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1298

FI 1298(?)    Si congeda, in partenza per Parigi per il lettorato sentenziario in ordine al magistero

Alla vigilia della partenza per Parigi, dove leggerà le Sentenze di Pietro Lombardo (v. scheda 1298-1300), Remìgio si congeda dai confratelli del convento fiorentino: De allocutione vel receptione, De fratribus, sermo III: Fas est et decet meminisse fratrum (I Mach. 12, 11; cod. G4 363rb-364ra, ed. Studio 204-05). Come detto nel sermone, la decisione d’inviare Remigio alla lettura sentenziaria in Parigi in ordine al conseguimento del magistero in teologia matura negli organi direttivi della provincia religiosa ed è ratificata dal maestro dell’ordine; in piena sintonia con la prassi ricavabile dagli Atti dei capitoli generali e provinciali. La presentazione al magistero seguiva l’ordine della lettura sentenziaria (ACG I, 321/1-6). Priore provinciale da sett. 1297 a sett. 1299 è fr. Niccolò da Prato (AFP 1934, 136); priore di SMN da fine estate 1298 a sett. 1299 è fr. Paolo di Gualduccio dei Pilastri, cui fr. Niccolò Trevet dedica e invia il proprio commento alla Philosophiae consolatlio di Boezio promessogli qualche anno prima nell’incontro avvenuto in Pisa (Priori 259-63, 275).

Tra i ritmi e bozze di ritmi fatti trascrivere nelle ultime carte di cod. G4, qualcuno sa di passatempo e di celia. Ci avrà sorriso anche lui, Remigio. La puntura d’un chiodo gli ha provocato una pertinace infezione ad un piede. La rinomata medicina di Bologna lo guarirà in tempo per poter raggiungere la sapienza di Parigi?

Anno mense minus,
male clavo sub pede punctus,
non egroto minus,
fumatus lotus et unctus.
Balnea nec culta prosunt
emplastraque multa,
cantharides cruciant.
Bona, queso Bononia, fiant,
Parisius scire possim ut ire!
Tandem Francisco sanor,
quem vivere glisco.
Quod datur in disco,
si disco, prosit ut isco (cod. G4 408rb-va).

- glisco: Uguccione da Pisa [ 1210], Derivationes II, 534 § G74/3: «cupere vel desiderare».

Dum pede languerem, michi nilque valere viderem Francisci cura, sanor doctore comando. Hunc ad te mando, pauper pie Christe, precando. Censebis quando, dextra sibi redde locando. Ergo documentum ex personis ex tempore et modo duplex (408va).

Lesit me spina, me plane, te rogo, mina, vel planius obsecro vel tractius vel dulcius vel lentius vel eorum peltam. Fr. Vincenti, precor obsecro, parcite denti atque cibum menti dare plus studeatís egenti. Fr. Francisce, tibi consulo discere glisce. Fr. Francisce, quod consulo fac cito, disce, vel quod te rogo (408ra).

Metz maggío 1298    Definitore del capitolo generale

«Anno Domini MCCLXXXXVIII celebratum fuit generale capitulum diffinitorum apud Metim (...). In hoc capitulo fuit diffinìtor fr. Remigius Florentinus, socius eius . (lac.)» (Cr Ro 115). Settimana di Pentecoste 25-30 maggio (cf. ACG I, 286/20-24).

BNF, Conv. soppr. G 4.451 (provenienza SMN) contiene ordinazioni per il monastero domenicano di Metz redatte da fr. Giovanni de Luto OP priore di Metz negli anni 1298-1303: R. Creytens, Les «admonitiones» de Jean de Luto aux moniales dominicaines de Metz (c. 1300), AFP 21 (1951) 215-27; Pomaro I, 420.

Parigi 1298-1300 (I)    Baccellierato sentenziario in Saint-Jacques

Baccellierato sentenziario in Saint-Jacques di Parigi in ordine al conseguimento del magistero in teologia: «Demum ut ad summum gradum theologice scientie perveniret missus Parisius ad legendum Sententias» (Cr SMN  n° 220, 9-10). La datazíone è stata discussa altrove. Ne riassumo l’articolazione argomentativa, rinviando alle più specifiche esposizioni.

a) Servus meus David, sermone V su san Martino (cod. D 353va-354ra). «Predicator divini sermonis debet esse servus per humilitatem animi et princeps per auctoritatem predicandi etc. Hodie magister Petrus de Alvernia eleganter prosecutus est propositum thema in commendationem beati Martini secundum perfectionem triplicis vite quam distinguit beatus Augustinus in libro De civitate Dei scilicet in contemplativam, activam et actuosam sive mixtam. Unde primo commendatur a perfectione actionis quantum ad statum militarem quia Servus meus, secundo a perfectione contemplationis quantum ad statum monachalem quia David, tertio a perfectione actuositatis quantum ad statum episcopalem quia erit princeps etc. Nos autem possumus dicere quod commendatur a vera humilitate quia Servus meus... (353va-b).

Pietro d'Auvergne († 25.IX.1304), maestro secolare reggente a Parigi 1296-1302; vicino all'ambiente domenicano, «fidelissimus discipulus» di Tommaso d'Aquino e suo continuatore di molti commentari atristotelici. Tra gli obblighi accademici del maestro c'era anche la predicazione. Nessun sermone di Pietro ci è pervenuto, o è stato identificato (cf. Schneyer, Reportorium..., vol. IV); ma certamente Pietro d'Auvergne aveva tenuto un sermone magistrale su san Martino (11 novembre); tema Servus meus David, sviluppato nella divisione tripartita della vita contemplativa, attiva e mista. Sermone da collocare dopo il conseguimento del magistero (1296 ca.), prima della sua nomina a vescovo di Clermont 21.I.1302.  Il baccelliere sentenziario - in questo caso Remigio - riprende nella collazione seròtina il tema del maestro. (Note di biografia 279-80; MD 1986, 308-09; Torrell, Initiation 584b).

b) Sermone di domenica I d’Avvento, Induamur arma lucis (cod. G4 1ra-3ra). Fa menzione del legato papale in Francia, Rinaldo da Concorezzo vescovo di Vicenza (1296-1303). Estremi possibili: dopo febbraio 1299, prima di gennaio 1301: o 29 novembre 1299 o 27 novembre 1300. Poiché nel sermone si dice che il legato «multa bona fecit et ampliora facturus est» (1ra), annuendo dunque ad ulteriori attività legatizie, la prima delle due date ha a suo favore molte più probabilità, visto che Rinaldo rientra a Roma tra fine 1300 e gennaio 1301 (Note di biografia 260; Tratt. pol. 29, 85).

c) Sermone Confide filia (cod. G 237va-239ra), 16 novembre 1298. Vi si parla di fr. Pietro da Condet (Note di biografia 259-60) novizio domenicano in Saint-Jacques; da lettere papali apprendiamo che il 27 giugno 1295 Pietro era ancora arcidiacono di Soissons, e che il 24 giugno 1299 era novizio domenicano. Muore tra CG 1311 (nei suffragi «pro vivis») e CG 1312 (nei suffragi «pro defunctis»): Arch. di Stato di Napoli, Museo lat. 32, ff. 20v, 22r. Nel medesimo sermone si commemora la sepoltura di fr. Lorenzo d’Orléans OP, autore in lingua d’oil della Somme le roi (1280 ca.), che da altre fonti sappiamo ancora in vita nel 1293-94 (Studio 195-97: qui in redazione web raccolgo la "voce" Lorenzo d’Orléans di Note di biografia 250-55; vedi infra Ritmo in morte).

d) Il Prologus in fine Sententiarum (cod. G4 341rb-vb, ed. Il De sub. theol. 73-75) annuncia il prossimo lettore sentenziarío fr. Bernardo d’Auvergne OP; del quale sappiamo che era in Parigi negli ultimi anni del secolo, priore di Saint-Jacques nel 1301-03; eletto vescovo nel 1304, l’elezione fu cassata nel 1307 da Clemente V (Il De sub. theol. 7-8, 73-75; Note di biografia 238-39).

e) La prima attestazione positiva della presenza di Remigio in Firenze è d’agosto 1301; nel 1299 lettore in SMN è fr. Niccolò di Brunaccio da Perugia.

Il baccellierato sentenziario di Remigio in Parigi cade certamente tra gli estremi massimi 1297 e 1301. Tenuto conto degli altri dati cronologici disponibili per gli anni 1298 e 1301, di taluni indizi minori ma significativi, e che la lettura delle Sentenze tende a farsi biennale tra fine XIII e inizio XIV secolo, Remigio ha letto le Sentenze in Saint-Jacques di Parigi nella cattedra degli stranieri verosimilmente nel biennio accademico 1298-1299, 1299-1300 (cf. Tratt. pol. 109-10). A fine anno scolastico 1300 potrebbe esser rientrato a FI.

relaxare linguam: chi sparla del papa? 29 settembre1300(?)

Parigi 1298-1300 (II)    Baccellierato in Saint-Jacques: produzione letteraria

Al periodo del baccellierato parigino, oltre a quanto nella scheda precedente, appartengono:

1. Ritmo in morte di fr. Lorenzo d'Orléans (novembre 1298)

Frater qui iacet hic Laurentius est, fuit et dic

aurelianensis, prior olim parisiensis;

confessor rector inquestor normaque lector

regis natorum Turonis heresum tuta morum.

Non se commemorans nichil est pro se nichil orans

qui se non memorat obliviscens nichil orat

qui se non cogitat ille nichil rogitat

qui se non memorat et facta sui nichil orat

se non mente gerens nichilum facit hic prece querens

                         vel: facit iste nichil prece querens

qui non mente gerit se nullam rem prece querit.

Hac sunt in fossa fratris venerabilis ossa

nomine qui dictus Laurentius hic bene pictus

aurelianensis, prior olim parisiensis

confessor rector regis fuit et puerorum

inquestor lector heresum Turonis via morum.

Vel: Qui iacet in cista frater Laurentius ista

aurelianensis etc.

(cod. G. 4.936, ff. 408vb-409ra; cf. Note di biografia 253)

2. La questione collativa De subiecto theologie (ed. Panella, Milano 1982), cui il baccelliere era tenuto nell’inaugurare la lettura sentenziaria.

3. I prologhi alle Sentenze di cod. G4 337ra-341vb, che risultano concatenati col Prologus in fine Sententiarum (341rb-vb) esplicitamente connesso con l’insegnamento parigino a motivo della presentazione del baccelliere successivo fr. Bernardo d’Auvergne.

L’ordine seguito nella lettura è libro I-IV-II-III. «Prologus super IV Sententiarum. Quartus angelus tuba cecinit. Apoc. 8[,12]. Liber iste Sententiarum, qui secundum consuetudinem antiquam debet a nobis exponi post primum librum, in verbo proposito describitur nobis tripliciter (...). Circa primum notandum est quod, sicut interdum contingit aliqua esse priora ordine nature que tamen sunt priora ordine scripture, ita contingit aliqua esse priora ordine scripture que tamen sunt posteriora ordine lecture et e converso (337ra). Et similiter quod aliqua prius scripta interdum posterius legantur in scolis, potest contingere vel propter maiorem posterioris scripture necessitatem vel propter maiorem utilitatem vel propter maiorem facilitatem vel propter maiorem auditorum oportunitatem. Et propter hoc lectura quarti libri Sententiarum premictitur lecture secundi et tertii libri tum quia est magis fidelibus necessaria propter sacramentorum obligationem, tum quia est magis proficua propter sacramentorum exercitationem, tum quia est magis plana propter minorem questionum difficultatem, tum quia est magis oportuna propter minorum clericorum in isto tempore occupationem; clerici enim in quadragesima non ita possent audire quia tunc magis circa sacramentorum exercitium occupantur» (337rb). Non implicano queste ultime parole che il lettore leggeva nel medesimo anno più libri delle Sentenze, almeno due?

A. OLIVA, Les débuts de l’enseignement de Thomas d’Aquin et sa conception de la sacra doctrina, Paris 2006, 341-42.

4. Sermoni che rilascino indicazione di luogo (Parigi) o che siano collazioni serotine del baccelliere in ripresa del sermone mattutino del maestro. Statuti dell’università parigina: «Item nota quod quando theologi habent aliquod festum quo ipsi non legunt, licet in illo festo legatur in aliis facultatibus, nichilominus in illa die fit sermo de mane et collatio in vesperis in Cordigeris [= OFM] vel in Iacobitis [= OP] (...). Item nota quod quando unus prelatus vel unus magister in theologia facit sermonem de mane in universitate in aliquo festo in aliqua domo Mendicantium vel alibi, tunc ille qui facit collationem post prandium debet accipere illud thema in collatione quod assumptum fuit per prelatum vel per magistrum qui fecit sermonem eadem die» (CUP II, 692 § 4 e 17; cf. ib. II, 701 § 48: tra gli obblighi del baccelliere formato).

Dominica in quinquagesima, sermo VII: Quid tibi vis faciam? (Luc. 18, 4; cod. G4 43va-45ra). Et ista duo satis conveniunt predicationibus huius diei, quia hodie mane habuistis sermonem excellentem sed hoc sero habebitis collationem qualemcumque discipularem (43vb).

Dom. in Ramis Palmarum, sermo VIII: Habitu inventus ut homo (Phil. 2, 7; cod. G4 109rb-111vb). Veritas circa unum negotium est una, sed falsitates et mendacia sunt multa, quia oppositum cuiuslibet conditionis sigillatim sumpta facit falsitatem in tota oratione; puta si dicatur: frater Remigius predicat in Sancto Victore in sabbato ante Ramos Palmarum (110va). Phil. 2, 5-11 è epistola di domenica delle Palme.

Dom. V post Trinitatem, sermo V: Preceptor, per totam noctem laborantes (Luc. 5, 5; cod. G4 173vb-176va). Quamvis verbum propositum a beato Petro prolatum posset convenienter exponi tam in commendationem ipsius beati Petri quam etiam in commendationem sui college beati Pauli, quorum octavam solempniçamus secundum ordinem nostrum, tamen quia de ipsis in festo, ut decebat, sufficienter predicatum est, et iterum quia ecclesia parisiensis  -  ut audio  -  non facit de eis octavam, et etiam ut perstrictius loqui possimus, dimictatur ad presens iste modus adaptandi verbum. Dicamus ergo sic quod in verbo proposito beatum Petrum dicitur laborasse... (174ra-b). Domenica V dopo la Trinità (= VI dopo Pent.), di cui Luc. 5, 1-11 è vangelo, concorre col 6 luglio, ottava dei santi Pietro e Paolo celebrata nel calendario domenicano, negli anni 1287, 1292, 1298 (Pasqua 6 aprile). Il sermone andrà datato 6 luglio 1298.

In festo beati Nicholai, sermo III: Nichodemus nomine princeps iudeorum hic venit ad Iesum (Io. 3, 1-2; cod. D 11rb-12rb). Magister dicebat hodie quod beatus Nicholaus ostenditur perfectus quantum ad se ipsum quia Nichodemus nomine ratione quadruplicis virtutis, scilicet frugalitatis castitatis largitatis et humilitatis, quibus vicit carnem mundum et diabolum; secundo quantum ad proximum quia princeps iudeorum propter virtutem prudentie iustitie et exterminationem idolatrie; tertio quantum ad Deum quia venit ad Iesum qui habet duplicem conditionem, scilicet exemplaris et finis. Nos autem intendimus predicare de una specialissima eius virtute que omnia predicta continet in se, scilicet de misericordia (11va).

5. Va rimesso al periodo parigino, perché contenuto in un sermonario universitario, Vado ad Patrem (Io. 16, 16) sermone di dom. III dopo Pasqua: Paris, Bibl. Nat. lat. 3557, ff. 203r-209v (con foliazione perturbata a f. 202); qui Remigio è intervenuto di proprio pugno per operare correzioni o brevi integrazioni al testo (Il Repertorio 649-50; Note di biografia 254-55; MD 1985, 335; riproduzioni di testi autografi di Remigio nelle tavole fuori testo di: Studio; (= BNF, Conv. soppr. D 1. 937, f. 278v: mano di Remigio a sinistra, l’altra è del copista A); I quodlibeti; O. Capitani, L’incompiuto “tractatus de iustitia” di fra’ Remigio de’ Girolami († 1319), «Bull. Istit. Stor. Ital. per il Medio Evo» 72 [1960] 91-134). Medesimo sermone, quarto di dom. II dopo l’ottava di Pasqua (calendario domenicano) anche in cod. G4 148vb-152rb.

6. Il ritmo Omnes lucrant preter ego (cod. G4 407ra-b, ed. Il De sub. theol. 25-26), e l’altro di due soli versi: «Est prior vel locus iste vacans, / rex vadit nos male pacans» (ib. 407vb; cf. Il De sub. theol. 27 n. 27).

7. E durante il baccellierato parigino Remigio dev’essersi procurato, per rifornire la biblioteca conventuale di FI, questioni e quodlibeti di Bernardo da Trilia OP e l’In I Sententiarum di Giovanni da Parigi OP, visto che Giovanni viveva in Saint-Jacques proprio negli annì che coprono il baccellierato di Remigio. Costui soprintende alla confezione del codice, porta a termine la tabula delle questioni di Bernardo e glossa il codice in più luoghì: BNF, Conv. soppr. A 3.1153 (Pomaro I, 343-45; I quodlibeti 4-11).

Interessano i sermoni e l'attività oratoria in rapporto alla didattica universitaria:

D.L. d’Avray, The Preaching of the Friars, Oxford 1985. Recensione, MD 17 (1986) 307-10.

L.-J. Bataillon, La prédication au XIIIe siècle en France et Italie, Aldershot (Variorum) 1993.

Nicole Bériou, L’avènement des maîtres de la Parole. La prédication à Paris au XIIIe siècle, Paris (Institut d’Études Augustiniennes) 1998, 2 voll., pp. 963. Recensione, MD 31 (2000) 517.

 

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