania, cuius studens fuerat longo tempore, scribens |38r| capitolo provinciali literam continentem inter cetera ad eius laudem et preconium hec verba: "Remicto vobis fratrem Nicolaum Perusinum, alterum fratrem Thomam de Aquino, ipsum scientes esse in divina pagina plenissime doctum". Et idcirco merito commendandus; nam secundum nomen suum ita et laus sua, quia Nicolaus "bona laus" interpretatur vel "victoria populi" idest mundi, ad ordinem veniens ubi viget paupertas, obedientia et castitas, contraria mondo, ita quod et vere laudabilis, qui a tanto doctore meruit laudari. Fuit nichilominus prior pistoriensis, perusinus, urbevetanus et florentinus. Deinde electus est unanimiter et pacifice in priorem provincialem Regni Sicilia, quam provintiam rexit aliquibus annis in unitate dilectionis et pacis; necnon vicarius generalis provincialis in nostra Romana provintia. Qui et elector fuit magistri ordinis, et in pluribus capitulis generalibus et provincialibus extitit diffinitor. Cuius sollecita procuratione conventus perusinus meruit habere gratiam a sommo pontifice papa Benedetto XI ecclesiam scilicet et parrochiam Sancti Stephani tempore quo ipse prior actu in Perusio erat. Notandum quod hic frater Nicolaus studens etiam fuit sancte memorie fratris Thome de Aquino, et eius sotius in itinere de provintia Romana |38v| usque Parisius. Fuit etiam homo boni sensus et capitis, mangni consilii ac sancte vite. Qui cum senio confectus esset, non valens de lecto sorgere omni die, preter officium cotidianum dicebat defunctorum officium et unum psalterium. De displicentiis autem et ingnuris [sic] sebi illatis nullam petens ulcionem sed omnibus indulxit, nolens alicui malum pro malo re<d>dere et habens gratiam super hac materia a vicariis summe pontificis visitantibus actu perusinum conventum, ut ex precepto facto per eos, non teneretur ipse aliquem acusare de offendentibus eum. Qui et sollemnitatem sancte Angnetis devocione precipua venerabatur, et fratres ad eius laudem ipso die abundanter in reffectorio procurabat. Vixit autem in ordine LXVII annis. Postmodum requievit a laboribus suis et in ecclesia nova sepultus iusta [=iuxta] hostium sacristie cum maxima difficultate propter pressuram gentium, quia omnia turba querebat eum tangere ex devocione, dicentes plures ex illis quia virtus ex eo exibat ad sanandum infirmos, sicut et testimonio plurium repertum est, sub MCCCXXII in die videlicet Natalis Domini ad laborem, sebi vero ad requiem» (Perugia, Bibl. Comun. ms. 1141, ff. 37v-38v). Cf. J. KIRSHNER art. Brunacci Nicola in «Diz. Biogr. degli Ital.» 14 (1972) 523-24, dove però si trasforma in cognome il genitivo patronimico «Brunatii» (= figlio di Brunaccio) della Cronica. Vedi anche sotto nota 85.

■ Si noti il ricorso di arctus nella lettera di donazione che risponde al medesimo aggettivo usato nel sermone di Remigio: «Cum itaque, sicut ex parte vestra fuit expositum coram nobis, locus vester adeo arctus existat quod ibi edificare ecclesiam congruam ac domum et officinas alias, vestris opportunas usibus, non potestis, nos, super hoc vobis providere volentes, capellam S. Stephani de Castellare [...] apostolica auctoritate concedimus et pia liberalitate donamus» (Benedetto XI, Perugia 31.V.1304: Bullarium Ordinis Fratrum Praedicatorum II, Roma 1730, p. 101; Le Registre de Benoît XI, ed. Ch. Grandjean, Paris 1905, n. 1018). Nel corso del rescritto si fa esplicita menzione del priore fr. Nicola da Perugia, per il quale testimonia a proposito il testo della Cronica trascritto sopra.

 Non molto dopo il 20 giugno del medesimo anno 1304, Remigio tiene il sermone in morte di Benedetto d'Aquino notaio del papa (Studio 220-21, dove correggi Ingredere benedictionem in Ingredere benedicte, p. 220). In occasione della morte di Benedetto XI (7.VII.1304), sepolto nella chiesa dei domenicani, scrive il ritmo Hic Benedictus. L'8.VIII.1304 predica in morte di fr. Domenico da Oporto (non "Saragozza") O.P. il quale — c'informa il sermone — aveva svolto l'ufficio di penitenziere papale per più di sedici anni; Domenico era stato nominato il 10.I.1304 vescovo di Siracusa, quando Benedetto XI intese provvedere alle sedi vescovili di Sicilia a lungo vacanti a causa della guerra del Vespro; di fatto il neovescovo, prevenuto dalla morte, mai raggiunse la sede di Siracusa. L'elezione di papa Clemente V (5.VI.1305), dopo il lungo e tormentato conclave perugino, dà a Remigio l'occasione del sermone celebrativo in cui fa cenno alle discordie dei cardinali elettori. Benedetto XI , che non aveva potuto contare né su un forte consenso cardinalizio né su consorterie di potenti famiglie, reclutò fiduciarie collaboratori tra i frati Predicatori. Dopo aver nominato cardinali i domenicani Niccolò da Prato e Guglielmo da Macclesfield (18.XII.1303), ne nominò un terzo, Gualtieri da Winterbourne (19.II.1304). Costui raggiunse Perugia dopo la morte di papa Benedetto per prender parte al conclave. Un sermone di Remigio del 19.VI.1305 testimonia della visita del cardinal Gualtieri al convento di San Domenico di Perugia. Un altro sermone commemora l'anniversario (7.VII.1305) della morte di papa Benedetto; un altro ancora commemora la morte del potente cardinale Matteo Rosso degli Orsini (4.IX.1305). E sul finire del 1305, prima comunque che il monastero benedettino di San Pietro di Perugia passasse al cardinale Giacomo Colonna, Remigio commemora la morte di Alessandro, abate del medesimo monastero a partire dal 5.III.1303; di lui dice che riscuote redditi due volte maggiori a quelli del vescovo di Perugia (Studio 223).

■ La Cronica (XIV s.) del convento domenicano di Perugia documenta un altro contatto coi benedettini di San Pietro in Perugia: fr. Bindo da Preggio «dum esset egrotus, venerabilis parer dominus Hugolinus abbas Sancti Petri et perusinus electus ipsum personaliter visitavit. Qui obdormivit in Domino hora mattutina, et de mane, presente reverendo patre et domino prefato, traditus est sepolture in die sancti Valentini martiris sub annis Domini MCCCXXXI» (Perugia, Bibl. Comun. ms. 1141, f. 48v). Ugolino Guelfoni o «Vibi» († 7.X.1337) fu abate di San Pietro dal 1310 al 1331, vescovo di Perugia dall'11.I.1331: cf. T. LECCISOTTI - C. TABARELLI, Le carte dell'archivio di S. Pietro di Perugia II, Milano 1956, p. 179; C. TABARELLI, Liber contractuum (1331-32) dell'Abbazia Benedettina di San Pietro in Perugia, Perugia 1967, pp. 11 n. 2 e ad indicem; C. EUBEL, Hierarchia Catbolica Media Aevi I, Monasterii 1913, p. 396.

Non ho rintracciato (ott. 1982) nessun documento o notizia sul periodo perugino di Remigio nell’Archivio di Stato di Perugia, fondo Corporazioni religiose soppresse, S. Domenico, Pergamene (20 pergamene del XIII e 99 del XIV secolo), Miscellanee (nn. 99, 140, 141) e fondo Diplomatico comunale (consultato nel regesto manoscritto di G. Belforti presso il medesimo archivio); mentre i protocolli notarili conservati iniziano dal 1361.

Su fra Nicola di Brunaccio da Perugia aggiungo a quanto già noto ai suoi biografi (vedi sopra nota 80) Perugia, Bibl. Comun. ms. 1141, Cronica di S. Domenico di Perugia, f. 29r-v: «Frater Iacobus Brunatii sacerdos et predicator bonus, fuit dulcissime conversationis et sancte vite; quo mortuo visibiliter apparuit fratri Nicolao germano suo novicio, eo existente in oratione, et ait alli alacri vultu ut perseveraret in ordine, et ipsum quam plurimum exortatus est ad observantias regulares. Qui quidem eodem modo matri sue apparuit ipsam confortando eo quod tristis esset et desolata de obitu eius, dando ei spem de beata gloria eterne vite propter laudabilem vitam quam ducebat. Et quia verus frater fuit et sue religionis amator, ad ordinem traxit suum germanum fratrem Nicolaum». Nel febbraio 1296 (diversamente da quanto afferma I. TAURISANO, Discepoli... art, cit. p. 23 n. 1) fra Nicola è priore di S. Domenico di Perugia (Arch. di Stato di Perugia, Corporaz. Rel. Soppr., S. Domenico, pergamena n. 18: 1296, febbr. [ ... ] e 15).

Della serie di testimonianze orali sollecitate dal priore fra Nicola da Perugia nel 1310 sulla presunta indulgenza concessa da Benedetto XI († Perugia, 7.VII.1304: correggi il "1307" di ed. stampa!) alla chiesa domenicana perugina nella ricorrenza della festa di santo Stefano protomartire (3 agosto), trascrivo l'interessante deposizione dello stesso fra Nicola (la pergamena è lacera in più punti): «Ego frater Nicolaus, prior perusinus indignus, dico et assero, et pro veritate paratus essem iurare, quod ego cum essem prior in conventu perusino tempore mortis felicis recordationis pape, eodem mense iulii quo mortuus est, sive - quod verius credo - seguenti mense augusti, in vigilia festivitatis inventionis corporis beati Stephani prothomartiris, in primis vesperis dicti festi vocatus fui in ecclesia beati Dominaci ordinis Predicatorum de Perusio a domino Altegrado, Dei gratia episcopo vicentino, qui fuerat dicti domini pape referendarius et curie romane notarius. Ad quem cum venissem, inveni dictum dominum stare propre altare beati Petri Martiris in prefata ecclesia, et cum starem reverenter coram paternitate dixit michi cum auctoritate et pondere infrascripta verba: Prior, noli deridere istam indulgentiam que hic esse dicitur quia pro certo habeas quod hic est in tali die maxima  .  .  . <et> maxima indulgentia per dominum nostrum papam posita. Item(?) cum ego essem Padue in capitulo generali rogavi fratrem Iohannem de Ultrarno, priorem nunc fratrum Predicatorum de Florentia qui tunc erat sotius diffinitoris capituli generalis, quod ipse cum iturus esset Vicentiam  .  .  .  dignaretur domino episcopo vicentino et amore mei ex parte mea rogaret dictum dominum Altogradum de indulgentia perugina, que dicitur esse in loco fratrum Predicatorum, manifestare dignaretur; et gratia mei dictus dominus per predictum fratrem Iohannem, sicut ab ore eius audivi, in hec verba: Dicas fratri Nicolao <quantum?> novi ex parte mea quod indulgentia posita Perusii per dominum Benedictum in loco Predicatorum est maxima; sed de ordine verborum domini pape non plene recordor, sed volo conferre cum domino episcopo ferrariensi et domino mantuano qui mecum fuerunt presentes» (Arch. di Stato di Perugia, Corporaz. Relig. Soppr., S. Domenico, pergamena n. 25: 1310, ag. 1). Altogrado Cattaneo vescovo di Vicenza, 1303-1314 (EUBEL, Hierarchia... I, 526). Capitolo generale di Padova 1308 (MOPH IV, 32-37; XX, 168). Fra Giovanni di Falco d'Oltrarno, priore di Firenze 1304-05, † 23.VIII.1322 (S. ORLANDI, Necrologio... I, pp. 38, 319-23). Guido Vicentino O.P., vescovo di Ferrara 1304-1332 (EUBEL I, 248). Iacopo Benfatti O.P. vescovo di Mantova 1304-1332 (EUBEL I, 325).

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