Maestro delle Effigi domenicane, nella cappella del convento SMN“Tavola delle Effigi domenicane”

o meglio
“Tavola del b
eato Maurizio d'Ungheria

Che cos'è?

La tradizione

Le iscrizioni

Interpretazione

Bozza di rilettura

Ж Bibliografia Ж

n   Tavola cosiddetta delle “Effigi domenicane” di Santa Maria Novella

In passato serbata nell'archivio di sagrestia, qui esposta nel 1905, correntemente attribuita all'Orcagna. Rubata e ritrovata nel 1912 e nel 1944. Dopo il furto e ricupero di luglio 1944, fu a lungo trattenuta presso la Soprintendenza, restituita alla chiesa solo nel 1960 (ASMN I.A.53, Cronaca del convento, pp. 94-96).

Di recente restaurata (1995-96), poi collocata nella cappella interna del convento, a destra dell'altare. In agosto 2013 la Soprintendenza ne esegue copia, collocata nel refettorio conventuale, lato destro della finestra centrale.

cm 49,5 x 108,5 (non conto cornice). Ritenuta di notevole interesse dagli storici dell'arte trecentesca (che più spesso sorvolano l'identificazione minuziosa dei personaggi raffigurati); evocata anche in rapporto a produzione miniaturistica. Autore anonimo. Designato "Maestro delle Effigi Domenicane", area fiorentina o toscana. Corrente denominazione contenutistica: "Cristo e la Vergine in trono con immagini di santi e beati dell'ordine domenicano" ("santi e beati" per lo più indistinti).

Parallelamente al percorso strettamente stilistico praticato dagli storici dell'arte, è possibile riproporre una base di partenza su accertamento paleografico e identificativo dei santi raffigurati? Non irrilevante alla rilettura complessiva di questa preziosa tavola e sua collocazione cronico-geografica. Mi ci provo, sollecitato da questioni postemi da Angelica Miletić (Versailles, giugno 2006).

n   La tradizione

Vincenzo Borghigiani OP, 1750-60. ASMN I.A.23 Monumenta et documenta pro caussa [sic] cultus beati Ioannis Salernitani, pp. 119-21: qui nella tabella, per facilitare i rinvii introduco tra parentesi quadre numerazione seriale a partire da sinistra.

 Giesu

 

Maria

 

 

[1] S. Domenico

[13] S. Tommaso
d'Aquino

[2] S. Pier Martire

[14] S. Benedetto
Pa: XI

[3] S. Augustinus
Lucerinus

[6] B. Lorenzo
Isp(ano)

[10] B. Domenico
di Spag(na)

[15] S. Ramondus
de Panafort

[4] S. Ambrogius
Sansedonius

[7] B. Giovanni
di Vi(cenza)

[9] Beato
Mauritio
 

[11] B. Yvo di
Brettagna

[16] S. Giordanus
secundus generalis

[5] S. Margherita
d'Ungheria

[8] B. Iacopo
da Forlì
Salomonio

[12] B. Giovanni
Priore
di Salerno

[17] S. Giovanna
di Orvieto

 

 

 

Il Borghigiani traccia schema degli effigiati e ne tramanda le identificazioni (corpo più piccolo). Il tutto incentrato su Giovanni da Salerno, nella raccolta documentaria destinata alla promozione del culto; ne trae l'immagine «ex vetustissima tabula lignea quę in archivio sacrarii [= archivio di sagrestia] eiusdem conventus asservatur, et de qua consuetudo invaluit eam quotannis exponendi publicę adorationi super altare maius ecclesię in festo omnium sanctorum ordinis». Da "assenza/presenza" dei santi domenicani, «colligitur eamdem tabulam seu picturam non excedere anum 1350 cir(citer)» (p. 119).

La tradizionale esposizione al culto "per tutti i santi domenicani" (festa 9 nov., istituzione 1674) insinua possibile tradizione attiva nell'aggiornare icone o loro didascalie. ASMN I.C.109, f. 29r (9.XI.1767).

1905-06: (periodo degli ordini religiosi e conventi soppressi) il Chiappelli la vede racchiusa entro gli armadi di sacrestia, propone di esporla in una della pareti di sacrestia, ne redige il primo studio storico-artistico.

1955: Orlandi, Necrologio I, 448b, tav. XVII, con riproduzione fotografica in bianco-nero. Medesime identificazioni del Borghigiani, incluso "Giovanni priore = Giovanni da Salerno". Conferma consolidata e indiscussa tradizione locale di SMN.

n   Le iscrizioni

Mi provo a rileggere le iscrizioni dentro i nimbi, così come giacciono oggi, dopo il restauro degli anni '90.

Ignorati i complementi onomastici trasmessi dalla tradizione, distinguiamo i passi del percorso: a) accertare le iscrizioni presumibilmente originali (punto di partenza), garantite dal recente restauro; b) proporre di conseguenza interpretazione identificativa per una rilettura d'insieme. E me ne aggiungo un terzo: c) taccio o sorvolo su quanto "non so"; il che blocca in radice la tentazione del circolo vizioso, insidioso alla "rilettura complessiva" della tavola.

Iscrizioni dentro i nimbi; tutte in maiuscola epigrafica, fattura paleografica trecentesca; S (= sanctus/santo, mai in estenso) abbreviata con tilde di troncamento; l'iscrizione è teminata per lo più da fiorellini a cinque foglie quando rimane spazio superstite.

<> = parte illeggibile o molto incerta; () = presunta parte sciolta da contrazione

[3] S(anctus) <      >VSTINVS [con mitra e bastone pastorale]

[4] S(anctus) ANBROGIVS [colomba raffigurata, becco volto all'orecchio destro, tra  S e A]

[5] S(anta) MARGHERITA [coronata]

[6] BEATO <    >ENÇO D ISPAG(?) [icona di mano benedicente s'interpone dall'esterno tra D e I]

[7] BEATO GIO  VANNI DI VI(?) [tilde abbreviativa sulla ultima I, a fine spazio disponibile; fiamma rossa fuoriesce dal capo e muove in alto tra O e V]

[8] BEATO IACOPO DA FORLI  [icona d'infante in fasce sulla sinistra del petto]

[9] BEATO M<   >RITIO [iscrizione integra, senza indizi di parte mancante; solenne barba a doppio pizzo, brizzolata nella parte bassa; esibisce libro che simula(?) scrittura orientaleggiante; posizione frontale; collocazione centrale, sottolineata da linea concentrica delle figure 6-7-8 e 10-11-12]

[10] BE(A)TO DOMENICO DI<   >AG(?) [intera sagoma sovrapposta a fiamme di fuoco; rosso e fuoco non visibili nelle riproduzioni in bianco e nero]

[11] BE(A)TO YUO DI BRETTAGNA [fiamma rossa sul lato sinistro del petto]

[12] BEATO GIVANNI [sic] PRIORE [iscrizione integra, senza indizi di qualche parte mancante]

[13] iscrizione nel libro della mano destra: Veritatem meditabitur guttur meum et labia me<  ?  ?  ?  >. Dopo et labia me segue altra riga di 4 lettere, l'ultima con tilde di troncamento; non sono certo dello scioglimento, ma non si tratta di «<et labia> mea detestabuntur impium» della vulgata Prov. 8,7, e incipit del Summa contra Gentiles di Tommaso d'Aquino.

[14] S(anto) BENEDETTO PA( ) [con tiara e bastone pastorale]

[15] S(anctus) RAMONDVS

[16] S(anctus) GIORD<  >VS

[17] S(anta) GIOVANNA [con mano destra regge croce processionaria]

n   Interpretazione identificativa

■ [1] [2] [13] non recano iscrizione; nimbi deaurati (1 e 13 sfruttano sfondo, 3 in proprio); consolidata simbologia rinvia rispettivamente ai santi canonici: Domenico da Caleruega fondatore dell'ordine (canonizzazione 1234), Pietro da Verona Martire (canonizzazione 1253), Tommaso d'Aquino (canonizzazione 1323).

■ Tutti gli altri nimbi non hanno propria coloritura interna, sono soltanto tracciati da linea circolare rossa. Ricordiamo: le qualifiche "beatus/sanctus" non avevano ancora uno statuto canonicamente distinto. Per successive formali canonizzazioni, e relative accessioni liturgiche, bisognerà attendere 1455 (Vincenzo Ferrer) e 1461 (Caterina da Siena). Ma come appparirà, la tavola non mira a raffigurare il santorale OP sancito dalla celebrazione liturgica (sono i capitoli generali a regolare le celebrazioni santorali nella liturgia domenicana); semplicemente propone modelli esemplari di vita domenicana, non senza privilegiata confinazione geografica.

■ [14] Niccolò di Boccasio da Treviso, papa col nome Benedetto XI dal 22.X.1303, † Perugia 7.VII.1304.

■ Beato Maurizio [9], figura centrale nel gruppo sottostante il Cristo e la Madonna; centralità sottolineata dalla simmetria tra libro esibito dal beato e globo sorretto dal Cristo nel registro superiore; e sottolineata dalla corona concentrica dei sei frati che lo circondano, tutti denominati "beati"; a loro volta chiusi tra le due fasce estreme, qui tutti denominati "santi". Raro, Maurizio, nell'antroponimia domenicana; pressoché ignoto ai repertori di base di storia critica domenicana. L'assenza dal Catalogus hagiographicus, «Analecta OP» 96 (1988), vale mancata conferma canonica del suo culto. Difficile proporre nome alternativo a fra Maurizio d'Ungheria († 1336).

E. Pásztor, Maurizio Csák, «Bibliotheca Sanctorum» 9 (1967) 207-08, con riproduzione parziale della nostra tavola. Tardive e incerte le fonti agiografiche. Riassumo: nato 1270 ca., dal nobile Demetrio, in Ugod (Ungheria occidentale). Nel 1301 sposa Caterina, figlia del palatino Amedeo Aba; dopo tre anni i coniugi si ritirano consensualmente in due conventi domenicani presso Buda. Maurizio rifiuta servizi al palatino, viene incarcerato, si libera, i domenicani lo mandano a Bologna, dove prende gli ordini sacri. Tornato in Ungheria, vive a lungo in Györ, qui muore il 20.III.1336. Considerato beato dal 1494, commemorato il 20 marzo.

«Année dominicaine», Mars II (Lyon 1886) 567-74, volgarizza il Taegius ( 1523 ca.); nulla sulla nostra tavola.

Per i frati che circondano Maurizio l'iscrizione aggiunge determinazioni toponimiche (d'Ispagna, di Brettagna, ecc.); se ne dispensa invece per Maurizio (e per [3] Agostino vescovo); soltanto "priore" per Giovanni [12], senza nome di convento e città. Progettatore e committente davano dunque per scontate sia la conoscenza che la familiarità di Maurizio con l'ambiente destinatario della tavola.

Nel contesto, "Ungheria" denota primariamente provincia domenicana d'appartenenza. Geografia della provincia d'Ungheria del Trecento, stadio anni 1307-1310, Bernardo di Guido da Limoges, Numerus et nomina conventuum OP, Bologna, Bibl. Univ. 1535 (xiii-xiv), f. 33v: In provincia Ungarie. Lista dei conventi distribuiti in cinque nationes:

In Pannonia isti: conventus Albe Regalis (= Székesfehérvàr), Pestenssis, Budenssis (= Budapest), Stringoniensis (= Esztergom), Iaurienssis (= Györ), conventus Sancti Martini, Ferrei Castri (= Vasvár? cf. MOPH IV,66/30).

In Sclavonia isti: conv. Chamenssis, Veronica (= Veröce?), Possega (= Požega), çagrabienssis (= Zagreb), Byhig, Iadrenssis (= Zadar).

In Dalmatia isti: conv. Spaletanus (= Split), Ragusinus (= Dubrovnik), Duratium (= Durrës, oggi in Albania), Nonenssis (= Nin), Quinque eccl<esi>enssis (= Pécs), Marchianus, Zeurinenssis, Pothokenssis.

Ultra Silvam: Albe Transilivane, Soybinienssis (= Sibiu?), Albenssis Transilvane, Bistrice (= Bistriţa, ung. Besztercze), Transilvanenssis, Similu(?).

Citra Danubium: Tirua, Banenssis, Cassa (= Košice), Budruc, Franca Villa, apud Sticulos.

Da essa verrà separata ed eretta in provincia la Dalmatia (1380-88).

■ [6] = Lorenzo Ispano. Vitae fratrum OP (1260), MOPH I, 225 § VI: predicatore, libera dalla cecità e dal demonio.

■ [7] «Aliquando stella fulgida super eum apparebat»: AFP 30 (1960) 306. Che conforta l'identificazione Giovanni da Vi(cenza) († 1250-60 ca.), focoso predicatore del movimento dell'Alleluia, tra Bologna e Triveneto. Provincia OP di Lombardia inferiore. SOPMÆ IV, 159-61; MOPH I, 138-39, 275.

■ [8] Iacopo (Salomoni) da Forlì († 1314), nessun problema d'identificazione. Prevarrà la denominazione "Iacobus Venetus", e culto in Venezia. Provincia OP di Lombardia inferiore. Catalogus hagiographicus OP, «Analecta OP» 96 (1988) 80. Costa dalmata territorio politico della Repubblica Veneta.

■ [10]: elementi onomastici, e fiamme della tentazione superata che risparmia l'abito del frate, lo identificano certamente con Domenico di Spagna: Vitae fratrum OP (1260), MOPH I, 159-60.

■ Anche Ivo il Bretone [11] trova riscontro nelle Vitae fratrum OP, MOPH I, 92, 273-74. Provinciale di Terrasanta, predica in molte lingue; in una preghiera dice: neppure il sultano di Babilonia o di Aleppo negherebbe uno schiavo al proprio fedele servitore (MOPH I, 273-74).

[12] "beato Givanni priore". Difficile vedervi fra Giovanni da Salerno, primo priore di SMN, come vuole la tradizione paraliturgica del convento fiorentino. Lo escludono la collocazione sulla linea infima della tavola; la collocazione tra i sei beati che fanno corona concentrica in onore di Maurizio [9]; e l'assenza dell'edificio SMN raffigurato, canonica icona dei "fondatori" (affresco nella parete d'entrata dell'antico refettorio: Giovanni da Salerno sorregge nella sinistra la chiesa SMN). Al pari del caso Maurizio, e a differenza degli altri cinque che gli fanno corona, il progettatore si astiene per "Giovanni il priore" da ulteriori specificazioni toponomastiche a scopo identificativo (priore di quale convento? di quale città?). Una proposta che assecondi il fulcro agiografico della tavola dovrebbe attingere ai conventi della medesima provincia di Maurizio. Un priore notabile, a solo titolo d'esempio, Iohannes Iauriensis = Giovanni da Györ (Ungheria): risulta priore di Pest 1341 (MOPH IV, 277/9-11), di Buda 1347 (ib. 318/21-23), entrambe le volte nominato vicario della prov. d'Ungheria.

[3] Unico vescovo OP di nome Agostino nel censimento 1304-14 e successivi aggiornamenti: "Augustinus Ungarus", dalla provincia domenicana d'appartenenza: MOPH XXII, 102 n° 181. Augustinus Kažotić de Tragurio (Trogir, presso Spalato, oggi Croazia), vescovo di Zagabria (1303-22) e di Lucera pr. Foggia (1322-23), tempo dei re angioiniLa presenza di Agostino Kažotić nella tavola rafforza il fulcro iconico Maurizio [9] e della sua provincia domenicana d'Ungheria (che al tempo includeva anche la costa dalmata). E suggerisce di tener presente l'altro filone di scambio tra penisola italica e area balcanica: il '300 dei re d'Ungheria di ceppo angioino.

SOPMÆ I, 136; IV, 37; Augustin Kažotić O.P., Scripta theologica. Bogoslovni spisi, a c. di Franjo Šanjek O.P., Zagreb 2007.

■ [4] La colomba è simbolo costante nelle raffigurazioni di Ambrogio dei Sansedoni da Siena, 20.III.1287. Provincia OP Romana. SOPMÆ IV, 257-58. G. D'Urso, Beato Ambrogio Sansedoni, Siena 1986, con molte raffigurazioni.

■ La corona regale sta a favore di [5] Margherita d'Ungheria († Budapest 1270), figlia di re; un domenicano ungherese fu inviato dal re d'Ungheria alla curia papale (1307 ca.) per procurarne la canonizzazzione (MOPH XXII, 103), senza successo. Tre dei quattro codici (uno nella Bibl. Nazionale di Budapest) che trasmettono il volgarizzamento italiano Lo specchio della anime semplici di Margherita Porete († Parigi 1310) l'attribuscono alla «beata domenicana Margherita d'Ungheria, particolarmente venerata nella Napoli tre-quattrocentesca degli Angioini» (Lo specchio della anime semplici, a c. di R. Guarnieri - M. Vannini, Torino 1999, 506, 633b).

«Bibliotheca Sanctorum» 8 (1967) 796-801. Catalogus hagiographicus OP, «Analecta OP» 96 (1988) 27.

 ■ Giovanna [17]. Da rintracciare verosimilmente tra le donne dell'ordine della Penitenza di san Domenico. La loro regola infatti disponeva: «manice [tunicarum] protendantur usque ad pugnum et sint clausae» (G.G. Meersseman, Dossier de l'ordre de la Pénitence au XIIIe siècle, Fribourg 19822, 145 § 6). Entrambe le maniche di Giovanna strette ai polsi; di contro, amplissima manica discende dall'avambraccio sinistro della monaca Margherita [5].

n   Bozza di rilettura: “Tavola del beato Maurizio d'Ungheria

■ nulla sostiene la tesi: “tavola delle Effigi domenicane progettata e eseguita per il convento SMN”, e di conseguenza adattata e riletta in sussidio al culto locale "Giovanni priore = Giovanni da Salerno"; più credibile che vi sia acceduta successivamente (occhio dunque alle prime testimonianze novelliane!). Il fulcro della tavola è il "beato Maurizio d'Ungheria", non il "beato Giovanni priore". Più corretto allora denominarla “Tavola del beato Maurizio d'Ungheria. (Astraggo dalle caratteristiche di stile strettamente pittorico, che del resto possono darsi anche in dislocazione; allo stesso modo che un Andrea di Niccolò d'Ungheria OP nel 1474 copia libri nel convento fiorentino: AFP 9 (1939) 298-310; SOPMÆ I, 71).

■ iscrizioni in volgare medioitalico del Trecento, in parte commisto a latino. La ç cedigliata rappresenta z sorda in Lorenzo [6]; convive con scrittura etimologica in Mauritio [9]. Senza eccessivi scrupoli (come usava l'arte del volgarizzamento): alterna DI con DA davanti a toponimo; accetta il grafema V dello stile epigrafico, ma cede a U in YUO [11] proprio per fonema consonantico intervocalico. GIVANNI [12] economizza veramente sullo spazio disponibile o trascina con sé un idiotismo fonetico? Commisto il volgarizzamento in RAMONDVS [15].

■ unica presenza toscana certa, Ambrogio dei Sansedoni da Siena [4].

a nostro giudizio, dunque, e all'origine della tavola: una comunità domenicana (frati - inclusi i Peregrinantes inter gentes -, o monache o confraternita laica), appartenente costituzionalmente alla provincia domenicana d'Ungheria (dalla Dalmazia alla Transilvania), promuove il culto di Maurizio, in contesto linguistico tosco-lombardo; intorno a metà Trecento.

■ «Nella storia dei rapporti che, per opera dei padri domenicani trascorsero fra l'Italia e l'Ungheria, un posto cospicuo spetta al convento di SMN di Firenze che, col suo studio generale costituiva un centro d'attrazione anche per gli allievi ungheresi dell'Ordine che desideravano compiere in Italia i loro studi di teologia» (F. BANFI, L'opera di Fra Andrea di Niccolò d'Ungheria..., AFP 9 (1939) 298). Mai dimenticare l'intensa e scontata mobilità dei (giovani) frati assegnati agli studia generali di altre province; che poteva generare anche "affinità dislocate".

Durachium Durac(t)ium Dyrrhachium (Durrës, Albania; Durazzo): domus assegnata alla provincia Romana 1278-80 (MOPH III, 199/24-27, 205/5-6, 205/30-33). La cosa ebbe reale seguito: testimonianza 11.VIII.1319 di fra Giovanni da Buiano, “cum ipse testis esset prior loci Predicatorum in Duratio et venisset Anagniam ad capitulum provinciale…”, capitolo provinciale d'Anagni 1285 (Fontes vitae s. Th. de Aqu. p. 336). Nel  1288 convento di Durazzo trasferito alla prov. Ungarie (MOPH III, 242/24); nel 1311 alla prov. Greca (IV, 51; 161/9); poi alla prov. Dalmata (S. Krasić, Congregatio Ragusina Ord. Praed. (1487-1550), Romae 1972, 40-41). Lugl. 1394 la signoria veneta accoglie suppliche dei frati del conv. OP, «de conventu terre nostre Durachii», «exponentes quod sub aliis dominis, qui dominabantur dicte terre, soliti erant habere gratiam possendi quolibet anno de sale... vendere et extrahere... quantum ascendit ad quantitatem precii pannorum pro vestimentis...»: Fedalto III, 147-48; cf. p. 155 (13.X.1396). ASV, Reg. Suppl. 117, f. 15v (19.XI.1418): «ac dudum in dicto mon. consueverunt 60 fratres inhabitare et modo... non nisi 10».

Un "Constantinus Ungarus" o "Michael Ungarus" e simili, presenti nelle liste capitolari dei frati in Santa Maria Novella di Firenze nel corso del Trecento, non significa "dell'Ungheria" nel senso di circoscrizione geografia del moderno stato d'Ungheria; significa "frate appartenente alla provincia domenicana di Ungheria", e dunque potenzialmente orginario di qualsiasi luogo entro i confini geografici dell'allora provincia d'Ungheria. Cf. E. Panella, Quel che la cronaca conventuale non dice. Santa Maria Novella 1280-1330, «Memorie domenicane» 18 (1987) 227-325.

"Iustinopolis, prior iustinopolitanus, ecc.": per secoli è esistito un convento domenicano allora detto iustinopolitanus, appartenente alla provincia Lombardia inferiore. Era Giustinopoli anticamente, poi Capodistria (nella Repubblica di Venezia), poi Kopar (Iugoslavia) oggi Koper (Slovenia). Solo per toccare con mano lo scambio politico, umano e linguistico!

Per ulteriore approfondimento, spunto suggerito (giugno 2006) da Angelica Miletić: il tondo sorretto dal Cristo raffigura Gerusalemme? contesto di pressione turco-ottomana sull'area balcanica?
 -  la Gerusalemme messianica, cinta da un alto muro con dodici porte su dodici basamenti, «è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza», Apoc. 21,16; il nostro tondo fa invece pensare all'orbis universalis, («unde et orbis dicitur mundus propter rotunditatem», Uguccione da Pisa [1210], Derivationes, ed. E. Cecchini, Firenze 2004, II, 1038 § 15), circondato dalle onde del fiume-oceano, disegnate a cerchio ondulato, color giallo dorato; a sua volta chiuso dalla fascia estrema della sfera (fascia rigorosamente circolare, colore scuro, scandita da stelle). Non senza ignorare gli scontati e assimilati contributi della schola: la macchina del mondo della regione elementare ha al centro la terra, circondata dall'acqua, a sua volta circondata dall'aria, e quindi dal fuoco (Iohannes de Sacrobosco (Holywood), De sphera (1233 ca.), ed. L. Thorndike, Chicago 1949, 78).
Cf. L. BAGROW - R.A.SKELTON, Meister der Kartographie, Berlin 1973.


Consulenza di Eugenio Marino OP

Bibliografia

Maestro delle Effigi domenicane, nella cappella del convento SMNA. Chiappelli, Antica tavoletta del secolo XIV rinvenuta in SMN, «L'Arte» 9/2 (1906) 146-50: BiblDom ME a.11.12. F. ANTAL, La pittura fiorentina, Torino 1960, 264-67, 541a; principali caratteristiche dell'anonimo pittore: «... stile più scopertamente arcaico del Maestro del Biadaiolo. La sua opera è bidimensionale e molto rigida, anche se talvolta non inespressiva; una sinuosità vagamente gotica vi appare di quando in quando e vi predominano tipi fisici sgradevoli» (267). R. FREMANTLE, Florentine Gothic Painters, London 1975, 95-96 (censisce precedente letteratura critica; la denominazione “Maestro delle Effigi domenicane” risale a R. Offner 1930), 103. S. Krasić, Regesti pisama generala dominikanskog Reda poslanih u Hrvatsku (1392-1600), «Arhivski vjesnik» 17-18 (1974-75) 157-246; 21-22 (1978-79) 201-321; importante per seguire, negli atti ufficiali dell'ordine domenicano, la mobilità dei frati tra provincia d'origine ed altre province e conventi, specie per motivi di studio, d'insegnamento o di governo. M. Scudieri e M. Sframeli, Il tesoro di Santa Maria all’Impruneta II: I codici miniati, Firenze 1990, 33, 36-37. Angelica Miletić, «Dominican history newsletter» 11 (2002) 31-33. A. Labriola, Alcune proposte per la miniatura fiorentina del Trecento, «Arte cristiana» 93 (2005) 14-26; in p. 14a: «L'inedita decorazione del volume [BNF, Conv. soppr. A 2.1081], nella sua parte iniziale, fu affidata al Maestro delle Effigi Domenicane, uno dei più originali protagonisti della miniatura fiorentina del secondo quarto del Trecento», dall'«inconfondibile stile» (14b). I. SARTOR, Iconografia di Benedetto XI, AA. VV., I domenicani a Brescia e la presenza di Niccolò Boccasino, Treviso (Ed. S. Liberale) 2006, 74, 79-80. F. Pasut, Il "Dante" illustrato di Petrarca: problemi di miniatura tra Firenze e Pisa alla metà del Trecento, «Studi petrarcheschi» 19 (2006) 115-47, specie pp. 124-28, bibliografia in nota 37. EAD., Codici miniati della Commedia a Firenze attorno al 1330, «Rivista di studi danteschi» 6 (2006) 379-409. Augustin Kažotić O.P., Scripta theologica. Bogoslovni spisi, a c. di Franjo Šanjek O.P., Zagreb 2007 (Croatica christiana, Fontes 25), pp. 202. «Dominican history newsletter» 18-19 (2009-2010) p. 85.

Eve Borsook, Painting for "the Most Noble City in the World", AA.VV., Florence at the Dawn of the Renaissance: Painting and Illumination, 1300-1350, Los Angeles (J. Paul Getty Museum), November 2012 - February 2013, pp. 24-75; sulle "Effigi domenicane” pp. 54-57, riporta la letteratura corrente; poi in pag. 57, nota 6: «Emilio Panella stated that the central placement of the Blessed Maurice of Hungary in the painting may suggest the involvement of a Hungarian Dominican community in the commission of this painting. See Emilio Panella, "Effigi domenicane": http://www.smn/arte/effigi.htm»; p. 417b, voce “Master of the Dominican Effigies”, per moltissime altre citazioni e riferimenti nel volume.

J. CANNON, Religious Poverty, Visual Riches. Art in the Dominican Churches of Central Italy... , Yale University Press, 2013, 184-85.

Il testo di Tavola cosiddetta delle "Effigi domenicane", così come elaborato in questo sito web, viene pubblicato a stampa per iniziativa di p. E. Zabatta OP nel periodico «Domenicani», genn.-febbr. 2015, pp. 12-21; ne ricevo alcune copie il 19.I.2015. Buona idea, e grazie! Sono sollecitati, specie gli studiosi d'arte, a inviare commenti (e critiche!) circa la reinterpretazione qui proposta.

in «Domenicani» genn.-febbr. 2015, si corregga:

 

errata

corrige

p. 13b terz'ultimo rigo

... numerazione seriale a partire da sinistra a degli effigiati e ne tramanda...

... numerazione seriale a partire da sinistra. Il Borghigiani traccia schema degli effigiati e ne tramanda...

p. 20b terzo capoverso

... sorretto dal Cristo raffigura Gerusalemme? Con testo di pressione turco-ottomana sull'area balcanica?

... sorretto dal Cristo raffigura Gerusalemme? contesto di pressione turco-ottomana sull'area balcanica?

 

 


Emilio Panella OP
SMN, giugno-luglio 2006
e... successivi aggiornamenti!