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9. Cappella maggiore o dell'Assunzione o dei Tornabuoni |
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Fra Barone di Baldovino dei Sassetti (OP 1264, † 24.VII.1324) «totam sacristiam munivit paramentis de serico dupplicatis ac etiam tabulam maioris altaris sua procuratione fieri fecit» (ASMN I.A.1, f. 22r; ed. n° 234 omette l'importante maioris). Polittico Incoronazione della Vergine, già in SMN, oggi nella Galleria dell'Accademia, restaurato nel 1999; ritenuto uno dei capolavori di Bernardo Daddi († 1348), frutto della sua produzione più matura. I santi Pietro Martire nello scomparto di sinistra, Domenico e Tommaso in quello di destra. Ripercorrere più attentamente tuttte le testimonianze dirette potrebbe sbrogliare l'intrigo d'identificazione (pittori Bernardo Daddi o il senese Ugolino di Neri? due o tre distinte tavole?, destinate ad altari diversi?) del polittico dell'altar maggiore di cui Orlandi, Necrologio I, 326-27, e A. Tartuferi, Bernardo Daddi. L’Incoronazione di SMN, Livorno (Sillabe; per Galleria dell’Accademia di FI) 2000, 17-18. |
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La cappella maggiore, dedicata all'Assunta, titolare della chiesa, era stata affrescata dagli Orcagna quando fra Iacopo di Banco Passavanti († 1357) fungeva da Operaio di SMN. In aprile 1358 le pareti della cappella subirono danni da un incendio causato da fulmine; cui si aggiunga incuria e infiltrazioni d'acqua dai tetti non manotenuti. Frammenti di affreschi (figure di profeti e santi dell'Antico Testamento, datati quarto e quinto decennio del '300) ritrovati nel 1940, staccati dai costoloni della volta della cappella maggiore della chiesa, ora disposti nella cappella degli Ubriachi. |
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Ornava la fronte dell'altar maggiore il pregevole paliotto Incoronazione della Vergine in tela di lino, ricamato in seta argento e oro, firmato 1336 dal ricamatore Iacopo di ser Cambio da Firenze, oggi conservato nella Galleria dell'accademia. Tartuferi, Bernardo Daddi 26-27, 36 n. 12. AA. VV., Giotto. Bilancio critico..., Firenze 2000, 224-227 (Ada Labriola). Un secondo, il paliotto dell'Assunta (1460-67), anch'esso notevole, promosso da fra Niccolò da MIlano († 1467, Cr SMN n° 678): Lunardi, Arte e storia 107-11. |
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Giovanni di Francesco di messer Simone dei Tornabuoni (1428-1497), sposa nel 1466 Francesca di Luca Pitti († 1477, MD 11 (1980) 155b); figli Lorenzo e Lodovica; testa il 26.III.1490. Atti notarili di tutta la materia. Firenze 1.IX.1485, in casa del Tornabuoni nel popolo San Michele Bertende: Giovanni Tornabuoni (il volto raffigurato a sinistra del gruppo maschile?) acquista il patronato della cappella maggiore (precedentemente dei Ricci); commissiona gli affreschi ai fratelli Domenico di Tommaso di Corrado (= il Ghirlandaio) e a suo fratello David, definendo in dettaglio progetto e contenuti pittorici nella volta e nelle tre pareti (non tutto di fatto realizzato poi come in questa prima progettazioe); da eseguire «cum omnibus coloribus, ut vulgariter dicitur posti in frescho, et cum azzurro ultramarino ubi opus esset». Lavoro da iniziare a maggio 1486 e da portare a termine in quattro anni entro maggio 1490, per un totale di 1.100 fiorini d'oro. (ASF, Notar. antecos. 13186, ff. 159r-160r: 1.IX.1485). Firenze 13.X.1486: Priore e frati capitolari del convento di SMN (tot. 47?) concedono in perpetuo il diritto di patronato della cappella maggiore e del suo altare a Giovanni del fu Francesco di messer Simone dei Tornabuoni (de Tornaquinciis) e alla sua famiglia o consorteria; e s'impegnano in futuro a non darne il patronato ad altri. Risulta che i lavori sono già in corso («et iam in fieri opus ipsum picturarum apparet pro mairoi parte perfectum») e sa pese del medesimo Giovanni. (ASF, Notar. antecos. 13186, ff. 192r-193r: 13.X.1486). Firenze 26.III.1490, popolo San Pancrazio, in casa del testante. Testamento di Giovanni del fu Francesco di messer Simone dei Tornabuoni. Testi nove frati di SMN. Sceglie sepoltura in SMN. Risulta che gli affreschi della cappella maggiore non sono ancora terminati. Giovanni dispone di far eseguire spalliere lignee con tarsie e le finestre a vetro in detta cappella. Lascia in legato 40 fiorini larghi da destinare al vestito dei frati novizi.Laciti alla figlio Lodovica; erede universale il figlio maschio Lorenzo. A costui raccomanda anche di prendersi cura di Antonio, figlio illegittimo di Giovanni, e della madre i Antonio. (ASF, Notar. antecos. 5675 (già C 644), ff. 47r-50r: 26.III.1490). Documenti notarili riprodotti in A.M. van Loosen-Loerakker, De Koorkapel in de Santa Maria Novella te Florence, Zierikzee (Olanda) 2008, pp. 252-63. |
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Ciclo d'affreschi (1486-90) di Domenico di Tommaso di Corrado Bighordi detto il Ghirlandaio ("Grillandai" in volgare, come si firmano nei pannellli di sfondo) († 1494, sepolto in SMN, terzo avello della parete destra della chiesa); in collaborazione coi fratelli David e Benedetto, e con Sebastiano Mainardi, Granacci, Bugiardini e per breve tempo dol quattordicenne Michelangelo Buonarroti, e altri ancora. In dicembre 1490 il lavoro era stato portato a termine, e gli affreschi furono scoperti alla pubblica ammirazione (Diario fiorentino di Luca Landucci). |
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Storie della vita della Vergine nella parete occidentale. Sei riquadri e una lunetta sovrastante. Il racconto scorre dal basso verso l'alto, da sinistra a destra, lungo le sette scene. Storie di san Giovanni Battista nella parete di levante. Sei riquadri e una lunetta sovrastante. Il racconto scorre dal basso verso l'alto, da destra a sinistra, lungo le sette scene. Nella parete di fondo, a sinistra della vetrata, dal basso: il committente Giovanni Tornabuoni, Annunciazione di Maria, Miracolo di san Domenico; a destra Francesca Pitti moglie di Giovanni Tornabuoni, Giovanni Battista fanciullo nel deserto, martirio di Pietro da Verona. Sopra le vetrate, Incoronazione di Maria con santi protettori di Firenze. Nelle vele della volta i quattro evangelisti. Vicende luoghi e persone bibliche rivisitate tra monumenti e volti (maschili e femminili) della Firenze del '400. Abilità e invenzione nella narrazione pittorica. Non interpella (forse) la nostra fede, il Ghirlandaio, ne racconta le gesta. Compiaciuto e gioioso. Celebra splendidamente la Firenze di fine '400, e i suoi magnati. Non ne sospetta le imminenti drammatiche crisi. |
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Vetrata a tre luci eseguita nel 1491 da Alessandro Agolanti (1443-1516) su disegno di Domenico Ghirlandaio. Pannello sinistro dal basso: stemma dei Tornabuoni, santi Domenico, Giovanni Battista, Pietro Apostolo. Nel centro: fondazione di Santa Maria Maggiore di Roma (Madonna della Neve), Circoncisione di Gesù, l'Assunta dà la cintola a san Tommaso Apostolo. Pannello destro: stemma dei Tornabuoni, santi Tommaso d'Aquino, Lorenzo, Paolo Apostolo. http://www.icvbc.cnr.it/bivi/schede/Toscana/Firenze/3smnovella.htm |
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Coro ligneo lavorato da Giovanni Gargiolli da Settignano su disegno di Giorgio Vasari (1566-67). Vi furono riutilizzati e riadattati i postergali o spalliere (allora dette anche manganelle) del primitivo coro a ridosso del tramezzo prevasariano, pregevolmente intarsiate tra 1491 e 1496 da Bartolomeo Baglioni detto Baccio d'Agnolo da Firenze. ASF, CRS 102, App. 19, ff. 86r «A Bartolomeo d'Agnolo legnaiuolo» (1.I.1491/2), 88v (26.V.1492). MD 19 (1988) 416-17. Fra Agostino di Tommaso dei Gherardini da Firenze († 2.V.1504) «ipse est qui in coro nostro etiam spallerias pulcras comparavit» (Cr SMN n° 752), non «supra spallerias», come legge e dibatte Orlandi, Necr. I, 205; II, 381 secondo §. NB/ Correggi le Guide di SMN dell'Orlandi, e quelle da essa dipendenti, laddove in contesto della cappella maggiore si dice: «spalliere disegnate da Baccio d'Agnolo ed eseguite da Bartolomeo Baglioni». Bartolomeo Baglioni detto Baccio d'Agnolo (Firenze 1462-1543): una sola persona, artigiano del legno, poi architetto. Cf. L. Berti, DBI 5 (1963) 45a, 202-05. → van Loosen-Loerakker, De Koorkapel |
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Grande leggio ("badalone") al centro, secondo decennio del Secento, donazione dei Minerbetti. ASMN I.A.7, f. 57v (11.VIII.1617) «propositum fuit a p(atre) priore patribus an vellent ut perficiatur opus pulpiti pro choro nostre ęcclesie, quod quidem opus inceptum fuit a bona memoria rev.di patris fratris Thome de Minerbettis, cum(?) quod ipse faber ligniarius habeat in manu de nostro conventu quinquaginta aureos de libris septem. Ad quod omnes assensum prebuerunt». Tommaso di messer Francesco dei Minerbetti da Firenze OP: 4.X.1592 nominato organista della chiesa (ASMN I.A.7, f. 31r), † 22.XI.1614 (Cr SMN n° 1033). In sua memoria ornano il badalone con le insegne dei Minerbetti (ib. I.A.10, f. 105r), tre spade verticali in campo (I.A.11, ff. 33r-34r, 101r, 158v). Nel suo vano inferiore erano serbati i libri corali, ora nell'Archivio conventuale (= ASMN) sotto la segnatura I.C.102; splendide e intense le loro miniature, capaci di compendiare il tema liturgico del giorno. |
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Altare attuale di marmi pregiati disegnato da Enrico Romoli, istallato nel 1861 (ASMN I.A.44, pp. 48-49), in sostituzione del precedente 1804 dell'architetto Giuseppe del Rosso. Sculture di Egisto Rossi. Il grande ciborio è ricco di tarsie di malachite e lapislazzoli. Il Cristo Risorto tra due angeli sul timpano della porticina fu dipinto su bronzo dorato da Giuseppe Fattori. Crocifisso in legno sull'altare è del Giambologna, dono dell'Accademia delle Belle Arti. Sotto l'altare l'urna con il corpo del beato Giovanni da Salerno, fondatore del convento († 1243?). Nel paliotto di marmo bianco sono scolpite quattro figure allegoriche: Carità, Fortezza, Prudenza e Religione. Nei pannelli: san Domenico che predica e il beato Giovanni da Salerno che riceve chiesa e convento di SMN dal cardinale Ugolino. |
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Guido Pampaloni, I Tornaquinci, poi Tornabuoni, fino ai primi del Cinquecento, «Archivio storico italiano» 126 (1968) 331-62. A.F. Verde, Lo Studio Fiorentino 1473-1503, Pistoia-Firenze 1973-1994, IV/3, 1516-17. ASMN I.A.44, pp. 48-52 (1859-61). J.K. CADOGAN, Domenico Ghirlandaio, Artist and Artisan, New Haven,Yale Univ. Press 2000.Non consultato; ne riferisce la van Loosen: A.M. van Loosen-Loerakker, De Koorkapel in de Santa Maria Novella te Florence, Zierikzee (Olanda) 2008, pp. 264; in lingua olandese. Eleonora AGOSTINI, L'icononlogia del coro di SMN come risposta del convento fiorentino alla riforma domenicana del XV secolo, Univ..degli Studi di Firenze, Tesi di Storia dell'Arte Moderna, Anno accad. 2008-09. Me ne porta esemplare l'A., genn. 2010. Grazie! |