Nota sintetica della direzione lavori |
Con il restauro appena concluso sono stati realizzati i più importanti interventi che la chiesa e la sagrestia attendevano da anni. Il lavoro verrà tuttavia completato solo quando tutte le
altre cappelle del transetto saranno restaurate, così come già è avvenuto per la cappella
Strozzi, e la Trinità sarà restituita alla fruizione del pubblico.
L'interno della basilica, a partire dal restauro ottocentesco in chiave gotica, fino ai più
recenti interventi effettuati nelle navate negli anni sessanta , era stato oggetto di interventi
manutentivi che in momenti diversi e per necessità contingenti avevano introdotto sensibili
variazioni cromatiche e materiche delle superfici .
Sui capitelli dei pilastri polistili, sugli altari e sui monumenti addossati alle pareti, i
consistenti depositi superficiali, costituiti da spessi strati di polvere e nerofumo, avevano
alterato tutti gli equilibri nella percezione dello spazio architettonico e nella lettura dei
materiali.
La finalità perseguita nella conduzione del restauro è stata quella di ricostituire l'equilibrio
nei rapporti cromatici tra gli elementi architettonici , le superfici intonacate e le decorazioni
delle volte ritrovate negli anni sessanta, poiché l'architettura consiste non esclusivamente
nella risoluzione di problemi di carattere strutturale o tecnologico, ma anche nell'apparire
alla nostra percezione con tutte le sue valenze decorative ed estetiche.
Il trattamento degli strati di finitura ha costituito l'ultimo stadio dell'attenta e articolata
sequenza di operazioni precedute, in via preliminare, da saggi e prelievi diffusamente
eseguiti in ogni zona d'intervento, guidati da una approfondita valutazione delle fonti
documentarie.
Oltre alla pulitura, per affrontare i problemi di degradazione della materia, sono stati
eseguiti, con estrema cura e precisione da parte delle maestranze, puntuali interventi di
consolidamento dei materiali in fase di distacco, la sigillatura dei cretti e delle lesioni
opportunamente calibrati e differenziati nelle varie componenti del restauro: intonaci,
decorazioni, monumenti funebri e materiali lapidei.
La ricchezza dell'apparato decorativo originario della chiesa, come si è potuto verificare
durante l'esecuzione delle saggi, è stata purtroppo cancellata lungo il percorso temporale di
vita del monumento e i rari frammenti, giunti fino a noi, trasmettono ancora la vibrante
vitalità dei luoghi e delle idee al momento della loro realizzazione.
La presenza di residui di dorature rinvenute sulle figure antropomorfe e zoomorfe
dell'arcata della cappella centrale e il ritrovamento di un antico affresco tardo duecentesco,
sul portale che immette dal braccio destro del transetto nella cappella della
Pura, aprono
inedite interessanti questioni per la futura elaborazione delle informazioni che si sono potute
raccogliere in occasione di questi lavori.
Comune di Firenze - Direzione Cultura - Servizio Fabbrica Palazzo Vecchio e Chiese
Responsabile del procedimento- Arch. Ugo Muccini
Progetto e D.L - Arch. Maria Bonelli - Arch. Ugo Muccini
Assistente Geom. Renato Daddi
Coordinatore per la Sicurezza - Arch. Michele Capasso
Consulenza storico artistica - Roberto Lunardi
In collaborazione con la Soprintendenza BB.A di Firenze, Pistoia e Prato
Arch. Alessandra Marino - Dott.ssa Litta Medri
Esecuzione
Associazione temporanea di Imprese - Cellini srl - Decoart srl- P.T. Color -
- Restauri Artistici e Monumentali snc -
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RESTAURO DELLA CAPPELLA STROZZI |
▲ Restauri 2000
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L'intervento di
restauro della Cappella di Filippo Strozzi, e quindi del ciclo pittorico
di
Filippino Lippi e del monumento funebre opera di Benedetto da Maiano,
è stato interamente
finanziato dall'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che ha inoltre reso
possibile
l'informatizzazione della documentazione storica, scientifica, grafica
e fotografica dei
lavori, che costituisce una mappatura puntuale sia del ciclo pittorico
di Filippino Lippi che
del monumento funebre opera di Benedetto da Maiano, e nella quale sono
documentati e
localizzati i dati relativi all'esecuzione delle opere, i fenomeni di
degrado che le interessavano e le metodologie impiegate per il restauro, durante le varie fasi applicative.
Il cantiere, aperto al pubblico tramite visite guidate settimanali organizzate
dall'Ufficio
Promozione della Direzione Cultura del Comune di Firenze, è stato visitato
da studiosi e da
un più vasto pubblico, ed ha in tal modo offerto un'occasione concreta
di contatto con le opere in corso di restauro e con le metodologie impiegate per la loro conservazione.I lavori di restauro della Cappella Strozzi, sono stati progettati e diretti
dall'Arch. Ugo
Muccini, dirigente del Servizio Fabbrica Palazzo Vecchio e Chiese, della
Direzione Cultura
del Comune di Firenze, con la collaborazione di Laura Corti.
Ispettore storico dell'arte per la Soprintendenza ai Beni Architettonici
e Ambientali delle
provincie di Firenze Pistoia e Prato: Dott.ssa Litta Medri.
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Il restauro del ciclo pittorico di Filippino Lippi |
▲ Restauri 2000
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Il ciclo di affreschi che raffigura storie di San Filippo e di San Giovanni,
fu dipinto nella
Cappella di Filippo Strozzi, in Santa Maria Novella fra l'ultimo decennio
del 1400 e la
prima metà del primo decennio del 1500.
L'opera, che segna il culmine della maturità artistica di Filippino, si
discosta sia dalla sua
produzione giovanile, influenzata dall'espressività del Botticelli, che
da quella del periodo
dell'influenza fiamminga.
Negli affreschi fiorentini di Santa Maria Novella, la critica contemporanea
ha
unanimemente riconosciuto la manifestazione di un gusto scenografico dell'artista,
che
conclude l'evoluzione della pittura fiorentina del Quattrocento e in cui
già si mostrano gli
elementi stilistici che caratterizzeranno il manierismo.
L'artista dipinse la volta della Cappella Strozzi, con le figure di Giacobbe,
Adamo, Abramo
e Noè in una prima campagna di affreschi, datata nel 1489, dopo il primo
soggiorno
romano durante il quale, chiamato dal cardinale Carafa, aveva già eseguito
parte degli
affreschi nella Cappella dei Carafa, in Santa Maria sopra Minerva. La
Cappellina mortuaria
del cardinale risulterebbe essere stata affrescata dopo l'esecuzione degli
affreschi nella volta
della Cappella di Filippo Strozzi.
Il ciclo fiorentino fu poi concluso fra il 1494 e il 1502, data che compare
nella storia di San
Giovanni che resuscita Drusiana, raffigurata nella parete sinistra, sotto
la lunetta che rappresenta Il supplizio di San Giovanni.
Nella parete destra è invece raffigurata la storia di San Filippo che
scaccia il demonio. La
lunetta superiore raffigura La crocifissione di San Filippo.
Nella parete di fondo l'artista scelse di inquadrare la grande vetrata,
eseguita su un suo
disegno, con un'architettura trompe l'oeil di grande effetto, dipinta
in dicromia, nei cui
fondi sono inserite poche figure policrome di contorno.Nel corso dei secoli
si sono
succeduti numerosi interventi di restauro di cui si hanno notizie certe
di quelli eseguiti nel
1753 , nel 1859 e, più recentemente, nel 1969 e nel 1985.
Il processo di degrado del ciclo di affreschi di Filippino è stato principalmente
favorito da
recenti infiltrazioni d'acqua dal tetto, che hanno arrecato gravi danni
alla pellicola pittorica e alla coesione dell'intonaco.
Le opere di restauro appena concluse sono conseguenti all'intervento di
somma urgenza
finanziato dal Comune di Firenze ed eseguito nel 1997, finalizzato a bloccare
il progressivo
degrado delle porzioni dei dipinti più direttamente e gravemente aggredite
dagli effetti
devastanti delle infiltrazioni umide.
In tale occasione fu verificato con precisione lo stato generale di conservazione
dell'intero
ciclo pittorico, ed fu quindi approntato il progetto dell'intervento conservativo
complessivo, redatto dal Servizio Fabbrica Palazzo Vecchio della Direzione
Cultura del
Comune di Firenze ed eseguito dalla Ditta S.A.R. s.n.c., grazie al finanziamento
dall'Ente
Cassa di Risparmio, che ne ha in tal modo permesso l'esecuzione in occasione
del
Giubileo.
L'intervento appena conclusosi è consistito soprattutto nella fermatura
del colore
indebolito, nella rimozione dei vecchi fissativi, e nel consolidamento
finale della pellicola
pittorica, realizzato con impacchi di bario. Tali operazioni sono state
rese particolarmente
difficoltose dalla tecnica esecutiva adottata dall'artista. Infatti, per
ottenere gli effetti pittorici
voluti, Filippino Lippi si è servito di procedure più simili a quelle
della pittura su tavola che
a quelle tipiche della pittura a fresco e tale scelta ha reso questi dipinti
particolarmente delicati.
Per ridurre il disturbo creato dalle lacune e dalle abrasioni alla corretta
percezione visiva
delle superfici dipinte è stato infine eseguito il ritocco pittorico,
con modalità differenziate secondo le problematiche da trattare.
L'intervento conservativo è stato eseguito col supporto di specifiche indagini scientifiche, indispensabili per la determinazione della tecnica e della materia pittorica e dei processi alterativi in atto.
Il restauro del ciclo pittorico è stato eseguito dai restauratori della
ditta S.A.R. snc,
direttori
tecnici di cantiere Cristiana Conti, Alberto Felici, Alessandra Popple,
restauratori Chiara
Picuti, Isabella Gubbini, Marco Bartolozzi, Letizia Lotti, Stefania Franceschini,
Daniela Murphy, Jordi Martinez, con la collaborazione di Gioia Germani.
Il restauro degli arredi lignei è stato realizzato da Valdemaro Pestelli.
Il restauro della vetrata è opera della Ditta Polloni di Firenze.
Le analisi chimiche sono state eseguite dal Consorzio Interuniversitario
per lo sviluppo dei
Sistemi a Grande Interfase C.G.S.I., le indagini diagnostiche sono state
effettuate dalla
Panart di Firenze.
Le fotografie sono state eseguite da Alberto Conti,
Informatizzazione della documentazione a cura di Iain Antony Macleod.
La Ditta Eredi di Dante Sabini sas ha realizzato i ponteggi di servizio.
Consulenza storica di Roberto Lunardi.
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Restauro della tomba di Filippo Strozzi,
opera di Benedetto da Maiano |
▲ Restauri 2000
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Il monumento funebre ad arcosolio, commissionato da Filippo Strozzi a
Benedetto da
Maiano fra il 1491 e il 1495, è collocato in una nicchia della parete
settentrionale della
Cappella, sotto la vetrata dipinta da Filippino Lippi.
Un arco a tutto sesto in marmo bianco, finemente decorato a bassorilievo
con mascheroni,
motivi floreali e stemmi degli Strozzi, incornicia la scena interna in
cui è raffigurata la
Madonna col Bambino racchiusi in un tondo, circondati da quattro angeli
simmetricamente
disposti ai lati, figure tutte scolpite in marmo bianco, che si stagliano
nette sulla superficie piatta dello sfondo, realizzato nel caldo colore rosso del mischio di Cintoia.
Alla base è posto il sarcofago, in calcare nero con venature bianche.
L'accostamento di
lapidei di cromie tanto diverse e contrastanti crea, all'interno della
nicchia, uno spazio aereo
in cui le figure modellate appaiono sospese e sottolinea la pesante presenza
del sarcofago.
Della tomba faceva parte il busto di Filippo Strozzi, eseguito dall'artista
con grande
attenzione per lo studio fisionomico del soggetto. Dal 1879 l'opera si
trova al Louvre, cui
fu venduta dalla stessa famiglia Strozzi, che la conservava in Palazzo
Strozzi.
Secondo la critica contemporanea, l'opera, pur discostandosi dal puro
linearismo della
scultura quattrocentesca, rimane comunque pienamente inquadrata in questo
periodo
storico.
Questa appartenenza è accentuata dal confronto inevitabile con il ciclo
pittorico di Filippino
Lippi che circonda il monumento funebre, con le sue figurazioni che già
preludono il
cambiamento che si compirà nelle arti figurative nel corso del Cinquecento.
La lettura globale dell'opera risultava assai difficoltosa, a causa di
un disomogeneo strato di
depositi di varia natura che ricopriva interamente le superfici lapidee.
Prima di dare inizio al restauro sono state eseguite indagini diagnostiche,
allo scopo di
comprendere e approfondire alcune particolari caratteristiche delle superfici
lapidee. In tal
modo è stato possibile acquisire conoscenza delle metodologie di esecuzione
dell'opera e
della composizione dei trattamenti superficiali di lucidatura eseguiti
su di essa nel corso del tempo.
Le metodiche di intervento sono state definite sulla base delle analisi
di laboratorio e dei
successivi saggi preliminari. Le pulitura del monumento è stata quindi
eseguita con
modalità differenziate in funzione dello stato di conservazione delle
superfici, della loro
tipologia lapidea e della natura dei depositi da rimuovere, perlopiù costituiti
da pulviscolo atmosferico, sostante cerose alterate e nero fumo prodotto dalla combustione di candele.
Il restauro della Tomba di Filippo Strozzi e stato eseguito dalla Ditta
Cellini srl di Firenze,
direttore tecnico di cantiere, Ilaria Cellini,
restauratrice Francesca
Falchini.
Le indagini diagnostiche sono state effettuate dal Dott. Marcello Spampinato.
Foto: Leonardo Gamannossi.
Informatizzazione della documentazione a cura di Iain Antony Macleod. |
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IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE DELLA CHIESA
SCHEDA LAVORI |
▲ Restauri 2000 |
L'intervento illuminotecnico realizzato utilizza la luce come supporto funzionale alla preghiera, e come elemento per valorizzare gli aspetti architettonici ed artistici della chiesa. Allo stesso tempo esso tende a conservare il rapporto equilibrato di chiaro-scuro che si ha di giorno con la luce naturale.
Il progetto tiene conto delle disposizioni emanate nel 1993 dalla Commissione Episcopale per la Liturgia della Conferenza Episcopale Italiana, distinguendo nelle diverse zone della chiesa, quali la navata centrale, il transetto e presbiterio, i diversi aspetti che l'edificio richiama: simbolici, liturgici ed architettonici.
Nel rispetto della sacralità dei luoghi la luce artificiale esalta gli elementi simbolici della liturgia, le tavole degli altari, i monumenti marmorei e le decorazioni.
I corpi illuminanti a sospensione nella zona del transetto e delle navate laterali, realizzati su specifico progetto, sono corredati di lampade a ioduri metallici per l'illuminazione delle volte e del piano di calpestio, ed alogene a bassa tensione per l'illuminazione degli altari laterali e delle opere pittoriche e decorative. Le cappelle sono invece illuminate con piantane corredate dallo stesso tipo di
lampade utilizzate per quelli a sospensione. Nella scelta delle apparecchiature si è tenuto conto sia del contenimento dei consumi energetici che della tutela delle opere deteriorabili da radiazioni nocive. I corpi illuminanti a sospensione sono movimentabili tramite motore ad argano, che consente l'abbassamento degli stessi e conseguente agevole manutenzione nella massima sicurezza per gli addetti.
Particolare cura è stata rivolta allo studio illuminotecnico del ciclo di affreschi del Ghirlandaio, nella Cappella Maggiore, utilizzando corpi illuminanti dotati di lampade a vapore di sodio ad alta pressione a luce bianca che valorizzano le tonalità calde (i rossi, gli ori, gli arancioni).
L' utilizzo della tecnologia BUS per l'alimentazione dei lampadari e dei relativi motori, ha permesso una consistente riduzione della quantità di cavi necessari e la possibilità di gestire tramite software le accensioni dei corpi illuminanti. La gestione computerizzata del sistema offre la possibilità di scelta fra scenari illuminotecnici predeterminati e scenari personalizzabili in tempo reale, consentendo
inoltre la movimentazione dei lampadari e la completa diagnostica dell' impianto.
L' intervento inoltre ha previsto il restauro di alcuni antichi lampadari ritrovati nella chiesa
mediante la revisione e messa a norma dei corpi illuminanti.
Con il finanziamento giubilare inoltre è stato possibile realizzare il nuovo impianto elettrico e corredare l'importante edificio storico di impianti per la salvaguardia dell'immobile, quali l'impianto di protezione dalle scariche atmosferiche, rivelazione incendio e sulla facciata quello di allontanamento dei volatili, nonché realizzare all'interno una adeguata tutela delle opere d'arte, mediante impianti
di antintrusione e telecamere a circuito chiuso ed infine il nuovo impianto di amplificazione per le officiature liturgiche |
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INTERVENTO
DEL PRIORE DI SMN |
▲ Restauri 2000 |
Durante i lavori di restauro
della Chiesa di S.Maria Novella è tornato evidente un
particolare, riprodotto nel dépliant di presentazione del restauro,
che potrebbe apparire
insignificante o sfuggire all'attenzione: si tratta della pezza di stoffa
marmorea posta,
all'ingresso della Cappella Rucellai,
sotto il sarcofago di Paolo, uno dei rappresentanti della
famiglia Rucellai, che costituì proprio attraverso il commercio e la
tintura delle stoffe la
ricchezza della grande famiglia fiorentina. Questa stoffa 'marmorea',
ad una prima lettura,
sembra non voler suggerire altro che un'allusione all'attività lavorativa
svolta in vita dal
defunto, commerciante di stoffe. Ma si può leggere in questo segno qualcosa
di più: esso
sta ad indicare infatti che l'attività che aveva costituito in vita
il maggiore impegno di tempo
ed energie, il luogo dei progetti e delle speranze del grande mercante
Paolo, non fu
concepita in contrasto o a margine della sua fede religiosa: anzi la
stessa memoria di lui
nella morte da parte dei suoi discendenti non poté fare a meno di questa
allusione alla sua
vita. L'impegno professionale, laico, civile nella storia non fu motivo
di distanza dal
riferimento religioso, dall'apertura al trascendente, dalla fede cristiana.
Non al di fuori ma
proprio al di dentro della sua attività e del suo impegno storico fu
percepito il luogo di
quella risposta quotidiana alla volontà di Dio e di partecipazione ad
una comunità di vita e di
fede che aveva contraddistinto il cammino terreno di Paolo.
Questa immagine racchiude come in sintesi una dimensione fondamentale
sin dalle origini
di questo complesso conventuale e di questa chiesa, caratteristica per
cui S.Maria Novella e
la comunità che nei secoli qui ha avuto sede non è pensabile in un'ottica
che la separi dal
rapporto con la città di Firenze, con la sua storia e con la sua vicenda
umana.
I domenicani, giunti a Firenze nel 1219, sin dagli inizi espressero
con la loro testimonianza
e la loro predicazione un profondo ottimismo a riguardo della creazione,
della storia, delle
attività umane, certamente ferite e segnate dal peccato, ma non certamente
luoghi da cui
fuggire o estraniarsi. La loro predicazione nasceva da un profondo radicamento
nella fede
nell'incarnazione. Il volto di Dio annunciato e rivelato da Gesù è il
Dio creatore di ogni
cosa che ha un disegno di salvezza per le donne e gli uomini situati
nel tempo e nella storia.
La Madonna in trono, dipinta da Duccio proprio per la Chiesa di S.Maria
Novella,
raffigurante il bambino Gesù, nella sua piena umanità, in braccio alla
Vergine, donna e
madre, come anche i crocifissi, di Giotto, di
Brunelleschi e la Trinità di
Masaccio, sono
indicativi di questa spiritualità.
Anche l'attività delle categorie imprenditoriali, mercantili della vivace
società cittadina
duecentesca che si trovava a superare gli ormai angusti limiti delle
strutture feudali e rurali
si trovò allora ad essere non disprezzata o esclusa da una prospettiva
di fede, ma
considerata come un valore. E nel contempo proprio tali categorie si
sentirono interpellate a
considerare che le loro attività nel mondo, il mercato stesso di cui
erano protagonisti, non
costituivano riferimenti ultimi ma si aprivano ad essere orientati da
criteri ulteriori.
Non separazione e neppure confusione dei piani, ma possibilità di scoprire
che si può
essere veramente laici e veramente credenti, veramente operosi nella
condizione storica e
nel contempo aperti alla dimensione ultima e trascendente della storia
stessa. Questo mi
sembra sia il messaggio di fondo che comunica la basilica di S.Maria
Novella, luogo della
fede, dell'incontro con Dio, di vita ecclesiale e nel contempo scrigno
delle più alte
realizzazioni dell'umanesimo fiorentino, luogo di manifestazione della
creatività e
dell'ingegno umano. I restauri appena terminati ripropongono questo
messaggio di un
umanesimo aperto alla trascendenza e di una presenza di Dio che si fa
compagnia nella
storia umana. Essi ripropongono una memoria da custodire e aprono una
sfida di
responsabilità per il futuro in un rinnovato rapporto tra chiesa e città,
tra questa comunità e
chi fa parte - come residente, come turista o come straniero in cerca
di accoglienza - di questa città aperta sul mondo.
Alessandro Cortesi o.p. - priore
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