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Elizabeth B. Smith |
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Uno degli interni più belli in Firenze la navata centrale di SMN, per comune consenso. Può risultare una sorpresa per il visitatore, a motivo della spoglia austerità del suo esterno. Quel che più colpisce è la profondità dello spazio e la diffusa leggerezza della luce; entrambe dovute al disegno della navata così come ideata e costruita dai suoi architetti tra XIII e XIV secolo. |
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Pertanto lo spazio della navata centrale di SMN appare fluire in alto lungo la trama ricurva delle volte a cupola; e il flusso si propaga alle navate laterali tramite le arcate alte e ampie che si elevano su pilastri snelli. I pilastri snelli e le arcate alte di SMN sono peculiari. Si distinguono nettamente dai sostegni spessi e arcate basse delle chiese lombarde, siano esse gotiche che romaniche, là dove la navata è coperta da una serie di volte cupoliformi. Mentre nelle costruzioni lombarde lo spazio sembra trattenuto entro i pesanti pilastri e muri della navata centrale, in SMN lo spazio si propaga in libero flusso
verso tutte le direzioni tra navata ed ali. Come risultato, il visitatore ha in panorama la visione integrale dell'interno. Lo notava sul finire del Quattrocento Giovanni di Carlo da Firenze OP. Scriveva costui: «Nam si ad primam eius ecclesie portam consistas intusque illam spectes, cum testudinata sit, omnes illas testudines egregia arte confectas uno simul oculi ictu perspicies, una alterius aspectum nulla ratione
impediente» (Vite non nullorum fratrum beate Marie Novelle, Vita Beati Iohannis Salernitani, ASMN
I.A.4, f. 22v) | «Prova ad osservare l'interno della chiesa stando sulla porta principale: poiché la navata è coperta a volte, con un solo e simultaneo sguardo cogli l'intera sequenza delle volte, splendidamente costruite; né una di esse ostacola minimamente la vista di un'altra». |
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Ottennero ciò, i costruttori di SMN, operando una sintesi audace: poggiare le pesanti volte cupoliformi lombarde su sostegni snelli; e su piano aperto, tipico della tradizione toscana di chiese coperte a soffitto ligneo, quale ad esempio in San Miniato al Monte di Firenze. |
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Disegno della navata di SMN molto apprezzato fin dalle origini; offrì modello strutturale alla navata - molto più larga e anche più audace - della cattedrale fiorentina Santa Maria del Fiore, costruita durante il secondo Trecento. | |
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Elizabeth B. Smith | |
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Grazie alla dott.ssa Smith, che ha scritto appositamente per noi questo bel testo, gennaio 2004. | |
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Una curiosità rivolta all'A.: «Prova ad osservare l'interno della chiesa stando sulla porta principale: poiché la navata è coperta a volte, con un solo e simultaneo sguardo cogli l'intera sequenza delle volte", scriveva Giovanni di Carlo a fine Quattrocento). Al suo tempo Giovanni vedeva anche il
ponte, programmato anch'esso con le volte. Come incideva il ponte nella visione della successione delle volte? La posizione di chi guardava a livello terra permetteva di vedere le volte anche oltre il ponte? Mi risponde Elizabeth, 6.II.04: «Buona domanda. Ma siccome il ponte aveva soltanto 4.5 m di altezza, e le volte più di 20 m, non credo che avrebbe inciso nella visione delle volte di qualcuno che stava all'entrata della porta di facciata. Per contro, se uno stava alla porta laterale, più vicino al ponte, forse sarebbe piu difficile di vedere tutte le volte». |