Un altro sermone ha qualcos'altro da raccontarci. La connessione con l'insegnamento parigino non è esplicitamente asserita; ma due elementi inducono a ritenerla più che probabile:
a) si tratta di una collatio seròtina, atto proprio del baccelliere, di contro al sermo magistralis del mattino (cf. GLORIEUX, L'enseignement 156);
b) due frati domenicani del convento parigino sono nominati nel sermone. Per il secondo, fr. Laurent, Remigio ci ha lasciato anche versi funebri (ritmo Frater qui iacet hic: SALVADORI-FEDERICI 54; Note di biografia 253). In ambedue i casi, sono riferite notizie specifiche; nell'ínsieme, informazioni non di chi è "di passaggio" a Parigi ma vi risiede e conosce da vicino i due frati.
Settimo sermone di domenica XXIV dopo la Trinità, Confide, filia, fides tua te salvam fecit. Mt. 9 (cod. G 4.936, ff. 237va-239ra); dopo il protema, alla ripresa del versetto tematico:
originale latino |
volgarizzamento (2007) di EP |
|237va...| Confide, filia, fides tua te salvam fecit. Mt. 9[,22]. |
|237va...| Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita. Matteo 9,22. |
Confide etc. Hodie mane vos habuistis sermonern magistralem et elegantem de beato Martino; hoc sero habebitis collationem discipularem qualemcumque de verbo evangelico. Quamvis enim predicationes nostre et festivales et octavales non possint adequare digna preconia gloriosissimi Martini, tamen fortassis bene se habet in dominica de dominica aliquid tangere. Verbum igitur propositum de evangelio dominicali sumptum, fuit verbum salvatoris nostri domini Iesu ad illam mulierem |237vb| sanguifluam; et est verbum triplici bona conditione dotatum, quia est verbum exhortativum, est verbum amativum et est verbum letificativum. (...). |
Coraggio, eccetera. Stamani aveve avuto un sermone elegante del maestro (in teologia) su san Martino; questo pomeriggo avrete un sermone collativo d'un discepolo qualsiasi sul testo del vangelo. Sebbene la nostra predicazione, festiva e ottavale, non raggiunga la meritata gloria al gloriosissimo Martino, è tuttavia opportuno che nel giorno di domenica diciamo qualcosa sulla liturgia domenicale. Le parole sopra proposte sono tratte dal vangelo domenicale, e sono parole del salvatore nostro signore Gesù alla donna |237vb| che soffriva di flusso sanguigno. Parole dotate di tre qualità: capacità esortativa, amatoria, letificante. (...). |
|238va...| Vel exponatur illud II Pet. 1 «Ministrate in fide etc.», ubi beatus Petrus ostendit quod in edificio spirituali fides precedit tamquam fundamentum et caritas ultimo ponitur tanquam tectum, alia autem ponuntur in medio loco parietum. Vel facit quandam processionem de bonis diversorum graduum quasi de personis religiosis diversorum statuum |238vb| et etatum, in qua quidem processione fides precedit sicut novitia sed caritas ultimo sequitur sicut prelata; |
|238va...| Oppure commenta II Pietro 1, 5-7: «Mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede, eccetera», dove san Pietro mostra che nell'edificio spirituale la fede precede come fondamento, e la carità è posta in ultimo come tetto; le altre virtù si collocano nello spazio intermedio delle pareti. Oppure suggerisce una processione di beni di gradi differenti quasi a significare persone religiose di stato |238vb| ed età diversi, nella quale la fede precede a mo' di novizia e la carità in ultimo segue a mo' di prelata. |
licet interdum ex causa novitius ponatur antiqualiter propter reverentiam persone, sicut frater Petrus de Gondetto [de Gondetto add. B mg. d.], sicut et antiquus novitialiter, vel propter defectum sui vel propter defectum novitii; sicut et dives interdum sepelitur ad modum pauperis, ut papa Marcellus, et pauper ad modum divitis, ut frater Laurentius confessor regis [confessor regis add. B mg. d.] quem hodie sepelivimus, cuius sepulture interfuit domina regina Francie et filii domini regis, et fecerunt luminaria et pannos aureos afferri etc. |
Sebbene talvolta, e con buona ragione, il novizio viene fatto sedere nel posto degli anziani a motivo della rispettabilità della persona, come nel caso di fra Pietro da Condet. Oppure un anziano è collocato nel posto di novizio o per difetto suo o per difetto del novizio; allo stesso modo che un ricco talvolta viene sepolto alla maniera del povero, caso di papa Marcello († 309), oppure un povero alla maniera del ricco, caso di fra Lorenzo (d'Orléans) confessore del re, che oggi (16.XI.1298) abbiamo seppellito; alle sue esequie è intervenuta anche la signora regina di Francia e i figli del signor re, e hanno provveduto alla fiaccolata e ai paramenti d'oro, eccetera. |
Le due giunte marginali autografe di Remigio (mano B) si spiegano se pensiamo che le precisazioni ivi contenute - superflue agli uditori parigini - risultano necessarie nella redazione scritta d'un sermonario consegnato alla biblioteca del convento domenicano di Firenze. Cod. G 4.936 fu trascritto tra fine novembre 1314 e agosto 1315, corretto e integrato dallo stesso Remigio. Si noti inoltre che il sermone è una collazione seròtina del baccelliere sul testo del vangelo della domenica, quando in mattinata il maestro aveva tenuto il sermone su san Martino.
■ Delle consuetudini oratorie in caso di concorrenza di domenica con festa d'un santo molto popolare, c'informa Roberto da Basevorn (Forma praedicandi c. 29, in TH.-M. CHARLAND, Artes praedicandi, Paris-Ottawa 1936, 267). Sull'uso di tenere i sermoni universitari in Saint-Jacques in giorno di domenica: P. GLORIEUX, L'enseignement 150, 152.
Senza la testimonianza di Remigio sapremmo ben poco di fr. Lorenzo "il Gallo", confessore del re di Francia Filippo III l'Ardito († 1285), sulla cui richiesta compose in volgare d'oil la Somme le Roi, del genere "de vitiis et virtutibus". Tutto qui. Nel 1901 Salvadori-Federici pubblicarono i ritmi di Remigio tra i quali compaiono versi in morte di Lorenzo, forse bozze d'epitaffio in due redazioni. Da essi si apprende che Lorenzo era d'Orléans, a suo tempo priore parigino, confessore del re e precettore dei suoi figli, lettore, inquisitore a Tours.
Ma quando morì Lorenzo d'Orléans?
Sulla base dei versi di Remigio, Pierre Mandonnet propose gli ultimi anni del XIII secolo, tra 1296 e 1300, perché in tali anni - argomentava - andrebbe collocata la presenza del frate fiorentino a Parigi come baccelliere sentenziario in ordine al magistero, conseguito qualche anno dopo durante il pontificato di Benedetto XI. Ipotesi Mandonnet straordinariamente vicina al vero, ma lasciata cadere dai successivi studiosi di Remigio: perché cozzava con la data tradizionalmente accettata della lettura sentenziaria a Parigi, 1285 (errore di lettura della Cronica fratrum di SMN); e perché nessun dato positivo suffragava l'ipotesi. Nel 1957 Th. Kaeppeli mostrava che Lorenzo era encora in vita nel 1293-94 perché il sermonario di Kremsmünster 83, contenente un sermone e relativa collazione di Lorenzo, va datato 1293-94 (AFP 1957, 127-28, 14546, 165-66).
Il nostro sermone Confide filia dà notizia della sepoltura di Lorenzo. Possibile datarlo con esattezza? Tre dati concorrono: a) fr. Pietro da Condet è novizio; b) è sermone di domenica XXIV dopo la Trinità (= XXV dopo Pentecoste del calendario romano); c) tale domenica cade entro l'ottava di san Martino, 11-18 novembre.
Da lettera di Bonifacio VIII, 24 giugno 1299, si apprende che Pietro da Condet «ordinis fratrum Predicatorum novitius, infra annum probationis existens», rinuncia al beneficio del canonicato di Soissons (vedremo tra poco). Consideriamo ora la concorrenza di domenica XXIV dopo la Trinità (= XXV dopo Pentecoste) negli anni 1296-1301:
dom. XXIV | Pasqua | |
1296 | 4 novembre | 25 marzo |
1297 | 24 novembre | 14 aprile |
1298 | 16 novembre | 6 aprile |
1299 |
- |
19 aprile |
1300 | 20 novembre | 10 aprile |
1301 | 12 novembre | 2 aprile |
Da escludere il caso 12 novembre 1301 perché la presenza di Remigio in Firenze è attestata fin da agosto dell'anno. Nel 1299 domenica XXIV non è celebrata, essendo la XXIII l'ultima del calendario annuale (cf. Ordinarium OP 189 n. 722). Soltanto nel 1298 domenica XXIV cade tra l'ottava di san Martino. Il sermone Confide filia fu predicato il 16 novembre 1298; giorno delle esequie di Lorenzo d'Orléans in Saint-Jacques di Parigi, alla presenza della regina di Francia e dei figli del re Filippo IV il Bello.
■ In A. CAPPELLI, Cronologia, ed. Milano 1969, p. 67 (Pasqua 6 aprile), omessa per errore 23a dom. dopo Pent. = 2 nov., il computo delle domeniche susseguenti risulta calante di un'unità. Errore corretto in ed. 1998, p. 67.
■ Ceratae Petri de Condeto Tabulae, in «Recueil des historiens des Gaules et de la France» t. 22, Paris 1865, pp. 460 H, 473 K, 474 F, 475 G, 485 J, 489 A, 489. SOPMÆ III, 63-64; IV, 185-86. Note di biografia 253-55.
SOPMÆ III, 63: «Obiisse [Laurentius] videtur paulo post sermonem Parisiis m. Ian. 1307, habitum, reportatum cum hac nota: "defunctus fr. Laurentius"; il riferimento va al sermone di Lorenzo contenuto in Paris, Bibl. Nat. lat. 3557 (ib. p. 64 n. 2811). La data della compilazione del sermonario non è necessariamente la data dei singoli sermoni; quando il copista trascriveva il sermone di Lorenzo, costui era morto da poco, come insinua il «defunctus». A meno che il testo del Kaeppeli non vada letto, a motivo d'errore polare, «Obiisse videtur paulo ante» la compilazione di Nat. lat. 3557. Lo stesso Kaeppeli aveva precedentemente scritto a proposito del sermonario parigino: «Nous nourrissons des doutes sur l'ordonnance rigoureusement chronologique de ce cycle de sermons. Ainsi le sermon pour l'Épiphanie (f. 88rb-91rb) se trouve également dans le ms. 327 de l'Univ. d'Erlangen (f. 41va-44vb) qui, d'après Glorieux, contient des sermons parisiens proche des années 1273-74» (AFP 1957, 151 n. 24).
SOPMÆ IV (1993), 185-86.
Pietro da Condet, «de Condeto», col titolo magister tiene i registri di contabilità del re Filippo III l'Ardito tra 1282 e 1285, anno di morte del re. Una lettera di Bonifacio VIII, Anagni 27 giugno 1295, indirizzata al vescovo d'Orléans, commuta a «magister Petrus de Condeto, archidiaconus Suessionensis... senio jam confractus» il voto di pellegrinaggio in Terrasanta (Les Registres de Boniface VIII t. I, Paris 1884, n° 160). Il medesimo papa, Anagni 24 giugno 1299, trasferisce il beneficio del canonicato di Soissons a Riccardo da Ferentino:
«Dilecto filio Riccardo de Ferentino, capellano nostro, canonico Suessionensi. - Cum Petrus de Condeto, ordinis Fratrum Predicatorum novitius, infra annum probationis existens, canonicatum et archidiaconatum quos in dicta ecclesia obtinebat (…) resignavit, ea beneficia, apud Sedem Apostolicam sic vacantia confert suprascripto... - Dat. Anagnie, VIII kal. julii, anno quinto» (Les Registres de Boniface VIII t. II, Paris 1890-91, n° 3145).
In giugno 1299, dunque, Pietro non ha ancora terminato il proprio anno di noviziato. Nel sermone remigiano Confide filia «frater Petrus de Gondetto» benché novizio occupa un posto di precedenza a motivo della dignità della persona. Il noviziato di Pietro nel 1298-99 in Saint-Jacques di Parigi (insieme alla menzione del vescovo vicentino Rinaldo da Concorezzo, legato papale in Francia 1298-1301, nel sermone Induamur arma lucis) è decisivo:
a) per confermare domenica XXIV dopo la Trinità del sermone remigiano Confide filia con la ricorrenza 16 novembre 1298
b) per datare il baccellierato sentenziario di Remigio in Saint-Jacques 1297/8-1300;
c) per datare le esequie di fr. Lorenzo d'Orléans e il baccellierato sentenziario di Bernardo d'Auvergne.
Di fr. Pietro da Condet sappiamo inoltre che il 26 giugno 1303 sottoscrive coi domenicani di Saint-Jacques l'appello al concilio contro Bonifacio VIII. I capitoli generali Strasburgo 1307 e Saragozza 1309 lo ricordano nei suffragi «pro vivis». Muore tra capitolo generale 1311 (nei suffragi «pro vivis») e 1312 (nei suffragi «pro defunctis»): Arch. di Stato di Napoli, Museo lat. 32, ff. 20v, 22r.
■ Ceratae Petri de Condeto Tabulae, in «Recueil des historiens des Gaules et de la France» t. 22, Paris 1865, 430-501, 672 ss, e ad indicem p. 917. A. DONDAINE , Documents pour servir à l'histoire de la province de France (1303), AFP 32 (1952) 404. MOPH IV, 27, 44.
La menzione del vescovo di Vicenza legato papale è nel primo sermone (esattamente collazione serotina) di domenica I d'Avvento, Induamur arma lucis. Rom. 13 [,12]:
«Dominus vicentinus secundum titulum presulatus sui fecit vobis hodie mane victoriosum sermonem, quia nimirum scriptum est Prov. 21[,28] “Vir obediens [loquetur victoriam]”, idest dominus vi(centinus) qui domino pape leganti eum ad partes istas humiliter obedivit et viriliter multa bona fecit et ampliora facturus est, Domino concedente. Ego autem secundum modulum defectus mei faciam vobis quilemcumque collationem. Est igitur advertendum... » (cod. G 4.936, f. 1ra).
Rinaldo da Concorezzo († 1321), vescovo di Vicenza da 13.X.1296 a 19.XI.1303, legato di Bonifacio VIII in Francia negli anni 1298-1301; di fatto non partì per la Francia che dopo il 4 febbraio 1299: cf. R. CARAVITA, Rinaldo da Concorezzo arcivescovo di Ravenna (1303-1321) al tempo di Dante, Firenze 1964, 30-31). Registre de Benoit XI n°48; HC I, 523. Remigio era rientrato a Firenze già in agosto 1301; dunque il sermone Induamur arma lucis di domenica I d'Avvento dovrà esser datato o 29 novembre 1299 (Pasqua 19 aprile) o 27 novembre 1300 (Pasqua 10 aprile).
Sermone Confide filia, Parigi 16 novembre 1298.
Laurent d'Orléans, autore della Somme le Roi, è morto in novembre 1298. Al medesimo evento rimonta il ritmo Frater qui iacet hic (SALVADORI-FEDERICI 54; Note di biografia, AFP 54 (1984) 253).
Pietro da Condet novizio in Saint-Jacques di Parigi 1298-99; muore tra maggio 1311 e maggio 1312.
Il baccellierato sentenziario parigino di Remigio potrà oscillare di qualche anno, ma ha come perno il biennio 1298-1300.
Bernard d'Auvergne ha letto le Sentenze a Parigi subito dopo Remigio.
Tra la produzione letteraria legata agli anni del baccellierato parigino: sermone di commiato De fratríbus, III, Fas est; ritmo Omnes lucrant preter ego; questione De subiecto theologie, dove Remigio appare baccelliere sentenziario a Parigi:
«Sed advertendum quod aliqua dicta sunt, contra ea que posuimus de subiecto, modo gharlandico et puerili magis quam theologico, ut michi videtur. Et si dicatur quod iste modus iam a longo tempore in bachelariis incipientibus Sententias est observatus Parysius, responderi posset quod ista puerilitas quanto est díucius observata tanto est magís reprobanda, quia ut dicitur Ysa. 65[,20] «Puer centum annorum erit maledictus». Verum quia velle videri sapiens inter insipientes interdum non reputatur sapientie, iuxta illud Boetii, De duabus naturis et una persona Christi, «Oppressus doctorum grege conticui metuens ne iure viderer insanus si inter furiosos sapiens videri contenderem», ideo more aliorum contra opposita alíquid dicam ne de iure viderer puer si inter pueros videri senex contenderem» (cod. C 4.940, f. 94rb; →traduz. ital.).
Ho prolungato la citazione più dello stretto necessario perché, a proposito del baccellierato parigino, il Grabmann, se ha il merito d'aver segnalato per primo questo importante brano del De subiecio tbeologie, è però incorso in un errore - cosi mi sembra - che ancora una volta si prolunga a un'interpretazione insostenibile delle vicende del magistero di Remigio. Riportato il brano fino a « ... tanto est magis reprobanda», Grabmann aggiunge immediatamente:
E proseguendo nota ancora Fra Remigio: «Oppressus doctorum grege conticui metuens ne iure vídear insanus inter furiosos». Evidentemente Remigio ha trattato alla facoltà teologica di Parigi davanti ai maestri di teologia la questione del soggetto e in questa occasione ha subìto il trattamento che egli chiama non «modus theologicus» ma piuttosto «modus gharlandicus et puerilis». (...) Così anche Fra Remigio oppresso e atterrato dalla gregge dei professori tacque, affine di non apparire pazzo tra i pazzi. Questo silenzio significa forse un cattivo risultato dell'esame di licenza. E' quasi da pensare che Fra Remígio non abbia avuto a Parigi successo nella sua aspirazione di diventar maestro in teologia, e che solo molto più tardi per le sue benemerenze verso la scienza e la Chiesa, egli sia stato promosso di motu proprio dal papa Bonifacio VIII a questo grado accademico» (GRABMANN, Frà Remigio 281).
Quanto si presume dedurre dall'Oppressus doctorum grege conticui... non ha luogo. Queste parole del testo non sono di Remigio né hanno per referendi diretti Remigio (oppressus) e suoi professori (doctorum grege) ma sono parte della citazione da Boezio (cf. PL 64, 1340 A) omessa dal Grabmann; è questione inoltre di una inceptio del baccelliere sentenziario non «dell'esame di licenza». Per il resto della questione del magistero vedi Cronologia ott. 1303 - lugl. 1304.