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3. I fondamentali della cronica fratrum
(
prosopografica, filiazione, praedicatio)

Caratteristiche di base sbozzate negli studi specifici. Proviamo a riformularle in sintesi organica.

a) La cronica fratrum libro conventuale di natura pubblica, non diario privato; voluto dai frati e priore del convento («visum est fratribus quod...»); non in ossequio, per quanto sappiamo, a superiori istanze di governo.

b) Nelle iscrizioni incipit prologhi e dovunque nel testo rinviino a se stesse, tutte si denominano cronica, cronica fratrum, talvolta cronica fratrum mortuorum, genericamente libellus, liber. Mai, assolutamente mai, si denominano liber mortuorum, liber defunctorum, obituarium, necrologium, sepultuarium. Rivelatore l'incastro senese: nel registrare un laico sepolto nei recinti conventuali, il liber defunctorum ha da menzionare contestualmente un frate senese? rinvia allora all'altro libro di casa, alla cronica fratrum, congruo luogo della notizia:

Laurent, I necrologi n° 3333 (21.XII.1416) «de cuius religione vita et scientia facio mentionem suo loco in chronica fratrum», «ut patet suo loco in chronica fratrum», rinviano rispettivamente a Cr Si n° 139 e n° 92; n° 3372 (2.II.1417/8) «qui habuit germanum in ordine de quo facio mentionem in loco suo in cronica fratrum» rinvia a Cr Si n° 127.

c) Cronaca prosopografica, del genere elogia o narrazioni biografiche. In occasione del decesso d'un frate, anche novizio non ancora professo, il cronista redige notizia biografica, «cum conditionibus et gratiis», a partire dallo stato giuridico chierico/converso (Cf. Bene Florentini Candelabrum [1220-26] V, 22, 3: ed. G.C. Alessio, Padova 1983, 170: «Debet quoque dicere que sit eius condictio, scilicet an clericus an miles an iudex an sit medicus an mercator»). Da poche righe a una carta, eccezionalmente di più. Uno specimen integrale più oltre, § sull'inventore della cronica fratrum. Frate: ricevuto o professo nell'ordine dei Predicatori a norma delle costituzioni I, 13 (de recipiendis), 14 (de novitiis) 15 (de professione). Non dunque familiaris, oblatus (vanno spesso ad aumentare la familia e le "bocche" del convento), frate dell'ordine della Penitenza di san Domenico, vestito dell'abito per devozione in articolo di morte. ASMN I.A.1 20r Remigius

Bocca o testatico è categoria di rilevamento patrimoniale e fiscale; adottata come criterio di distribuzione quantitativa delle donazioni pubbliche agli enti pii. M. AScheri, Le 'bocche' di conventi e ospedali di Siena e del suo Stato nel 1360, «Bullettino senese di storia patria» 92 (1985) 323-33: 60 nel 1360 le bocche del convento OP di Siena. In data 26.I.1360 sono 23 i frati capitolari del medesimo convento, almeno 2/3 degli aventi diritto: ASS, Patrim. resti eccles., S. Domenico 26.I.1359.

d) La storia collettiva del convento, sue istituzioni, catalogistica dei priori e ufficiali, sviluppo edilizio, patrimonio ecc., restano fuori dei propositi diretti della cronica fratrum; frammenti compaiono tra le ragioni della commendatio del singolo frate. Vi porrà rimedio, in parte, la più articolata cronaca quadripartita diffusasi a inizio Cinquecento tra i conventi riformati della medesima provincia. In compenso, le specificazioni patronimiche cognominali etniche, sul modello della prassi notarile, asseriscono acuta coscienza ora dell'osmosi contado/città ora del reticolo parentale tra popolazione del convento urbano e ruolo cittadino dei consorti.

e) Monopartita per composizione (salva la parentesi perugino-orvietana), diacronica per sviluppo. La successione cronologica dei decessi regola la redazione "unidirezionale": successione e incremento continui sulle carte della cronica fratrum, con costante impaginazione a una sola colonna. «Cronice annotetur obitus venerabilium patrum et fratrum». Il codice, in altre parole, accoglie la scrittura in continuità dalla prima all'ultima carta. Per anticipare una differenza oppositiva: non libro composto a calendario (giorno del mese prevale sull'anno), come vogliono i libri anniversariorum et obituum (necrologi/obituari presso gli eruditi sei-settecenteschi), destinati a prestare il nome del defunto o benefattore al suffragio anniversario. Entrambi i generi di libri esibiscono privilegiato specchio paleografico e linguistico disteso su tempi lunghi; in sequenza cronica il primo, a strati intersecati il secondo (sfida a sofisticati esercizi decifratorii quest'ultimo). 

f) Rientrata l'innovazione perugino-orvietana, le cronache pisana e senese confermano la struttura monotematica e monopartita. Per economia fatta su divisione del lavoro? Senza ignorare in subordine le ragioni materiali del libro: avviato in più sezioni distinte, non cresce simultaneamente con pari passo in ciascuna sezione, non riesce a predisporre congrui fascicoli sui bisogni delle prosecuzioni a venire. Ne risulta un ingorgo fisico del codice, un'occlusione all'incremento scrittorio. Disequilibrio strutturale tra supporto e scrittura, tra progettazione e bisogni. La crescita diseguale dissuade la continuazione. Entrambe le cronache perugina e orvietana s'arrestano, giovanissime vittime, alla mortalità 1348; ma la dilatazione pluripartita non ne ha favorito né lo sviluppo né la ripresa. Arruffamento e disordine offendono l'occhio al primo sfogliare il codice Cr Ov. Cr SMN corre sicura per tutto il volume (ff. 124, dal 1280 al 1666), poi ne mette su un altro (1666-1886), a perfetta prosecuzione fisico-cronologica del primo. Cr Si scorre dal 1403 al 1771. L'elementare semplicità del manufatto ne asseconda la persistenza.

g) Il suffragio anniversario dei defunti non è estraneo alle prime mosse della cronica fratrum capostipite Cr SMN (1280): «Et si placuerit priori, poterunt legi omnes per ordinem sicut infra sunt notati, annuatim in anniversario fratrum in mensa sive alibi, prout priori videbitur expedire». Intento supererogatorio (si placuerit), fuori dell'ufficio divino canonico (in mensa sive alibi). Estensione supplementare della cronica ad impiego paraliturgico di cui non si ha séguito. Né ci raffiguriamo come le pagine della cronaca conventuale, dalle biografie ordinate sulla successione dei decessi, dai dati cronici spesso incompleti (specie giorno e mese), potessero prestare il richiamo mnemonico alla commemorazione nel giorno anniversario, regolata dalla pagina-mese del calendario liturgico; nemmeno se interpretiamo «annuatim in anniversario fratrum» ovverosia in anniversario omnium fratrum ordinis nostri, celebrazione dal canonico ricorso (10 ottobre) della commemorazione collettiva (Ordinarium OP  264).

h) Distinti gli uffici del cronista e del sacrista. Ma s'intravede il bisogno di coordinare la raccolta delle notizie a duplice impiego: rubrica "Attendat de cetero sacrista quod defuncto fratre...". Di fatto il medesimo convento fiorentino che inventa la cronica fratrum, si costruisce ben presto, durante il secondo quarto del Trecento, anche il Libro dei morti (iscrizione cinquecentesca). Questo sì a calendario, destinato a prestare, sulla successione dei giorni nel mese, il nome dei defunti alla commemorazione anniversaria: laici accolti nel sepolcro di famiglia: ed. C.C. Calzolai, Il «Libro dei morti» di Santa Maria Novella (1290-1436), MD 11 (1980) 15-218. In San Domenico di Siena il libro dei morti precede l'avvio della cronaca. L'irriducibilità della cronica fratrum ai libri anniversariorum et obituum è proclamata nei fatti. Non contraddice, interpreta semmai circostanze diverse, il fatto che conventi minori trovassero conveniente rilegare fascicoli di libri affini in un sol codice, anche a rischio di esporli a reciproca contaminazione (penso al caso pistoiese, Bibl. comunale Forteguerri B 76, avviato a inizio Quattrocento, tempi di massima depressione demografica).

i) Sempre il medesimo convento che inventa la cronica fratrum e ne tiene separato il Libro dei morti, si costruisce negli anni 1342-47 un libro di ricordanze, genere memorialistico di famiglia già frequentato da mercanti e notabili fiorentini; lo riversa tra 1365 e 1371 nel Liber recordationum novus, primo d'una serie che approda al nostro secolo (Libri di ricordanze di SMN..., MD 26 (1995) 319-67). Distingue dunque libri e tecniche documentarie per rispondere a bisogni differenti, quantunque prossimi; e ci ammonisce a non passare una spugna sulle differenze di nome, guida a riconoscere differenze di cose.

j) Filius nativus, originalis, del convento. Caposaldo della cronica fratrum, la filiazione conventuale detta le scelte redazionali di base e le norme d'accesso. Non la selezione che presiede il genere frequentatissimo de viris illustribus, né l'arguto recupero dei non illustri (Giuseppe Pontiggia, Vite di uomini non illustri, Milano 1994). La cronaca si propone l'elogium di tutti e soli i frati "figli" del convento, anche novizi non professi, ovunque ricevuti deceduti assegnati. Non dunque di tutti i frati assegnati in loco e qui deceduti, indipendentemente dal loro convento d'origine. Il fiorentino Francesco dei Chiermontesi muore in Perugia 1304, ne tesse l'elogio Cr SMN n° 187; il perugino Giovanni di Matteolo muore in Pisa 1332, ne redige notizia Cr Pg f. 50v (ed. 75); in Firenze muoiono il pisano Ugolino dei Cavalosari 1364 e il senese Taddeo di Clemente 1375, ne fanno rispettiva memoria Cr Ps 230 e Cr Si n° 74.

■ Su storia delle nozioni affiliazione e assegnazione nell'ordine domenicano, vedi ora S. TUGWELL, Did Dominicans practise affiliation in the thirteenth century?, AFP 79 (2009) 85-191; 80 (2010) 5-131.

Nota importante questione circa filiazione conventuale sollevata nella Congregazione di San Marco 1525! Altro caso molto contestato: Guglielmo di Niccolò da Firenze, OP  S. Marco 1440 ca. («alemannus, oriundus Florentie»), poi SMN = mgr Guillelmus Nicolai de Aquis Teutonicus (Aachen), contestata affiliazione tra San Marco e SMN 1478.

k) La filiazione (altra cosa dalla semplice assegnazione) è generata dall'entrata all'ordine "per un determinato convento" (receptus pro conventu...), regolata sullo statuto legale della praedicatio: circoscrizione territoriale di competenza giuridica del convento in materia di reclutamento, questua, predicazione, titolo di proprietà sui beni ad uso del frate o a lui spettanti per eredità:

Constitutiones OP  I, 13 (de recipiendis), testo in vigore nel 1333: «Conversum autem non recipiat prior provincialis nec aliquis de eius licentia nisi de consensu prioris et duarum partium fratrum qui sunt de conventu pro quo fuerit induendus; nec conventus aliquis recipiat conversum sine licentia prioris provincialis» (Siena, Bibl. comunale F.VI.3, f. 134r); pro quo è emendamento costituzionale 1265 in luogo di ubi (MOPH III, 126/19-21), mirante a specificare statuto legale di filiazione conventuale, non semplice luogo di recezione.

Albertino, detto Mazzante, figlio di Cambio da Firenze (popolo San Michele in Orto), OP 1267, † 1319/20, «carpentarius, et in edificiis et oficinis fratrum construendis perutilis et subtilis» (Cr SMN 219). Niccolò IV, Roma, S. Maria Maggiore 18.I.1292: petizione del priore e convento SMN dichiarava che taluni cittadini fiorentini hanno occupato e detengono i beni del fu Benvenuto di Cambio, che spettano invece per diritto ereditario ad Albertino, fratello germano del fu Benvenuto e frate di SMN; beni a loro volta spettanti al convento SMN, stante la dichiarazione della sede apostolica che «fratres eiusdem ordinis in temporalibus bonis, in quibus succederent in seculo existentes, licite possint succedere»; il papa ora nomina l'arciprete delle pieve di Colle, dioc. Volterra, giudice della causa, con autorità di convocare e ascoltare le parti, emettere la sentenza, senza diritto di appello (ASF, Dipl. SMN 18.I.1292).

ASF, Notar. antecos. 1771, ff. 81r-82r (Firenze 19.VIII.1413): «Convocatis... ad capitulum..., omnes fratres dicte ecclesie capituli et conventus <scil. Sancte Marie Novelle>, asserentes se fuisse et esse duas partes et ultra... et se representare totum dictum capitulum et conventum,... scientes et considerantes dnam Bartholomeam, matrem dicti fr. Iohannis Çenobii Francisci Masii et uxorem olim dicti Çenobii, morte dece<ss>isse ab intestato, relicto dicto fr. Iohanne..., et ipsam hereditatem dicte dne Bartholomee pertinere et spectare ad ipsos fratres...».

praedicatio come circoscrizione territoriale di competenza d'un convento (costante e basilare nelle nostre cronache) doveva essere lessico di condivisa diffusione, se lo si ritrova anche in Bernardo di Guido da Limoges: MOPH XXIV, 26/14; 51/22; 54/1; 55/7; 63/15-16; 66/1, ecc.; non sembra tuttavia equivalere esattamente a praedicatio= conventus in senso istituzionale: AFP 73 (2003) 8-11 (S. Tugwell). Entro la geografia di una praedicatio conventuale, ci possono essere - e spessissimo ci sono - redisenze non conventuali, denominate domus, hospitium, hospitale e simili, dipendenti dal convento.

Filiazione per origine geografica, non importa il luogo di recezione all'ordine, preminente nei primi secoli; all'occasione anche per trasfiliazione legale, o per acquisita cittadinanza:

Latino di messer Angelo Malabranca da Roma (cardinale 1278, †  Perugia 10.VIII.1294) «de mangno et nobili genere proconsulum romanorum natus est in hoc mundo die sancti Gregorii pape, die quo revolutis annis in Christo reg<ene>ratus est intrans ordinem Predicatorum Parisius, hora qua in Decretis fuit licentiatus magister et doctor... <Ad> fratres autem sui ordinis tam in vita quam in morte maximum ostend<it> affectum et precipue suo conventui», ossia Santa Sabina in Roma (Cr Ov 27, ed. 34-35). BAV, Vat. lat. 7658 (xiv2), f. 2vb (Liber anniversariorum et obituum conv. OP Sancte Sabine Romani, mese di agosto) «In vigilia beati Laurentii obiit dns Latinus cardinalis episcopus hostiensis de OP». Altro caso Cr SMN n° 220.

Pero di Tieri di Diotisalvi, fiorentino, confinato politico in Foligno; nel 1303 veste l'abito domenicano nel convento d'Orvieto (ASS, Patrim. resti eccles., S. Domenico 22.II.1303). Appartiene alla predicazione d'origine, numerosi gli atti successorii a favore del convento fiorentino (ASF, NA. 3141, f. 15v, 7.XI.1305; 3143, ff. 43r-44v, 24.XII.1320, ss). Cr SMN n° 315 ne stende l'articolo biografico (= 6.IV.1346): «Frater Perus filius olim Tieri Diotisalvi populi Sancti Andree, sacerdos. Fuit in seculo Deo valde devotus, multis tamen habundans divitiis. Qui de accepta uxore duas filias habuit. Mortua autem uxore, ipso xxvj  annorum existente, cupiens Deo se totaliter dedicare... ordinem Predicatorum est ingressus» (correggi testo d'edizione).

«Frater Ubaldus de Vallechia, de nobilibus de Vallechia, que est ultra castrum Pietresancte; aliqui facti sunt ex eis pisani cives, de quibus hic pater fuit» (Cr Ps 13).

Casi più accidentati, inizialmente sospetti, esaltano le regole di funzionamento della cronica fratrum: Bartolomeo di Nicoluccio di Franco «de Senis seu de Civitate Castelli» (fl. 1400-45), di madre senese, frate nativo di San Domenico in Camporegio per il liber defunctorum di casa, che registra il decesso in Siena del babbo Nicoluccio di Franco da Città di Castello (11.I.1402) e della mamma Francesca (7.VII.1408) andata sposa in seconde nozze a un cortonese. Persona di qualche interesse, fra Bartolomeo di Nicoluccio; in Perugia, dove risiede nei decenni '20-'30, cura le donne dell'ordine della Penitenza; dirige (operarius) la fabbrica nuova di San Domenico; interviene di proprio pugno nel libro di Ricordanze del convento perugino. Cr Si lo ignora, nonostante la continuata redazione in pieno Quattrocento. Veniamo a sapere che nel 1416 la città originaria del padre aveva dichiarato fra Bartolomeo cittadino tifernate.

Laurent, I necrologi n° 2875, 2937, 3017 («fratris originalis istius conventus»), anni 1402-08. AA. VV., Una santa, una città (Atti Conv. storico nel V centen. della venuta a Perugia di Colomba da Rieti), a c. di G. Casagrande - E. Menestò, Perugia-Firenze 1990, 112, 113 n. 10 («personaggio in merito al quale piacerebbe sapere di più»). AFP 65 (1995) 252, 258, 261. ASPg, Corporaz. relig. soppr., S. Domenico, Miscell. 5 (Ricordanze 1405-1434), ff. 28r (26.VIII.1420, «fr. Bartholomei Nicholutii de Senis operarii ecclesie nove Sancti Dominici»), 33r (14.I.1422 prior), 34v (10.VIII.1422 prior), 35r (19.VII.1422 prior), 37v (12.VI.1423), 61r (nov. 1434). Intervento autografo è da credere, ib., Miscell. 5, f. 42r (29.IX.1435): «Baldasar ser Guasparis de Perusio... existens in domo sui patris infirmus iudicavit et reliquit, cum presentia et consensu dicti sui patris, michi fr. Bartholomeo Nicoluccii de Senis, recipienti pro conventu perusino OP, ius... de certa quantitate florinorum...»; che potrebbe fungere da identificativo d'altri interventi anonimi della medesima mano. A. Ascani, Storia di un monumento. Chiesa di San Domenico a Città di Castello, Città di Castello 1963, 22.

Domenico "de Florentia" arcivescovo tolosano († 17.III.1422)

varianti sinonimiche: "la questua", "la cerca" («erat de circa urbevetani conventus»!)

 l) Dalla forte tenuta, la legge della filiazione. Da vagliare contro apparenti o reali innovazioni, da accertare a petto dell'aumentata mobilità all'incrocio della riforma conventuale e nuove competenze delle congregazioni riformate (secoli xv-xvi). Cr Si in fase tardiva sembra allentare le maglie (vedi ff. 28v ss in contesto di deceduti inguinarie peste e del capitolo generale 1462 tenuto in Siena). In Cr SMN il cronista che si confronta con la mortalità del 1479 registra tre frati d'origine remota (Torino Pavia...); mira alla conta dei decessi, e nel render ragione dell'eccezione conferma la norma: «scribitur hic pro videndo numero», e a margine sinistro appone la chiosa pro numero; chiosa ignorata dall'edizione, col conseguente oscuramento della norma in atto (Cr SMN n° 701, 704, 705). Se ne discostano le cronache quadripartite cinquecentesche dell'area, sulle quali torneremo più oltre.

m) Ricaduta terminologica: Perusinus, Senensis ecc., anziché nomi etnici (indicanti luogo di nascita) sono anzitutto denotativi della predicazione conventuale d'appartenenza, specie in fonti esterne. Che può prolungarsi, senza incongruenza, a toponimie multiple, esempio «fr. Iohannes de Turri de Anania» (MOPH XIX, 116 § 547: 1396): fra Giovanni, oriundo della Torre (Torre Cajetani, pr. Frosinone), appartenente alla predicazione anagnina; dove nulla vieta che un fr. Iohannes de Turri di scrittura locale compaia come fr. Iohannes de Anania sotto penna esterna. Identità di persona, economia di connotazioni.

n) La cronica fratrum descrive l'origine etnica del frate sulle istituzioni politico-amministrative della città-stato, e sue varianti secondo il caso: circoscrizioni urbane (sestieri, quartieri, porte, rioni, parrocchie=popoli ecc.), contado, distretto, territorio diocesano. Un «frater Nicholaus de Trebio comitatus florentini» (Cr SMN n° 141, † 1289), ovvero originario del "contado fiorentino", esclude perentoriamente origine urbana "Trebbio, incrocio di strade prossimo a S. Maria Novella" (Necr. I, 240), nel sesto cittadino San Pancrazio.

Bisogna orientarsi per Trebbio, ecclesia Sancti Nicolai de Trebio (de Tribbio), piviere San Giusto in Salce (dioc. Fiesole), comune Radda in Chianti, unico toponimo comitatino del territorio fiorentino: RD Tuscia I, 48 n° 1123; II, 63 n° 1216; E. Conti, La formazione della struttura agraria moderna nel contado fiorentino, III/2: Monografie e tavole statistiche (secoli XV-XIX), Roma 1965, 463a.

Analoga solidarietà di ciascuna cronaca con gli usi cronografici della propria città. Di fronte a eventi eccezionali, al totius orbis excidium del 1348, lo stile fiorentino di Cr SMN cede il passo a quello comune, in sintonia con l'universale calamità: «ad perpetuam rei memoriam describitur in sequentibus numerus fratrum decedentium tantum florentini conventus secundum originem, quos Deus ab hac miserie valle deductos creditur ad superna regna vocasse anno nativitatis Christi M°ccc°xlviij° secundum modum romane curie, cum distinctione mensium et dierum» (Cr SMN f. 32r). Medesimo sussulto all'universale nel cronista di città Matteo Villani, Cronica I, 1, 25-29 (ed. G. Porta, Parma 1995, I, 6): «Ma per quello che trovare si possa per le scritture, dal generale diluvio in qua, non fu universale giudicio di mortalità che tanto comprendesse l'universo, come quella che ne' nostri dì avenne».

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