Restauri 2000

▲ Restauri 2000

Nota sintetica della direzione lavori

Con il restauro appena concluso sono stati realizzati i più importanti interventi che la chiesa e la sagrestia attendevano da anni. Il lavoro verrà tuttavia completato solo quando tutte le altre cappelle del transetto saranno restaurate, così come già è avvenuto per la cappella Strozzi, e la Trinità sarà restituita alla fruizione del pubblico.
L'interno della basilica, a partire dal restauro ottocentesco in chiave gotica, fino ai più recenti interventi effettuati nelle navate negli anni sessanta , era stato oggetto di interventi manutentivi che in momenti diversi e per necessità contingenti avevano introdotto sensibili variazioni cromatiche e materiche delle superfici . 
Sui capitelli dei pilastri polistili, sugli altari e sui monumenti addossati alle pareti, i consistenti depositi superficiali, costituiti da spessi strati di polvere e nerofumo, avevano alterato tutti gli equilibri nella percezione dello spazio architettonico e nella lettura dei materiali. 
La finalità perseguita nella conduzione del restauro è stata quella di ricostituire l'equilibrio nei rapporti cromatici tra gli elementi architettonici , le superfici intonacate e le decorazioni delle volte ritrovate negli anni sessanta, poiché l'architettura consiste non esclusivamente nella risoluzione di problemi di carattere strutturale o tecnologico, ma anche nell'apparire alla nostra percezione con tutte le sue valenze decorative ed estetiche. 
Il trattamento degli strati di finitura ha costituito l'ultimo stadio dell'attenta e articolata sequenza di operazioni precedute, in via preliminare, da saggi e prelievi diffusamente eseguiti in ogni zona d'intervento, guidati da una approfondita valutazione delle fonti documentarie. 
Oltre alla pulitura, per affrontare i problemi di degradazione della materia, sono stati eseguiti, con estrema cura e precisione da parte delle maestranze, puntuali interventi di consolidamento dei materiali in fase di distacco, la sigillatura dei cretti e delle lesioni opportunamente calibrati e differenziati nelle varie componenti del restauro: intonaci, decorazioni, monumenti funebri e materiali lapidei. 
La ricchezza dell'apparato decorativo originario della chiesa, come si è potuto verificare durante l'esecuzione delle saggi, è stata purtroppo cancellata lungo il percorso temporale di vita del monumento e i rari frammenti, giunti fino a noi, trasmettono ancora la vibrante vitalità dei luoghi e delle idee al momento della loro realizzazione. 
La presenza di residui di dorature rinvenute sulle figure antropomorfe e zoomorfe dell'arcata della cappella centrale e il ritrovamento di un antico affresco tardo duecentesco, sul portale che immette dal braccio destro del transetto nella cappella della Pura, aprono inedite interessanti questioni per la futura elaborazione delle informazioni che si sono potute raccogliere in occasione di questi lavori. 

Comune di Firenze - Direzione Cultura - Servizio Fabbrica Palazzo Vecchio e Chiese 
Responsabile del procedimento- Arch. Ugo Muccini 
Progetto e D.L - Arch. Maria Bonelli - Arch. Ugo Muccini 
Assistente Geom. Renato Daddi 
Coordinatore per la Sicurezza - Arch. Michele Capasso 
Consulenza storico artistica - Roberto Lunardi 
In collaborazione con la Soprintendenza BB.A di Firenze, Pistoia e Prato 
Arch. Alessandra Marino - Dott.ssa Litta Medri 
Esecuzione 
Associazione temporanea di Imprese - Cellini srl - Decoart srl- P.T. Color - 
- Restauri Artistici e Monumentali snc -
 

RESTAURO DELLA CAPPELLA STROZZI 

▲ Restauri 2000

L'intervento di restauro della Cappella di Filippo Strozzi, e quindi del ciclo pittorico di Filippino Lippi e del monumento funebre opera di Benedetto da Maiano, è stato interamente finanziato dall'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che ha inoltre reso possibile l'informatizzazione della documentazione storica, scientifica, grafica e fotografica dei lavori, che costituisce una mappatura puntuale sia del ciclo pittorico di Filippino Lippi che del monumento funebre opera di Benedetto da Maiano, e nella quale sono documentati e localizzati i dati relativi all'esecuzione delle opere, i fenomeni di degrado che le interessavano e le metodologie impiegate per il restauro, durante le varie fasi applicative.
Il cantiere, aperto al pubblico tramite visite guidate settimanali organizzate dall'Ufficio Promozione della Direzione Cultura del Comune di Firenze, è stato visitato da studiosi e da un più vasto pubblico, ed ha in tal modo offerto un'occasione concreta di contatto con le opere in corso di restauro e con le metodologie impiegate per la loro conservazione.

I lavori di restauro della Cappella Strozzi, sono stati progettati e diretti dall'Arch. Ugo Muccini, dirigente del Servizio Fabbrica Palazzo Vecchio e Chiese, della Direzione Cultura del Comune di Firenze, con la collaborazione di Laura Corti. 
Ispettore storico dell'arte per la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali delle
provincie di Firenze Pistoia e Prato: Dott.ssa Litta Medri.

 

Il restauro del ciclo pittorico di Filippino Lippi

▲ Restauri 2000

Il ciclo di affreschi che raffigura storie di San Filippo e di San Giovanni, fu dipinto nella Cappella di Filippo Strozzi, in Santa Maria Novella fra l'ultimo decennio del 1400 e la prima metà del primo decennio del 1500. 
L'opera, che segna il culmine della maturità artistica di Filippino, si discosta sia dalla sua produzione giovanile, influenzata dall'espressività del Botticelli, che da quella del periodo dell'influenza fiamminga. 
Negli affreschi fiorentini di Santa Maria Novella, la critica contemporanea ha unanimemente riconosciuto la manifestazione di un gusto scenografico dell'artista, che conclude l'evoluzione della pittura fiorentina del Quattrocento e in cui già si mostrano gli elementi stilistici che caratterizzeranno il manierismo. 
L'artista dipinse la volta della Cappella Strozzi, con le figure di Giacobbe, Adamo, Abramo e Noè in una prima campagna di affreschi, datata nel 1489, dopo il primo soggiorno romano durante il quale, chiamato dal cardinale Carafa, aveva già eseguito parte degli affreschi nella Cappella dei Carafa, in Santa Maria sopra Minerva. La Cappellina mortuaria del cardinale risulterebbe essere stata affrescata dopo l'esecuzione degli affreschi nella volta della Cappella di Filippo Strozzi. 
Il ciclo fiorentino fu poi concluso fra il 1494 e il 1502, data che compare nella storia di San Giovanni che resuscita Drusiana, raffigurata nella parete sinistra, sotto la lunetta che rappresenta Il supplizio di San Giovanni.
Nella parete destra è invece raffigurata la storia di San Filippo che scaccia il demonio. La lunetta superiore raffigura La crocifissione di San Filippo. 
Nella parete di fondo l'artista scelse di inquadrare la grande vetrata, eseguita su un suo disegno, con un'architettura trompe l'oeil di grande effetto, dipinta in dicromia, nei cui fondi sono inserite poche figure policrome di contorno.Nel corso dei secoli si sono succeduti numerosi interventi di restauro di cui si hanno notizie certe di quelli eseguiti nel 1753 , nel 1859 e, più recentemente, nel 1969 e nel 1985. 
Il processo di degrado del ciclo di affreschi di Filippino è stato principalmente favorito da recenti infiltrazioni d'acqua dal tetto, che hanno arrecato gravi danni alla pellicola pittorica e alla coesione dell'intonaco.
Le opere di restauro appena concluse sono conseguenti all'intervento di somma urgenza finanziato dal Comune di Firenze ed eseguito nel 1997, finalizzato a bloccare il progressivo degrado delle porzioni dei dipinti più direttamente e gravemente aggredite dagli effetti devastanti delle infiltrazioni umide. 
In tale occasione fu verificato con precisione lo stato generale di conservazione dell'intero ciclo pittorico, ed fu quindi approntato il progetto dell'intervento conservativo complessivo, redatto dal Servizio Fabbrica Palazzo Vecchio della Direzione Cultura del Comune di Firenze ed eseguito dalla Ditta S.A.R. s.n.c., grazie al finanziamento dall'Ente Cassa di Risparmio, che ne ha in tal modo permesso l'esecuzione in occasione del Giubileo. 
L'intervento appena conclusosi è consistito soprattutto nella fermatura del colore indebolito, nella rimozione dei vecchi fissativi, e nel consolidamento finale della pellicola pittorica, realizzato con impacchi di bario. Tali operazioni sono state rese particolarmente difficoltose dalla tecnica esecutiva adottata dall'artista. Infatti, per ottenere gli effetti pittorici voluti, Filippino Lippi si è servito di procedure più simili a quelle della pittura su tavola che a quelle tipiche della pittura a fresco e tale scelta ha reso questi dipinti particolarmente delicati.
Per ridurre il disturbo creato dalle lacune e dalle abrasioni alla corretta percezione visiva delle superfici dipinte è stato infine eseguito il ritocco pittorico, con modalità differenziate secondo le problematiche da trattare.
L'intervento conservativo è stato eseguito col supporto di specifiche indagini scientifiche, indispensabili per la determinazione della tecnica e della materia pittorica e dei processi alterativi in atto.

Il restauro del ciclo pittorico è stato eseguito dai restauratori della ditta S.A.R. snc,
direttori tecnici di cantiere Cristiana Conti, Alberto Felici, Alessandra Popple,
restauratori Chiara Picuti, Isabella Gubbini, Marco Bartolozzi, Letizia Lotti, Stefania Franceschini, Daniela Murphy, Jordi Martinez, con la collaborazione di Gioia Germani.
Il restauro degli arredi lignei è stato realizzato da Valdemaro Pestelli.
Il restauro della vetrata è opera della Ditta Polloni di Firenze.
Le analisi chimiche sono state eseguite dal Consorzio Interuniversitario per lo sviluppo dei Sistemi a Grande Interfase C.G.S.I., le indagini diagnostiche sono state effettuate dalla Panart di Firenze. 
Le fotografie sono state eseguite da Alberto Conti, 
Informatizzazione della documentazione a cura di Iain Antony Macleod. 
La Ditta Eredi di Dante Sabini sas ha realizzato i ponteggi di servizio. 
Consulenza storica di Roberto Lunardi. 

 

Restauro della tomba di Filippo Strozzi,
opera di Benedetto da Maiano

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Il monumento funebre ad arcosolio, commissionato da Filippo Strozzi a Benedetto da Maiano fra il 1491 e il 1495, è collocato in una nicchia della parete settentrionale della Cappella, sotto la vetrata dipinta da Filippino Lippi. 
Un arco a tutto sesto in marmo bianco, finemente decorato a bassorilievo con mascheroni, motivi floreali e stemmi degli Strozzi, incornicia la scena interna in cui è raffigurata la Madonna col Bambino racchiusi in un tondo, circondati da quattro angeli simmetricamente disposti ai lati, figure tutte scolpite in marmo bianco, che si stagliano nette sulla superficie piatta dello sfondo, realizzato nel caldo colore rosso del mischio di Cintoia.
Alla base è posto il sarcofago, in calcare nero con venature bianche. L'accostamento di lapidei di cromie tanto diverse e contrastanti crea, all'interno della nicchia, uno spazio aereo in cui le figure modellate appaiono sospese e sottolinea la pesante presenza del sarcofago. 
Della tomba faceva parte il busto di Filippo Strozzi, eseguito dall'artista con grande attenzione per lo studio fisionomico del soggetto. Dal 1879 l'opera si trova al Louvre, cui fu venduta dalla stessa famiglia Strozzi, che la conservava in Palazzo Strozzi.

Secondo la critica contemporanea, l'opera, pur discostandosi dal puro linearismo della scultura quattrocentesca, rimane comunque pienamente inquadrata in questo periodo storico. 
Questa appartenenza è accentuata dal confronto inevitabile con il ciclo pittorico di Filippino Lippi che circonda il monumento funebre, con le sue figurazioni che già preludono il cambiamento che si compirà nelle arti figurative nel corso del Cinquecento.

La lettura globale dell'opera risultava assai difficoltosa, a causa di un disomogeneo strato di depositi di varia natura che ricopriva interamente le superfici lapidee. 
Prima di dare inizio al restauro sono state eseguite indagini diagnostiche, allo scopo di comprendere e approfondire alcune particolari caratteristiche delle superfici lapidee. In tal modo è stato possibile acquisire conoscenza delle metodologie di esecuzione dell'opera e della composizione dei trattamenti superficiali di lucidatura eseguiti su di essa nel corso del tempo.
Le metodiche di intervento sono state definite sulla base delle analisi di laboratorio e dei successivi saggi preliminari. Le pulitura del monumento è stata quindi eseguita con modalità differenziate in funzione dello stato di conservazione delle superfici, della loro tipologia lapidea e della natura dei depositi da rimuovere, perlopiù costituiti da pulviscolo atmosferico, sostante cerose alterate e nero fumo prodotto dalla combustione di candele.

Il restauro della Tomba di Filippo Strozzi e stato eseguito dalla Ditta Cellini srl di Firenze,
direttore tecnico di cantiere, Ilaria Cellini,
restauratrice Francesca Falchini. 
Le indagini diagnostiche sono state effettuate dal Dott. Marcello Spampinato. 
Foto: Leonardo Gamannossi. 
Informatizzazione della documentazione a cura di Iain Antony Macleod.

 

IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE DELLA CHIESA
SCHEDA LAVORI

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L'intervento illuminotecnico realizzato utilizza la luce come supporto funzionale alla preghiera, e come elemento per valorizzare gli aspetti architettonici ed artistici della chiesa. Allo stesso tempo esso tende a conservare il rapporto equilibrato di chiaro-scuro che si ha di giorno con la luce naturale. 
Il progetto tiene conto delle disposizioni emanate nel 1993 dalla Commissione Episcopale per la Liturgia della Conferenza Episcopale Italiana, distinguendo nelle diverse zone della chiesa, quali la navata centrale, il transetto e presbiterio, i diversi aspetti che l'edificio richiama: simbolici, liturgici ed architettonici. 
Nel rispetto della sacralità dei luoghi la luce artificiale esalta gli elementi simbolici della liturgia, le tavole degli altari, i monumenti marmorei e le decorazioni. 
I corpi illuminanti a sospensione nella zona del transetto e delle navate laterali, realizzati su specifico progetto, sono corredati di lampade a ioduri metallici per l'illuminazione delle volte e del piano di calpestio, ed alogene a bassa tensione per l'illuminazione degli altari laterali e delle opere pittoriche e decorative. Le cappelle sono invece illuminate con piantane corredate dallo stesso tipo di lampade utilizzate per quelli a sospensione. Nella scelta delle apparecchiature si è tenuto conto sia del contenimento dei consumi energetici che della tutela delle opere deteriorabili da radiazioni nocive. I corpi illuminanti a sospensione sono movimentabili tramite motore ad argano, che consente l'abbassamento degli stessi e conseguente agevole manutenzione nella massima sicurezza per gli addetti. 
Particolare cura è stata rivolta allo studio illuminotecnico del ciclo di affreschi del Ghirlandaio, nella Cappella Maggiore, utilizzando corpi illuminanti dotati di lampade a vapore di sodio ad alta pressione a luce bianca che valorizzano le tonalità calde (i rossi, gli ori, gli arancioni). 
L' utilizzo della tecnologia BUS per l'alimentazione dei lampadari e dei relativi motori, ha permesso una consistente riduzione della quantità di cavi necessari e la possibilità di gestire tramite software le accensioni dei corpi illuminanti. La gestione computerizzata del sistema offre la possibilità di scelta fra scenari illuminotecnici predeterminati e scenari personalizzabili in tempo reale, consentendo inoltre la movimentazione dei lampadari e la completa diagnostica dell' impianto. 
L' intervento inoltre ha previsto il restauro di alcuni antichi lampadari ritrovati nella chiesa
mediante la revisione e messa a norma dei corpi illuminanti.
Con il finanziamento giubilare inoltre è stato possibile realizzare il nuovo impianto elettrico e corredare l'importante edificio storico di impianti per la salvaguardia dell'immobile, quali l'impianto di protezione dalle scariche atmosferiche, rivelazione incendio e sulla facciata quello di allontanamento dei volatili, nonché realizzare all'interno una adeguata tutela delle opere d'arte, mediante impianti di antintrusione e telecamere a circuito chiuso ed infine il nuovo impianto di amplificazione per le officiature liturgiche

 

INTERVENTO DEL PRIORE DI SMN

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Durante i lavori di restauro della Chiesa di S.Maria Novella è tornato evidente un particolare, riprodotto nel dépliant di presentazione del restauro, che potrebbe apparire insignificante o sfuggire all'attenzione: si tratta della pezza di stoffa marmorea posta, all'ingresso della Cappella Rucellai, sotto il sarcofago di Paolo, uno dei rappresentanti della famiglia Rucellai, che costituì proprio attraverso il commercio e la tintura delle stoffe la ricchezza della grande famiglia fiorentina. Questa stoffa 'marmorea', ad una prima lettura, sembra non voler suggerire altro che un'allusione all'attività lavorativa svolta in vita dal defunto, commerciante di stoffe. Ma si può leggere in questo segno qualcosa di più: esso sta ad indicare infatti che l'attività che aveva costituito in vita il maggiore impegno di tempo ed energie, il luogo dei progetti e delle speranze del grande mercante Paolo, non fu
concepita in contrasto o a margine della sua fede religiosa: anzi la stessa memoria di lui nella morte da parte dei suoi discendenti non poté fare a meno di questa allusione alla sua vita. L'impegno professionale, laico, civile nella storia non fu motivo di distanza dal riferimento religioso, dall'apertura al trascendente, dalla fede cristiana. Non al di fuori ma proprio al di dentro della sua attività e del suo impegno storico fu percepito il luogo di quella risposta quotidiana alla volontà di Dio e di partecipazione ad una comunità di vita e di fede che aveva contraddistinto il cammino terreno di Paolo. 
Questa immagine racchiude come in sintesi una dimensione fondamentale sin dalle origini di questo complesso conventuale e di questa chiesa, caratteristica per cui S.Maria Novella e la comunità che nei secoli qui ha avuto sede non è pensabile in un'ottica che la separi dal rapporto con la città di Firenze, con la sua storia e con la sua vicenda umana. 
I domenicani, giunti a Firenze nel 1219, sin dagli inizi espressero con la loro testimonianza e la loro predicazione un profondo ottimismo a riguardo della creazione, della storia, delle attività umane, certamente ferite e segnate dal peccato, ma non certamente luoghi da cui fuggire o estraniarsi. La loro predicazione nasceva da un profondo radicamento nella fede nell'incarnazione. Il volto di Dio annunciato e rivelato da Gesù è il Dio creatore di ogni cosa che ha un disegno di salvezza per le donne e gli uomini situati nel tempo e nella storia.
La Madonna in trono, dipinta da Duccio proprio per la Chiesa di S.Maria Novella, raffigurante il bambino Gesù, nella sua piena umanità, in braccio alla Vergine, donna e madre, come anche i crocifissi, di Giotto, di Brunelleschi e la Trinità di Masaccio, sono indicativi di questa spiritualità. 
Anche l'attività delle categorie imprenditoriali, mercantili della vivace società cittadina duecentesca che si trovava a superare gli ormai angusti limiti delle strutture feudali e rurali si trovò allora ad essere non disprezzata o esclusa da una prospettiva di fede, ma considerata come un valore. E nel contempo proprio tali categorie si sentirono interpellate a considerare che le loro attività nel mondo, il mercato stesso di cui erano protagonisti, non costituivano riferimenti ultimi ma si aprivano ad essere orientati da criteri ulteriori. 
Non separazione e neppure confusione dei piani, ma possibilità di scoprire che si può essere veramente laici e veramente credenti, veramente operosi nella condizione storica e nel contempo aperti alla dimensione ultima e trascendente della storia stessa. Questo mi sembra sia il messaggio di fondo che comunica la basilica di S.Maria Novella, luogo della fede, dell'incontro con Dio, di vita ecclesiale e nel contempo scrigno delle più alte
realizzazioni dell'umanesimo fiorentino, luogo di manifestazione della creatività e dell'ingegno umano. I restauri appena terminati ripropongono questo messaggio di un umanesimo aperto alla trascendenza e di una presenza di Dio che si fa compagnia nella storia umana. Essi ripropongono una memoria da custodire e aprono una sfida di responsabilità per il futuro in un rinnovato rapporto tra chiesa e città, tra questa comunità e chi fa parte - come residente, come turista o come straniero in cerca di accoglienza - di questa città aperta sul mondo.

Alessandro Cortesi o.p. - priore