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BNF, Conv. soppr. C 8.1173, ff. 185r-218r

Contra legem sarracenorum

Confutazione della legge islamica

originale latino

volgarizzamento (2011) di EP

Responsio sarracenorum ad predicta,
c
apitulum xvii

Capitolo 17
Risposta dei musulmani alle questioni sopra sollevate

Riccoldo da Monte di Croce: BNF, CS, C 8.1173, f. 185r(3) Ad hec nituntur respondere quidam curiosi sarraceni et pertinaces, dicentes: "Non dicimus quod euangelium non sit a Deo, cum alcoranum hoc manifeste testetur, neque quod non sic perfectum, cum sit a Deo, sed tam ardua et tam perfecta continet euangelium quod mundus ea non suffitiebat perficere. |217v| Quis enim potest Deum ex toto corde diligere et proximum sicut seipsum? Quis potest orare pro persequentibus et calumpniantibus et ex corde benefacere malefatientibus et perfectissima alia que euangelium precipit[1]? Et ideo quia non erat lex comuniter osseruabilis, prouidit Deus mundo de lege saluationis et temperauit precepta et dedit mundo alcoranum quod non continet ista difficilia sed facile ad saluandum".

Alle precedenti questioni, si sforzano di rispondere taluni musulmani stravaganti e pertinaci. Dicono: "Noi non sosteniamo che il vangelo non provenga da Dio, come vuole chiaramente il corano; non sosteniamo che sia imperfetto, visto che proviene da Dio. Diciamo invece che il vangelo contiene precetti così difficili e perfetti che la gente è incapace di osservarli. Chi mai può di amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo come se stesso? Chi mai può pregare per i propri persecutori e calunniatori, far del bene a ti fa del male, mettere in pratica le altre sublimi virtù prescritte dal vangelo? Poiché dunque tale legge non era di facile osservanza, Dio predispose per il mondo una legge salvifica, mitigò i precetti, e diede al mondo il corano, che non contiene simili rigidità ma un agevole percorso di salvezza".

(13) Vnde dicunt quod alcoranum est magis comune et ualde suffitiens ad salutem mundi. Et ideo uocant alcoranum legem saluationis antonomasice[2]. Dicunt igitur quod alcoranum succedit quasi loco euangelii, et quod quicquid boni erat in euangelio ita totum est in alcorano quod iam non est opus euangelio[3].

Affermano dunque che il corano è più accessibile e di gran lunga più adeguato alla salvezza del mondo; di conseguenza chiamano il corano legge di salvezza per antonomasia. Affermano che il corano in qualche modo sostituisce il vangelo; che quanto di positivo era nel vangelo è integralmente contenuto nel corano, cosicché esaurita è la funzione del vangelo.

(18) Euacuatio positionis[4].

Set hec continent manifestam falsitatem. Non enim potest dici quod euangelium sit datum ad tempus, puta usque ad alcoranum, et postea alcoranum ei successerit ad salutem, cum alcoranum manifeste testetur quod in euangelio est «salus et directio».

Demolizione di tale tesi.

Quanto or ora riferito è palesemente infondato. È insostenibile sostenere che il vangelo sia stato dato temporaneamente, poniamo fino al corano, e che poi il corano  l'abbia sostituito nella funzione salvifica, laddove lo stesso corano testimonia pubblicamente che «salvezza e guida» è nel vangelo (cf. Cor. 2,97).

(22) Preterea non potest dici quod, postquam Deus dedit euangelium, aduertit quod mundus ipsum seruare non poterat et correxit stilum et temperauit preceptum, ut Deus facta notanda putet ab euentu. Sciebat enim Deus a principio et quid euangelium contineret et quid homines possent. Et preterea ipsum etiam alcoranum dicit quod sarraceni nichil sunt nisi compleant euangelium et legem Moysi et alcoranum[5], ut superius dictum est[6]. Christiani autem tenentur complere solum euangelium[7].

Inoltre, insostenibile è un'argomentazione di tal genere: "Dio aveva prescritto il vangelo, si accorse poi che il mondo non era in grado di osservarlo, cambiò di consequenza linguaggio e addolcì i precetti"; quasi che Dio soppesi le proprie delibere su accadimenti imprevisti. Fin dall'inizio Dio conosceva sia il contenuto del vangelo che le capacità umane. Del resto, lo stesso corano asserisce che i musulmani sono un nulla se non osservano il vangelo, la legge di Mosè e il corano, come detto sopra. I cristiani invece son tenuti ad osservare il solo vangelo.

(30) Preterea quomodo posset euangelium dici perfectum si non erat proportionatum uiribus hominem nec poterat comuniter osseruari?

Come sarebbe possibile, inoltre, chiamare perfetto il vangelo se non fosse stato su misura delle potenzialità degli esseri umani e della sua universale osservabilità?

(32) Preterea, si euangelium est perfectum continet que sunt necessaria ad salutem. Quid autem obest si postea quedam alia consilia magne perfectionis contineat que tamen non dicit esse necessaria ad salutem[8]?

Inoltre, se il vangelo è perfetto, esso contiene tutto quanto è necessario alla salvezza. Nessuna contraddizione se poi esso contiene taluni altri consigli di eminente perfezione, che tuttavia non dichiara necessari alla salvezza.

(35) Preterea quanto lex aliqua est magis larga tanto est de se minus meritoria. Si igitur alcoranum est leuius quam euangelium, est ergo non tante efficatie ad salutem; non enim Deus dedisset legem minoris efficatie et magis strictam. Sed constat quod in alcorano dicitur quod per alcoranum possent saluari etiam demones, ut superius patuit; non tamen possent saluari per euangelium. |218r|[9] Est igitur alcoranum lex maioris efficatie quam euangelium, ergo difficilior et magis stricta.

Ancora. Quanto più una legge è remissiva, tanto meno è pregevole. Se il corano è più condiscendente del vangelo, vuol dire che possiede minor potere salvifico; e di certo Dio non avrebbe dato una legge meno efficace e più severa. Ma nel corano si dice palesemente che per mezzo del corano possono salvarsi anche i demoni, come mostrato sopra (cf. CLS 1,58-60; 9,103-107), mentre essi non possono salvarsi per mezzo del vangelo. |218r| Ne segue che il corano è legge maggiormente salvifica rispetto al vangelo, e di conseguenza è più ardua e più severa.

(42) Preterea si alcoranum est lex facilior[10], erit magis periculosum et magis culpabile non osseruare ipsam; sed sarraceni eam non seruant, ergo periculosius peccant. Quod autem eam non osseruent patet: bibunt enim uinum, inebriantur herbis, comedunt illicita, non seruant ieiunium nec orationem, nec expendunt iuxta facultatem, et alia multa que melius nouit qui conuersationem eorum probauit[11]. Ergo siue dicant eam facilem siue difficilem, periculum non euadunt.

Inoltre, se il corano è legge più facile, risulterà più rischiosa e più colpevole la sua non osservanza; ma i musulmani non la osservano, e dunque rischiano più gravemente. Che non la osservino, è cosa palese: bevono vino, assumono erbe stupefacenti, mangiano cibi illeciti, non osservano il digiuno né la preghiera rituale, non spendono su misura delle loro possibilità, e molte altre cose che ben sa chi li ha frequentati. Che la loro legge, dunque, la dicano facile o la dicano difficile, i musulmani non sfuggono al rischio.

(48) Set re uera Maccomettus nisus est dare legem facilem. Tamen non permissus est a Deo sic temperare calamum quin difficilia multa misceret; continet enim lex illa difficultatem ad intelligendum, quia in ea dicitur quod a solo Deo intelligitur. Hoc autem quantum sit irrationabile patet superius in octavo capitulo[12].

In realtà Muhammad aveva provato ad elaborare una legge semplice. Dio però non gli permise di mitigare tanto la scrittura da non intrecciarla con molte cose difficili; e di fatto tale legge si presenta difficile da intendere, tanto che essa stessa dice d'esser compresa soltanto da Dio (cf. Cor. 3,7). Quanto ciò sia irragionevole è stato mostrato nel capitolo ottavo.

(53) Continet etiam difficultatem ad credendum. Dicit enim quod uirgo Maria, uirgo peperit Iesum, et quod Deus habet uerbum et spiritum sanctum; que sunt ardua etiam nostre fidei, que tamen est confirmata miraculis[13]. Continet iterum difficultatem in opere adimplendum, ut de circumcisione fatienda et de vino non bibendo et de ebrietate uitanda et de ieiunio et oratione et de expendendo secundum facultatem sibi a Deo datam[14]; et multa alia que paucissimi sarracani seruant.

Contiene anche elementi difficili da credere. Dice, ad esempio, che la vergine Maria da vergine partorì Gesù, e che Dio ha parola e spirito santo; cose ardue anche per la nostra fede, confermata tuttavia da miracoli. Presenta inoltre difficoltà esecutive: ad esempio la circoncisione, astinenza dal vino, prevenzione dell'ubriachezza, digiuno, preghiera, acquisti su misura delle possibilità concesse da Dio; e molte altre prescrizioni che pochissimi musulmani osservano.

(61) Igitur sicut fuit neccessarium mundo quod leuigarentur precepta euangelii et daretur alcoranum leuius, ita esset necessarium quod adhuc daretur alia lex leuior que posset ab hominibus facilius osseruari, et tam euangelium quam alcoranum totaliter cassaretur.

Vel si pauci saluarentur esset culpa Dei, qui dedit talem legem quam homines non possunt seruare.

Come dunque fu necessario mitigare i precetti evangelici e dare un più lieve corano, dovrebbe altrettanto esser necessario promulgare un'altra legge ancor più agevole, più facilmente osservabile da tutti; e in tal caso sia il vangelo che il corano sarebbero completamente cancellati.

Oppure: se fossero pochi a salvarsi, la colpa sarebbe di Dio, autore di una legge rigorosa oltre le possibilità degli esseri umani.

(66) Quod si hoc est inconueniens, standum est in primo, scilicet quod euangelium sit lex a Deo, sanctissima pariter et osseruabilis mundo[15].

Ma se ciò è inconsistente, bisogna allora attenersi alla prima ipotesi, ossia che il vangelo è legge di Dio, santissima e nel medesimo tempo osservabile da tutti gli uomini.

Eplicit.

Fine (del trattato Confutazione della legge islamica, composto da fra Riccoldo dell'ordine dei Predicatori).

   

Firenze 1299-1300 ca. ]

[ Firenze 2010-2011 !]


[1] precipit: Require 1Ö6, articulo 3° add. R marg. sin.

Cf. Matth. 5,44-45; 22,37-40. On lit dans la marge la référence à S. THOMAS, Summa theol., I-II, 106 (EL 7, pp. 273-277), cf. art. 3: «Utrum lex nova debuerit dari a principio mundi». C'est le seul cas d'une référence explicite à Saint Thomas dans tout le CLS, elle est vraissemblablement de la main de Riccoldo. Les deux points au dessus du chiffre 106 indiquent qu'il s'agit de la Seconda Pars de la Somme théologique.

Thomas autem in loco isto probat et affirmat quod ...

[2] antonomasice: così qui e altrove. Cf.CLS 10, r. 12; Il De subiecto theologie (1297-1299) di Remigio dei Girolami OP, Milano (Studia Univ. S. Thomae in Urbe 14) 1982, p. 54 rigo 351 (f. 93rb).

[3] Cf. ARNALDEZ, Le Coran.., pp. 20-26. C'est la conclusion de Cor. 15,9 et de la théorie du tahrîf, ou falsification de la Bible; J. JOMIER, Bible et Coran, Paris 1958, pp. 37-38.

[4] Euacuatio positionis scrip. colore rubeo R interl.

[5] et Alcoranum add. R interl.

[6] superius scripsi ] siperius cod.

Cf. Cor. 5,68; CLS 3, rr. 118-120; 15, rr. 241-243; Riccoldo s'appuie sur son interprétation érronnée de ahI al-kitâb.

[7] Euangelium: Christiani autem tenentur complere solum Euangelium scrip. R marg. sin.

[8] Cf. S. THOMAS, Summa theol., I-II, 108, 4 (EL 7, pp. 287-288).

[9] |218r|: riproduzione di f. 218r in J.-M. Mérigoux, L'ouvrage..., «Memorie domenicane» 17 (1986) pp. 56 ss: Planche II.

[10] facilior: lex. sequ. et exp. R

[11] Riccoldo fait appel à son expérience; dans l'Itinerarium il parlait différemment: cf. ch. XXIV-XXVIII, ed. J.C.M. Laurent, Peregrinatores medii aevi quatuor, Lipsiae 1873, pp. 132-34 = Liber peregrinationis, Berlin, Staatsbibliothek lat. 4°.466, ff. 17rb-18va.

[12] in 8 cap(itul)o cod.

[13] Cf. Cor. 19,20; 21,91; 3,37,42; 4,171; 66,12; ARNALDEZ, Jésus..., pp. 105-129; J. DE VORAGINE, op. cit., ch. 181, p. 828: «Asseruit etiam pseudo-propheta vera quaedam falsis immiscens, quod Moyses fuit magnus propheta, sed Christus major est, summus prophetarum natus ex Maria virgine virtute Dei absque semine hominis».

[14] Cf. Itinerarium, XXIV-XXVI, ed. J.C.M. Laurent, Peregrinatores..., pp. 132-133 = Liber peregrinationis, Berlin, Staatsbibliothek lat. 4°.466, ff. 17rb-17vb.

[15] Que l'Evangile soit "observable" est un signe de son origine divine. Sur l'apparente impraticabilité du message de Jésus, qui pris à la lettre demeure au-delà des possibilités de l'homme, cf. X.L. DuFouR, Les Evangiles et l'histoire de Jésus, Paris 1963, p. 417, note 81. Cf. Planche II.




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