Elizabeth B. Smith
La navata centrale di Santa Maria Novella
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breve descrizione -

 

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Uno degli interni più belli in Firenze la navata centrale di SMN, per comune consenso. Può risultare una sorpresa per il visitatore, a motivo della spoglia austerità del suo esterno. Quel che più colpisce è la profondità dello spazio e la diffusa leggerezza della luce; entrambe dovute al disegno della navata così come ideata e costruita dai suoi architetti tra XIII e XIV secolo.

 

Nell'erigere una delle prime basiliche in Firenze interamente a volte, i costruttori di SMN scelsero di coprire sia la navata centrale che le navate laterali con volte a crociera costolonate cupoliformi ("domical ribbed vaults"). Così facendo, abbandonarono la copertura voltata tipica delll'architettura gotico-francese, la cosiddetta volta a crociera uniforme, dove le chiavi degli archi trasversali sono della medesima altezza di quelle della volta, permettendo così a chi guarda di tracciare una linea invisibile da chiave di volta a chiave di volta lungo l'intera navata. Al contrario, i costruttori di SMN adottarono il tipo di volta praticato in Lombardia fin dagli inizi del XII secolo. Qui le chiavi di volta sono più alte di quelle degli archi d'inquadramento. Questo sistema di volte, detto cupoliforme ("domical ribbed vaults"), fa sembrare ogni campata quasi coperta dal proprio baldacchino.

 

Pertanto lo spazio della navata centrale di SMN appare fluire in alto lungo la trama ricurva delle volte a cupola; e il flusso si propaga alle navate laterali tramite le arcate alte e ampie che si elevano su pilastri snelli. I pilastri snelli e le arcate alte di SMN sono peculiari. Si distinguono nettamente dai sostegni spessi e arcate basse delle chiese lombarde, siano esse gotiche che romaniche, là dove la navata è coperta da una serie di volte cupoliformi. Mentre nelle costruzioni lombarde lo spazio sembra trattenuto entro i pesanti pilastri e muri della navata centrale, in SMN lo spazio si propaga in libero flusso verso tutte le direzioni tra navata ed ali. Come risultato, il visitatore ha in panorama la visione integrale dell'interno. Lo notava sul finire del Quattrocento Giovanni di Carlo da Firenze OP. Scriveva costui: «Nam si ad primam eius ecclesie portam consistas intusque illam spectes, cum testudinata sit, omnes illas testudines egregia arte confectas uno simul oculi ictu perspicies, una alterius aspectum nulla ratione impediente» (Vite non nullorum fratrum beate Marie Novelle, Vita Beati Iohannis Salernitani, ASMN I.A.4, f. 22v) | «Prova ad osservare l'interno della chiesa stando sulla porta principale: poiché la navata è coperta a volte, con un solo e simultaneo sguardo cogli l'intera sequenza delle volte, splendidamente costruite; né una di esse ostacola minimamente la vista di un'altra».

Ottennero ciò, i costruttori di SMN, operando una sintesi audace: poggiare le pesanti volte cupoliformi lombarde su sostegni snelli; e su piano aperto, tipico della tradizione toscana di chiese coperte a soffitto ligneo, quale ad esempio in San Miniato al Monte di Firenze.

 

Esito di tale sintesi: la navata di SMN dà la percezione di spazio unico e omogeneo, articolato tuttavia da complessa copertura a volte, dove luce ed aria corrono liberamente. La luce della navata contribuisce significativamente alla sua bellezza. Penetra nella navata attraverso molteplici finestre: attaverso gli occhi circolari sovrastanti i muri parietali, le finestre ogivali delle pareti laterali, il grande occhio della facciata, la vetrata a tre finestre ogivali della cappella maggiore. Inoltre l'orientamento della navata lungo asse nord-sud, invece del più usuale orientamento est-ovest, influisce sulla qualità dell'illuminazione. La luce filtrata dagli occhi sovrastanti le pareti, in particolare, riversa intenso splendore sulle superfici alte delle volte. E a differenza delle chiese orientate est-ovest, dove la luce solare penetra principalmente dalle due estremità dell'edificio, in SMN la luce naturale fluisce durante tutta la mattinata dagli occhi della parete orientale, e tutto il pomeriggio da quelli dell'altra. Volte costantemente illuminate, tonalità luminosa sottilmente cangiante.

Disegno della navata di SMN molto apprezzato fin dalle origini; offrì modello strutturale alla navata - molto più larga e anche più audace - della cattedrale fiorentina Santa Maria del Fiore, costruita durante il secondo Trecento.

 

Ma la navata del Duomo, se colpisce a motivo delle sue dimensioni senza precedenti, non raggiunse l'esito strutturale di SMN. Il nostro quattrocentesco osservatore Giovanni di Carlo esalta le volte di SMN perché «si sostengono senza barre o altro visibile supporto, reggono solo su se stesse» (cf. ib., ASMN I.A.4, f. 22v: «Neque vero cathenis aut aliís huiusmodi apparentibus firmamentis consistit <scil. ecclesia> sed in semetipsam illam artifices erigentes egregium ac firmissimum reddidere templum»). Al contrario, in Santa Maria del Fiore subito dopo la costruzione si dovette parare alla tenuta della navata con traverse di ferro, ancor oggi visibili in loco. Neppure bellezza e luminosità della navata reggono il paragone con SMN: in parte perché la sorgente luminosa resta troppo alta e non raggiunge facilmente il piano della navata, in parte perché non allineata sull'asse nord-sud.
Comunque sia, il mancato fascino della
navata del Duomo esalta la peculiare bellezza di quella di SMN. Ed esalta maestrìa e intuizione di chi la disegnò e la costrui.

Elizabeth B. Smith
Associate Professor of Art History
Pennsylvania State University

Grazie alla dott.ssa Smith, che ha scritto appositamente per noi questo bel testo, gennaio 2004.
Traduz EP

 

Una curiosità rivolta all'A.: «Prova ad osservare l'interno della chiesa stando sulla porta principale: poiché la navata è coperta a volte, con un solo e simultaneo sguardo cogli l'intera sequenza delle volte", scriveva Giovanni di Carlo a fine  Quattrocento). Al suo tempo Giovanni vedeva anche il ponte, programmato anch'esso con le volte. Come incideva il ponte nella visione della successione delle volte? La posizione di chi guardava a livello terra permetteva di vedere le volte anche oltre il ponte?
Mi risponde Elizabeth, 6.II.04: «Buona domanda. Ma siccome il ponte aveva soltanto 4.5 m di altezza, e le volte più di 20 m, non credo che avrebbe inciso nella visione delle volte di qualcuno che stava all'entrata della porta di facciata. Per contro, se uno stava alla porta laterale, più vicino al ponte, forse sarebbe piu difficile di vedere tutte le volte».

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