Anzitutto recensiàmole succintamente.
ASMN I.A.1, già sotto l'iscrizione sei-settecentesca Necrologium I. Membranaceo (cartaceo l'inserto ff. 118r-123, anni 1642-60), mm 238 x 175, ff. III-126. Coperta membranacea su cartoncino, con doppie corregge di chiusura in cuoio. Secoli XIII-XVII. Antica segnatura VIII.C.I in f. IIr. Su f. Ir iscrizione in lettere capitali di mano settecentesca, necrologii ven. conv. S. Mariae Novellae de Florentia ord. Praed. pars prima ab anno 1225 usque ad 1665, della medesima mano che scrive parallela iscrizione su vol. II. Sul dorso iscrizione di mano recente, simula gotica libraria dai tratti nordici: Necrologium Ia pars.
Avviata nel 1280 da fra Piero di Galligaio dei Macci da Firenze († 1301), non necessariamente anche copista. Mani molteplici, per lo più anonime, si succedono al lavoro di cronista. Stile cronografico fiorentino ab incarnatione. Continuazione in ASMN I.A.2, Cronica vol. II (1666-1886), avviata nel 1682. ASMN I.A.1 20r Remigius
Ed. Orlandi, "Necrologio" I, 3-205 (anni 1280-1504); P. Ricozzi, Necrologio di S. Maria Novella (1505-1665), MD 11 (1980) 219-324. Cf. Quel che la cronaca..., MD 18 (1987) 227-325; Libri di ricordanze,,,, MD 26 (1995) 319-67.
■ Tra le incongrue interpolazioni, una cinquecentesca dalla secolare e persistente fortuna: f. 7r marg. inf., decessi degli anni 1283-84, “fra Sisto e fra Ristoro architetti massimi e costruttori della nostra chiesa”. Testimonianza che l'editore Orlandi avrebbe dovuto respingere in nota; e da rimuovere o ignorare quando si volesse ripercorrere criticamente la storia edilizia del complesso di SMN.
■ S. Orlandi, “Necrologio” di S. Maria Novella, 2 voll., Firenze 1955. Indispendabile ed ammirevole questo gran lavoro di padre Stefano Orlandi OP († 22.V.1967), specie per il contributo complementare a quanto detto e testimoniato dalla Cronica fratrum (non Necrologio!) di Santa Maria Novella. Con altrettanta sincerità va detto che la preparazione paleografica dell'Orlandi doveva essere piuttosto modesta. Ogni studioso medievista che fa ricerca critica sulla cronaca di Santa Matia Novella, provi a confrontare il testo trascritto e pubblicato dall'Orlandi con l'origiinale del manoscritto Arch. del convento Santa Maria Novella di Firenze I.A.1, Cronica fratrum Sancte Marie Novelle de Florentia; e constaterà di persona la notevole quantità d'insostenibili letture del testo originale, o d'imprecisi scioglimenti delle abbreviazioni.
Perugia, Bibl. comunale Augusta 1141; membr., 175 x 128, ff. 81 (numerati 89), mutilo di qualche carta o fascicolo. Il terzo quaternione (attuali ff. 1-8) nel corso del xvii secolo rilegato per errore ad inizio codice. Cronica da leggere nell'ordine: sezione trecentesca: ff. 9r-20r, 22r (giunta posteriore ai maestri dell'ordine), 20r-21r, 1r-7v, 25r-60r (chierici), 82r-89v (conversi); continuazione quattro-cinquecentesca ff. 60v-71v.
a) Sezione trecentesca redatta da anonimo frate nel corso degli anni 1327-31; pochi complementi d'altre mani fino al decennio 1340. S'ispira a Cr SMN. Ma in proprio premette elementi di cronica ordinis: brevi biografie dei maestri dell'ordine e dei cardinali OP (ff. 1r-20r); lista dei provinciali romani (ff. 20r-21). Nella sezione della cronica fratrum separa frati chierici (ff. 25r-60r) da conversi (ff. 82r-89v), innovazione non raccolta da nessuna delle cronache posteriori. b) Giuliano d'Angelo da Perugia (†1478-80) abbozza su cedole (non pervenute) 27 notizie biografiche del sec. xv; rifuse dal continuatore Baglioni, ff. 61v-62v. c) Domenico di Francesco dei Baglioni (1494-1568) riavvia a metà '500, raccoglie quanto può sui secoli d'interruzione, e protrae le notizie fino al 1547, ff. 60v-71r.
Ed. A. Maiarelli, La Cronaca di S. Domenico di Perugia, Spoleto (Centro ital. di studi sull'alto medioevo) 1995. Cf. Masetti, Monumenta I, 21, 36-37. La continuazione..., AFP 65 (1995) 235-303; a proposito di quanto qui detto in p. 286 «La partizione fisica della cronica fratrum tra carte destinate ai chierici e quelle ai conversi è una novità propria del primo cronista trecentesco di Perugia. I continuatori non ne seguono l'esempio»: a ricontrollare la continuazione perugina pervenuta, si osserva l'assenza di frati conversi, cosicché sussiste la possibilità sostenuta da MAIARELLI, La Cronaca XX, XXIII, XXXI, che nel fascicolo perduto il Baglioni si sia attenuto al modello perugino preesistente, trainato dalla partizione fisica del codice, diversamente dalla cronaca sorella d'Orvieto. In p. 239 n. 14 si sopprima l'inciso «episcopus sanensis» in f. 26r terzultimo rigo, che a lettura meno corriva è episcopus fanensis. AA. VV., Il complesso di San Domenico a Perugia, Perugia (Centro culturale S. Tommaso d'Aquino) 1997.
AGOP XIV.28 (xiv-xv), membr., 267 x 190, pp. 102. Fascicolazione irregolare, materiale e confezione poveri. Giovanni di Matteo Caccia da Orvieto († 1348 ca.) l'avvia e vi lavora entro il biennio 1346-48. Prende a modello Cr Pg, ne ricopia le sezioni cronica ordinis su maestri dell'ordine e cardinali OP, modifica e aggiorna. Introduce in proprio le rubriche: liste dei frati della provincia Romana assunti «ad gradum presulatus pastoralis regiminis» in ordine di filiazione conventuale, «pape et ecclesie penitentiarii», «magistri in theologia» (pp. 37-42a); rubriche ignorate dalle altre cronache sorelle. Contro Cr Pg, Cr Ov pp. 43-97 ricompone in unità frati chierici e conversi. Salve irregolari giunte tardive negli spazi disponibili, Cr Ov si arresta al primo ventennio del '400; continuatore più notevole fra Bartolomeo di Tebaldo da Orvieto, 1400 ca. Copia settecentesca AGOP XIV lib. OO, pp. 1-132.
Turbamento e recupero settecentesco nel folio paginato 89-90, ed. 123-24, inserito tra 7° e 8° fascicolo (ternioni pp. 77-88 e 91-102), in ricaduta d'errore d'anticipo occorso alla trascrizione originale in p. 58 (ed. 88, decessi degli anni 1313-14), dentro il quinione pp. 45-64, sulla biografia Frater Tramus domini Conradi de Monaldensibus (†1345). L'incidente ha provocato la concomitante perdita di qualche carta o cedola, e dunque di qualche biografia? In AGOP X.1639 (xiv) Legenda beate Iohanne de Urbeveteri, si legge la seguente nota di mano quattrocentesca vergata nel verso del piatto anteriore: «Hanc legendam compilavit venerabilis pater fr. Iacobus Scalza de parochia Sancti Martini, Urbevetanus, magne fame et literature, uti patet in cronica antiqua huius conventus. <* * *> tempore dum esset prior in hoc conventu urbevetano facta fuit cisterna magna prati secundi claustri, scilicet anno M°ccc°xxiij. Qui etiam composuit multos sermones predicabiles tam de tempore quam de sanctis. Et expletis in ordine annis xliiijor devotissime et obiit, et in capella apostolorum Petri et Pauli tumulatus est presentibus rev.mo episcopo urbevetano et omni clero et populo ob eius mirabilem oppinionem»; l'attuale stato di Cr Ov non offre riscontro. SOPMÆ II, 340-41; IV, 136-37. Ignorano l'incidente E. Paoli – L.G.G. Ricci, La Legenda di Vanna da Orvieto, Spoleto 1996, 5-16, e liquidano di conseguenza troppo sbrigativamente il valore testimoniale della nota.
Nelle province del Patrimonio di San Pietro era in uso lo stile a nativitate (inizio anno 25 dic.). Esempi in R. Mosti, I registri notarili di Tivoli del XIV secolo, Tivoli 1977, xix-xx, ecc. L. Fumi, Codice diplomatico della città d'Orvieto [1024-1465], Firenze 1884.
Ed. Jean Mactei Caccia O.P., Chronique du couvent des Prêcheurs d'Orviéto, éditée par A.M. Viel - P.M. Girardin, Rome-Viterbe 1907; la suddivisione in "Partie" I-III (pp. 5, 47, 65) è dell'edizione. Cf. Il "lector romanae curiae" nelle cronache conventuali domenicane del XIII-XIV secolo, AA. VV., Vocabulaire des écoles et des méthodes d'enseignement au moyen âge (Actes du colloque Rome oct. 1989), Turnhout 1992, 130-39; Autografi di Bartolomeo di Tebaldo da Orvieto, AFP 62 (1992) 135-74; annota altra glossa dello stesso Bartolomeo in Cr Pg f. 10v marg. inf. P. Réfice, Pulchra ut Luna. La Madonna de Braye in San Domenico a Orvieto, Roma (Editrice Univ. La Goliardica) 1996. Per i frati del convento orvietano: M. Rossi Caponeri - L. Riccetti, Chiese e conventi degli ordini mendicanti in Umbria nei sec. XIII-XIV, Archivi di Orvieto, Perugia (Ed. Umbra Cooperativa) 1987 (almeno nei testi OP, superior dev'esser lettura banalizzata in luogo di supprior).
→Ed. web: orvie.htm
Pisa, Bibl. Cateriniana (Seminario Santa Caterina) 78 (xiv-xv), membr., 219 x 156, ff. 40. Redatta da Domenico da Peccioli († dic. 1408) tra gli estremi massimi 1390 e 1406, autografa nelle ultime carte a lui dovute ff. 37v-38v. Per il periodo antico utilizza bozze di cedole lasciate da Bartolomeo da San Concordio († 1346) e Ugolino di ser Nuovo dei Cavalosari da Pisa († 1364). Continuata di proprio pugno nel 1411 da Simone di Filippo da Cascina fino agli anni 1409-10, ff. 39r-40v. Si arresta su f. 40v, ultimo del quinto quaternione, con parole di richiamo al foglio seguente; mutila dunque d'un foglio, se non d'un fascicolo, non necessariamente ripieno di scrittura.
Ed. F. Bonaini, Chronica antiqua conventus Sanctae Catharinae de Pisis, «Archivio storico italiano» I ser., 6/II (1845) 399-593. Edizione web 2005. Cf. R. Barsotti, I manoscritti della «Cronica» e degli «Annales» del convento domenicano di S. Caterina di Pisa, MD 45 (1928) 211-19, 284-96, 368-74. Cronica di Santa Caterina in Pisa..., MD 27 (1996) 211-91; a 286 n. 393 correggi «Sono 46 i conversi di Cr Ps sul totale 175 frati, pari al 26,28%» in: «Sono 46 i conversi di Cr Ps sul totale 275 frati, pari a 16,72%». →usa lo stile pisano
Siena, Bibl. comunale B.VII.4 (in SOPMÆ IV, 329, 378, correggi lapsus "G.VII.4" in B.VII.4); membr., 197 x 143, ff. 90; paginato a partire da p. 71 (anno 1668).
Avviata in luglio 1403 da anonimo cronista, che scrive ff. 1r-18r coprendo periodo 1348 - ott. 1414 («olim bone memorie fr. Raymundus de Capua» † 1399, n° 102). Il cronista iniziatore: 1) confessa di non disporre precedenti notizie scritte sui frati, dalle origini 1221 fino al 1348; eccezion fatta per il beato Ambrogio († 1287) e sua legenda; 2) dispone di nuda lista nominativa di 49 frati vittime della mortalità 1348, ma deplora che né prima né dopo sia stato annotato il decesso («de die extremo»); 3) è consapevole di lacune nella lista, «nota quod plures non reperi quam supra notaverim»; 4) dal 1350 recupera nomimativi «ut inveniam in libro sacristie conventus Senarum», e ne raccoglie notizie orali o dagli Atti capitolari (Cr Si ff. 1r, 3r, 4r; ed. 1, 4, 7, 10 dopo n° 75. MD 27 (1996) 248). Subentrano poi altre mani, senza evidenti interruzioni, fino al 1771. Convento soppresso nel 1784.
Ed. ff. 1r-27r (1348-1449) M.-H. Laurent, I necrologi di San Domenico in Camporegio, Milano (Fontes vitae S. Catharinae Senensis XX) 1937, 1-45. Quanto pubblicato in Laurent, I necrologi 47-262, è altra cosa, cioè il liber defunctorum (a voler estrarre un titolo dalle rubriche, ed. pp. 47, 168-69): registrazione dei nominativi dei laici sepolti nei recinti conventuali e dei sepolcri di loro diritto, abbinata all'eventuale obbligo del suffragio annuale. Libro dei morti e Libro delle sepolture, nel lessico archivistico dell'area invalso successivamente. Il convento senese avvia molteplici libri defunctorum, anteriori alla cronica fratrum; il primo nel 1304, poi a ripresa 1336, 1387, 1400 (cf. ib. 47, 168-69, 179 sub anno 1401). In parte riordinati nei due mss raccolti nel composito Siena, Bibl. comunale C.III.2. Tommaso di Meo da Siena è di certo frate OP (MOPH XX, 398b: 1338-44); ancora in vita quando il primitivo redattore del liber defunctorum annota la sepoltura della nonna 22 maggio 1345 (ed. n° 626; molti altri casi di frati senesi OP menzionati in connessione con congiunti defunti, confermano che questo primo blocco di liber defunctorum attingeva materiale anteriore all’avvio della cronica fratrum); resta invece sconosciuto a Cr Si, messa su nel 1403. Il cronista di Cr Si attinge a ricordi personali per gli anni 1373-74: «ego vero audivi», «ego fui presens» (ed. n° 67, 69, 71 «non novi»); per il 1378 confessa omissioni (n° 75); nessuna notizia scritta sui decessi 1378 e 1383 (n° 88, 96). Qualche cronista di Cr Si ha lavorato anche al secondo blocco del liber defunctorum (ff. 41 ss, aprile 1400 ss); di qui rinvia all'"altro" libro con la denominazione cronica fratrum (n° 3333, 3372). Ma occorerebbe più minuzioso raffronto degli strati grafico-redazionali tra le due fonti. Anticipiamo invece, per meglio intendere complementarità e distinzione di siffatti libri, che un Martyrologium OP di medio Trecento del convento senese non utilizza il kalendarium per tener nota d'anniversari e obiti, come vorrebbe la prevalente tradizione (vedi in Appendice, Siena); il convento aveva già il suo liber defunctorum.
■ Un confronto con la tipologia dei calendari in uso nella chiesa locale: M. MARCHETTI, Liturgia e storia della Chiesa di Siena nel XII secolo. I calendari medioevali della Chiesa senese, Siena 1991, specie cc. 4 e 6.