precedente successiva

    Riccoldo da Montedicroce OP

Contra legem sarracenorum

BNF, Conv. soppr. C 8.1173, ff. 185r-218r

originale latino (1299-1300 ca.)

volgarizzamento (2010) di EP

|185r| Incipit libellus, quem composuit frater Ricculdus ordinis Predicatorum, contra legem sarracenorum.

|185r| Trattato composto da fra Riccoldo dell'ordine dei Predicatori (= domenicani) a confutazione della legge islamica.

Quot sunt dies serui tui? Quando facies de persequentibus me iudicium? Narrauerunt michi iniqui fabulationes, sed non ut lex tua. Omnia mandata tua ueritas. Iniqui persecuti sunt me [Ps. 118,84-86].

Quanti sono i giorni del tuo servo? Quando farai giustizia dei miei persecutori? Favole mi hanno raccontato i malvagi; non così la tua legge. Tutti i tuoi comandi sono verità. I malvagi mi hanno perseguitato. Salmo 119,84-86.

(6) Verba sunt ecclesie militantis, que suspirat et ingemiscit grauata diuersis afflictionibus, a quibus divino auxilio liberari confidit. Et licet innumeras passiones et tribulationes ecclesia patiatur, omnes tamen ad tres generaliter reducuntur.

Parole della chiesa che vive ancora nel mondo, che sospira e piange, sovraccarica di molte sofferenze, fiduciosa d'esserne liberata dall'aiuto di Dio. E sebbene la chiesa soffra angosce e tormenti infiniti, questi li possiamo tuttavia raccogliere principalmente in tre.

(10) Primo namque passa est rabiem manifeste persecutionís a iudeis et tyrannis paganis, et hoc precipue a passione Christi usque ad tempora Constantini, uidelicet trecentis decem anni; quo tempore romani qui tenebant monarchiam mundi et alii pagani per mundum innumeros sanctos Dei martyres occiderunt. Et pro illo tempore Dauid, ecclesie compatiens, dicit «Quot sunt dies serui tui, quando facies de persequentibus me iudicium?» [Ps. 118,84]. Sed clamante ad Deum sanctorum sanguine, coruscantibus etiam miraculis, subito facta «est mutatio dextere excelsi» [Ps. 76,11]; et qui erant christianorum persecutores facti sunt «ecclesíarum fundatores et belli triumphales duces»[1].

Prima di tutto la chiesa ha dovuto sostenere la collerica persecuzione da parte degli ebrei e dei tiranni pagani, specie a partire dalla passione di Cristo fino ai tempi di Costantino, cioè nell'arco di 310 anni. Durante quel tempo i romani, allora padroni nel mondo, ed altri pagani uccisero dappertutto un numero senza fine di martiri santi di Dio. In rapporto a quel periodo storico, Davide, mostrando compassione per la chiesa, dice: «Quanti sono i giorni del tuo servo? Quando farai giustizia dei miei persecutori?» (Salmo 119,84). Ma poiché il sangue dei santi gridava al cospetto di Dio e i miracoli risplendevano, «subito mutò la destra dell'Altissimo» (Salmo 77,11); e quanti erano stati persecutori dei cristiani «divennero fondatori di chiese e suoi vittoriosi condottieri».

(20) Sed statim surrexit persecutio secunda hereticorum. Statim enim apparuit draco truculentissimus de cauerna, frendens et fremens et insibilans diuersos errores Arrii, Sabellii, Macedonii et aliorum hereticorum; et pro illo tempore maxime dicebat Dauid «Narrauerunt michi iniqui fabulationes sed non ut lex tua» [Ps. 118,85]. Sed datum est tunc et additum ecclesie lumen doctrine, et multiplicati sunt doctores qui sacram scripturam aperuerunt, Hylarius, Augustinus, Ieroninius et Gregorius. Insurrexerunt etiam sancti patres in deserto cum simplicitate et perfectione uíte, ut os draconis etiam fragili filo canapino et stuppeo ligaretur, et efficacia scripturarum «obstructum est os loquentium iniqua» [Ps. 62,12].

Poco dopo scoppiò una seconda persecuzione, quella degli eretici. Da una caverna era improvvisamente apparso un drago truce (cf. Apocalisse 12,3); fremeva, digrignava i denti, sibilava false dottrine, quelle di Ario, di Sabellio, di Macedonio e d'altri eretici. Ed è soprattutto a proposito di questi tempi che Davide dice: «Favole mi hanno raccontato i malvagi; non così la tua legge» (Salmo 119,85). Ma fu allora concessa alla Chiesa la luce della dottrina, e si moltiplicarono i dottori che svelarono i misteri della divina scrittura: Ilario, Agostino, Girolamo e Gregorio. Sorsero anche i santi padri che vissero nel deserto in uno stile di vita austera e perfetta. Cosicché la bocca del dragone fu legata con un fragile filo di canapa e di stoppa; e per mezzo della forza delle divine scritture «fu turata la bocca a chi proclamava empietà» (Salmo 63,12).

(30) Sed statim post, tertia pestis inualuit scilicet periculum in falsis fratribus. Vnde statim post tempora beati Gregorii, tribulatio inualuit hominem mente corruptorum in ypocrisí |185v| loquentium mendacium, et orte sunt tot fictiones et tot falsitates uite, doctrine iusticieque, quod uix inuenitur aliquis tyrannus et malefactor quod non inueniat excusatores et laudatores; et uix etiam inuenitur aliquis ita perfectus quod non sint contra eum latratores et detractores. Et ista pestis contra ecclesiam durabit «usque in senectam et senium» [Ps. 70,18] eius, ut non sit ei spes nisi in auxilio diuino et permanentia ueritatis. Vnde et pro isto tempore dicit «Omnia mandata tua ueritas, iniqui persecuti sunt me, adiuua me»[Ps. 118,86], quasi dícat: Et si ueritas ad tempus in terra prosternitur, oportet tamen quod quantocius resurgat et efficaciter cognoscatur, et maxime adiuuante diuino auxilio.

Subito dopo, sorse la terza peste, cioè l'insidia dei falsi fratelli. E infatti dopo san Gregorio Magno († 604), esplose il tormento di uomini corrotti, inclini all'ipocrisia |185v| e alla menzogna. Si diffusero pertanto tante simulazioni e tante falsità di vita, di dottrina e di giustizia che a stento si trova un tiranno o un malfattore che non goda di propri difensori e propri incensatori; e per contrario, non si trova una persona onesta che non sia avversata da maldicenti e calunniatori. Tale pestilenza della chiesa durerà fino alla sua «vecchiaia e senilità» (Salmo 71,18); altra speranza non le resterà se non l'aiuto divino e la persistenza della verità. Perciò anche in rapporto a questa stagione, Davide dice: «Tutti i tuoi comandi sono verità. I malvagi mi hanno perseguitato, vieni in mio aiuto» (Salmo 119,86), come se volesse dire: Anche se al presente la verità è annientata, bisogna che presto risorga e ne sia conosciuto il valore, soprattutto con l'aiuto di Dio.

(42) In hoc igitur tertio statu surrexit contra ecclesiam Dei et contra ueritatem, scilicet post tempora beati Gregorií, tempore Eraclii, surrexit quidam homo diabolicus, primogenìtus sathane, homo lubricus et obscenis actibus deditus, nomine Mahometus, qui consilio illius et auxilio «qui mendax est et pater eius», legem mendacissímam et nefariam composuit quasi ex ore Dei. Quam legem appellauit alchoranum, quasi collectaneum preceptorum Dei[2]. Hic Mahometus super omnes alios qui unquam fuerunt uel erunt, persecutus est ecclesiam Dei. Non enim uno modo, sed omnibus tribus generaliter efferatur; unde modo per tyrannidem seuiendo, modo per legem seducendo, modo per hypocrisim simplices subuertendo, iam fere dimidiam partem totius orbis seduxit permissione Dei, qui «terribilis est in consiliis super filios hominum» [Ps. 65,5].

Pertanto in questa terza stagione, cioè dopo i tempi del beato Gregorio e durante  l'impero di Eraclio (610-641), contro la chiesa di Dio e  contro la verità sorse un uomo diabolico, primogenito di satana, lascivo e dedito ad atti osceni, di nome Muhammad. Per suggerimento e concorso del «mendace e padre della menzogna» (Giovanni 8,44), costui compose una legge falsa ed empia, e la presentò come sortita dalla bocca di Dio. La chiamò "corano", quasi raccolta di precetti divini. Questo Muhammad ha perseguitato la chiesa di Dio più di tutti gli altri persecutori, passati e futuri. Ha imperversato non in un solo modo bensì in tutti e tre: talvolta ha incrudelito tramite tirannia, talvolta ha sedotto tramite la legge, talvolta ha sovvertito gli sprovveduti tramite l'ipocrisia. Ha sedotto quasi mezzo mondo, Dio permettendo, il quale «nei suoi progetti è terribile più dei figli degli uomini» (Salmo 66,5).

(54) Ego igitur, minimus in ordine Predicatorum, de tanta dampnatíone condolens, «cogitaui uias meas, et conuerti pedes mens in testimonia» Dei  [Ps. 118,59]. Vnde cum transissem maría et deserta, et peruenissem ad famosissimam ciuitatem saracenorum Baldaccum, ubi generale ipsorum solemne habetur studium[3], ibi pariter linguam et litteram arabicam didici. Et legem eorum diligentissime relegens, et studiose in scolis et cum magistris ipsorum frequenter conferens, magis ac magis per experientiam apprehendi peruersitatem predicte legis. Et cum inceperim eam in latinum transferre, tot inueni fabulas et falsitates et blasphemias, et eadem per omnia in locis creberrimis repetita, quod tunc attediatus dimisi; |186r| et super admiratione de predictis blasphemiis, scripsi quasdam epistolas ad ecclesiam triumphantem per modum querele amaricati animi.

Io, dunque, minimo nell'ordine dei frati Predicatori, dolendomi di una così grande sventura, «ripensai i miei percorsi e volsi i miei passi verso i comandamenti» di Dio (Salmo 119,59). Dopo aver attraversato mari e deserti, raggiunsi la famosissima città dei musulmani Baghdàd, in cui ha sede il loro pubblico studio generale. Lì imparai lingua e scrittura araba. Studiai con molto impegno la loro legge, tenni frequenti scambi nelle loro scuole e con i loro maestri, sperimentai sempre più la negatività della predetta legge. Iniziai, anzi, a farne traduzione in latino; ma vi trovai tante fandonie ed empietà, ripetute continuamente ogniddove, che ne fui infastidito e mollai l'impresa. |186r| In stato di sbalordimento per tante empietà, mi misi a scrivere (1299 ca.) talune lettere alla chiesa celeste, in segno di protesta d'un cuore dolente.

(66) Nunc autem est mea intentio, de summa ueritate confisus, confutare princípales obscenitates tam perfide legis, et dare occasionem aliis fratribus per quem modum possunt facilius reuocare ad Deum sectatores tante perfidie.

Quod ut conuenientius fiat, totum opus per capitula certa distinxi.

Ora, fiducioso nella suprema verità, è mio intento confutare le principali indecenze di tanta perfida legge, e proporre ad altri confratelli il metodo per ricondurre a Dio i seguaci di tanta falsità.

E per procedere in congruo ordine, ho suddiviso l'intera materia in distinti capitoli:

(71) Primum capitulum continet principales illius legis errores.

Secundum est quis modus seruandus est cum eis.

Tertium est ostendere quod lex illa non sit lex Dei, quia non attestatur ei nec lex noua nec uetus, et quod saraceni tenentur recipere auctoritatem ueteris testamenti et euangelii.

Quartum est quia non habet stilum nec modum aliis consonum.

Quintum quia non concordat in sententia cum aliquo alio.

Capitolo 1: contiene i principali errori di tale legge.

Capitolo 2: in che modo bisogna comportarsi con loro?

Capitolo 3: mostra che quella legge non è legge di Dio, perché non testimoniata né dal nuovo né dall'antico testamento, e che i musulmani son tenuti ad accogliere l'autorità dall'antico testamento e del vangelo.

Capitolo 4: legge discordante nel linguaggio dagli altri libri sacri.

Capitolo 5: discordante in materia di dottrina da qualsiasi altro libro sacro.

Sextum est quia in multis contradicit etiam síbi ipsi.

Septimum est quia non attestatur ei aliquod miraculum.

(80) Octauum quia non est rationabilis.

Nonum est quia continet falsitates apertas.

Decimum quia uiolenta, et de ueníentibus ad ípsam legem.

Undecimum quia inordinata.

Duodecimum quia mala.

Capitolo 6: tale legge contraddice anche se stessa in molti luoghi.

Capitolo 7: non è confermata da alcun miracolo.

Capitolo 8: non è razionale.

Capitolo 9: contiene palesi falsità.

Capitolo 10: è legge violenta, anche verso coloro che vi accedono.

Capitolo 11: è legge disordinata.

Capitolo 12: è legge iniqua.

(85) Tertium decimum de institutione alchorani, et quis fuit actor et inuentor illius legis.

Quartum decimum est de fictione improbabilissime uisionís.

Quintum decimum continet sex questiones comunes super alchoranum, et de preminentia Christi ad Mahometum.

(90) Sextum decimum est de preminentia euangelii ad alchoranum.

Septimum decimum est responsio saracenorum ad predicta.

Capitolo 13: composizione del corano, chi fu autore e inventore di quella legge.

Capitolo 14: invenzione di una improbabilissima visione.

Capitolo 15: sei questioni generali sollevate a proposito del corano, e circa la supremazia di Cristo rispetto a Muhammad.

Capitolo 16: supremazia del vangelo rispetto al corano.

Capitolo 17: risposta dei musulmani alle questioni sopra sollevate.

   

[1] Inno dell'ora delle Lodi nell'ufficio liturgico degli Apostoli.

[2] Cf. Pietro il Venerabile, o da Cluny († 1156), Summa totius haeresis Saracenorum: «Interpretatur Alchoran ex arabico, collectio preceptorum» (ed. J. Kritzeck, Peter the Venerable and Islam, Princeton 1964, p. 204).

[3] «ubi generale ipsorum solemne habetur studium»; in c. 13, 98-104: «quidam calipha... edificavit in Baldacco [= Baghdàd] Nadamyam et Mestanzeriam scolas solemnissimas, et reformavit studium Alchorani, et ordinavit quod de quibuscumque provinciis venirent in Baldaccum ad studium alchorani, studentes haberent cellas et stipendia necessaria de communi; et ordinavit quod saraceni et attendentes ad alchoranum nullo modo studerent in philosophia». Un bel testo. Riccoldo legge in chiave del suo sistema scolastico (lui stesso a lungo lettore nei conventi della provincia Romana!), le pubbliche scuole coraniche (madrasa) in terra d’islàm. I due termini generale / solemne in perfetta sinonimia, dissolti anzi in endiadi; il significato base (di diritto pubblico, universale) riemerge e si estende al sostentamento degli studenti con pubblico erario (de communi). Nota la proibizione della filosofia, parallela a «In libris gentilium et philosophorum non studeant» delle primitive costituzioni OP, dist. II, c. 14, e alle interdizioni papali d’inizio Dugento.


precedente successiva